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Leon Battista Alberti - Alberti architetto

arte



Leon Battista Alberti: (1406 1472)nato a Genova da famiglia fiorentina, formato a Padova e Bologna, importantissima Roma dove lavora alla corte papale di Nicolò V, si radica nell'universalismo dell'umanesimo romano. Integra i diversi risultati in favore del denominatore "rinascita"; nel 1436 lo sottolinea nel trattato De Pictura. Nel 1452 scrive il De Re Aedificatoria che segue il trattato di Vitruvio e verrà pubblicato dieci anni dopo la morte (1482), e nel 1464 il De Statua; questi trattati saranno un passo che porterà l'artista a diventare intellettuale. Il suo primo trattato è la "Descriptio Urbis R 151f56b omae", guida agli edifici religiosi per i pellegrini.

Alberti architetto: il primo lavoro è al tempio malatestiano, non finito, dove cambia la destinazione d'uso ed esibisce un classicismo di facciata. Burns sostiene che Alberti si è ispirato all'architettura romana colta per la facciata, a quella di servizio per i fianchi. Alberti è un architetto da tavolo che dialoga con il signore palazzo Rucellai (Firenze);il progetto è seguito da Rossellino,  si concentra sulla facciata, divisa in orizzontale (cornicioni marcapiano) e verticale (paraste). Incrocia elementi classici (forma dei portali, tipi di cornici, sovrapposizione degli ordini, tratta dal colosseo e dal teatro Marcello) ad altri elementi di diversa origine (bifore). Santa Maria Novella (Firenze); si concentra sulla facciata, rimasta incompiuta dal 1365; cerca perciò di integrare il vecchio stile con il nuovo. Elementi di raccordo tra la parte inferiore preesistente e la parte superiore nuova sono una fascia a tarsie quadrate, le volute laterali, l'assunzione delle tarsie marmoree ed il recupero dei colori storici. La composizione è modulare, mitigata da sottili asimmetrie.



Paolo Uccello: (1397 1475) allontanatosi da Firenze per lavorare ad affreschi perduti per la basilica di San Marco (1425 1430) al suo ritorno si impadronisce del mezzo prospettico e lo usa per creare illusioni oniriche ed improbabili; negli episodi della battaglia di San Romano, dipinte per Cosimo il Vecchio (1456, Firenze, Galleria degli Uffizi) ogni elemento della mischia, dipinto immobile, è usato per misurare i volumi; ne Le storie di Noè (1447/1448, Firenze, basilica di Santa Maria Novella) vi è grande sperimentazione della prospettiva con trovate originali (la sovrapposizione di due punti di fuga); ne La caccia notturna (1470, Oxford, Ashmolean Museum) la prospettiva acquista valore autonomo e irrazionale, che congela l'azione umana.

Federico di Montefeltro: la cultura umanistica urbinate è caratterizzata da un tono di misura e rigore. Federico, figlio di Guidantonio, succede al fratellastro Oddantonio nel ,1444 a seguito di una congiura. Si presenta come simbolo della vita attiva e della meditazione culturale. Educato a mantova da Vittorino da Feltre, assorbe l'amore per la matematica; alla sua corte si nota la presenza di Alberti, Laurana, Francesco di Giorgio, Piero della Francesca e Luca Pacioli, inoltre chiama maestri spagnoli. Ma questa cultura incentivata soprattutto da duca ne è anche il limite, infatti si bloccherà alla sua morte, nel 1482.

Piero Della Francesca: (1420/1492) nasce a San Sepolcro, ha una formazione essenzialmente fiorentina, compie numerosi viaggi nella penisola, risiede presso Federico tra il 1469 e il 1472. Tratti fondamentali del suo stile: organizzazione prospettica e ritmica, semplificazione geometrica, accordo tra immobilità cerimoniale e verità umana, luce altissima. Battesimo di Cristo (1488/1450, tempera su tavola, Londra, National Gallery); in origine parte di un trittico, vi si leggono in un'interpretazione personale richiami della cultura fiorentina; l'opera è rigorosa a partire dalla sua forma, e la figura di Cristo, la coppa del Battista ed la colomba sono sullo stesso piano assiale senza intenti troppo rigidamente geometrici; l'albero infatti che divide la tavola secondo il rapporto aureo, a valore di cesura più forte. Le tinte si bilanciano, la luce zenitale annulla ombre e contorni. Flagellazione (1450/1460), tempera su tavola, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche; armonia proporzionale affiancata da luminosità che permea la tinte;il senso di arcana fissità è accresciuto da elementi iconografici insoliti. Storie della Vera Croce (1452/1459, Arezzo, Chiesa di San Francesco) gli affreschi sono raggruppati secondo blocchi con contenuti simili o per creare rispondenze simmetriche dal punto di vista compositivo. Fonte principale di narrazione Leggenda Aurea. Il registro con Adorazione del Sacro Legno e Incontro tra Salomone e la regina di Saba ha il ritmo lento della cerimonia liturgica; l'assoluta semplificazione delle forme, le pieghe che cadono a piombo, la concordanza di gesti e spazi conferiscono nobiltà anche agli atti più semplici. Anche le azioni più dinamiche (battaglia tra Eraclio e Cosroe) non sono partecipate dai protagonisti.

Urbino: Federico interviene su Urbino, città medievale arroccata su due colli (vedi Pienza), nel 1445, unendo le fabbriche ducali al castellare, con il palazzotto della Jole. Nel 1460, decide di fare di Urbino sede di rappresentanza e chiama a dirigere i lavori Luciano Laurana, che innesta il palazzo nel tessuto preesistente, con una decorazione sobria tratta dall'antico (capitelli), l'alternarsi di pieni e vuoti, l'isolamento dei singoli lati per mezzo di paraste. La facciata "ad ali" si piega ad L, generando uno slargo chiuso dal duomo, commissionato a Francesco di Giorgio. La fronte dei Torricini, al contrario, non cura l'integrazione con la morfologia dell'abitato, ma ripete con le tre loggie sovrapposte lo schema dell'arco di trionfo. Nel 1472 subentra ai lavori Di Giorgio. Lo spiazzo del Mercatale diviene, grazie ad una rampa elicoidale, punto di sutura tra città, palazzo e territorio.




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