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RECENSIONE DI "TONIO KRÖGER" DI THOMAS MANN

tedesco





Breve riassunto mi è difficile fare un riassunto di questo libro, in quanto non vi è presente una vera e propria storia, non sono narrati i viaggi o le imprese di Tonio Kröger (o meglio, i viaggi sono narrati, ma non hanno alcuna importanza se non dal punto di vista simbolico: allontanamento dal luogo natale; creazione di una vita distaccata dalla sua precedente in un altro luogo; ricongiunzione prima con i luoghi dove ha trascorso i giorni della sua fanciullezza, che Tonio trova cambiati da un certo aspetto, ciò che c'era anni prima ora non c'è più, ma che da un altro rivede immutati, come se non fossero trascorsi che pochi giorni, e poi con i suoi amici d'infanzia, che ritrova non nella sua città natale, ma in una città della Danimarca, in una stazione balneare in cui si era recato per una vacanza), ma il racconto si svolge interamente nella mente del protagonista, se ne vede l'evoluzione dall'infanzia alla maturità; non vi sono descrizioni di paesaggi, ma le stesse sensazioni che queste avrebbero potuto suscitare nei lettori sono rese altrettanto bene attraverso la narrazione dei pensieri di Tonio, prima ragazzo e poi uomo, ma sempre con lo stesso carattere introverso. Un efficace sunto del libro potrà dunque essere reso attraverso la descrizione dei personaggi e in particolare del protagonista.



RECENSIONE DI "TONIO KRÖGER" DI THOMAS MANN


"La Letteratura non è affatto un mestiere, ma una maledizione. Quando inizia a pesare questa maledizione? Presto, tremendamente presto." Sui banchi di scuola Tonio Kröger inizia a percepire un qualcosa che lo rende unico, eccezionale, superiore rispetto ai sui compagni. Persino il nome testimonia la sua natura straordinaria, frutto dell'unione di due mondi diversi, poiché Kröger è tipicamente tedesco, nordico mentre Tonio 858d35i richiama il mondo meridionale, latino e mediterraneo.

Durante gli anni dell'adolescenza, però, assieme al suo essere diverso scopre un certo amore per il mondo degli altri, dei borghesi, dei normali, mondo rappresentato dall'amico Hans Hansen. Tonio ama, e invidia, la sua normalità sana e non problematica, la purezza nordica dei suo occhi azzurri, il suo modo tranquillo e fiducioso di affrontare la vita.

Hans però non capisce Tonio, e lo esclude dalle proprie attenzioni, così come lo rifiuta Hinge, la ragazza di cui Tonio si innamora. Emblematico è l'episodio della lezione di ballo. Tonio, immerso nei suoi pensieri, si perde e, finito nel moulinet des dames, viene deriso ed escluso da tutti i presenti. E' qui che constatando la sua incapacità di muoversi come gli altri capisce l'impossibilità di una vita normale. In breve tempo il padre, al console Kröger, muore e la madre si risposa con un musicista. Tonio è costretto a trasferirsi con la nuova famiglia e, divenuto adulto, vive nelle grandi città del sud.

Lottava soltanto al suo spirito, il suo sapere, la sua arte.

"Poi, col tormento e l'alterigia della conoscenza, venne la solitudine, perché non poteva vedersi nella cerchia degli ingenui, dallo spirito lievemente ottuso e il marchi che egli recava sulla fronte li turbava".

Quindi attraverso l'arte si allontana sempre più dal mondo dei "normali", che tuttavia continua ad esercitare un forte richiamo sul giovane. Confessa questa sua nostalgia per "la normalità", il decoro, la grazia, la vita in quello che ha di deliziosamente comune "a Lisaveta Ivanovne", pittrice, sua amica. Il loro dialogo è intensissimo e tocca tutti gli aspetti del problema di "essere artisti" per Tonio. Poco tempo dopo parte per trascorrere un periodo di vacanza in Danimarca alla ricerca dell'ordine, della semplicità e della bellezza del suo nord.

Durante la tappa a Lubecca, sua città natale, accadono due fatti importanti: prima scopre che la sua vecchia casa è stata trasformata in una biblioteca popolare, e poi viene scambiato per un criminale, avvenimento simbolico che ribadisce la condizione di escluso, incompreso e segnato dell'artista. Trascorre quindi alcuni giorni di riposo in una località marittima danese, Aälsgaard. Durante una festa ritrova Hans e Hinge felicemente sposati. Vorrebbe parlare con loro: "Pensò a quel che avrebbe potuto dire: ma non trovò il coraggio di dirlo. Sarebbe andata come sempre: non lo avrebbero capito, avrebbero ascoltato stupiti le sue parole. Perché il loro linguaggio non era il suo linguaggio".

