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LA REPUBBLICA
PARIGI, 2 NOV-Nuove violenze nella notte nelle periferie settentrionali di Parigi: auto incendiate e scontri tra bande di ragazzi e poliziotti. Gli agenti hanno risposto al lancio di pietre e vari oggetti con gas lacrimogeni e bombe accecanti. I teppisti hanno anche dato alle fiamme una caserma dei pompieri ad Aulnay-sous-Bois. Le violenze sono iniziate giovedi' a Clichy-sous-Bois dopo la morte di due minorenni, rifugiatisi in una cabina elettrica perché credevano di essere inseguiti dalla polizia.
03 novembre 2005 PARIGI - Zyad e Banou, 17 e 15 anni, sono morti fulminati in una cabina dell'elettricità, dove si erano rifugiati per sfuggire alla polizia. Da giorni sono diventati piccoli martiri dei disordini che infiammano la periferia di Parigi, la cintura di quartieri-ghetto attorno a Saint-Denis, dove sono sepolti i re francesi e dove, nello stadio dei mondiali, la Francia celebrò il sogno effimero della nazionale blanc, black, beur (bianca, nera, maghrebina), simbolo di un'integrazione multietnica di cui, ancora u di na volta, contempla il fallimento. Sono notti di paura e disordini. Migliaia di giovani, figli d'immigrati, urlano i nomi di Zyad e Banou in faccia ai plotoni di polizia, alzano barricate, incendiano auto: centinaia dall'inizio di questa «intifadata» francese, più di ventimila dall'inizio dell'anno, un dato
statistico che esprime più di ogni altra cosa la continuità di un dramma, l'abisso di esclusione, la miscela di rivalsa contro le prediche polverose sull'égalité.
Il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy, con un linguaggio guerriero ha trasformato il disagio delle banlieues in prova di forza. La «tolleranza zero» nei confronti delle bande giovanili e della microcriminalità significa riconquistare i territori perduti della Repubblica, stroncare la deriva dell'estremismo etnico e del fondamentalismo, sedurre strati popolari che in questi deserti sociali vivono nella paura. Ma l'invio di plotoni di polizia, le cariche con lacrimogeni e proiettili di gomma, le decine di arresti e le sue improvvise visite notturne a sirene spiegate con televisioni al seguito hanno avuto l'effetto di un cerino in un pagliaio: con milioni di cittadini in ostaggio.
Il ministro e i poliziotti sono stati presi a fischi e a sassate, la popolazione e diversi sindaci hanno respinto l' «odioso miscuglio» di immigrati e criminali, che fa sentire tutti esclusi, e rivendicano un'identità più dignitosa.
A calmare le acque, più efficaci dei rastrellamenti della polizia, sono stati religiosi musulmani e il rettore della moschea di Parigi. L'accidentale danneggiamento, nei giorni del Ramadan, di una moschea, a causa di un lacrimogeno, poteva innescare altre rivalse in aree dove la popolazione è all'ottanta per cento maghrebina e araba. Agli slogan contro Sarkozy qualche giovane cominciava ad aggiungere «Allah è grande!». Dopo gli incidenti più gravi, a Clichy-sous-Bois, dove sono morti i due adolescenti, la rivolta si è estesa ai comuni vicini. I nomi delle vittime corrono sui cellulari e sui blog, con messaggini e slogan del genere «Ke Dieu benisse la france pck la guerre va commencer» (Che Dio benedica la Francia perché la guerra sta per cominciare). Linguaggi, vestiti, mode, sogni sono gli stessi dei coetanei parigini e della Francia benestante. La differenza è nelle origini, nel colore della pelle, nella percentuale di disoccupazione, abbandono scolastico, soggiorni nei riformatori e nelle galere.
