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PASCAL - Limiti della filosofia, Metafilosofia

filosofia



PASCAL

Limiti della filosofia

Il primo errore della filosofia è quello di porsi i più grandi problemi esistenziali ma di non poterli risolvere. Altro errore grave, secondo Pascal, è quello di cercare di dimostrare l'esistenza di Dio. L'uomo, infatti, non può pretendere di attestare l'esistenza di Dio partendo dalla natura, giacchè l'ordine del creato non ne è affatto una prova di per sé, ma appare tale solo per chi già crede nell'esistenza di Dio.

Dunque, secondo Pascal sia l'esistenza che l'inesistenza di Dio sono oscure razionalmente. Neppure la metafisica prova l'esistenza di Dio,poiché giungono ad un Dio astratto e lontano dall'uomo, essendo frutto della ragione.


Anche rispetto all'ambigua fattezza dell'uomo, in cui coesistono grandezza e miseria, la filosofia è inabile.



L'uomo,infatti, è posto in una condizione mediana nell'ordine delle cose, essendo collocato tra il tutto ed il nulla, tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, ha in sé così la condizione dell'essere mista alla condizione del non essere. Così si può dire che l'uomo occupa un posto intermedio tra il conoscere ed il non conoscere, poiché non è così ignorante dal non sapere nulla ma non è neppure così sapiente dal conoscere ogni cosa (poiché non è in grado di concepire il principio ed il fine delle cose). La sola cosa che rientra nelle capacità dell'uomo è quella di cogliere le cose poste nella zona mediana dell'universo. Questa duplicità dell'essere si rispecchia anche in relazione al bene e al male, giacché egli si propone di raggiungere il più alto grado di felicità e di bene è impedito nel farlo: si determina quindi una condizione di volere 939h79j limitato dal potere. Di qui nasce la sua miseria: dalla presenza di un desiderio frustrato.

Allo stesso tempo, però, se nell'uomo vi è una nota di nostalgia, di bisogno del bene, della felicità, vuol dire che in lui vi è una vocazione naturale verso il bene supremo, verso un ordine superiore di essere e di valore, che determina la grandezza dell'uomo, ossia la consapevolezza della sua condizione di miseria. Ecco che l'uomo ha in sé questa duplicità di essere che lo caratterizza, e da cui non può essere separato. Anche in ciò consiste nello sbaglio della filosofia: di aver esaltato talvolta la miseria ed altre volte la grandezza dell'uomo.


Altro fallimento della filosofia sta nell'ambito dei principi morali e politici, poiché servendosi della sola ragione la non ha saputo delineare le regole del vivere e del comportamento.

Secondo alcuni filosofi il sommo bene risiede nella virtù, per altri nella ragione o nella natura, o nella vita attiva. In realtà i principi universali, dice Pascal, non sono altro che frutto di convenzioni, di abitudini, di storia e di interesse. Infatti, ciò che nasce dalle abitudini e dalla storia per l'uomo è naturale, ciò che è convenzione diventa legge e ciò che nasce dall'interesse diviene legge. Dunque le regole comportamentali sono mutevoli ed aldilà della razionalità, ma sono frutto di un relativismo, che Pascal dimostra come esso funga da strumento per la comprensione dell'insufficienza della ragione, che non può delineare norme etiche, costringendo l'uomo a vivere nella sua condizione d'incertezza.


Metafilosofia


Secondo Pascal l'unica vera filosofia è la metafilosofia, in grado di accettare e riconoscere i limiti della filosofia stessa, tentando di trovare un legame tra religione e ragione. Nonostante la sterilità della filosofia, Pascal ritiene sia fondamentale, poiché stimola la ricerca della vera conoscenza, che è la rivelazione religiosa, poiché l'uomo può trovare le risposte circa il problema del suo essere soltanto in Dio.

L'unica vera religione è quella cristiana, poiché fornisce una soluzione al problema dell'uomo coerentemente alla sua condizione ambigua dell'esistenza. Infatti, il cristianesimo ci consente di percepire l'uomo come un re spodestato, un mostro che ha in sé l'ambigua compresenza della miseria e della grandezza. Prima del peccato originale, infatti, l'uomo godeva del bene supremo,della felicità totale, persi dopo il peccato di Adamo. Ecco che da allora in poi l'uomo conosce la sua condizione di miseria, ed ha nostalgia della grandezza assoluta che aveva precedentemente, sentendosi come un re spodestato, nostalgico del suo passato. Egli non è, quindi, come dovrebbe essere e risulta privo di qualcosa che ha posseduto in precedenza.