Così la serata si conclude come si era conclusa quella del ballo: "Era rimasto nell'oscurità, soffrendo per loro, biondi, vivi, felici e poi se ne era andato via tutto solo".

Il racconto termina con una lettera a Lisaveta in cui Tonio riconosce e supera il contrasto fra mondo borghese e mondo artistico che lo ha tormentato per tutta la vita, ammettendo la definizione che Lisaveta aveva dato di lui: <<borghese sviato>>.

L'arte, quindi, intesa come malattia, come infermità che impedisce a colui che la possiede di partecipare alla semplice vita borghese, dalla quale però sente di provenire e alla quale sente di aspirare.

L'arte intesa come morte, perché "per essere perfetti creatori bisogna essere morti".

L'arte intesa come eccezionalità che porta all'esclusione e al rifiuto dell'artista da parte degli uomini.

Con "Tonio Kröger" Thomas Mann non ci lascia solamente uno stupendo romanzo di formazione, reso tale da tematiche e pensieri sempre attuali e un affascinante e coinvolgente stile di narrazione; il testo infatti è anche un piccolo autoritratto dello stesso Mann.

Anch'egli nacque a Lubecca, da una famiglia della borghesia commerciale della città, e dopo la morte del padre, completati gli studi, si trasferì a Monaco, luogo dell'incontro tra Lisaveta e Tonio. Viaggio quindi molto in Italia, come presumibilmente fece anche Tonio.

Ma è soprattutto il mondo interiore dell'autore ad emergere nel racconto, e i problemi di ordine psicologico e morale che egli dovette affrontare durante la sua vita, un'eterna lotta tra sentimento borghese e sentimento artistico.



"Vita di Galileo" tratta di una delle opere fondamentali della cultura del nostro secolo, contrassegnata dalle guerre mondiali, dalle lotte dei popoli contro il fascismo, il colonialismo e il neocapitalismo.
Frutto di diverse stesure nate dalle vicende personali e politiche di Brecht, la commedia nasce negli anni che precedono immediatamente la Seconda Guerra Mondiale. "Vita di Galileo" è la drammatizzazione della carriera del grande scienziato toscano a partire dall'invenzione del cannocchiale, alla scoperta dei pianeti di Giove, alla prima condanna del Sant'Uffizio, fino all'ultima vecchiaia che trascorse nel suo domicilio in conseguenza della seconda e definitiva condanna.
La figura di Galileo, lo scienziato che con le sue rivoluzionarie intuizioni, rischia di mettere a repentaglio gli equilibri teologici e sociali del suo tempo e che si piega alla ritrattazione per timore della tortura e per mancanza di vocazione eroica, è la metafora dello scienziato moderno, dell'intellettuale perseguitato dall'inesorabile binomio scienza-fanatismo. Questo è quanto ci racconta Brecht col suo "Galileo". Non tanto la storia di un uomo che lotta tra eroismo e debolezze contro il potere, ma la storia di un problema, delle sue origini materiali e delle ragioni umane e sociali che lo hanno consegnato così nelle nostre mani attraverso i secoli.


Trama: La biografia di Brecht su Galileo è incentrata sul periodo della sua vita in cui era docente a Padova e sugli ultimi anni della sua vita in esilio.

L'inizio del libro, ci mostra un Galileo preso dai suoi insegnamenti, che ha dovuto dare anche privatamente per problemi finanziari, e già in possesso di alcune teorie rivoluzionistiche. Un suo allievo lo informa di un nuovo strumento presente in Olanda; un fodero di cuoio verde con due lenti poste sopra, di cui una concava e una convessa. Dopo alcuni arrangiamenti egli costruì un proprio prototipo e iniziò ad usarlo per i suoi studi. . Subito scoprì che la superficie della luna non è liscia, di conseguenza non è un corpo perfetto costituito di etere. Osserva, anche, alcuni satelliti di Giove, capendo che non tutti i corpi celesti ruotano attorno alla terra. Da qui il passo alla teoria eliocentrica di Copernico fu breve.

Galileo probabilmente era a conoscenza dell'importanza di queste sue scoperte e nonostante il monito del suo assistente Sagredo, egli continuò nelle sue ricerche confidando enormemente nella ragione umana. Sagredo e altri suoi amici, però, non confidavano tanto in questa e prevedevano reazioni contrarie da parte della chiesa e degli altri intellettuali, ancora troppo legati ai dogmi Aristotelici, il quale metteva in dubbio qualsiasi cosa fosse costatata dai sensi.  

