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Da Napoleone ai moti degli anni Venti e Trenta - Il governo del direttorio

storia



Da Napoleone ai moti degli anni Venti e Trenta


Il governo del direttorio


9 termidoro → arresto Robespierre → nuova fase rivoluzione francese, fase termidoriana, che vide una reazione della borghesia benestante alla politica dei giacobini → rimossi da ogni incarico politico e amministrativo → 1794 scioglimento club giacobino.


Si diffuse il fenomeno della gioventù dorata: associazione a volte spontanea altre volte invece organizzata dai controrivoluzionari, giovani benestanti chiamati moscardini, che si riunivano per dare la caccia ai giacobini → Terrore bianco


1795 la Convenzione approvò una nuova costituzione, detta dell'anno III, che fu la più compiuta espressione della politica termidoriana. Nella dichiarazione dei diritti che la apriva s'insistette sulla formula "la legge è uguale per tutti" che non metteva in discussione le diversità sociali; questa costituzione eliminò il suffragio universale favorendo il criterio censitario (limitato ad un certo reddito e età); infine si stabilì una rigorosa divisione dei poteri: legislativo, a un sistema bicamerale rinnovabile ogni anno, e quello esecutivo a un direttorio di 5 membri, uno dei quali doveva essere sostituito ogni anno




Il clima politico rimase però instabile continuamente minacciato da colpi di stato, come la congiura degli eguali →Babeuf, che affermava l'uguaglianza degli uomini e teorizzava un sistema comunista, organizzo nel 1796 una congiura che fallì e che lo portò alla morte. Alla ricerca di un rafforzamento il direttorio decise di attaccare l'Austria su due fronti: Italia e Renaria.


La campagna d'Italia venne affidata nel 1796 al giovane generale Napoleone Bonaparte. Egli si trovo ad agire in un contesto sociale favorevole, infatti molti intellettuali vedevano il paese guida nella lotta contro la tirannia austriaca. Napoleone quindi veniva visto come liberatore portatore di valori come l'uguaglianza e la libertà. Dopo una serie di vittorie fulminee, giunse nello stato pontificio dove costrinse il papa alla resa.


Per il governo del direttorio l'Italia serviva come carta da utilizzare per le trattative di pace e come fonte di guadagno; Napoleone invece agì secondo le proprie ambizioni → aiutò i repubblicani di Modena e Reggio Emilia a costruire la Repubblica Cispadana (al di qua del Po) che poi si uni alla Lombardia formando la Repubblica Cisalpina (al di qua delle alpi). Successivamente portò il suo esercito in territorio austriaco e contemporaneamente dichiarò guerra a Venezia e se ne impadronì. Si arrivò alla pace con l'Austria nel 1797 con il Trattato di Campoformio → negli italiani l'entusiasmo fu sostituito dalla delusione nello scoprire la funzione puramente strategica che Napoleone assegnò all'Italia.


Ratificato l'operato di Napoleone, la maggioranza del direttorio (nel quale la monarchia, che otteneva sempre più consensi, aveva inserito un suo esponente) attuò un colpo di stato → colpo di stato del 18 fruttidoro (1797) → venne assunto un triumvirato che impose leggi eccezionali contro gli oppositori e la libertà di stampa


La Gran Bretagna rimaneva l'unico rivale dei francesi. Ritenuta impraticabile l'ipotesi di un'invasione si progettò la campagna volta a conquistare l'Egitto → avrebbe permesso di controllare i traffici nel mediterraneo escludendo agli inglesi una via per le Indie. La spedizione guidata da bonaparte partì nel 1798 con un seguito di studiosi. L'impresa si rivelo più difficile del previsto→ l'ammiraglio inglese Nelson distrusse la flotta francese. Approfittando delle difficol 939g66j tà in cui si trovava la Francia, l'Inghilterra organizzò la seconda coalizione (Austria, Russia, regno di Napoli e Turchia):

Direttorio invia una spedizione contro il regno di Napoli che da vita alla repubblica partenopea

L'esercito austro-russo scatenò un'offensiva contro la Francia che la costrinse ad abbandonare l'Italia, la Svizzera e la Renaria

Consapevole del fallimento, Napoleone decise di tornare in patria


Le conseguenze che si ebbero furono:

In Italia, restaurazione dei regimi precedenti

Nella repubblica Partenopea si organizzò una rivolta popolare che riportò al potere al famiglia reale

In Francia, il governo fu notevolmente indebolito → serviva una modifica in senso autoritario della costituzione → colpo di stato del 18 brumaio: si diffonde la falsa notizia di un complotto giacobino, il governo viene affidato a tre consoli, tra cui Napoleone era il più potente; vennero costituite due commissioni con l'incarico di elaborare una nuova costituzione → crollo di gran parte dei principi liberali e democratici. Napoleone difese le nuove posizioni acquisite dall'alta borghesia, contro ogni tentativo di radicalizzazione democratica e contro ogni controrivoluzione aristocratica.


L'ascesa di Napoleone: dal consolato all'impero


Napoleone Bonaparte nasce ad Ajaccio in Corsica nel 1769 da una famiglia della piccola nobiltà. Formatosi nelle scuole militari, seppe scegliere le occasioni della travagliata situazione post-rivoluzionaria e percorse una rapida carriera militare e politica. Quando tra i tre ceti dominanti emerse l'esigenza di un governo forte che garantisse l'ordine e la pace, Napoleone apparve l'uomo giusto.


Nel 1799 venne approvata la costituzione dell'anno VIII che rafforzò notevolmente l'esecutivo affidato a un Primo Console, Napoleone → potere esteso a tutti gli ambiti della vita politico amministrativa:

in ambito fiscale e finanziario → furono prese iniziative importanti che consentirono di garantire entrate più sicure allo stato.

Il legame tra alta borghesia e Napoleone si rafforzò anche per i provvedimenti assunti contro le organizzazioni dei lavoratori (es. divieto di sciopero)

La politica napoleonica, nonostante le opposizioni, nel suo complesso venne accolta come unico modo di assicurare alla Francia una ripresa economica e finanziaria.


