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Il fu Mattia Pascal - Pirandello -

italiano








Il fu Mattia Pascal è la storia di un uomo, Mattia Pascal appunto, che cambia vita ben due volte, creandosi così ben tre esistenze e tre morti.

Il film sulla base di questo libro potrebbe essere ambientato negli anni cinquanta: quaranta anni dopo la morte di Mattia il suo libro è pubblicato, proprio secondo la sua volontà, e dei ragazzi di Miragno lo leggono all'interno della biblioteca comunale, la stessa in cui il libro è stato scritto.

I  ragazzi frequentano il liceo classico e devono preparare per la scuola una ricerca su una persona straordinaria. Hanno scelto "l'uomo che morì tre volte".

La scena inizia al buio. Poi dei fiammiferi accendono delle candele sul tavolone principale e tutto inizia a prendere forma e colore. E' sera e dalle piccole finestre non filtra altra luce che quella del quarto di luna.



I ragazzi cercano il libro sugli scaffali e appena trovato si mettono a leggerlo.

"Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal."

Alla fine di questa frase l'ambiente cambia e la storia vera e propria inizia.

La prima scena riguarda l'infanzia. Zia Scolastica è a casa di Mattia a parlare con la sua mamma e i bambini spiano la conversazione da dietro la porta. Zia Scolastica cammina avanti e indietro per la grande stanza tinteggiata di giallo chiaro cercando di convincere la cognata a risposarsi con Pomino. La telecamera si trova a tre, quattro metri di distanza dalle colloquianti, a media altezza, come se fosse posta su un tavolino. Si potrebbe, durante la sfuriata di zia Scolastica, cambiare


rapidamente soggetto inquadrato, mettendo in rilievo particolari importanti che ne indicano l'inquietudine.Ad esempio si passa dall'inquadratura dei grandi piedi, stretti in piccole scarpe nere aperte, che battono frenetici sul pavimento mentre impreca contro "la talpa" all' inquadratura delle mani e delle braccia che fendono velocemente l'aria e si avvicinano, indice teso, al viso della mamma, impassibile, in segno di minaccia.

Da quel momento in poi la storia prosegue in ordine cronologico: la giovinezza con il tutore immortalata poco in casa durante le lezioni ma più che altro all'aria aperta, nei campi e in paese, tutto ripreso in panoramica, e la giovinezza irrequieta e.prolifica di Mattia

Batta Malagna, l'uomo che amministrava il suo patrimonio dopo la morte del padre era da poco rimasto vedovo e si era subito risposato con una giovane di nome Oliva per avere eredi.

Questo periodo è riassumibile in un paio di scene: durante il funerale della moglie, in chiesa, Batta Malagna si china piangente, sul cadavere della moglie, l'inquadratura si stringe sul suo viso e quando si riallarga ci troviamo nella stessa chiesa durante la celebrazione del matrimonio con Oliva. Alla riapertura della scena l'obiettivo inquadra le mani strette degli sposi poi si allarga ed entrano nel campo visivo anche gli sposi stessi; infine, retrocede fino ad appostarsi dietro le spalle del parroco ed a riprendere il tutto da sopra la sua spalla.

In quel periodo Mattia conosce la nipote di Malagna. Mattia va con il suo "amministratore" a casa di Romilda e sua madre. La casa è grande, con un salone luminoso ai bordi delle cui finestre risaltavano pesanti tendaggi rosso porpora oltre i quali si vedeva chiaramente il lago.Tra i due giovani nasce subito una simpatia e poco tempo dopo Romilda è incinta. Malagna, intanto non



riesce ad avere figli con Oliva ma esige un erede così si approfitta della situazione e si appropria della paternità del bambino.

Oliva è disperata per aver perso il marito, così Mattia trova una soluzione per farlo tornare a casa. Quando Malagna scopre che anche sua moglie è incinta crede che sia suo e ritiene giusto adempiere ai suoi doveri  di marito e di padre, abbandonando così Romilda.

