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Un ateniese non adora un re
Tissaphernes regen Artaxersen prodiderat; quod quisque ministrorum, non rex animadvertebat. Tum Pharanabazus, satraper Ioniea et Lydiae IDEMQUE regis gener et propinquus, Cononem ad rege 848j97i m misit qui Tissaphernem accusaret. Ille, primum, Persarum more, ad QUENDAM, qui secundum gradum imperii tenebat, accessit. Huic ille : "Nulla - inquit - mora est, sed tu utrumlibet elige: EA QUAE cogitas aut verbis apud regem expone aut per littera age. Unum hoc repute: SI QUIS in regis conspectum deducrus est, ad pedes eius se prosternere debet; quod si tibi grave est, ad regem scribe exponens quomodo res se habeat". Tum Conon respondit: " Suum QUISQUE populus honorem tribuat; ego civitatis meae consuetudinem servabo; barbarorum enim uniusciusque generis mos civem Atheniensem perturbat". Itaque ille quae cogitabat regi litteris nuntiavit.
Tissaferne aveva nominato Artaserse, il re non biasimava ciò a ciascuno dei ministri. Allora Farnabazo satrapo della Ionia e della Libia, e anche genero e parente del re, mandò al re Conone che accusò Tissaferne. Quello si avvicinò da prima, per abitudini dei Persiani, a qualcuno che aveva il seguente grado di potere. Quello disse a questo: " nessuna cosa è stolta, ma tu scegli qualcuno dei due, esponi al re le cose che pensi facendolo con parole o con lettere . considera solo questo: se qualcuno è stato dimesso al cospetto del re, deve prostrarsi ai suoi piedi; se ciò ti è insopportabile scrive al re esponendo in che modo si hanno le cose". Allora Conone rispose: " ciascun popolo attribuisce il suo onore; io rispetto l'usanza della mia cittadinanza; infatti l'usanza di ciascuno del popolo dei barbari turba il cittadino ateniese". Perciò quello che pensava lo annunciò al re nelle lettere.
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