Capolavoro della riorganizzazione napoleonica è il codice civile (1804) → riprendeva alcuni principi rivoluzionari come eguaglianza giuridica, laicità dello stato, libertà religiosa, etc. mentre rifiutava il principio di eguaglianza sociale.

Nel 1801 stipulo con il papa un concordato con il quale i cattolicesimo veniva riconosciuto come religione della maggioranza dello stato, ma non come chiesa dello stato.


In questi stessi anni Napoleone fu impegnato con la lotta contro la seconda coalizione, la strategia che utilizzò fu → colpire l'Austria per indebolire e isolare l'Inghilterra. 1800 sconfisse gli austriaci a Marengo, stipulando con essi la pace di Lunéville (si riconfermano gli accordi fissati a Campoformio). L'Inghilterra si trovò isolata quando anche la Russia e il Regno di Napoli conclusero a loro volta la pace con la Francia. Dopo lunghe trattative raggiunse anch'essa un accordo → pace di Amiens 1802.


I successi in politica estera rafforzarono il prestigio di Napoleone in patria → consenso necessario per aumentare nuovamente il suo potere: con un plebiscito (dove il popolo è convocato a rispondere a una determinata richiesta) nel 1802 ottiene il consolato a vita (vera e propria dittatura). Dopodichè per dare al suo regime anche una veste monarchica rielaborò la costituzione e nel 1804 fu varata la Costituzione dell'anno XII che conferiva a Napoleone il titolo ereditario di imperatore dei francesi. Per aggiungere poi alla propria autorità anche una sanzione religiosa il 2 dicembre 1804 si fece incoronare dal papa a Notre-Dame, togliendo dalle mani del papa la corona e posandola lui stesso sul suo capo.






L'impero napoleonico


Sin dal 1803 ripresero le ostilità con la Gran Bretagna, al quale all'offensiva di Napoleone rispose organizzando la terza coalizione (insieme a Russia, Austria, Svezia e regno di Napoli).

La flotta francese subì una disastrosa sconfitta ad opera dell'ammiraglio Nelson a Trafalgar. Napoleone risollevò le sorti della Francia sconfiggendo gli schieramenti austrorussi → Austria stipula la pace di Presburgo (cessione territori italiani e tedeschi). Preoccupata di un'egemonia francese in Germania, la Prussia decise di entrare nella quarta coalizione al fianco di Russia e Inghilterra (1806). Ciò non fermò Napoleone che sconfisse i prussiani e i russi → pace di Tilsit


Con la vittoria di Marengo Napoleone ottenne il completo controllo sull'Italia, con la quale si comporto più come un predatore (opere d'arte, etc.). A questo saccheggi osi aggiungevano onerosi tributi che servivano a pagare le spese militari del governo francese. Seguendo la prospettiva imperiale la repubblica cisalpina diventò prima repubblica Italiana e poi Regno d'Italia di cui Napoleone nel 1805 si proclamò re (unificazione vera dell'Italia si verifica solo nel 1861). L'influenza francese sull'Italia consentì di rovesciare finalmente l'antico regime.


L'unico oppositore ancora una volta restava la Gran Bretagna → Napoleone cercò di intervenire attuando un blocco continentale a livello economico 1806 → divieto che imponeva a tutti i paesi europei di commerciare con le isole britanniche. Il blocco fu un fallimento, essi risposero con un contro-blocco che danneggiò l'economia francese , in più vi furono proteste in nome della libertà dei mari e dei commerci. Per far rispettare il blocco Napoleone intraprese una politica di annessioni, che iniziò con la conquista di Portogallo e Spagna. Soprattutto in quest'ultimo vi fu una grande resistenza → crolla il mito di Napoleone liberatore.


Nel 1809 sorse la quinta coalizione sempre proposta dall'Inghilterra e dalla quale gli austriaci uscirono quasi subito subendo una grave sconfitta e pesanti condizioni.


L'impero era fondato su un potere centralizzato e personalistico, che portava in se alcune contraddizioni:

Napoleone aveva combattuto contro l'ancien regime, ma aveva creato una nuova nobiltà di merito a lui fedele

In nome della libertà aveva conquistato l'Europa, saccheggiandola ma contribuendo anche al suo svecchiamento. Fu in età napoleonica che, assieme al codice civile e alle nuove istituzioni, si diffusero le idee della rivoluzione francese.

Intanto aumentava il malcontento per i continuo stato di guerra, le imposte e le difficoltà create dal blocco continentale.


Fra il 1810 e il 1812 l'impero fu all'apogeo. Ma l'intera Europa era ostile alla Francia a causa del blocco continentale: la Russia si ritirò dal blocco e impose dazi alle importazioni francesi (1810). Napoleone prese tempo, poi nel 1812 organizzò una campagna in Russia, che segnò il primo successo dei francesi che riuscirono a entrare a Mosca → i russi si ritirarono incendiando i loro stessi villaggi badando a non lasciare ne ricoveri ne rifornimento ai francesi. Con l'arrivo dell'inverno la mancanza fu insostenibile e nel 1812 ordinò la ritirata, che però fu troppo tardiva → perdite umane enormi e colpo durissimo all'impero.


Gli stati europei formarono la sesta coalizione e inflissero una pesante sconfitta a Napoleone a Lipsia nel 1813, mandando in frantumi l'impero → restaurazione dei legittimi sovrani (in Francia Luigi XVIII di Borbone). Napoleone accetta l'esilio nell'isola d'Elba. Venne convocato un congresso a Vienna per decidere il nuovo assetto europeo. M napoleone non ancora rassegnatosi torna al potere per una breve parentesi (i cento giorni) ma fu sconfitto definitivamente a Waterloo nel 1815. il ritorno all'antico regime era ormai impossibile.




