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Gandhi

geografia



Aspetti generali


Forma di governo

Repubblica presidenziale



Superficie

1 219 090 kmq

Popolazione

40 583 573 ab. (cens.1996)

Densità

37 ab. / kmq

Capitale

Pretoria(cap. amministrativa), Città del Capo(cap. legislativa) e Bloemfontein (cap. giudiziaria)

Moneta

rand sudafricano (100 centesimi)

Confini

Nord Botswana e Zimbabwe

nord-ovest Namibia

nord-est Mozambico

sud e est dall'oceano Indiano

ovest dall'oceano Atlantico.

Territorio

Largamente bagnato dal mare, è formato prevalentemente da altipiani che rivolgono alla costa un orlo rialzato e formano una grandiosa scarpata, ai piedi della quale si estende una pianura costiera

Fiumi

l'Orange, con l'affluente Vaal, e il Limpopo

Monti

a est la catena dei draghi

Deserti

deserto dei Kalahari

Climi

Il clima è tropicale con precipitazioni abbondanti  a est, mediterraneo a sud e meno piovoso a ovest

Popolazione

La popolazione della Repubblica Sudafricana è multirazziale e multietnica. Nel 1995 contava 41 milioni di abitanti, di cui il 75,2% era costituito da neri, il 13,6% da bianchi, l'8,6% da etnie miste, dette coloureds, e il 2,6% da asiatici. I neri appartengono a numerosi gruppi etnici, tra cui gli zulu, gli xhosa, i sotho, i tswana, i venda, gli ndebele, gli tsonga, gli swazi e i pedi. Di questi, gli zulu sono il gruppo più numeroso e rappresentano il 20% della popolazione globale. La maggior parte dei bianchi discendono dagli inglesi, dagli olandesi, dai tedeschi e dagli ugonotti francesi che si insediarono nella regione. I discendenti degli olandesi, i primi colonizzatori europei, sono conosciuti come afrikaners (o boeri) e rappresentano circa il 60% della popolazione bianca. I coloureds, che abi 757g62h tano soprattutto nelle province del Capo, sono di razza mista, derivati principalmente da incroci tra neri e afrikaners. La maggior parte degli asiatici ha origini indiane e si trova soprattutto nella provincia di Kwazulu-Natal. Anche un piccolo gruppo di origine malese è compreso nella popolazione asiatica e vive prevalentemente nelle province del Capo.

L'apartheid ha naturalmente lasciato un'impronta profonda nella società sudafricana. Ancora oggi si registra un grande divario tra le condizioni socioeconomiche dei bianchi, il cui tenore di vita è simile a quello dei paesi più sviluppati, e quelle della popolazione di colore. La disparità emerge principalmente nel settore dell'occupazione (la disoccupazione tocca il 50% della popolazione nera), degli alloggi (un quarto della popolazione di colore abita in baracche), della durata di vita media (73 anni per un bianco, 57 per un nero), di mortalità infantile (13 morti su mille alla nascita per i bianchi, 57 per i neri).

Il problema centrale è rappresentato sempre dalla diffusione dell'AIDS:le persone sieropositive sono circa il 4.5 milioni.


Suddivisioni amministrative e città principali

Con la Costituzione entrata in vigore dopo le prime elezioni libere e multirazziali della nazione, nel 1994, il paese è suddiviso in nove province: il Gauteng (capoluogo Johannesburg), il Transvaal Settentrionale (capoluogo Pietersburg), Mpumalanga (capoluogo Nelspruit), il Nord-Ovest (capoluogo Mmabatho), lo Stato libero di Orange (capoluogo Bloemfontein), il Kwazulu-Natal (capoluogo Pietermaritzburg), il Capo Orientale (capoluogo Bisho), il Capo Settentrionale (capoluogo Kimberley) e il Capo Occidentale (capoluogo Città del Capo). Le zone riservate alla popolazione nera, comprese quelle dichiarate indipendenti - Transkei, Bophuthatswana, Venda e Ciskei - furono reincorporate nella Repubblica Sudafricana dopo il 1994.

Lingua e religione

Le due lingue ufficiali del paese sono l'inglese e l'afrikaans; quest'ultima è una variante della lingua olandese parlata dalla maggior parte degli afrikaners e dei coloureds. L'inglese è usato come prima lingua dai bianchi e da numerosi asiatici e neri. Per gran parte delle popolazioni di colore, il bantu rimane tuttavia la prima lingua.

Istruzione e cultura

L'istruzione è obbligatoria e gratuita dai 6 ai 16 anni. È stato impostato un vasto programma per la riduzione delle disuguaglianze che penalizzano la popolazione di colore.