A quel punto Mattia si vede costretto a sposare Romilda. Non c'è la ripresa del matrimonio ma si alternano le scene degli sposi che si preparano. La ragazza è triste mentre Mattia è serio. La vita coniugale non è una passeggiata: la madre di Romilda non fa altro che intromettersi ed inveire contro Mattia e più il si avvicina il parto più Romilda s'intristisce, diventa pallida e silenziosa.

Una scena di questo periodo è rappresentabile in casa: Romilda silenziosa e impassibile seduta sulla poltrona mentre sua madre e suo marito urlano uno contro l'altro davanti a lei. La telecamera si muove rapidamente da un personaggio all'altro mentre i personaggi si "rincorrono" per la stanza.

Mattia inizia il suo lavoro da bibliotecario mentre sua madre si trasferisce in casa con lui e la moglie. Bisogna anche rappresentare uno degli accesi colloqui tra le due con suocere che, a dire il vero non andavano d'accordo.

La scena più importante di questa sequenza narrativa è quella del vero e proprio litigio tra le due, quello che termina con l'allontanamento dalla casa della madre di Mattia.

La scena è ripresa da lontano, esternamente, a telecamera fissa. Le donne si agitano per il salone ma l'obiettivo riprende tutto senza agitazione, impassibilmente.

Romilda partorisce. Nascono due gemelle, una delle quali muore dopo pochissimo tempo.



Scena molto efficace è quella dell'arrivo di Mattia in casa mentre la moglie sta partorendo.

La telecamera lo segue mentre corre verso casa e continua a seguirlo fin davanti alla porta della camera che dà sul salone.

Mattia ama molto la sua figlioletta, è la sua unica felicità. Ma dopo poco tempo la bimba si ammala e, lo stesso giorno della morte della nonna, se ne va.

Mattia, sconvolto,vaga un'intera notte per le campagne.Si può riprendere il suo allontanamento tenendo al telecamera fissa, lasciando allontanare l'attore attraverso un campo al fondo del quale si trova una collinetta. Il cielo dovrebbe essere chiaramente visibile, la luna piena dapprima facilmente visibile viene poi coperta rapidamente da grandi nuvolosi scuri.

Lo schermo scurisce rapidamente fino a diventare completamente nero per poi riaprirsi inquadrando un pacchetto. Questo contiene le cinquecento lire inviate da Berto per la sepoltura della madre. Mattia le intasca e parte.  Il suo intento era quello di recarsi a Marsiglia per poi imbarcarsi per l' America se non che, giunto a Nizza decise di andarsene a giocare a Montecarlo. La scena può aprirsi con una lunga ripresa degli interni del casinò per fissarsi sulla porta d'entrata e far entrare in scena il protagonista.

Mattia qui non fa altro che vincere ed è più volte pedinato da gente che punta la sua stessa giocata per vincere. L'ultima di queste persone lo seguì fino a Nizza e lo "costrinse" ad andare a cena insieme. Dopo essersene liberato Mattia se ne va in albergo ma non riesce a prendere sonno. In questo momento riflette sul tornarsene a casa. Può con sole undici mila lire rimetter pace in casa? No. Spinto da questa risposta se ne torna a Montecarlo il giorno seguente.



Dopo una grande vincita finalmente decide di tornarsene a casa. In treno legge il giornale scopre che al suo paese è credenza comune che Mattia è morto, suicidato nella Stìa.

L'articolo di giornale è inquadrato in primo piano illuminato dalla forte luce del sole proveniente dal finestrino del vagone vuoto. La stazione successiva scende dal treno.

Si fa arrivare il Foglietto, giornale del suo paese, e, una volta confermata la notizia, cambia look.

Taglia barba e capelli. Questa situazione va ripresa con una telecamera nascosta sull'attore. Egli infatti si riprende allo specchio mentre il barbiere gli taglia barba e capelli.

Successivamente se ne va a vivere a Torino con le sue nuove ottantaduemila lire nel portafoglio.