La prima rivoluzione industriale


Tra il 1770 ed il 1870 un insieme di innovazioni mutarono la vita dell'uomo come non accadeva da quando si era trasformato in agricoltore e allevatore. Questo fenomeno ebbe inizio in Inghilterra quando l'agricoltura venne superata, come principale fonte di reddito, dall'industria → trasformazione degli uomini da contadini a operai, rapida crescita delle città, raddoppiamento della popolazione.

Perché proprio in Inghilterra?

rivoluzione inglese profondamente innovato non solo la vita politica ma anche quella economica, consentendo la libera circolazione delle merci

efficiente rete di trasporti, sia strade che canali navigabili

profonda trasformazione della vita nelle campagne → diffusione recinzioni che favori la specializzazione delle produzioni

massa crescente di contadini travasati in città

affermazione coloniale → grande mercato internazionale per vendita dei prodotti

ricca di materie prime (carbone e ferro)

primato nelle più importanti scoperte tecnico-scientifiche


Lo sviluppo degli altri paesi fu il seguente:

Belgio → 1790

Svizzera e Francia → 1830

Germania e Stati Uniti→ 1850

Giappone, Russia e Italia → Metà Ottocento inizio Novecento


Nell'evoluzione della prima rivoluzione industriale si possono riconoscere due momenti principali → il primo periodo dal 1770 al 1830, in cui assistiamo all'espansione della produzione tessile; il secondo periodo dal 1830 e in poi , che fu invece dominato dall'avvento delle ferrovie e la siderurgia. Lo sviluppo del sistema produttivo fu un andamento caratterizzato dalla ciclicità → periodo di espansione, crisi (punto di svolta superiore), depressione, stagnazione, ripresa (punto di svolta inferiore).


Scheda "Il Mondo Nuovo" → p242


L'innovazione tecnologica


La rivoluzione fu resa possibile dall'innovazione tecnologica → aumentò notevolmente la produttività del lavoro umano. Sarebbe però sbagliato pensarla come diretta conseguenza della rivoluzione scientifica. Si possono infatti distinguere due storie differenti:

quella dei tecnici, uomini privi di cultura geniali nelle soluzioni pratiche

quella degli scienziati, dediti a speculazioni teoriche

L'esigenza di risolvere i problemi produttivi determinati dall'utilizzazione delle nuove macchine impose alla scienza e alla tecnica di trovare un quotidiano terreno d'intesa → caso del candeggio (intervento scienziati per attivare le ruote del processo chimico)




Il primo settore che venne trasformato fu quindi quello tessile → dove si verificò una reazione a catena, poiché ogni nuovo macchinario introdotto provocava una "strozzatura" del processo che necessitava una nuova macchina. La sequenza di invenzioni si fa in genere iniziare con la spoletta volante dell'orologiaio Kay che permise di quadruplicare la produttività del telaio tradizionale. La vera svolta si ebbe con l'invenzione dei filatoi idraulici, azionati da ruote installate nei fiumi, che sostituirono quelli azionati manualmente → water frame (produttività centuplicata).


Il concorso delle conoscenze scientifiche fu indispensabile per lo sfruttamento di nuove fonti di energia → passo importante con l'invenzione della macchina a vapore (che utilizzava l'energia cinetica del carbone). La macchina era stata già inventata ma fu ripresa e perfezionata da James Watt nel 1769. L'importanza dell'invenzione derivò dalla sua genericità (poteva essere sfruttata per diversi settori):

nelle attività minerarie, consenti infatti di introdurre aria nelle miniere prosciugare l'acqua dei pozzi

nell'agricoltura, con l'introduzione delle macchine agricole

nei trasporti, con l'avvento della locomotiva e del battello a motore

nell'industria, con la possibilità di situare la fabbrica anche lontano dai corsi d'acqua e quindi nelle città


In Inghilterra i finanziamenti all'industria provennero, in ordine di tempo:

da capitali provenienti dall'agricoltura

dal reinvestimento dei profitti

dalla nascita delle società per azioni (il capitale di un'azienda veniva suddiviso in tante quote, dette azioni, acquistabili da grandi e piccoli risparmiatori) e dalla Borsa

dalle banche e dallo Stato (quando l'avvento di ferrovia e siderurgia richiesero grandi capitali)

Negli altri paesi, per accelerare lo sviluppo industriale, fin dall'inizio vi fu un massiccio intervento di capitali pubblici e privati.


Le risorse umane e la questione sociale


Fondamentale per la rivoluzione industriale fu la diffusione dello spirito industriale, caratterizzato dalla propensione al rischio e da capacità creative e organizzative. Le sue origini sono dibattute:

secondo lo storico Weber esso deriva dalla mentalità protestante calvinista, che intende il successo individuale come espressione della benevolenza divina

altri hanno sottolineato fattori diversi, come il ruolo dell'istruzione o dello della cultura dell'intrapresa formatasi attraverso i secoli di impegno nelle attività commerciali

altri hanno posto in evidenza i ruolo delle minoranze, il cui spirito imprenditoriale è sollecitato dall'essere escluse da forme più garantite di guadagno


La collocazione delle fabbriche nelle città provocò un enorme e rapido incremento della popolazione urbana. In cinquant'anni la popolazione di Londra raddoppiò. In poco tempo vennero costruiti interi quartieri per i lavoratori, che vivevano in condizioni drammatiche. I più importanti politici e teorici si occuparono di tale problema che fu definito questione sociale.


La condizione dei lavoratori nelle fabbriche era drammatica: gli operai lavoravano duramente fino a 16-18 ore al giorno in ambienti insalubri ed erano privi di tutele. Era molto alto l'utilizzo di manodopera femminile e minorile (era normale il lavoro dopo i sei anni), meno costosa e più docile. Gli operai iniziarono cosi a protestare:

all'inizio dell'ottocento si diffuse il luddismo, un momento che esprimeva il proprio malcontento con la distruzione delle macchine ed era formato da operai specializzati che a causa di esse venivano declassati a operai generali o perdevano il lavoro

negli anni Venti e Trenta del XIX secolo sorsero organizzazioni sindacali

Nel giro di alcuni decenni le condizioni dei lavoratori migliorarono.


