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Le geometrie non euclidee
Il V postulato
Cinque sono i postulati alla base della geometria euclidea:
Lo stesso Euclide negli Elementi, la sua capitale sistemazione della geometria, evita di usare il V postulato nelle dimostrazioni, ove sia possibile utilizzare solo i primi quattro, ad indicare che, molto probabilmente, ha cercato a lungo di dimostrarlo sulla base degli altri quattro e, non essendoci riuscito, lo ha poi inserito fra gli altri.
Dal V postulato Euclide, nella proposizione 30, ricava il seguente teorema, che è equivalente al postulato ed è stato usato storicamente per i tentativi di dimostrazione dello stesso: Per un punto esterno ad una retta passa una e una sola retta parallela a quella data.
I
primi critici di Euclide (e cosí fino al 1800) cercarono di dimostrare il V
postulato in base ai primi, ritenendolo un punto logicamente debole della
costruzione euclidea, cosí Proclo (410-435 d.C.) che nei sui tentativi giunse
soltanto a sostituirlo con vari postulati equivalenti, e nel Rinascimento
Wallis (1616-1703) dedusse dall'esistenza di figure simili il V postulato:
questo ha una grande importanza, nelle geometrie non euclidee non esistono
figure simili, perché variando le lunghezze variano anche gli angoli (questa
variazione prende il nome di eccesso angolare).
Un grande passo avanti fu fatto dal gesuita italiano Girolamo Saccheri (1667-1773) che cercò di dimostrare il V postulato a contrariis: partendo dalla negazione del postulato delle parallele si aspettava di trovare qualche contraddizione e quindi la negazione dell'ipotesi.
Individua due ipotesi alternative al V postulato:
Ne dà poi due confutazioni errate, ma rimane la grandissima importanza d'essere stato il primo a tentare la via delle geometrie non euclidee.
Solo nel 1800 Gauss, Lobacevskij e Bolyai, indipendentemente
l'uno dagli altri, dettero una sistemazione rigorosa dell'ipotesi degli angoli
acuti: la geometria iperbolica.
Secondo questo tipo di geometria una retta ammette piú d'una parallela passante
per un punto esterno alla retta stessa. Per comprendere questo tipo di
geometria si è fatto inizialmente ricorso ad una ridefinizione delle primitive
geometriche: se si definisce piano l'area interna ad un'ellisse e retta una
qualsiasi corda di quest'ellisse si può intuire facilmente l'esistenza di
infinite parallele passanti per un punto.
Il matematico tedesco Riemann rivoluzionò il concetto di
geometria. Per Riemann geometria è lo studio di insiemi di ennuple ordinate che
vengono raggruppati secondo certe regole; non è quindi vincolato ad uno spazio
fisico, come pretendeva la geometria euclidea, definita come a priori da
Kant nella Critica della ragion pura.
Oltre a questo elaborò la geometria delle superfici a curvatura positiva che fu poi adottata da Einstein per descrivere piú semplicemente lo spazio-tempo: secondo la teoria generale della relatività non esiste una forza di gravità, ma è la massa che incurva lo spazio-tempo, mentre i corpi, che a noi sembrano deviare, seguono la linea piú breve nello spazio-tempo curvo: una geodetica. Se immaginiamo l'universo come una distribuzione omogenea di materia in moto reciproco relativamente lento, possiamo dedurre che la curvatura dello spazio-tempo sia costante in ogni suo punto e che quindi, esso deve assumere la forma di un'ipersfera (sfera quadridimensionale), come in un piano una linea a curvatura costante positiva dà una circonferenza ed una superficie a curvatura costante positiva dà una sfera.
Da Riemann in poi non si è piú considerata la geometria come descrizione della realtà, ma come semplice interpretazione: non si tratta di scegliere la geometria "vera", ma quella che meglio descrive la realtà. Einstein non ha stabilito che la geometria euclidea non sia "vera", ma solo che adottando quella sferica la teoria della relatività risulta semplificata: la geometria ora è realmente fisica, è diventata cioè un modello interpretativo della natura.
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