Contrariamente a queste previsioni, ebbe successo, prima alla corte medicea e poi a Roma dove le sue teorie furono ufficialmente confermate dal Collegio Romano.

Probabilmente questo iniziale consenso era dato dalla sua presa di posizione, diversa da predecessori del calibro di Giordano Bruno. Galileo, infatti, cercò di porsi al di fuori delle dispute divine sull'immanenza di Dio e altre teorie considerate eretiche. Con lui abbiamo un distacco definitivo tra scienza e filosofia; la scienza si interessa del " come " i fenomeni avvengono, mentre la filosofia del " perché ".

Ma solo alcuni esponenti della chiesa si dimostrarono favorevoli alle sue idee. Ad esempio, ma solo in un primo momento, il cardinale Barberini e poi futuro papa Urbano VIII, e un giovane monaco di nome Fulgenzio.

Galileo capiva, infatti, che gran parte del clero era contrario alle sue teorie e al suo modo di presentarsi, che giudicavano troppo avventato e arrogante: . il signor Galilei è un nemico del genere umano e va trattato di conseguenza. ( Pg 58 rg 32).

Dopo otto anni di silenzio, la presentazione di alcune teorie sulle macchie solari al nuovo papa ( Il cardinale Barberini ), lo incoraggiarono a riprendere le sue ricerche nel campo che gli era stato proibito. Galileo aveva così ripreso la sua attività e nei dieci anni che seguirono, le sue dottrine si diffusero tra il popolo e scrittori satirici e cantastorie commentavano le sue idee.

La situazione che stava vivendo l'Europa cattolica era, però, mutata. La credibilità di Roma e dei suoi alleati stavano diminuendo: la Spagna, nazione leader cattolica, attraversava un periodo di crisi, le sorti della guerra dei trent'anni iniziavano a pendere a favore dei protestanti, la peste e la Riforma avevano ulteriormente ridotto il " gregge cristiano ". Contemporaneamente Galileo pubblicò " Dialogo sui massimi sistemi " dove sostanzialmente sostenne la tesi Copernicana e presentò quella Aristotelica come irrazionale e obsoleta.

Il Papa, a cui lo scienziato aveva garantito di riconoscere nel libro che l'ultima parola spettasse alla fede e non alla ragione, si sentì tradito e optò per la sua condanna.

Galileo, per avere salva la vita, il 22 giugno 1633 rinnegò pubblicamente davanti all'inquisizione la dottrina della rotazione della terra. Questo fu un duro colpo, per lui per i suoi fedeli assistenti e, non va dimenticato, per la scienza.

La scena riprende dieci anni più tardi in un casolare nei dintorni di Firenze, dove lo scienziato vive prigioniero sotto il controllo dei monaci. Qui, un Galileo invecchiato e ormai del tutto cieco, riceve la visita di un distinto signore; si tratta di Andrea che viene a ritrovarlo prima di partire per l'Olanda. Tra i due vi è un colloquio chiarificatore su antichi dissapori nati dopo l'abiurazione.

Andrea capisce la sua scelta, volta anche al beneficio della scienza, ed entra in possesso della copia originale del " Discorso delle nuove scienze ". La scena si chiude al confine con Andrea che molto fortunatamente riesce a superare il confine e il controllo della guardie, in viaggio verso una nuova scienza.



Siddharta trascorreva senza alcuna preoccupazione la sua gioventù, giocando con l' amico Govinda ed imparando la pronuncia dell' Om, la parola suprema e l' atto di respirare con l' anima raccolta. Il cuore dei suoi genitori si riempiva di gioia vedendolo così studioso ed essi vedevano in lui un principe tra i Brahmini; egli, inoltre, era molto stimato dall' amico Govinda che vedeva in lui un futuro luminoso e che desiderava seguirlo per il resto della sua vita.

Così cresceva Siddharta, fino a che cominciò a capire che l' amore dei suoi parenti e dei suoi amici non gli avrebbero dato la felicità eterna, e quindi decise di lasciare la sua città natale per aggregarsi ai Samana e per imparare la loro dottrina.

Tre interi anni Siddharta rimase con i Samana, imparando dai più anziani l' arte del digiuno, della meditazione, dello svuotamento dei pensieri e quella della ricerca del proprio Io. Nonostante questi numerosi insegnamenti, però, Siddharta non riusciva a soddisfare la sua sete di sapere e, un giorno, sentendo parlare di un certo Gothama , egli credette di poter "dissetarsi" a questa fonte.