Agricoltura e demografia


Tra il 1800 e il 1850 anche la produzione agricola crebbe grazie a tre fattori:

l'acquisto da parte dei contadini, liberati dai vincoli feudali, delle terre, con il conseguente aumento delle aree coltivate

l'affermazione di nuove tecniche di coltivazione e di rotazione delle colture → si passo dalla rotazione triennale (si lasciava sempre un campo a riposo "maggese") alla rotazione quadriennale in cui il campo prima lasciato a riposo veniva suddiviso e coltivato (parte per l'alimentazione umana, l'altra coltivata a foraggio per gli animali) + produzione di concimi artificiali

impiego delle macchine agricole, per la mancanza di mano d'opera rispetto alla vastità del terreno (aratro industriale, seminatrice, etc.)

Con la rivoluzione agricola l'immobilità delle campagne venne sconvolta: diminuirono gli addetti all'agricoltura, si diffuse la commercializzazione dei prodotti e la borghesia intervenne in modo imprenditoriale nelle campagne, ricavando profitti impiegabili anche in altri settori.


La rivoluzione industriale determinò il tramonto del regime demografico dell'ancien régime. Dalla metà del settecento vi fu uno straordinario incremento demografico: in un secolo la popolazione europea raddoppiò. Ciò fu dovuto sia alla diminuzione del tasso di mortalità (progressi igienici e sanitari) sia al prolungamento della vita media. La crescita non fu omogenea:

in Inghilterra ci fu anche un aumento delle nascite

in Francia vi fu una crescita lenta e costante

negli Stati Uniti l'incremento demografico fu dovuto più che altro all'immigrazione


Scheda "Una città idrovora" → p253

Scheda "Il cavallo di ferro" → p254


Il Congresso di Vienna


Sconfitto Napoleone a Lipsia (1814) le grandi potenze intendevano restaurare il vecchio sistema politico in vigore → età della restaurazione dal 1815 al 1830. Ma ritornare alla situazione antecedente era impossibile, in quanto la rivoluzione francese aveva profondamente modificato il continente sul piano:

sociale: quasi tutta l'Europa aveva posto fine ai diritti feudali (inclusi i privilegi della nobiltà e del clero)

politico: aveva abbattuto la monarchia assoluta

ideologico: aveva suscitato nuovi ideali come quello di patria e di nazione

militare: aveva rinnovato l'esercito → mobilitazione totale, ovvero arruolamento di tutti gli uomini abili


Occorreva trovare dunque nuove soluzioni che tenessero conto dei cambiamenti irreversibili introdotti → bisognava trovare un compromesso. Venne perciò convocato il Congresso di Vienna (Novembre 1814-Giugno 1815). Il congresso lavorò con profitto e non conobbe interruzioni, infatti giunse alla conclusione prima della definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo. Le principali decisioni furono prese dai ministri esteri di Gran Bretagna, Russia, Prussia e Austria. Tutti gli stati che erano riusciti a sconfiggere Napoleone intendevano approfittare della vittoria per aumentare la loro potenza, fu anche per questo che non fu possibile restaurare semplicemente l'ancien regime → serviva un nuovo assetto internazionale. Gli obbiettivi furono:

Gran Bretagna → equilibrio tra paesi dell'Europa continentale. Infatti L'Inghilterra voleva estendere il proprio impero coloniale senza dover affrontare nuove minacce egemoniche in Europa.

Austria → condivise le proposte britanniche e più voleva rafforzare i suoi domini in Italia e Balcani e costruire una confederazione germanica sotto una presidenza austriaca.

Prussia → consapevole delle proprie debolezze, sosteneva il rafforzamento degli stati confinanti con la Francia, ovvero una sua espansione verso il Reno.

Russia → puntava a estendere la propria influenza verso Occidente sostenendo la possibilità di compensi territoriali per le potenze vincitrici.

Francia → cercò di sfruttare i contrasti tra i vincitori per tornare in una posizione di prestigio in Europa, cercò du limitare l'espansione di Russia, Prussia e Austria appoggiando il progetto di equilibrio britannico.


I criteri che guidarono le potenze furono: il principio di equilibrio, quello di legittimità e quello d'intervento, ignorando quello di nazionalità. Il principio di equilibrio venne utilizzato per ridisegnare la carta geografica, consisteva nel bilanciare la potenza degli stati impedendo che qualcuno di essi affermasse la sua egemonia in Europa; mentre il principio di legittimità venne utilizzato per "legittimare" (legittima in quanto voluta da Dio) la dinastia dei Borboni in Francia. Il principio d'intervento invece si basava sulla possibilità di un paese di intervenire in politica estera per reprimere qualsiasi insurrezione rivoluzionaria.


Per quanto riguarda il nuovo assetto geografico, al posto del Sacro Romano Impero sorse la Confederazione germanica, posseduta dall'Austria. Mentre quasi tutte le altre potenze ebbero vantaggi territoriali, a eccezione della Francia che perse i territori conquistati durante la rivoluzione e Napoleone e l'Inghilterra che però fu libera di espandere i possedimenti coloniali.


In Francia Luigi XVIII tornò sul trono come monarca di diritto divino ma accettò di concedere una carta costituzionale, detta elargita, poiché fu un atto volontario del sovrano; inoltre conservò l'ordinamento amministrativo napoleonico. Gli altri sovrani restaurati invece tentarono di ripristinare il sistema politiconi vigore prima della rivoluzione. In Italia alcuni sovrani scelsero soluzioni moderate, altri smantellarono tutto ciò che restava dell'apparato napoleonico.


In politica estera si scelse un metodo di lavoro basato su frequenti consultazioni, concerto europeo infatti si comune accordo si impegnavano a garantire la pace d'Europa → politica dei congressi, che portò a stipulare tre alleanze:

Santa Alleanza 1815 Austria, Prussia e Russia (per la Gran Bretagna alleanza troppo "mistica")→ i sovrani erano tra loro fratelli, dunque dovevano fornire aiuto reciproco se il loro trono fosse stato in pericolo .