Il suo nuovo nome è Adriano Meis. Il percorso della costruzione del nome è una parte abbastanza divertente del libro ed è facilmente filmabile con un'inquadratura all'americana (ovvero che "taglia" la gamba sotto il ginocchio) in treno mentre i due uomini discutono in presenza di Mattia e una ripresa alternata tra primo piano del protagonista e inquadratura dal retro dei due personaggi quando questi sono scesi e Mattia li osserva dal finestrino. Dopo aver osservato in silenzio tutta la scena il treno riparte e Mattia ricade seduto sul sedile pronunciando ad alta voce il suo nuovo nome. Poco dopo l'obiettivo stringe sul suo dito e il protagonista si accorge di portare ancora la fede al dito. A quel punto la sfila ( sempre in primo piano) e resta qualche attimo a guardarla.

Alla stazione successiva la fede finisce in un gabinetto.

Intanto il nuovo protagonista Adriano si immagina un passato.

Per due anni vagabonda non creando alcun legame e rifiutando addirittura di comprare un cane per non pagare alcuna tassa.



Di questo periodo può essere fatto un rapido riassunto, scorrendo le immagini sul video con una musica dell'epoca di sottofondo.

Soltanto due fatti andrebbero sottolineati abbassando al minimo la musica ma senza toglierla mai del tutto: i colloqui tra il protagonista e il Cavalier Tito Lenzi  in una trattoria e il mancato acquisto del cagnolino.

La scena dei colloqui alla trattoria andrebbe ripresa da non troppo lontano, la giusta lontananza per riuscire ad inquadrare entrambi i personaggi. La luce proviene da un'ampia finestra alle spalle del  cameraman ma posta più in alto in modo tale da non proiettare sulla scena l'ombra dell'uomo e della telecamera.

Terminato il dialogo il volume della musica aumenta finchè Adriano non trova per la strada un uomo che vende cuccioli. A quel punto il volume si abbassa nuovamente e il protagonista si ferma di fronte al venditore. Ci troviamo su un marciapiede qualsiasi e vi è la luce di metà pomeriggio di una giornata d'inverno. E' inquadrato Adriano da lontano che si avvicina all'uomo e allo scatolone contenente i cuccioli; poi, le inquadrature verranno riprese come se fosse Adriano a girare: prima inquadra l'interno dello scatolone, poi l'uomo e inizia il dialogo.

Trascorsi due anni, solo, Adriano decise di mettere radici, benché non troppo profonde.

Conclusa la scena del mancato acquisto del cane Adriano si trova di fronte al colosseo con il sole alle spalle; egli passeggia fischiettando e fischiettando si ritrova in via Ripetta, di fronte al portone della sua nuova casa. Sale le scale, strette ma non mal curate. Gli scalini di marmo chiaro non hanno una crepa, né la carta da parati ha macchie di umidità oppure è scollata.



La porta d'ingresso di casa paleari-papiano è ben illuminata da una finestra sul pianerottolo. Entra in casa seguito dalla telecamera che dapprima si trova alle sue spalle poi, quando Adriano è condotto in camera da Adriana, la telecamera lo "sorpassa" ed entra nell'ampia camera luminosa. La telecamera gira rapidamente su sé stessa come per mostrare ciò che accade nella testa di Adriano: le morbide tende chiare ondeggiano al vento che entra attraverso le grandi porte finestra che danno sul fiume. La carta da parati bianca e celeste chiaro dona alla stanza tranquillità e pace ed Adriano si sente quasi soffocare da questa tranquillità che, probabilmente, non ha mai sentito prima in vita sua.

Il dialogo tra lui e la padrona di casa si svolge interamente alle due finestre; la cinepresa li riprende di profilo uno di fronte all'altro, le finestre come sfondo.

Da quel momento fino a quando s'allontana da casa ogni scena è ambientata nell'appartamento: i lunghi discorsi con Anselmo Paleari, le provocazioni della signorina Caporale, "la guerra fredda" tra Adriano e Terenzio Papiano, la "storia" con la signorina Adriana.

