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Ficino - Pico della mirandola

filosofia




Ficino

Marsilio Ficino (1433-1499) fu il maggior esponente della filosofia platonica, studiò, infatti, nell'accademia platonica fondata da Cosimo De Medici nel 1462, e la sua tesi filosofica è puntat 222f59c a soprattutto su una concezione animistica dell'universo. Il suo pensiero è accompagnato da una concezione neoplatonica dell'universo, ed è infatti secondo Ficino la realtà metafisica composta da 5 ipostasi, quindi da una gerarchia, che deve avvicinarsi a Dio: Dio -natura angelica -anima -qualità -corpo. Questa creazione procede dall'interno, cosicché Dio si manifesta attraverso io mondo e nel mondo.

La natura ha una sua spiritualità, infatti, hanno un'anima sia i 4elementi naturali, che le sfere celesti, ma anche gli animali; i corpi inanimati invece hanno anch'essi un'anima che però è solo il riflesso di quella dell'universo; naturalmente l'anima dell'universo non sarà dello stesso grado di quella dell'uomo, ma a differenza avrà un grado meno elevato.

Queste anime sono poi la mediazione tra i vari ordini e formano insieme un unico principio, cosicché l'universo ci appare, secondo Ficino, come un'unità creata da Dio, e dall'intelletto (visione organicistica).



L'anima è quindi fondamentale nel pensiero ficiniano, perché questa è la terza essenza e quindi il centro dell'essere, cioè il punto d'unione tra spiritualità e materia. L'anima / Copula Mundi (perché si trova tra elementi eterni e temporali) è sia divisibile (si diffonde nel corpo) e sia indivisibile (semplice ed intera); è immortale, domina il corpo e produce modelli e ragionamenti. L'amore, concetto ripreso da Platone  che però lo intendeva solo come mezzo per arrivare a Dio, è per Ficino anche il mezzo per la spiritualizzazione della natura e del corpo; è quindi questo che permette di raggiungere sia il mondo superiore, che quello inferiore (uomo cerca di raggiungere Dio e viceversa) e ciò che lega questi due gradi dell'essere è il bene. Con tale concezione animistica questo filosofo rivaluta anche l'astrologia e la magia.


Pico della mirandola

Nasce nel 1463 e muore nel 1494 il suo progetto si basa sulla conciliazione tra fede e le diverse filosofie; vuol anche poter dimostrare la similitudine tra il pensiero platonico e quello aristotelico, che erano stati già inquadrati da altri filosofi, ma le loro affermazioni non erano mai state dimostrate. Secondo Mirandola questi due grandi filosofi sono uniti da pareri contro alcuni filosofi. Nel Discorso sulla dignità dell'uomo afferma che l'uomo, a differenza dell'animale che è istintivo, è per lo più razionale ed è l'artefice del suo destino; può anche dominare le passioni e proseguire la conoscenza. Seguendo poi la concezione neoplatonica e stoica, se non che ermetica ed affiancata dalla magia, Mirandola ritiene che l'uomo sia un microcosmo (affiancato al macrocosmo, in altre parole l'universo che ha una sua anima= tale concezione la ritroviamo nel Timeo di Platone) in cui si riflette sia il mondo inferiore (materiale e animale) che quello superiore (spirituale e razionale). La magia studia poi la realtà fenomenica e coglie le strutture numeriche delle cose.

La cabala è una corrente mistica ebraica, a cui Mirandola si rifà, perché questa interpreta i significati più nascosti della Bibbia, ma anche del Torah; questa cerca poi di approfondire i rapporti esistenti tra Dio e il mondo.


Leonardo da Vinci

Simbolo dell'uomo rinascimentale, Da Vinci (1452-1519) lavora nella bottega del Verrocchio a Firenze, per poi trasferirsi a Milano da Ludovico il Moro per il quale lavora come architetto e ingegnere; la sua attività si svolge quindi per un certo periodo tra Firenze e Milano, poi però viene chiamato dal re Luigi XII (in Francia) ed anche dal papa Leone X (a Roma).

Una nuova cultura delle botteghe è presente in quel periodo dove la scienza (conoscenza scientifica) e la manualità (esperienza), fornite dalle botteghe, erano in stretto rapporto tra loro, perché l'una senza l'altra non poteva dare un insegnamento completo. Secondo Leonardo la meccanica racchiudeva questi aspetti.

Leonardo studia il movimento dei solidi, liquidi, animali; il fenomeno della visione; il funzionamento del cuore; la meccanica del volo e la storia della terra. Secondo lui il mondo era animato e in esso c'era un ordine, nel quale l'attività umana era guidata dalla ragione.

Era fondamentale la pittura, perché questa a differenza della poesia, riguardava strettamente la natura e quindi si avvicinava a Dio, mentre la poesia era composta da parole che erano opera dell'uomo, e poi questa doveva avere un interprete, mentre la pittura no. La realtà quindi era svelata dalla prospettiva, uso dei colori e della luce, e soprattutto dall'anatomia; fondamentale anche il disegno tecnico che aveva una funzione simile (vedere la natura in se e disegnarla in ugual modo). Con Leonardo quindi si attua una sintesi tra scienza ed arte e poesia e tecnica, che in seguito non ritroveremo.


