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Maya

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Maya


Di tutti i popoli precolombiani i Maya furono indubbiamente i più progrediti dal punto di vista intellettuale, tanto da meritarsi il nome di «Greci d'America». Pur ignorando l'uso della ruota e del ferro, diedero vita a una delle più evolute civiltà dell'emisfero occidentale: possedevano una complessa scrittura figurata, avevano elaborato un compiuto sistema numerico, erano pervenuti a 848f55i straordinarie scoperte astronomiche e avevano creato un calendario molto più preciso del nostro; erano mirabili architetti e artisti raffinatissimi. Purtroppo nulla o quasi della loro vasta produzione letteraria, scientifica e storica si è salvato dalle distruzioni seguite alla conquista spagnola e i loro geroglifici (glifi) restano ancora un mistero. Ciò che sappiamo è frutto di ipotesi elaborate sull'interpretazione del ricchissimo patrimonio archeologico, sui dati contenuti negli unici tre manoscritti giunti fino a noi, nei testi scritti dai conquistadores (fondamentale l'opera di Diego de Landa) e sulle notizie rintracciabili nelle tradizioni. Le nostre conoscenze sull'antica civiltà e storia dei Maya sono quindi approssimative, incerte e lacunose. La cronologia dei Maya parte dall'anno 3113 a.C., data d'inizio del loro calendario. Recenti ritrovamenti in Guatemala, culla primitiva della loro civiltà, avvalorano l'ipotesi che le prime culture maya siano posteriori o risalgano a poco prima del II millennio a.C. Durante tale epoca, detta protomaya o arcaica o preclassica, appaiono già domesticati le principali piante commestibili e industriali (mais, cotone, gomma, cacao), animali (tacchino) e insetti (api). Le prime tracce di sedentarizzazione sono comunque più tarde e si possono approssimativamente datare intorno agli inizi della nostra era: monumenti funebri, templi, magazzini e mercati, nuclei intorno ai quali si formarono poi città-Stato. Nelle ceramiche si distinguono due periodi successivi: quello più antico o Mamom (nonna) e quello più recente o Chichanel(dissimulatore), durante il quale fu elaborata la scrittura. La più antica suppellettile datata (un vaso rintracciato a Tikal, nel Guatemala settentrionale) risale al 320 d.C.; da tale data si fa iniziare il cosiddetto antico Impero o epoca classica(320-987), l'età di maggior splendore della civiltà maya. L'antico Impero può essere diviso in due periodi: il primo (320-650) si fa coincidere con la diffusione della ceramica Tzakal (i Costruttori); fattori importanti furono l'edificazione di complessi urbani e templi nel distretto guatemalteco del Petén (Uaxactún, Tikal, Naranjo, Tayasal), la lotta per l'egemonia fra le città-Stato, la diffusione dei Maya verso ovest (Chiapas e Tabasco), sud (litorale pacifico) e NE (Yucatán, prima fondazione di Chichén Itzá, da parte del clan Itzá). Il secondo periodo (650-987) si fa coincidere con la diffusione della ceramica Tepeuh (i Conquistatori); si ebbe una notevole espansione della cultura maya soprattutto verso il sud dell'America Centrale prevalentemente a opera dei commercianti- naviganti (i Maya furono, come i Fenici, grandi navigatori e forse i soli dell'America). In tale periodo vennero fondati nuovi complessi urbani e si svilupparono quelli preesistenti: Piedras Negras, Yaxchilán, Palenque, Chankalá, Toniná, Bonampak, Copán, Tzendales, Etzná, Tulum, Coba divennero centri di grande importanza, ricchi di monumenti spettacolari. In tale periodo compare la metallurgia, probabilmente importata dall'area Chibcha, come dimostrerebbe l'identica lega oro-rame (tumbaga) usata.