Dopo l'episodio dell'acquasantiera (quando il protagonista spegne la sigaretta nell'acquasanta) abbiamo un flashback: Adriano si sdraia sul letto, chiude gli occhi e incrocia le braccia dietro la testa mentre è inquadrato dal fondo del letto e torna con il pensiero alla sua giovinezza, a quando si è definitivamente allontanato dalla Chiesa. Ritorna alle corse per i campi con Berto e il tutore mentre la mamma è convinta che si rechino  alla Messa.

La scena del flashback è rotta dal signor Paleari che bussa alla porta di Adriano per uno dei loro soliti dibattiti. Sulla morte questa volta. L'allegra musica di sottofondo si interrompe, non sfuma e



Adriano sussulta. L'anziano signore entra e hanno una lunga conversazione.

La telecamera ascolta attentamente il discorso, fissa sui personaggi, l'uomo seduto su una sedia entrambe le mani poggiate sulla testa del bastone e Adriano seduto sul fondo del letto. Il dialogo del libro magari andrebbe un po' variato; non troppo ma quanto basta per alleggerire la scena.

Questa scena sfuma, non termina in modo netto e ci si trova con Adriano affacciato al balcone mentre ancora il dialogo continua di sottofondo con volume progressivamente calante.

La telecamera riprende Adriano di profilo, appoggiato alla balaustra, intento a rimirare il fiume illuminato da un flebile raggio lunare mentre, sul balconcino adiacente la giovane padrona di casa innaffia i vasi di fiori. Entrambi rientrano nelle loro stanze, donna per prima. A quel punto è inquadrata la facciata della casa e le flebili luci, sequenzialmente, si spengono.

Le scene successive sono nuovamente ambientate di sera. Adriano gira solo, come è solito fare, per Roma. Si avvicina ad una fontana, poi si scosta e imbocca un viottolo stretto e buio.

In queste scene la telecamera segue l'attore (con non troppa distanza) per le strade di Roma e si trova dietro di lui anche quando si imbatte nell'ubriaco.

Quando, però, incontra la donna ed i mascalzoni la telecamera si trova dall'altra parte della banda. Adriano si mette a correre in discesa e viene inquadrato dal basso.

La scena successiva è ambientata sul terrazzino di casa. Adriano è appoggiato alla balaustra come nella scena precedente , solo che si trova tra la signorina Caporale e la signorina Adriana.

Un momento di silenzio è interrotto dalla domanda rivolta ad Adriano dalla signorina Caporale: "E' vedovo lei, scusi, signor Meis?" Di lì in poi vi è una lunga chiacchierata tra i tre, ripresa da una



telecamera a mezz'aria, all'altezza dei tre visi ma non proprio frontalmente, spostata più esternamente rispetto al viso della signorina Adriana.

L'ambientazione della scena successiva è sempre la stessa. Silvia Caporale ed Adriana ridono tra loro mentre arriva Adriano. All'arrivo dell'uomo le due donne ammutoliscono un istante ma poi, la Caporale riprende parola mentre Adriana cerca di zittirla, litigando come due bimbette.

Di lì inizia il discorso dei baffi e della barba, altra giusta conversazione per intrattenersi una serata.

Il dialogo successivo si svolge un'altra serata, sempre tra i soliti tre personaggi, questa volta in salone, seduti attorno ad un tavolo e l'argomento della conversazione è l'occhio torto di Mattia Pascal.

Adriano Meis ha deciso di farlo operare e cancellare così ogni traccia dell'uomo morto nella Stìa.

Tutti i visi sono ben illuminati e la telecamera li riprende da dietro la spalla del colloquiante posto di fronte alla persona inquadrata.

Adriano è steso sul letto, intento a leggere un libro consigliatogli dal signor Paleari, la finestra è socchiusa e da questa sente la signorina Caporale e Papiano bisbigliare tra loro.

Adriano resta a guardare da dietro le stecche della persiana finché non compare sulla scena la sua adorata Adriana. A quel punto esce allo scoperto ed ha un breve colloquio con Terenzio Papiano.La scena è composta di primi piani, come a sottolineare fin da subito l'implicita sfida tra i due uomini. Il giorno successivo, in salone è ripresa esternamente la conversazione tra l'anziano padrone di casa e l'affittuario su un'opera; conversazione bruscamente interrotta dall'intervento di Papiano.