Pascal accetta la religione cristiana poiché anche se essa non è frutto della ragione e conforme ad essa, ed anche se è superiore alla ragione, consente di spiegare e dare risposte a ciò che la ragione è incapace di fare.


Scommessa su Dio


La scommessa su Dio consiste nel decidere se vivere come se Dio esistesse o vivere come se Dio non esistesse. La scelta deve essere presa perché ignorarla vorrebbe dire prendere la scelta negativa.

Secondo Pascal conviene scommettere, poichè in caso di perdita non si rimette nulla, ma in caso di vincita abbiamo l'accesso all'infinito, all'eterno, un bene infinito che è Dio.

La scommessa non dev'essere sterile, ma occorre impegnarsi in questa scommessa e convincersi della propria scelta, vivendo secondo come se Dio esistesse, in modo che le abitudini cancellino ogni dubbio.






Dalla ragione alla fede: il "cuore" e Dio


Pascal ritiene che tra ragione e fede non vi sia solo un passaggio, ma anche salto e rottura, in quanto circa il peccato originale e la scissione primordiale dell'essere dell'uomo vi è un alone di mistero, che non può essere spiegato, ma va accettato incondizionatamente. La fede resta, dunque, un qualcosa che va oltre la ragione ed il suo organo è il cuore, che nonostante non sia qualcosa di puramente emotivo consente di andar oltre la ragione, ed è l'organo della fede, che è donata da Dio.



SPINOZA


La metafisica: il Panteismo


L'opera principale di Spinoza è l' Ethica ordine geometrico demonstrata, una sorta di enciclopedia che tratta dei problemi metafisici come l'etica mediante un metodo di tipo geometrico in quanto fa uso di un procedimento espositivo che sviluppa attraverso assiomi, teoremi e delucidazioni. Il concetto che ne sta alla base è la sostanza. Cartesio concepisce la sostanza come unità a sé stante, autosufficiente e soprattutto causa di se stessa, e viene identificata in Dio. Cartesio inoltre individua la res extensa e la res cogitans, due realtà che necessitano dell'esistenza di Dio per essere. Vi è quindi un'ambiguità nelle parole di Cartesio. Spinoza, invece, sviluppa maggiormente il concetto di sostanza tenendo in considerazione tutte le implicazioni logiche, percependo la sostanza come entità autonoma, ed autosufficiente in quanto non necessita di altri concetti per essere identificata e poiché ha la causa della sua esistenza in se medesima. Dunque l'autonomia della sostanza è sia ontologica che concettuale giacché è una realtà che non presuppone da ogni altra possibile realtà.





Proprietà della sostanza

Identificazione di Dio con la Natura


Spinoza determina alcune caratteristiche di base della sostanza, affermando che essa:

è increata poiché essa stessa è causa di sé;

- è eterna perché possiede l'esistenza che non riceve da altro;

- è infinita poiché se così non fosse deriverebbe da qulcos'altro;

- è unica perché in natura non possono esserci più sostanze della stessa natura


Questa sostanza indivisibile dunque non può che essere Dio. Vi sono due prove che lo attestano; una prima prova è di tipo ontologico (a priori) poiché ha la causa in sé non può non esistere; un'altra prova a posteriori poiché Dio, questa sostanza unica,indivisibile, necessita d'esistere poiché la nostra esistenza è possibile solo in virtù di una realtà che ha la causa in se stessa.

Nonostante ciò Dio ed il mondo non costituiscono due realtà separate, poiché Dio non è al di fuori di esso, ma in esso e con esso costituisce una realtà globale che è la Natura.

La Sostanza è quindi come una circonferenza infinita che ha tutto dentro di sé  nulla al di fuori di sé, e da ciò deriva che le cose del mondo sono la Sostanza o la manifestazione di tale Sostanza. Spinoza afferma così il suo panteismo, identificando Dio o la Sostanza con la Natura, da cui derivano ed in cui sono tutte le cose.


Attributi e modi


Gli attributi sono le qualità essenziali e strutturali della sostanza, che l'intelletto percepisce, e sono infiniti in quanto la sostanza stessa è infinita. Nonostante siano infiniti noi siamo in grado di percepirne solo due: l'estensione ed il pensiero, rispettivamente la materia e la coscienza.