Economia

L'economia sudafricana è la più forte e la più sviluppata del continente. Fino alla prima guerra mondiale essa si basava principalmente sulle risorse minerarie (specialmente diamanti e oro), destinate all'esportazione, e sull'agricoltura. Dopo il 1945 l'industria manifatturiera ha registrato un rapido sviluppo ed è oggi il settore trainante. Un'altra area in forte espansione è quella dei servizi finanziari (il paese ha il settore finanziario più sviluppato dell'Africa subsahariana).



Agricoltura, foreste, allevamento e pasca

Il paese è un buon produttore di cereali, in particolare frumento e mais. Anche la gamma delle culture fruttifere è ricca: si producono mele, pere, pesche, prugne, albicocche,agrumi, frutta tropicale (banana,papaia, ananas, mango), mentre l'area sudoccidentale del Capo eccelle per i suoi vigneti da vino. Fra le culture industriali si collocano in primo piano la canna da zucchero e il tabacco, ma importanti sono anche le coltivazioni di arachidi, girasole, cotone, ricino, kenaf, sisal, soia e tè.

Le foreste, estesesi versanti marittimi meridionali e sui monti dei draghi, oltre al legname, forniscono essenze da concia e industriali.

Dall'allevamento ovino si ricavano lana e pelli karakul; largamente diffusa è anche la capra d'Angola.

I prodotti più abbondanti (sardine, sgombri, merluzzi) sono pescati nelle fredde acque atlantiche.

Risorse minerarie

La Repubblica Sudafricana è ricchissima di risorse minerarie, presenti nei filoni che attraversano le formazioni arcaiche del Witwatersrand. Le più importanti per l'economia sono rappresentate da oro, diamanti e carbone. Dalla fine del XIX secolo, quando cominciò lo sfruttamento dei giacimenti su vasta scala, l'industria mineraria è stata uno dei settori dominanti dell'economia sudafricana.


Carbone


Manganese


zinco


Caolino


Gas nat.


Nichel


Zirconio


Silicio


Petrolio


Piombo


Cianite


Argento


Uranio


Piriti


Fluorite


Diamanti


Cromite


Rame


Fosfati nat.


Diamanti industriali


Ferro


Rutilo


Gesso


Oro


Ilmrnite


vanadio


Sale


Platino



Industria

Prima della seconda guerra mondiale il settore dell'industria occupava un ruolo marginale rispetto a quello agricolo e minerario. Agli inizi degli anni Novanta l'industria nazionale, finanziata in gran parte da capitale privato, rappresentava tuttavia il 25% del PIL del paese. Il nuovo governo, dominato dal Congresso nazionale africano (ANC), ha mantenuto un'economia mista. La produzione industriale è particolarmente attiva nei settori siderurgico, chimico, petrolchimico, agroalimentare, cartario, delle autovetture e dei veicoli commerciali. Di grande importanza i prodotti derivati dal carbone, dal ferro e dall'acciaio. Attivo anche il settore tessile (cotone). I principali centri industriali del paese sono Città del Capo, Johannesburg, Durban e Port Elizabeth.

Trasporti

La rete stradale si sviluppa per 188.400 km, di cui solo il 30% circa è asfaltato. La rete ferroviaria nazionale raggiunge i 21.300 km, di cui 18.450 elettrificati.


Storia

L'apartheid

La discriminazione contro la popolazione non bianca che aveva caratterizzato la società sudafricana fin dalle sue origini proseguì anche nel dopoguerra. Nonostante gli anni di lotte capeggiate da Gandhi in nome del rispetto dei diritti civili e il crescente dissenso nei confronti dei provvedimenti di segregazionismo razziale, dopo la guerra i cittadini indiani e le popolazioni di colore continuavano a occupare una posizione subalterna all'interno della società sudafricana.

Nel 1948, il primo ministro Daniel F. Malan intraprese un'opera di sistematizzazione della segregazione razziale. Con il pieno supporto del Parlamento, Malan introdusse numerose leggi che condannavano le persone di colore a una condizione di permanente inferiorità. Una durissima legge anticomunista fu approvata nel 1950 contemporaneamente al divieto dei matrimoni misti (perseguibili come reato) e alla creazione di un sistema educativo separato per la popolazione nera. Nello stesso anno venne adottato il Group Area Act, provvedimento che, oltre a dividere la popolazione in quattro gruppi razziali (bianchi, neri, meticci e asiatici), negò a tutti i cittadini che non fossero di razza bianca il diritto di risiedere nelle città senza un permesso speciale o di transitarvi senza un apposito lasciapassare. Il provvedimento assegnava infine a ogni comunità non bianca un'area di insediamento obbligata (cosiddetta homeland, "patria", o bantustan). La conclusione del processo di consolidamento dell'apartheid giunse nel 1956 con l'abolizione generalizzata del diritto di voto alle popolazioni non bianche in tutte le consultazioni non direttamente connesse alle homeland. La risposta dell'ANC a questa politica fu un'intensificazione delle campagne di disobbedienza civile di massa guidate da Nelson Mandela, leader emergente del movimento.