Inesatto, anche se tale funzione svolsero in epoca più tarda, è designare come «città» i complessi urbani dei Maya. Agricoltori seminomadi quali erano, i Maya non espressero mai, almeno durante il periodo classico, una civiltà urbana nel vero senso della parola e tanto meno un potere politico unitario. Così le loro «città» non furono che centri culturali, commerciali e forse anche politici, mentre la massa della popolazione viveva in comunità rurali isolate sparse all'intorno. Caratteristico fu il costume di abbandonare tali centri in piena efficienza, come Chichén Itzá (abbandonata una prima volta nel 692) e Chakanputún (948). Di tale fenomeno migratorio sono state date varie interpretazioni (epidemie, invasioni, terremoti, rivolte contadine, ecc.), ma nessuna soddisfacente. È comunque certo che la civiltà maya raggiunse il suo apogeo in tale periodo, con scrittura e calendario perfezionati, architettura, scultura e pittura pienamente sviluppate e notevoli opere pubbliche (strade lastricate, grandiosi lavori di canalizzazione delle acque e d'irrigazione). Il cosiddetto nuovo Impero, o secondo Impero o epoca postclassica, si fa iniziare col 987, data della nuova occupazione e ricostruzione di Chichén Itzá da parte dei Maya-Itzá appoggiati dai Toltechi. La genuina civiltà maya ebbe termine intorno alla metà del X sec. quando i bellicosi Toltechi, attraverso il Petén, invasero il paese muovendosi lungo due direttrici, una verso l'attuale Trujillo e una verso Coba. Considerati i distruttori dell'antico Impero, in effetti i Toltechi furono gli artefici dell'unificazione politica delle disperse popolazioni maya. Sotto il loro influsso, i Maya acquistarono non solo i costumi religiosi e guerreschi caratteristici delle civiltà più propriamente messicane (come quello dei sacrifici umani, la venerazione di divinità ofidomorfe e la guerra come metodo di procacciamento delle vittime per le cerimonie propiziatorie), ma costituirono una vera e propria civiltà urbana ed ebbero centri politici unitari. Sede della nuova cultura fu lo Yucatán.

Col nuovo Impero ha inizio l'epoca maya- tolteca, che viene divisa in tre periodi: Puuc (dal nome di un tipo di ceramica e di decorazione), dal 987 al 1194, caratterizzato dall'egemonia di Chichén Itzá, dalla costituzione della cosiddetta «lega di Mayapán» (città fondata nel 941 o nel 987), dalla cacciata dell'aristocrazia Itzá da Chichén Itzá a opera dei Cocom, clan aristocratico di Mayapán. Il secondo periodo, detto anche messicano per il prevalere della nuova aristocrazia maya-tolteca di Mayapán, durò dal 1194 al 1441 e vide l'estendersi dell'egemonia di Mayapán su tutti i centri dello Yucatán settentrionale. Il terzo periodo ha inizio con la distruzione di Mayapán e col progressivo abbandono di gran parte delle città dello Yucatán, le sole ancora abitate; tale periodo fu caratterizzato da una serie di calamità (uragani, pestilenze, vaiolo) e dall'arrivo degli Spagnoli che toccarono la costa settentrionale una prima volta nel 1518. La conquista dei territori maya da parte degli Spagnoli fu lenta: nel 1523, Pedro de Alvarado per ordine di Cortés attraversò le regioni centrali del territorio maya incontrando scarsa resistenza, dato che erano abitate solo da clan nomadi; nel Tabasco si opposero i Maya-Quiché sotto la guida di Tecum-Uman, ma furono battuti presso Xelahuh (Quezaltenango). Nel Guatemala i Maya furono sottoposti a una dura e spietata dominazione ricordata col nome di Xequiquel («sotto il sangue») che cancellò le ultime tracce della loro civiltà. Nello Yucatán la conquista iniziò nel 1527 con la spedizione comandata da Francisco de Montejo; la spedizione tentò, durante otto anni, di assoggettare le città delle regioni settentrionali ma fu duramente decimata. Nel 1542 gli Spagnoli fondarono Mérida e ripresero la conquista dello Yucatán che fu portata a termine nel 1546. Restarono indisturbati fino al 1618 nelle regioni forestali del Petén solo i Maya-Itzá, che dopo il 1194 avevano ricostruito la città di Tayasal; per circa ottant'anni gli Spagnoli tentarono invano l'occupazione di quei territori e solo nel 1697 Martin de Ursma, con un forte contingente di soldati, riuscì a conquistare e a distruggere Tayasal. I vari gruppi Maya si dispersero nelle zone più inaccessibili delle regioni un tempo occupate, tornando a vivere allo stato di agricoltori e cacciatori nomadi.










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