Il livello di tensione è salito, tanto che il primo ministro, Dominique de Villepin, ha convocato d'urgenza un consiglio dei ministri e ha rinviato una visita di Stato in Canada. E Sarkozy ha annullato un viaggio in Oriente. Come avviene da vent'anni, vengono annunciati piani di rinnovo urbano, sussidi di disoccupazione e riaffermazione del principio dell'égalité. È sceso in campo anche Chirac, il quale negli anni Novanta, aveva lanciato il tema della «frattura sociale», promettendo di ascoltare il grido di dolore delle banlieues. «È necessario applicare la legge in uno spirito di dialogo e di rispetto», ha detto il presidente. Il che è suonato come una critica ai metodi di Sarkozy. Ma il ministro non ha fatto passi indietro, rilanciando il tema della legalità e della sicurezza, su cui si decidono le elezioni. Il fantasma di Jean Marie Le Pen è sempre in agguato, pronto a sedurre i ceti popolari che nei quartieri difficili sono costretti a vivere.
«Guerra per bande», titolava ieri Libération, alludendo allo scontro tutto interno alla destra e alla lotta per la successione a Chirac. Adesso, i due rivali, Sarkozy e de Villepin, ricevono delegazioni di giovani e parenti delle vittime. Prove di dialogo fra sordi. Le ricette sono diverse. Sarkozy e de Villepin se le rinfacciano ad ogni occasione di crisi, per esaltare la propria e denunciare il passo falso dell'altro.
11 novembre 2005 - PARIGI -
Le violenze nelle periferie parigine continuano, anche se per la seconda notte
consecutiva non aumentano. E il prefetto della capitale francese adotta misure
eccezionali, in coincidenza con l'anniversario dell'armistizio della prima
guerra mondiale: da domani mattina alle 10 fino alle 8 di domenica saranno
vietati tutti gli assembramenti nelle strade e nei luoghi pubblici.
"Messaggi diffusi da alcuni giorni su Internet e tramite Sms - spiega la
Prefettura - hanno chiamato il 12 novembre ad assembramenti dentro Parigi e ad
'azioni violente' secondo i termini dei loro autori". Il prefetto,
nell'ambito delle procedure dello stato di emergenza deciso dal governo, ha
quindi deciso di vietare ogni tipo di riunione. "Per far rispettare questo
divieto - aggiunge il comunicato - le forze di polizia e gendarmeria già ora
dispiegate nella capitale saranno particolarmente rafforzate e verranno loro
rinnovate le consegne di fermare gli autori di disordini". La violazione
del decreto sarà punibile con il carcere fra otto giorni e due mesi e/o con
un'ammenda di 3.750 euro.
Sono passate due settimane dall'inizio delle violenze e
proprio oggi il ragazzo sopravvissuto al rogo che ha innescato la rivolta ha
ribadito la sue versione al giudice per le indagini preliminari. "La
polizia ci stava inseguendo", ha detto. Inseguiva lui, Muhttin Altun di 17
anni e gli altri due, Zyed e Bouna di 17 e 15 anni. Tutti e tre si sono
nascosti in una cabina elettrica a Clichy-sous-Bois, località della periferia
parigina. Lui ce l'ha fatta, anche se ha riportato ustioni in tutto il corpo,
gli altri due sono rimasti folgorati. Uno dei legali del ragazzo, Jean-Pierre
Mignard, continua a sostenere la tesi della morte accidentale in seguito
all'inseguimento degli agenti di polizia, una versione più volte smentita, in
un'occasione anche dallo stesso Muhttin, durante un primo interrogatorio.
L'episodio è stata la scintilla della guerriglia urbana e queste parole
ribadite oggi potrebbero innescare altre violenze che però nelle ultime ore
sembrano attenuarsi. Non si può ancora parlare di diminuzione degli scontri e
dei danni, ma la scorsa notte, almeno, gli incidenti non sono aumentati. E' di
463 auto incendiate, 201 fermi e sette poliziotti feriti (quattro dei quali a
Lione) il bilancio della nottata. Un incendio probabilmente doloso ha distrutto
un edificio pubblico a sud di Parigi.
