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QUINTILIANO - INSTITUTIO ORATORIA

latino



QUINTILIANO

Quintiliano è l'intellettuale tipico dell'età dei Flavi (Vespasiano, Tito, Domiziano). Marco Fabio Quintiliano nacque a Kalagunis nel 35 d.C. il padre era un retor e lo fece studiare a Roma con Reumo Palemare, Domizio Afro e Servilio Noniano. In Spagna fu maestro di retorica, e nel 68 d.C. l'imperatore Galba lo condusse con sé a Roma; qui si dedica all'insegnamento della retorica. Il suo ruolo e la sua fama si accrescono con Vespasiano che lo stipendia con 100 mila sesterzi per il suo insegnamento di retorica (è il primo intellettuale stipendiato). Numerosi giovani frequentavano la sua scuola (anche Plinio il Giovane). Esercitò anche la professione di avvocato, ma di questo abbiamo poche notizie. Alla fortuna in ambito della sfera pubblica, dovette anteporre delle sventure personali: perse la moglie giovane e due figli; fece una vita solitaria e morì nel 96 quasi contemporaneamente a Domiziano, che gli aveva affidato l'educazione dei nipoti.

La sua PRODUZIONE LETTERARIA  non è ampia, poche cose ci sono pervenute. Sono andate perdute le sue orazioni da avvocato, libri di arte retorica, alcuni sono appunti e una trattato "de censes".

CORRUPTE ELOQUENTIA: dibatteva un problema importante: la crisi dell'eloquenza (che aveva già trattato Petronio nel 15 libro del Satiricon).; Quintiliano parla di questa crisi anche nell'Institutio Oratoria. (la crisi è dovuta a scadenze e alla mancata riforma dell'insegnamento).



INSTITUTIO ORATORIA: 12 libri quasi tutti rivolti all'educazione.

In questi anni c'era una grande crisi dell'eloquenza, che non era più usata al foro e al senato, ma solo nelle scuole di declamazione. Quintiliano volle reagire a questo clima e tentare una rifondazione retorica, ma si limita a riproporre quella ciceroniana, il modello più adatto per il momento storico.  Ma capì che non bastava imitare le clausole per riprodurre Cicerone, non bisognava solo copiare, ma recuperare il modello con lo studio e con l'analisi letteraria. Riguardo a questo dibattito affermava il primato della retorica sulla filosofia. Le filosofia quindi sono giudicate in negativo, perché non si occupano dello stile e non conciliano le teoria con la vita pratica (ad esempio Seneca). nel tentativo di restaurare il clima culturale, Quintiliano si rese conto di avere in Seneca un avversario, pensava che fosse l'intellettuale di un tipo di cultura da abbattere per la nascita della nuova cultura. Si lamenta dei giovani soggiogati dai difetti di Seneca, anche se gli riconosce alcuni meriti (ne parla in un passo dell'institutio oratoria): moltissimo studio ed ampia educazione. Secondo Quintiliano Cicerone doveva essere il modello ideale per i giovani. Nella formazione filosofica e oratoria Quintiliano era più propenso a tornare al modello dell'oratore catoniano e alla formula del VIR BONUS DICENDI PERITUS.

La sua opera più importante è l'INSTITUTIO ORATORIA: formata da 12 libri e dedicata a Vittorio Macello, funzionario di Domiziano. L'opera tratta la questione dell'educazione del bimbo fino all'intellettuale in età adulta. Per Quintiliano l'eloquenza non significa solo tecnica, ma coincide con l'arte di scrivere e fare coltura: FINE PEDAGOGICO. Il TITOLO stesso viene da "insituire", educare, denota il gusto per la SUMMA, enciclopedia che racchiuda tutto il sapere riguardo una singola disciplina. L'opera comincia con la dedica, poi c'è la presentazione e la distribuzione della materia che verrà trattata.

LIBRO: educazione del bambino che apprende con il grammaticus le capacità di parlare e di scrivere.

LIBRO: insegnamento del retore: professore di grado superiore. Si discute l'importanza delle letture e delle esercitazioni sugli scrittori più adatti per acquisire uno stile migliore (premessa).

DAL 3 AL 9 LIBRO: si affronta la vera e propria trattazione dell'ars dicendi: inventio, dispositivo, elocutio; vengono trattati gli stili e l'uso delle facezie, sono presi in esame gli strumenti per l'ORATIO PERFECTA.

LIBRO: c'è una digressione rispetto all'argomento del libro precedente: l'oratore si deve nutrire di letture per trasmettere al fanciullo gli insegnamenti. Questo libro è un compendio della storia della letterature romana e greca (è la prima storia della letteratura).