Quadruplice Alleanza 1815 Gran Bretagna, Austria, Prussia e Russia → isolare la Francia.

Quintuplice Alleanza 1818 gran Bretagna, Russia, Austria, Prussia e Francia → estensione alleanza alla Francia.


Restaurazione e Romanticismo



Illuminismo

Romanticismo

Origine del termine

Dal tedesco "rischiaramento → luce prodotta dalla ragione umana



Dall'inglese "romantic" → era usato in maniera dispregiativa nel 600 per quanto riguardava l'aspetto fantasioso dei romanzi cavallereschi. Fra 700 e 800 assume un significato neutro e positivo

Periodo

Anni trenta del 700 → secolo dei lumi

Fine 700 prima meta dell'800

Centro di diffusione

Maggiore centro fu la Francia

Nucleo originario in Germania con il movimento Sturm und Drang

Caratteristiche

Fiducia nella ragione umana

Esaltazione della spontaneità e dei sentimenti

Storia

Storia è considerata il faticoso cammino coronato del progresso che culmina nel presente

Rivalutazione di tutte le epoche storiche

Politica

Dispotismo illuminato e rivoluzione

Tendenza progressista e tendenza conservatrice


La restaurazione fu appoggiata dalla riflessione di alcuni intellettuali:

secondo Edmund Burke → rivoluzione aveva preteso di creare dal nulla uno stato nuovo, applicando i principi astratti dell'illuminismo (che conducevano l'uomo allo smarrimento e a un delirio di onnipotenza), e perciò degenerò. È invece la tradizione il deposito di saggezza di un popolo.


ILLUMINISMO "filosofia barbara e meccanica" perché non riconosce i limiti dell'uomo

↓ Non comprende che

La rivoluzione francese ne è l'applicazione Istituzioni

↓ Sono un prodotto

Pretende di dominare il corso della storia non rispetta la tradizione    della storia →

↓ tradizione

Condurrà al disordine e quindi al terrore e alla tirannide


per Joseph de Maistre la radice di tutti i mali contemporanei è stata la riforma protestante che ha sostituito l'obbedienza con la libertà. Il fondamento vero dell'ordine sociale è invece rappresentato solo dalla chiesa cattolica: con la dottrina dell'ultramontatismo (guardare al di la dei monti → al papa) tornava l'idea medievale dell'unita del potere politico e spirituale nella persona del pontefice.   


Il romanticismo fu una cultura in modo particolare dei giovani intellettuali che vissero tra slanci eroici e malinconia. Contrappose al freddo razionalismo illuminista la spontaneità dei sentimenti, i valori della tradizione e l'amore per la propria nazione.


Politicamente si manifestarono due tendenze opposte: la tendenza conservatrice e reazionaria → che condannò l'illuminismo e la Rivoluzione francese, esaltò il passato, l'assolutismo e l'alleanza trono-altare e fu sostenuta dai teorici della restaurazione; e la tendenza progressista → che ritenne solo il rinnovamento dell'ordine sociale e politico costituisse la risposta adeguata alle nuove esigenze. Ne scaturì la diffusione, nella prima metà dell'ottocento, dell'idea di nazione, del pensiero liberale, democratico e socialista.


L'idea di nazione


Il termine nazione deriva da nascere ed è comparso per la prima volta nel medioevo, stando a rappresentare il luogo di nascita o la corporazione di appartenenza; prese il significato attuale solamente in età romantica → collettività umana unita dalla coscienza dei suoi membri di avere in comune origine, lingua, razza, religione, economia etc.


nazionalismo → non si ferma all'identificazione di un gruppo, ma insiste sull'esaltazione dei requisiti di appartenenza

nazismo → peculiarità di un gruppo superiori a quelle degli altri, negazione dell'altro


Nell'Ottocento i valori che concorsero a formare l'idea di nazione furono quello di uguaglianza, fraternità e libertà, reinterpretati in un'accettazione più ristretta rispetto a quella rivoluzionaria → prospettiva non più cosmopolita (ritiene l'individuo cittadino del mondo), ma nazionale:

Uguaglianza → sono tra loro uguali le persone a cui le vicende della storia hanno attribuito lingua, cultura e tradizioni comuni

Fraternità → fratelli sono coloro che appartengono a una stessa nazione

Libertà → la nazione deve liberarsi dal potere del sovrano assoluto e di quello delle armate straniere


Razza → gruppo con tratti genetici comuni, costanti e ereditari

Etnia → sottolinea tratti fisici + cultura

Patria → luogo di provenienza di un individuo




Vi fu il sovrapporsi dell'idea di nazione allo Stato:

è l'epoca in cui si afferma una coscienza nazionale capace di superare le tradizioni locali e unificare un popolo

contemporaneamente si diffuse il principio rivoluzionario che vedeva nel popolo il fondamento della sovranità dello stato

Lo Stato diviene nazione, cioè unità politica di un popolo. Ma la formazione di uno stato non dipende solamente dall'esistenza di una coscienza nazionale → legata anche allo sviluppo dello scontro politico e dalla forza delle armi (minoranze etniche e antichi popoli suddivisi in più stati).


Liberali e democratici


Nei primi decenni dell'Ottocento tra gli avversari della restaurazione troviamo primo in ordine cronologico il liberalismo → nacque nella battaglia contro l'ancien régime condotta soprattutto nella rivoluzione inglese. L'obiettivo principale dei liberali era quello di affermare il valore della libertà individuale contro i precedenti privilegi.


Dal punto di vista teorico, la prospettiva dell'antico regime si deve al giusnaturalismo moderno (esistenza di un diritto naturale, come ad esempio la libertà, precedente al diritto positivo sancito dalle leggi dello stato e ad esso superiore) → esponente Ugo Grozio.