Una sera, recandosi sul solito terrazzino, Adriano s'imbatte nel fratello di Papiano, seduto accoccolato su un baule vicino alla camera d'Adriano. Giunto al solito posto trova la Caporale piangente e dialoga con lei.

Adriano decide finalmente di operarsi ma dopo questa è costretto a stare quaranta giorni al buio. Durante questo tempo di convalescenza ebbe numerosi colloqui: con il signor Anselmo in particolare ma anche con la giovane Adriana e con Terenzio Papiano, deciso a creare una coppia tra il suo interlocutore e la "bella" Pepita Pantogada.

Questo periodo non va troppo dilungato perché se nel libro sipuò immaginare la scena come si vuole, sullo schermo il buio è elemento di noia se protratto troppo a lungo.

Innanzitutto la scena non può essere totalmente buia ma per rendere più verosimile la rappresentazione si potrebbe puntare per la poca illuminazione sulle persiane che, comunque, lasciano penetrare più di poca luce. In questo periodo la telecamera è fissa ai piedi del letto quasi a sottolineare l'immobilità dell'ammalato.

Viene presa in considerazione l'idea di una seduta spiritica  che viene poi eseguita in camera di Adriano.

La scena della seduta spiritica va protratta a lungo perché è una scena abbastanza divertente, in forte contrasto con le precedenti. La telecamera non si ferma un attimo e non smette di girare attorno al tavolo rotondo, come a creare una falsa inquietudine.

Durante questa l'inquilino e la padrona di casa si scambiano un tenero bacio. Questo è l'unico

momento in cui la telecamera si fissa su un punto in primo piano, come per rallentare il velocissimo



ritmo e sottolineare il legame (primo piano) tra i due.

Conclusa la "riunione" Adriano si getta sul letto a faccia in giù, come per contenere l'emozione che lo riempie. In questa posizione si addormenta. E' svegliato dal bussare alla sua porta. Entra Adriana e tra loro si ha un dialogo in cui domina l'imbarazzo.

Entrambi gli interlocutori sono ripresi in un primo piano allargato (primo piano comprendente spalle e petto) e vengono ripresi alternatamente a seconda di chi prende la parola.

Quando Adriano scopre del furto dei denari l'inquadratura si allarga ancora, simbolizzando il progressivo allontanamento dei due.

Adriano esce a prendere una boccata d'aria e quando torna trova in casa il signor Anselmo sta interrogando il cognato sul furto.

Adriano che vuole farsi dimenticare da Adriana e andarsene al più presto dice di aver ritrovato il denaro e, addirittura, si scusa con Papiano per il malinteso.

La scena, agitatissima, piena di urla e pianti, è ripresa dall'alto ed esternamente, quasi distaccatamente.

Adriano, Terenzio e Anselmo si recano a casa Auletta. Nel salone vistoso vi è un ritratto di Minerva, la cagnetta di Pepita. Questa fa la sua entrata nel salone accompagnata dalla governante.

I tre uomini passano un tranquillo pomeriggio a casa Auletta, conversando con il padrone di casa e interessandosi al pittore intento a dipingere il quadro di Minerva.

La telecamera in quest'arco di tempo non resta fissa ma non si muove neanche troppo



velocemente. Tranquilla la scena, l'ambientazione e il contesto, tranquilla la ripresa, esterna.

La scena si movimenta quando, per proteggere la cagnetta Adriano litiga con il pittore. I due si sfidano a duello ma non trova due padrini.

Finalmente si decide a cambiar nuovamente vita per tornarsene a casa. Si ferma su un ponte, l'aria è calda e il vento non scuote eccessivamente le chiome degli alberi.

L'acqua è limpida e abbastanza profonda. Adriano si ferma e riempie i polmoni per poi svuotarli nuovamente e allontanarsi lasciando il cappello sul parapetto.