I modi della Sostanza sono invece le manifestazioni degli attributi, che rappresentano i singoli corpi o le singole idee che possono essere pensati solo in virtù della sostanza e dei suoi attributi. Vi sono due tipi di modi: quelli finiti e quelli infiniti.

I modi infiniti derivano direttamente dagli attributi, come ad esempio l'universo nella sua totalità. I modi finiti sono, invece, esseri particolari, come un corpo o un'idea che derivano gli uni dagli altri.

La Natura è quindi una realtà infinita ed eterna che ha i suoi infiniti attributi e si manifesta in infiniti modi di essere. Spinoza distingue però la Natura Naturante che rappresenta Dio e gli attributi come causa e la Natura Naturata che rappresenta i modi e quindi gli effetti.

In Dio coincide la libertà e la necessità poiché agisce senza alcun condizionamento esterno, ma ha necessità nell'agire in virtù delle leggi immanenti del suo essere.




Due problemi fondamentali


La Natura non è per Spinoza la causa delle cose bensì l'ordine necessario e razionale del Tutto. Dunque il Dio Natura non è altro che l'ordine geometrico dell'Universo, la Struttura globale delle sue leggi. Spinoza quindi non attribuisce a Dio la figura tradizionale della metafisica ma l'ordinamento complessivo dell'essere e la Struttura geometrica del cosmo, l'insieme delle leggi universali che regolano i fenomeni e l'essere.

Spinoza esclude però la creazione, poiché essa suppone volontà, intelletto,arbitrio e scelta, che non possono essere riferite a Dio. Né nella sua filosofia c'è un particolare riferimento alla teoria dell'emanazione, poiché dalla Natura intesa come Ordine cosmico e Teorema eterno scaturiscono e seguono necessariamente tutte le cose, come da determinate premesse seguono determinate conseguenze.


Critica alla visione finalistica del mondo e al Dio biblico


Secondo Spinoza l'intelletto umano genera il pregiudizio delle cause finali, poiché tutti gli uomini ritengono di agire per ottenere un vantaggio, interpretando le cose naturali come mezzi per conseguirli, prodotti dalla divinità. Gli uomini interpretano quindi i disagi e gli svantaggi la manifestazione dello sdegno della divinità. Questo atteggiamento a lungo avrebbe reso gli uomini ignari della verità se la matematica non gli avesse mostrato la verità a-finalistica delle cose.

La filosofia di Spinoza punta al rifiuto dell'antropomorfismo religioso, ossia della riconduzione di Dio entro i limiti dell'uomo, poiché esso è una realtà a-personale, coincidente con il Tutto cosmico.


Pensiero ed estensione: il parallelismo


Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due realtà distinte ed eterogenee perché il pensiero non potrà mai essere materiale così come l'estensione non potrà mai essere spirituale. Anche se idea e corpo sono distinte e non si influenzano a vicenda hanno uno stretto legame necessario: ad ogni moto corporeo corrisponde un'idea e viceversa. Il corpo è infatti l'aspetto esteriore della mente, mentre la mente è l'aspetto interiore del corpo, e sono l'espressione di uno stato esistenziale che può essere fisiologico o psicologico. La correlazione tra mente e corpo è consentita dall'ordine unitario dell'essere, ossia dalla Sostnza, il Deus sive Natura.

Di conseguenza questa sorta di parallelismo tra psiche e corpo implica un monismo metafisico che percepisce il pensiero e l'estensione come due attributi diversi di una stessa Sostanza. L'ordine delle cose corrisponde così all'ordine delle idee, garantendo la validità della nostra conoscenza adeguata, che sa riprodurre l'ordine oggettivo delle cose.


Etica


L'analisi geometrica dell'uomo


Alla base dell'etica, intesa come ars vivendi, vi è la naturalità dell'uomo, ossia la convinzione che la specie umana sia sottoposta alle leggi dell'universo. Così facendo Spinoza aveva distolto l'uomo dalla sua prerogativa di essere "privilegiato".

Le azioni umane vengono concepite come casi particolari di leggi universali e possono così essere studiate attraverso l'obiettività della matematica. Spinoza costruisce così una geometria delle emozioni individuando le leggi che regolano la condotta umana e studiando la schiavitù e la libertà dell'uomo.








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