Il concetto di libertà resta tuttavia ambiguo, secondo il filosofo Norberto Bobbio si distinguono tre definizioni differenti di libertà corrispondenti a tre concezioni dell'uguaglianza: la libertà negativa, la libertà come autonomia e la libertà positiva.

La prima può essere fatta risalire ad autori come Hobbes e Montesquieu ed è propria del liberalismo classico → la libertà consiste nella possibilità di fare ciò che le leggi non impediscono. Ad ogni uomo deve essere riconosciuta una sfera di libertà private su cui non può agire nessun potere. La legge le deve garantire uguali per tutti → uguaglianza giuridica.

Nella seconda concezione, la libertà non consiste nel non essere impediti da norme esterne ma nel darsi una legge in piena autonomia. Ogni uomo deve poter partecipare alla definizione di quelle leggi che regolano i suoi comportamenti → deve esercitare una libertà politica, partecipando alla vita democratica dello stato → diritto politico del voto → uguaglianza politica.

Secondo la concezione positiva della libertà → un uomo è libero se è in grado di praticare le possibilità che la legge gli garantisce → non è sufficiente la garanzia astratta del voto → uguaglianza sociale.

Il pensiero liberale, rifacendosi alla tradizione anglosassone e a Locke e Smith, ha privilegiato la concezione negativa di liberta → consente a ognuno di ricercare la felicità.


Il valore della libertà fu riconosciuto anche dai cattolici liberali → tendenza che giudicò ideali rivoluzionari compatibili con il messaggio cristiano. Riconoscevano il valore della libertà religiosa e la separazione tra Chiesa e Stato.

Il movimento nacque in Francia e poi si diffuse in tutta Europa, rimanendo pero comunque un movimento minoritario, in quanto la Chiesa fu dominata da posizioni intransigenti → che cercavano appoggio dell'assolutismo monarchico e condannavano il liberalismo


Il modello proposto dai liberali per quanto riguarda lo stato:

il potere dello stato è limitato → la costituzione indica con precisione i limiti del potere, in più la garanzia contro i rischi del dispotismo → divisione dei poteri

lo stato garantisce le libertà pubbliche → opinione, espressione, stampa, etc. a tutti i cittadini → uguaglianza giuridica

lo stato no interviene sulla disuguaglianza sociale. Lo stato no deve intervenire nella vita economica (liberismo), non deve cercare di attenuare il contrasto tra ricchi e poveri. Disuguaglianza sociale come conseguenza della disuguaglianza naturale degli uomini → non tutti hanno le stesse capacità ma chiunque può modificare la propria condizione di partenza attraverso l'iniziativa economica o l'istruzione → attraverso i propri meriti

il suffragio non è universale → voto non è un diritto ma è uno strumento attraverso cui si svolge una funzione pubblica. Voto va riconosciuto solo a chi raggiunge un certo livello di ricchezza → suffragio censitario


Il termine democrazia deriva dal greco e significa governo del popolo → regime fondato dalla sovranità popolare → padre di queste idee è Rousseau. La democrazia moderna è rappresentativa o parlamentare ≠ da quella antica che era diretta o assembleare. La critica fondamentale che i democratici mossero ai liberali è che a loro avviso lo stato dovrebbe essenzialmente rappresentare la volontà di tutti i cittadini → uguaglianza politica.


Modello di stato democratico:

suffragio universale

deve garantire l'istruzione necessaria

deve cercare di moderare le ingiustizie sociali → leva soprattutto sugli strumenti fiscali: tasse in proporzione ai redditi


Scheda "Tocqueville, la scoperta della democrazia" → p37-38


I socialisti


Nei decenni che seguirono la rivoluzione industriale il problema più appariscente fu costituito dalle condizioni miserabili e inumane in cui viveva la maggior parte della popolazione → questione sociale

I socialisti  cercarono di rispondere a questi problemi proponendo l'ideale di una società fondata sulla giustizia sociale → distruzione della ricchezza che non condannasse nessuno alla povertà e allo sfruttamento, misero in discussione il diritto di proprietà , proponendo almeno la sua limitazione e criticarono l'individualismo liberale contrapponendogli il valore della solidarietà che doveva unire tutti i lavoratori.




La caratteristica del socialismo inglese fu il riformismo → accettarono gli aspetti fondamentali dell'economia di mercato , ma rivendicarono riforme radicali per attenuarne le conseguenze → Owen in Scozia tentò di mettere in atto i suoi ideali filantropici: rinunciò a parte dei profitti e aumentò i salari, diminuì l'orario di lavoro e costruì un villaggio vicino alla fabbrica. Owen come Smith credeva che l'origine della ricchezza fosse il lavoro. Cercò inoltre di far si che gli scambi avvenissero non attraverso denaro ma attraverso buoni-lavoro che attestavano l'effettiva attività svolta. Fondò anche una banca di scambio, dove venivano depositate merci per essere scambiate. Tutte queste idee si rivelarono però impraticabili , come l'idea di fondare New Harmony, città operaia. Lasciò però una linea guida agli operai per arrivare alla organizzazione di associazioni sindacali a tutela dei loro diritti.


Il socialismo francese fu più utopico e per superare il degrado della società industriale propose:

Claude-Henri conte di Saint-Simon, un governo di tecnici per realizzare una società armoniosa e fondata sui valori del cristianesimo delle origini

Fourier, progetto Armonia → una società divisa in piccoli nuclei economicamente e politicamente autonomi → falansteri dedicati soprattutto a agricoltura e allevamento

Louis Blanc → concorrenza e proprietà privata cause principali della miseria → propose la costruzione di ateliers sociaux, ovvero fabbriche gestite dagli stessi operai con salari dapprima graduati gerarchicamente e poi uguali per tutti → avrebbero poi concorso con le fabbriche private fino a soppiantarle del tutto

Proudhon → distingueva tra la proprietà, tutelata dalla legge, e il possesso legittimato esclusivamente dal lavoro   → anarchia positiva società fondata sull'autogestione economica e politica

Risultato più maturo del socialismo fu l'opera di Karl Marx e Friedrich Engles. Marx grazie al sostegno economico di Engles procedette in un'analisi del sistema capitalistico → 1867 Il Capitale.