La scena è ripresa da differenti angolazioni proprio perché è molto importante: è una panoramica di profilo fino a che Adriano non arriva al punto in cui si suiciderà, appena si ferma, si volta e poggia le mani sul parapetto la cinepresa si avvicina rapidamente quando l'uomo inspira la telecamera si mette a girarglisi attorno. Poi, non appena Adriano lascia la scena la telecamera stringe sul cappello e resta fissa qualche secondo.

La scena si schiude in treno. MATTIA sta guardando fuori dal finestrino mentre se ne torna a casa. Non v'è altro rumore che quello del treno che corre sulle rotaie e il respiro affannoso di Mattia che, per raggiungere il treno, ha fatto una gran corsa.

Chiude gli occhi Mattia e li chiude anche la telecamera.Il treno arriva a Pisa, è ripreso da lontano l'uomo che scende dal vagone e si avvia perle strade di Pisa cercando un parrucchiere.

Qui si ripete la stessa scena di quando, morto Mattia, Adriano s'era fatto tagliare la barba.Qui a venire tagliati sono i capelli. Come quanto accaduto per la prima morte "il sopravvissuto" compra un giornale per venire a conoscenza di quale sorte sia toccata al suo predecessore.tutto è come



la prima volta, anche le inquadrature, per rendere le azioni una sorta di rituale.

Mattia se ne va a Oneglia dal fratello. Il dialogo ed ogni azione ripresa in casa di Berto è ripresa all'americana (fino al ginocchio). Ogni scena è molto luminosa quasi a simboleggiare una sorta di risurrezione del fratello morto.

Dopo questa visita se ne torna dritto a casa, a Mirano. Di  sottofondo suona una musica allegra ma allo stesso tempo molto tranquilla. Mattia si guarda intorno per vedere se alcuno lo riconosce.

Chiede informazioni e se ne va a casa di sua moglie e del suo nuovo consorte, il suo vecchio, buon amico Pomino.

Giunto al palazzo, sale le sontuose scale di corsa, guadagnando due scalini alla volta.

Al di là della porta d'ingresso una voce femminile gli chiede di presentarsi; è la voce di sua "suocera", la vedova Pescatore.

Ad aprire arriva Pomino. Apre la porta in fretta e furiaa credendo che si tratti di uno scherzo ma trovandosi di fronte al vecchio amico, creduto morto, retrocede.

La sala d'ingresso è poco illuminata ma Romilda, giunta per il baccano con la bimba in braccio, non stenta a riconoscere il marito e si sente male.

Mentre Pomino accompagna su moglie in camera lascia a Mattia la bambina in braccio. Questi, intenerito dal vagire della piccolina, decide di lasciare alla loro vita i due sposi. Ogni scena, a partire da di fronte alla porta d'ingresso fino ad ora, è all'americana.

Romilda raggiunge i due uomini in salone. Lei e il suo "vecchio marito" conversano tranquillamente sul da farsi, interrotti più volte da Pomino e dalla vedova Pescatore.



Spesso, vi sono primi piani, specialmente nei momenti di maggior complicità tra la donna e l'ex (ad esempio quando lei gli versa cordialmente il caffè e ricorda la dose dello zucchero).

Mattia se ne va per strada, attraversa più volte il paese senza che alcuno lo riconosca.Infine se ne va alla biblioteca dove lavorava. Lì trova al suo posto don Eligio che stenta a riconoscerlo ma poi, quando Mattia si "presenta" gli butta le braccia al collo.

La biblioteca non è per nulla cambiata nel corso del tempo e dall'abbraccio dei due amici una voce narrante legge l'ultima pagina del libro. Intanto le scene mostrano i fatti, ad esempio l'incontro tra Mattia e Oliva e il loro bambino. Quella è l'ultima scena vera e propria del libro perché poi si torna a trent'anni più tardi. Uno dei ragazzini termina l'ultima pagina del libro ma mentre durante le prime righe che legge la combriccola si trova ancora alla biblioteca, quando si parla della lapide la scena si trasferisce al piccolo cimitero del paese; i ragazzi, inquadrati dall'alto in una giornata di sole, portano dei fiori sulla tomba del loro concittadino, IL FU MATTIA PASCAL.
























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