Bruno

Filippo Bruno (1548-1600) entrò giovanissimo nell'ordine dei domenicani e qui fu chiamato Giordano, tutt'oggi ricordato con questo nome; aveva come punto di riferimento Cusano, anche e s'interessò di altri filosofi. Bruno aveva delle idee poco coerenti a quelle della chiesa, e visto come eretico, dovette scappare dall'Italia per rifugiarsi, per poi riscappare a Ginevra, Francia, Inghilterra, Germania; tornato poi in Italia fu processato ed arso vivo. Scrisse 1commedia (Il candelaio), 1opera d'ispirazione platonica, Dialoghi Italiani e 3poemi latini. Grazie ai dialoghi Bruno riesce ad esprimere le proprie idee senza assumersene la responsabilità diretta; i Dialoghi Italiani si possono dividere in 2diversi tipi: metafisici e morali.

Bruno affronta nella Cena delle Ceneri un argomento soggetto ad una stretta opposizione con la chiesa, sulla tesi di Copernico, infatti, applica una discussione filosofica che ritiene l'universo infinito, quindi senza centro. Questo significa che né la Terra e né il Sole sono centro dell'universo, ma anche la concezione dell'uomo viene modificata, così come il rapporto uomo-Dio e il posto dell'uomo nel mondo. Ammettendo che l'universo sia infinito, Bruno sostiene che Dio è allora nell'universo e perciò anche in noi, se dunque si conosce l'uomo e l'universo si potrà raggiungere anche la conoscenza di Dio.

Questa nuova concezione però potrebbe essere contestata dalle tesi religiose, e così Bruno afferma che si deve fare una netta distinzione tra filosofia naturale e discorso morale (la Bibbia).

Dio è poi sia causa sia principio, essendo il creatore del mondo, ma anche principio, perché rimane nel mondo vivificandolo dall'interno (De la causa, principio e uno). Assume poi questo filosofo una concezione panteistica, ovvero opposta a quella neoplatonica che ammetteva l'esistenza di una gerarchia, la quale non era accettata da Bruno, perché secondo lui ogni cosa faceva parte di Dio, e su tale tesi la materia e la forma non potevano essere separate, poiché facevano parte dell'unità della natura.

Nei due dialoghi Lo spaccio della bestia trionfante e degli Eroici Furori Bruno discute la sua tesi sull'infinità dell'universo: nello Spaccio della bestia trionfante, che è diviso a sua volta in 5 dialoghi, si parla del rinnovamento dei valori, dove gli dei devono liberare i cieli dalle bestie che hanno dato il nome alle costellazioni, i valori più importanti sono la verità, l'ozio e la sollecitudine. La verità è rappresentata da una dea che ha due nomi (provvidenza e prudenza: la prima è l'attività di Dio, mentre la seconda è quella dell'uomo che cerca di avvicinarsi alla provvidenza divina); l'ozio, che era caratteristico dell'età d'oro, deve far posto alla sollecitudine, che a differenza sviluppa la civiltà umana (ricordiamo che avere meno vizi non significa essere più virtuoso). L'uomo (homo faber) infatti, dotato dagli dei dell'intelletto e delle mani può creare altre nature, svolgendo quindi un'attività di lavoro potrà avvicinarsi a Dio, e lavorando sulla natura potrà meglio conoscerLo.

Gli eroici furori sono invece composti da 5dialoghi che commentano poesie (sonetti) con la collaborazione dell'amico Tansillo ed un certo Cicada. In questi dialoghi c'è una tendenza verso Dio (con una forte ansia di ricerca) ed un superamento dei propri limiti; è l'eros che muove l'animo verso singoli esseri, ma anche verso Dio.


Montaigne

Uno dei principali fautori della filosofia rinascimentale francese (1533-1592), la sua principale filosofia riguarda il confronto con il diverso e il piacere d'indagare. Nei Saggi (1582) tratta con estrema accessibilità la problematica sulla natura dell'uomo: l'uomo si considera, infatti, il centro dell'universo e, negando tutto ciò che non comprende, ignora le abilità che gli animali hanno. Così come sottovalutano i selvaggi, che sono invece valorizzati da Montaigne che li ritiene molto più civilizzati degli stessi uomini civilizzati. Questa nuova problematica viene fuori dalle scoperte geografiche che portano un inevitabile confronto con il "diverso", che però sviluppa anche un diverso modo di vedersi (come per esempio Carlo IX si vedeva con gli occhi dei selvaggi in maniera molto ridicola). L'uomo ritenendosi superiore per la sua abilità d'immaginazione e il regolamento di pensieri si sente inevitabilmente superiore, ma Montaigne preferisce la semplicità, piuttosto che la sapienza che porta solamente orgoglio e presunzione.

Un'analisi scettica è invece sul sapere, che non porterebbe né alla salute e tanto meno al nutrimento, ma un piacere che l'uomo detiene. Sostiene poi che la ragione umana non può percepire l'onnipotenza di Dio, perché se ci sono due o più mondi e l'uomo non conosce i loro principi, non potrà nemmeno conoscere Dio. La conoscenza è soggettiva per cui la filosofia non rappresenta una verità in se, ma solo quella che noi stessi ci costruiamo. Tra i filosofi possiamo trarre 3 categorie: chi ha trovato la verità; chi ancora la cerca e chi invece dice che non si può trovare. Montaigne appoggia l'ultima posizione, perché anche il dubbio è un'affermazione; bisogna quindi chiedersi "que sais-je"

La verità in se va dunque ricercata solo nella religione, e non cercare essenze nascoste nella realtà, che invece è così come ci si presenta. La ricerca ha dunque un fine personale, ma il sapere in se porta un peccato d'orgoglio.




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