Su incarico della lega dei comunisti Marx e Engles scrissero nel 1848 il Manifesto del partito comunista → interpretazione meno utopica del socialismo. Sostengono la dottrina del materialismo storico secondo cui non sono le idee degli uomini a determinare il tipo di società in cui vivono ma è la società a determinare le loro idee. Il filosofo deve spiegare scientificamente il presente e comprendere i senso della storia → socialismo scientifico: analisi della società che individua le contraddizioni e le elimina abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione. ≠ socialismo utopistico: miglioramento attraverso la realizzazione di un prototipo ideale.


Secondo M. e E. la storia della civiltà umana è passata attraverso 4 fasi: la comunità primitiva, il regime di schiavitù, la società feudale e la società capitalistico-borghese. A tutte queste fasi gli uomini non partecipano come individui ma come classe → la storia è dunque la storia della lotta di classe: la classe degli oppressi contrasta gli oppressori e ne abbatte il dominio, passaggio da uno stadio all'altro è dato dallo sviluppo dei mezzi di produzione. La borghesia che aveva abbattuto il regime feudale si trova ora a dover contrastare il proletariato, poiché è lei la detentrice dei mezzi di produzione. Il salario che il proletariato riceve non corrisponde alla ricchezza creata dal loro lavoro, la differenza fra questi due è chiamata plusvalore → rappresenta il profitto capitalista. In quanto l'operaio viene sfruttato per arricchirsi si alinea → alienazione dovuta ad allontanamento dalla propria natura per diventare un semplice mezzo di produzione. Il proletariato allora deve reagire con un'azione rivoluzionaria per porre fine alla divisione della società in classi → comunismo → lo stato, che rappresenta la volontà della classe dominante, è quindi destinato ad estinguersi.  Tutto ciò avviene con una fase intermedia → dittatura rivoluzionaria del proletariato.


Le società segrete


Nell'età della restaurazione il dissenso politico era vietato, così il principale strumento di lotta politica furono le società segrete → forma presa in prestito dalla Massoneria diffusa durante l'età napoleonica. Sul modello della massoneria era la carboneria, che si rifacevano ai somali carbonai e avevano come obiettivo la costituzione liberale; Comuneros (Spagna) o Aldelfi e Filadelfi (Francia e Italia del Nord) → costituzione democratica.


La struttura rigidamente gerarchica e clandestina delle società faceva si che talvolta gli aderenti fossero a conoscenza solo di una parte del programma a secondo del grado che raggiungeva nella società → Sublimi Maestri Perfetti di Filippo Buonarroti: tre gradi: primo grado → costituzione, secondo → repubblica e terzo → rivoluzione sociale. Filippo fu discepolo di Babeuf, a suo avviso la libertà non poteva limitarsi all'ambito politico ma occorreva una rivoluzione sociale che instaurasse il comunismo di Babeuf → risultati non significativi poiché visione troppo lontana dalla società.


Il metodo di lotta generale → insurrezioni, che obbligassero a concedere la costituzione. Accanto alle società segrete progressiste, sorsero società segrete reazionarie di sostegno alle posizioni intransigenti dell'aristocrazia e del clero. Il limite di queste società segrete stette proprio nella segretezza dei programmi e degli iscritti, in più poggiavano su una basa popolare ristretta → fallimento.


Scheda "Il paradiso perduto della massoneria" → p60-61


I moti degli anni Venti


La prima ondata rivoluzionaria prese il via nel 1820 da uno dei paesi dove la restaurazione fu più dura: la Spagna.


Ferdinando VII di Borbone aveva cancellato ogni traccia del periodo napoleonico + grave situazione economica dovuta alle insurrezioni in America Latina. Per risanare il bilancio dello stato, il sovrano tentò la riconquista delle colonie, ma furono proprio le truppe in attesa di essere imbarcate a Cadice per il sud America a dare inizio alla rivolta l'1 gennaio 1820.

Tutte le forze liberali del paese si riunirono in un moto di rivolta → Ferdinando VII fu costretto a ripristinare la Costituzione di Cadice che sarebbe diventata il punto di riferimento dei successici moti.


Dalla Spagna la rivolta dilagò rapidamente, in Portogallo, nel Regno delle Due Sicilie e in Piemonte →dove non si avevano posizioni unitarie: da un lato vi erano aristocratici che speravano che il sovrano concedesse volontariamente la costituzione; e dall'altro giovani aristocratici che puntavano su Carlo Alberto, che aveva simpatie liberali e aveva lasciato intendere di essere favorevole a una costituzione. Mentre gli oppositori cercavano un accordo tra il 9 e il 10 marzo 1821 la guarnigione di stanza a Alessandria insorse → Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo Felice, questo in attesa dal rientro fu sostituito con Carlo Alberto che sotto pressione concesse la Costituzione di Cadice.


Di fronte all'ondata rivoluzionaria l'Europa della restaurazione convocò tre congressi: uno nel 1820, uno nel 1821 e uno nel 1822, in cui Inghilterra, Francia e Russia decisero di intervenire in Spagna e in Italia → principio d'intervento.

Regno di Napoli → ordine riportato dalle truppe austriache

Piemonte → Carlo felice Sconfessò l'operato di Carlo Alberto minacciandolo di privarlo del diritto di successione. Le truppe del re con l'aiuto di quelle austriache sconfissero i rivoltosi

Spagna → Francia scelta per riportare l'ordine, rivoltosi confitti con difficoltà

Portogallo → Repressione attuata dai conservatori inglesi locali


La Grecia era sotto il dominio dell'Impero turco e ne costituiva una parte importante dell'economia. La piccola borghesia commerciale si organizzo nella società segreta Eterìa guidata da Alexandros Ypsilanti. Nel marzo 1821 passarono all'azione con rivolte popolari in vari punti del paese. Confidando sull'aiuto dei russi, da sempre interessati a quei territori, Ypsilanti tentò di penetrare in territorio russo. Lasciato solo dai russi, timorosi delle conseguenze internazionali, subì una pesante sconfitta. La rivolta continuava però con successo nel sud dove nel gennaio 1822 nel Congresso di Epidauro il movimento patriottico proclamò l'indipendenza della Grecia. Negli anni successivi Russia, Francia e Inghliterra intervennero in favore della Grecia sconfiggendo definitivamente l'impero turco → pace di Adrianopoli nel 1829. La corona greca venne data a Ottone I di Baviera.