Gothama, il Buddha, diceva di essere riuscito a fermare il suo ciclo di rinascite, e allora, Siddharta ed il suo amico di infanzia lo seguirono nella speranza di riuscire a penetrare nel proprio Io e trovare l' Atman.

Dopo pochi giorni arrivarono alla città di Savathi, dove tutti conoscevano il Buddha, e incontrarono il Sublime e tutti i suoi seguaci. Essi erano tutti in tonaca gialla ed ascoltavano in silenzio la dottrina del loro maestro; il giorno seguente Siddharta camminando per il bosco si imbattè proprio nel Gothama e gli parlò.

Anche questa volta Siddharta spiegò la sua convinzione secondo la quale nessuna dottrina può spiegare ciò che è realmente accaduto a Gotham; egli potrà insegnare a vivere rettamente e ad evitare il male, ma mai potrà fare sapere ai suoi discepoli il segreto di quello che è successo a lui. Con queste convinzioni Siddharta riprese il suo viaggio, dividendosi per la prima volta dal suo amico Govinda, che decise di seguire la dottrina del Buddha.

Siddharta il giorno seguente arrivò in un piccolo villaggio dove venne ospitato da una splendida e ricca donna, Kamala, la quale gli disse che per poter ricevere il suo amore doveva comprarsi dei vestiti nuovi.

Per questo motivo Siddharta divenne un rispettato mercante e imparò l' arte dell' amore da Kamala; stando tra il lusso, però, egli imparò ad apprezzare il buon cibo e i numerosi vizi dei più ricchi, che precedentemente, invece, aveva disprezzato.

Quando si rese conto che aveva dimenticato tutte le sue doti di Samana e di Bramino( il digiuno, la meditazione..)Siddharta, si diresse verso il bosco e si sedette ai piedi di un grosso albero, nei pressi del fiume. In un lungo sonno egli fece un sogno in cui si gettava nel fiume per aver dimenticato la sacra dottrina dei Samana, ma alle prese col fiume e in pieno al panico gli ritornò in mente la parola suprema: Om. A questo punto Siddharta si svegliò e capì che stava per fare un grandissimo errore e ritrovò la serenità che aveva perso stando tra gli uomini-bambini (così lui chiamava i ricchi, che vivevano nello sfarzo).

Al suo risveglio Siddharta trovò un monaco che vegliava sul suo sonno e, dopo averci parlato per diversi minuti, riconobbe nel suo volto quello di Govinda.

Il suo amico d' infanzia lo interrogò sulla vita che aveva passato dal loro ultimo colloquio e lui gli raccontò la sua esperienza; dopo si salutarono cordialmente e si lasciarono per una seconda volta.

Ritrovata la sua voglia di sapere, Siddharta decise di rimanere presso il fiume e, così, si fece assumere come apprendista barcaiolo da un anziano signore che lo aveva appena traghettato sull' altra sponda del fiume.

Quest' uomo si chiamava Vasudeva e, da lui, Siddharta imparò, prima di tutto, l' arte del saper ascoltare senza giudicare e poi: a manovrare la barca,a fabbricare un remo, a riparare la barca e ad intrecciare le ceste.

Ma Siddharta imparò soprattutto dal fiume, che aveva imparato ad ascoltare proprio da Vasudeva. Così, passava il tempo e Siddharta che ,ormai cominciava ad avere i primi capelli bianchi, viveva tranquillo ascoltando il fiume e traghettando la gente. Un giorno, però, venne alla sua dimora Kamala con un piccolo bambino, suo figlio. La donna, che Siddharta riconobbe subito era stata morsa da un serpente ed era in fin di vita; ella affidò il figlio a Siddharta che ne era il padre naturale.

Negli anni successivi, però,Siddharta e suo figlio non andavano molto d' accordo e ,infatti, il ragazzo, che ormai era cresciuto, fuggì nella città dove potè ritrovare i lussi che aveva lasciato prima della morte della madre. Siddharta dopo averlo cercato per diverso tempo, capì che doveva lasciarlo andare, come anche suo padre aveva fatto quando lui era giovane.

Tempo dopo, Govinda andò a trovare Siddharta, avendone sentito parlare da altri monaci e lo incontrò presso le rive del fiume.

Siddharta gli raccontò delle sue esperienze e gli disse che non poteva spiegargli le sue senzazioni, come con non si poteva divulgare una dottrina solo a paole.





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