La situazione sembra tornare gradualmente sotto controllo,
anche grazie allo stato d'emergenza e al coprifuoco ordinati in una trentina di
sobborghi. La speranza è che il weekend della Festa dell'Armistizio, in cui gli
uffici restano chiusi e le città si svuotano per celebrare la fine della Prima
guerra mondiale (11 novembre 1918), contribuisca a raffreddare gli animi. Il
timore della polizia è che i giovani nordafricani protagonisti della rivolta
delle banlieue vogliano portare la loro protesta violenta dalle periferie al
centro di Parigi. Appelli in questo senso sono stati intercettati sui siti web
e nel traffico degli sms e per questo 2.200 agenti vigileranno sulle cerimonie
in programma da oggi nella capitale. Lo schieramento massiccio di forze di
polizia, 12 mila agenti e gendarmi in tutto, annunciato ieri dal direttore
generale della polizia nazionale Michel Gaudin, sarà mantenuto per tutto il
fine settimana. Ieri in serata il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy,
intervenuto a uno speciale di France 2, ha ribadito la linea dura contro la
"gentaglia", quei teppisti che vogliono far regnare la paura in alcune
città. Il ministro ha parlato anche della vicenda degli otto poliziotti
accusati di aver picchiato un ragazzo inerme e ha ribadito che "saranno
puniti". Sarkozy ha quindi dichiarato che non accetterà "alcun
eccesso da parte delle forze dell'ordine". Intanto è stato confermato il
coprifuoco per i minorenni in cinque dipartimenti intorno a Parigi e altri
sindaci si apprestano a varare il provvedimento, che talvolta è esteso anche ai
maggiorenni. Il prefetto della capitale ha inoltre vietato la vendita e il trasporto
al dettaglio di carburante a Parigi, un divieto già in vigore nelle periferie.
WIKIPEDIA
Non è chiaro se i tre ragazzi fossero realmente
inseguiti dalla polizia. Questa è la versione fornita dal pubblico ministero
locale François Molins, e del ministro Sarkozy, i quali sostengono che i
teenagers morti non sono stati "fisicamente inseguiti" dalla polizia.
Alcuni giornalisti australiani tuttavia dichiarano: "Malgrado la smentita
della polizia francese, gli amici dei ragazzi morti affermano di essere stati
inseguiti dalle forze dell'ordine dopo essere stati accusati senza motivo di
furto e spaventati dalla possibilità di essere sottoposti ad un
'interrogatorio'".
Nella notte di sabato 29 ottobre, sono stati utilizzati gas lacrimogeni nella
Moschea di Bousquets, che in quel momento era gremita di mussulmani raccolti in
preghiera per celebrare la festa di Lyalat al-Qadr, la sacra notte del Ramadan.
Nel frattempo, Sarkozy (capo della polizia nazionale francese e probabilmente
il candidato favorito alle elezioni presidenziali del 2007) ha promesso
solennemente ai suoi connazionali che si sbarazzerà dei "rifiuti" e
delle "canaglie". Il 20 Giugno 2005 Sarkozy aveva anche affermato di
voler "ripulire" i sobborghi con un "Karcher" (in altre
parole vorrebbe eliminare con gli idranti coloro avessero avuto un ruolo
nell'esasperare eventuali ribelli). Dopo essere venuti a conoscenza di tali
dichiarazioni, i parenti dei ragazzi morti hanno rifiutato un'incontro con
l'inflessibile ministro conservatore, scegliendo invece di incontrare il primo
ministro francese Dominique de Villepin. La morte dei ragazzi, l'uso dei
lacrimogeni nella moschea e le dichiarazioni della polizia, hanno gettato
benzina sul fuoco di tensioni latenti già da molto tempo. Secondo l'Associated
Press le tensioni erano dovute alla frustrazione vissuta dai manifestanti a
causa dell'alto tasso di disoccupazione e i continui e insistenti interventi
della polizia nell'area. Uno dei manifestanti ha affermato che "ormai
siamo tutti uniti per dire che ne abbiamo abbastanza, siamo stufi, non ne
possiamo più", e che , "ormai viviamo in un ghetto. Tutti vivono
nella paura". Una buona parte dei ribelli che abita nelle banlieu francesi
sono di origine Nord Africana, un elemento razziale e religioso che
contribuisce ad aumentare ulteriormente la tensione sociale e la frustrazione.
Per fare solo un esempio bottiglie incendiarie sono state lanciate sui muri di
una sinagoga e tre chiese cattoliche sono state attaccate con bombe molotov.
Viene spontaneo chiedersi quale sarà la risposta della comunità ebraica
francese, i cui membri evitano di indossare simboli ebraici a causa del forte
aumento di attacchi da parte di giovani mussulmani.
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