Anche la Gran Bretagna fu scossa da scontri politici, ai quali però cercò di rispondere accentuando la sua natura liberale → 1824 provvedimento che consente l'organizzazioni di associazioni operaie Trade Unions. La riforma importante però fu quella elettorale del 1823. che aumento da 500.000 a 800.000 gli elettori → voto restava comunque ristretto e vincolato al censo → i democratici si batterono per il suffragio universale presentando la Carta del popolo nel 1839 che presentava oltre 1.250.000 firme → fu più volte respinta dal parlamento.


Scheda "Carlo Alberto, il più inquieto dei Savoia" → p65- 66


I moti degli anni Trenta


Ritornato sul trono, Luigi XVIII aveva concesso una carta costituzionale ispirata al modello inglese e che conservava la legislazione civile e penale napoleonica. Alla morte di Luigi XVIII nel 1824 gli succedette il fratello Carlo X, sostenitore della destra reazionaria (i cui esponenti più intransigenti → ultras). Tentò di riportare da subito l'assolutismo monarchico restringendo le libertà costituzionali concesse dal fratello; restituì privilegi al clero e con la legge del miliardo concesse un indennizzo agli aristocratici per gli espropri durante la rivoluzione. La borghesia liberale manifesto il proprio dissenso conquistando nelle elezioni del 1827 la maggioranza. Il sovrano scelse lo scontro, cosi nel 1830 si convocarono nuove elezioni, ma l'opposizione non fece che rafforzarsi. Carlo X e il ministro Polignac decisero allora di tentare un vero colpo di stato il 25 luglio 1830 emanando 4 ordinanze:

scioglievano la camera eletta

rigido controllo sulla stampa

riducono il voto a 25.000 cittadini

nuove elezioni

Subito dopo gli emendamenti il popolo scese in piazzo contro le truppe regie dal 27 al 29 Luglio. La direzione dell'insurrezione f presto presa in mano dall'alta borghesia e dai liberali moderati, temendo i possibili sviluppi della rivolta. Decisero cosi di offrire la corona a Luigi Filippo d'Orleans, il "re borghese" → orientamenti liberali. In questo modo anche il popolo venne accontentato. Le tre giornate di luglio passarono alla storia come "Tre gloriose" con riferimento all'Inghliterra. Filippo diveniva cosi il "re dei francesi secondo la volontà della nazione" → nuova costituzione più liberale e con maggiori poteri per intervenire sull'operato del re.


Seguendo l'esempi francese in Belgio, che per ragioni di equilibri era stato unito all'Olanda nel Regno dei Paesi Bassi, scoppiò una rivolta indipendentista. Olanda e Belgio presentavano enormi differenze → Belgio era prevalentemente industriale e cattolico; l'Olanda prevalentemente agricola e protestante. Il 25 agosto 1830 scoppiò l'insurrezione di Bruxelles → Olanda chiede aiuto ai paesi del congresso che però si oppongono all'intervento e proclamano il regno del Belgio.


La logica della restaurazione viene abbattuta, in contrapposizione alla Santa Alleanza la Francia proclamò → principio di non intervento.


I moti in Polonia non ebbero conseguenze felici, infatti le grandi potenze timorose di uno scontro con la Russia non intervennero. La Polonia cosi si ritrovò con un regime più rigido del precedente. Falli anche la congiura estense del centro Italia nel 1830 quando Francesco IV d'Este che aveva preso accordi con Ciro Menotti prima dell'insurrezione preso dalla paura fece arrestare Ciro Menotti che poi venne impiccato.


L'indipendenza dell'America Latina


L'America Latina si liberò dal secolare dominio spagnolo e portoghese per cause interne dovute alle tensioni in atto nella società:

minoranza di Creoli, èlite bianca discendente dai conquistatori

maggioranza di Indios e Neri che lavoravano duramente nelle piantagioni

strato intermedio dei Meticci

i creoli monopolizzavano le maggiori ricchezze della regione, ma non controllavano il potere politico che restava nelle mani dei cosiddetti peninsulari spagnoli e portoghesi.

Le cause esterne furono:

declino della potenza commerciale e economica della Spagna e del Portogallo

crisi del sistema della Santa Alleanza

il no deciso degli Stati Uniti a qualunque intrusione europea → dottrina monroe (divieto di colonizzare il territorio americano)

Tra il 1809 e il 1812 scoppiarono le prime rivolte, che quasi ovunque divennero guerre civili. Negli anni venti Argentina, Perù, Paraguay, Brasile (senza guerre civili indipendenza proclamata per prevenirle) e molti altri stati raggiunsero l'indipendenza grazie anche a figure eroiche come Simon Bolìvar e José de San Martin.


Il Sud america si divise in Stati piccoli e indeboliti dalla guerre, svaniva il sogno di Bolivar di dar vita ad una "unione sudamericana"  . Quasi tutti si diedero costituzioni democratico-repubblicane, destinati però a essere abolite da colpi di stato autoritari, il potere infatti era conteso tra caudillos (capi degli eserciti irregolari locali). Poiché l'economia era agricola e rivolta all'esportazione, il continente continuò a dipendere dalle potenze straniere; solo a fine Ottocento, con i regimi autoritari, iniziò l'industrializzazione. La spinta alla modernizzazione generò anche una forte instabilità politica, con un continuo avvicendarsi di rivoluzioni e controrivoluzioni.







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