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L'arco - Archi

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Giacomo Malvezzi 2°e

L'arco è un elemento costruttivo fondamentale in architettura, usato singolarmente con funzione portante o decorativa e, insieme alla volta, per coprire lo spazio che separa le pareti, i pilastri o altri supporti e per creare tetti e soffitti. Gli archi e le volte costituirono, fino al XIX secolo, l'unica alternativa possibile all'uso di pilastri e architravi come sostegni di tetti piatti o a trave spiovente.

L'arco è una struttura rigida ad asse curvilineo, con la curvatura rivolta verso l'alto, che collega due punti di sostegno; è presente, reiterato, nelle arcate (formate da una fila di archi e sostenute da archi di rinforzo), nei tetti e nei ponti; può 333h75d anche essere unico, come nell'arco di trionfo. L'originario arco in pietra o mattoni, composto da diversi segmenti (conci) tenuti insieme grazie alle spinte laterali, venne ideato per collegare due sostegni separati da una distanza tale da rendere impossibile la copertura con una trave orizzontale (architrave). A partire dal XIX secolo vennero costruiti anche archi a singola campata in ferro, acciaio e cemento armato.



L'arco in muratura è composto di diverse parti; mura, pilastri o colonne fungono da sostegni; i due punti su cui poggiano le estremità dell'arco sono detti piani d'imposta; le parti vicine all'imposta sono dette reni; i segmenti di pietra che compongono la parte curva dell'arco, tagliati a forma di spicchi, sono detti conci rastremati e quello centrale è detto chiave di volta. Il profilo interno dell'arco (come anche la superficie interiore) si chiama intradosso, quello esterno estradosso; la fascia lavorata che segue il profilo dell'arco e ne costituisce il prospetto si chiama archivolto. Le superfici ai due lati di un arco che si apre in una parete, o fra due archi adiacenti, sono dette pennacchi. Se sulle imposte poggia un architrave, la parte compresa tra questo e l'arco può essere murata: questa superficie prende il nome di timpano ed è spesso riccamente decorata (a rilievo marmoreo, a mosaico, ad affresco).

Fin dalla preistoria era in uso una sorta di arco (detto falso arco) costruito non da conci rastremati bensì da pietre piatte che, a partire dai due sostegni, venivano appoggiate l'una sopra l'altra in modo che ne sporgesse una parte verso il centro: i gradini così ottenuti si avvicinavano tra loro fino a incontrarsi al centro, creando un arco a profilo spezzato. La tecnica costruttiva si affinò poi nel tempo, prevedendo tra l'altro l'uso della malta per tenere uniti gli elementi (pietre o mattoni) modellati in varie fogge. Gli egizi, i babilonesi e i greci usavano generalmente gli archi nelle costruzioni civili (magazzini, fognature); agli assiri si devono i primi palazzi con soffitti ad arco. Gli etruschi utilizzavano gli archi soprattutto nei ponti e nelle porte. Si deve comunque ai romani lo sviluppo su ampia scala di strutture ad arco semicircolari, che trovarono numerose applicazioni in edifici civili quali anfiteatri, palazzi e acquedotti; nell'architettura religiosa era invece in uso il sistema a pilastri e architravi dei templi greci: fra le poche eccezioni degne di rilievo si ricorda il Pantheon, a Roma, con la sua struttura a volta.

Diversa storia e funzione ha l'arco trionfale, a volte erroneamente avvicinato e confuso con la porta della città. L'arco di trionfo era dedicato all'imperatore e al suo esercito vittorioso di ritorno da una campagna bellica: il passaggio sotto l'arco (fornice) costituiva un atto simbolico, una sorta di rituale di purificazione dopo i massacri compiuti in guerra, necessario per potere ritornare nuovamente alle attività "civili" (in origine, per tale cerimonia si usavano due lance piantate nel terreno). L'arco di trionfo assunse a Roma forme monumentali (Arco di Giano, Arco di Costantino), rivestendosi di decorazioni marmoree e rilievi scolpiti. Una volta decaduta la pratica rituale del trionfo, restò nella tradizione architettonica europea come struttura con funzione celebrativa ed esornativa; utilizzato in versioni effimere nelle feste rinascimentali, fu ripreso invece con scrupolo filologico nel Settecento, in pieno neoclassicismo (Arco di Trionfo di Chalgrin a Parigi, Arco del Sempione o della Pace di Luigi Cagnola a Milano).





Archi

La costruzione di un arco (A) richiede una struttura lignea temporanea per sostenere i conci (mattoni o pietre cuneiformi) fino a quando non viene collocata la chiave di volta, o concio centrale. Gli archi sono collegati mediante un'imposta (B), una membratura sporgente all'estremità dell'arco. Le imposte sono usate anche alla congiunzione fra un arco e il capitello di una colonna. L'unione di più archi (C) costituisce una volta a botte. Una serie di volte a botte (D) può dar luogo a un soffitto o tetto ad arcate. Una variante è la volta a crociera (E), ricavata dall'intersezione di due volte a botte.








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