Le sempre più frequenti manifestazioni di protesta organizzate dalla popolazione di colore in risposta ai duri provvedimenti adottati dal regime dell'apartheid sfociarono in incidenti spesso sanguinosi, come accadde nel 1960 con il massacro di Sharpeville, che costò la vita a decine di manifestanti. Dopo questo episodio il governo dichiarò lo stato d'emergenza in tutto il paese; migliaia di militanti neri furono arrestati e i loro partiti politici (l'ANC e il più recente Congresso panafricano, CPA) messi al bando. Dopo un referendum riservato ai bianchi svoltosi nel maggio del 1961, il paese assunse la nuova denominazione di Repubblica del Sudafrica, e subito dopo si ritirò dal Commonwealth. Un anno dopo, l'approvazione della Legge sul sabotaggio rese di fatto illegale qualsiasi forma di opposizione politica. L'ANC e il CPA decisero di continuare la lotta opponendo una resistenza armata al regime. Nel 1964 Mandela, già arrestato in precedenza, fu riconosciuto colpevole di sabotaggio e tradimento e venne condannato all'ergastolo.

Per indebolire ulteriormente la popolazione di colore e tentare di dividerla al suo interno, il governo creò dieci bantustan autogestiti. All'interno di ognuno di essi l'etnia prevalente ebbe riconosciuti alcuni poteri di autogestione amministrativa che tuttavia non eliminavano la dipendenza dalle strutture di governo centrali. Per rendere ulteriormente accettabile questa suddivisione, tra il 1976 e il 1981 il governo concesse la piena "indipendenza" a Transkei, Bophuthatswana, Ciskei e Venda.


La lotta contro l'apartheid

L'indipendenza raggiunta nel 1975 dalle vicine colonie portoghesi dell'Angola e del Mozambico fece aumentare le pressioni degli Stati Uniti per una normalizzazione della situazione sudafricana. Gravissimi incidenti scoppiarono nel 1976 a seguito del massacro di centinaia di persone da parte delle forze di polizia nel corso di una manifestazione di protesta di studenti del ghetto di Soweto contro l'uso obbligatorio dell'afrikaans. Il massacro ebbe un fortissimo impatto sull'opinione pubblica internazionale e rafforzò notevolmente il fronte favorevole alle sanzioni. Una lunga catena di imponenti manifestazioni interessò allora l'intero territorio sudafricano, aprendo una stagione di violenze contro la popolazione nera culminate nel 1977 nell'assassinio, da parte della polizia, del fondatore del Movimento di coscienza nera Stephen Biko, morto in cella per i maltrattamenti subiti dopo il suo arresto.

Nel 1978 il primo ministro Balthazar J. Vorster si dimise e fu sostituito da Pieter Willem Botha. Questi mantenne la politica dei bantustan, introducendo tuttavia alcune riforme costituzionali e ammettendo nel Parlamento membri meticci e di razza asiatica. Nel 1984 una nuova Costituzione ribadì il divieto per la popolazione di colore di partecipare al processo politico nazionale, divieto che suscitò una nuova ondata di violente manifestazioni di protesta alle quali il governo oppose l'ennesima dichiarazione dello stato di emergenza e l'imposizione della censura. Nello stesso anno, il vescovo anglicano Desmond Tutu, uno dei grandi avversari della segregazione razziale, ottenne il Premio Nobel per la pace.

Verso la metà degli anni Ottanta, gli Stati Uniti e la Comunità Europea decisero infine di imporre sanzioni economiche e diplomatiche ai danni del regime segregazionista di Johannesburg. Nel 1989, Frederich Willem de Klerk succedette a Botha alla guida del paese. Nel febbraio 1990 revocò la messa al bando trentennale dell'ANC e liberò il suo leader Nelson Mandela. I negoziati si dimostrarono lunghi e difficili e l'accordo sulle modalità di transizione al nuovo ordine sudafricano venne raggiunto e sottoscritto da Mandela e De Klerk il 13 novembre 1993. Le prime elezioni libere della storia del Sudafrica si svolsero nell'aprile 1994 e sancirono la netta affermazione dell'ANC, il cui leader storico Nelson Mandela assunse la carica di presidente, facendosi promotore di una politica di riconciliazione nazionale.

Nel maggio 1996, dopo due anni di difficili negoziati tra i vari partiti, il paese si diede una nuova carta costituzionale. In un primo momento respinta dalla Corte costituzionale, fu modificata e approvata nel 1997. Nel giugno del 1996 il Partito nazionalista di De Klerck abbandonò il governo di unità nazionale. Agli inizi del 1998 Nelson Mandela lasciò la presidenza dell'ANC.





Bibliografia
  • Calendario atlante de Agostani 2004
  • Per terre e per mari (testo di geografia)
  • Enciclopedia Encarta 1999



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