LIBRO: sono trattate le ultime due parti della retorica, cioè la memoria e l'actio.

LIBRO: trattata la figura dell'ORATORE PERFETTO, il vir bonus dicendi peritus, di catoniana memoria.






INSTITUTIO ORATORIA

Opera più importante di Quintiliano: 12 libri che si occupano dell'EDUCAZIONE dal bambino fino all'educazione "universitaria". Nella seconda parte c'è una critica della letteratura latina fino a Quintiliano, un tipo di ENCLICLOPEDIA di un'unica materia che è quella educativa; contiene una PROPOSTA DI RESTAURAZIONE CULTURALE CICERONIANA, basata sul modello di Cicerone, e di REAZIONE ANTISENECANA. Tutta l'opera è basata su un concetto cardine, che è quello dell'IMITAZIONE che dovrà essere un canone a cui si dovrà rifare obbligatoriamente l'uomo di cultura, anche se Quintiliano è piuttosto flessibile a questo modello a cui si deve rifare l'intellettuale, perché il riferimento al modello non significa che quel modello non possa essere superato: l'allievo può essere superiore al maestro. Quintiliano ha fiducia che ben presto possa nascere un grande oratore che sia capace di gareggiare con i modelli precedenti, quindi con lo stesso Cicerone e addirittura di superarli. C'è non solo il concetto dell'imitazione, ma anche quello dell'EMULAZIONE, cioè andare al di là del modello stesso (gara con il proprio modello). Sembra che il modello scelto da Quintiliano sia Cicerone, considerato come il più grande di tutti gli oratori, perché è riuscito ad adoperare una sintesi tra l'imitazione e l'invenzione (coglie dagli autori del passato tutto quello che era possibile cogliere, il meglio). I primi 2 LIBRI dell'opera sono dedicati soprattutto all'educazione e sviluppano una serie di idee e di teoria pedagogiche che hanno grandissima importanza da una parte perché fanno luce su certe prospettive didattiche che erano tipiche del mondo romano, e dall'altra parte perché sembrano anticipare alcune teorie pedagogiche dei tempi moderni (in alcuni passi l'educatore si spinge a dedicare tempo alla musica, al gioco; è importantissimo insegnare ai bambini tutto tramite il gioco). I bambini secondo quello che ci fa vedere Quintiliano, hanno bisogno di studiare, lo studio deve seguire un percorso costante fino alla maturità, addirittura dopo la maturità (diventavano maggiorenni a 17 anni quando indossavano la toga virilis): IMPORTANZA per i GIOVANI di apprendere tramite uno STUDIO COSTANTE, approfondito, seguito in varia maniera; questo studio soprattutto ai livello dei BAMBINI più piccoli avveniva attraverso il GIOCO; Quintiliano valuta positivamente questo gioco, a patto che non degeneri nell'ozio: devono essere giochi che spingono il fanciullo ad imparare dal punto di vista intellettiva, ma anche dal punto di vista motorio (devono comprendere il corpo a 360 gradi): comprendono sia la mente che la manualità. Il GIOCO deve essere UTILE (perché tramite esso si impara) e PIACEVOLE (perché altrimenti si perderebbe il gusto di imparare): ogni insegnamento è rapportato all'età in modo che non si perda il gusto di studiare e di imparare. Un'altra questione interessante, oltre a quella del saper insegnare e del saper apprendere, è l'ANALISI DEL RAPPORTO TRA IL MAESTRO E L'ALLIEVO; Quintiliano è lontano da certe teorie pedagogiche recenti, che vedono nello scolaro il fulcro delle strategie del progetto educativo, a cui la funzione del docente è subordinata. Secondo Quintiliano il MAESTRO ha un RUOLO PRIVILEGIATO perché deve mostrare verso l'allievo un atteggiamento che è tipico del padre: il maestro deve essere EDUCATORE E PADRE, evitando il permissivismo e l'autoritarismo. L'interesse di Quintiliano si appunta anche su un altro problema, quello della SCUOLA: deve essere PUBBLICA (comune per tutti) o PRIVATA (ogni ragazzo deve avere un precettore che lo segue)? Per la prima volta nel corso della Storia si arriva al primo professore pubblico e stipendiato della storia (che è appunto Quintiliano), c'è l'istituzione di una scuola pubblica; prima la scuola era privata, ci potevano essere le famiglie ricche con precettori privati, le famiglie più povere avevano un precettore che istituiva una propria scuola che veniva pagato dai genitori, ma c'era un alto tasso di analfabetismo; per la prima volta con Quintiliano, Vespasiano fonda un SCUOLA A LIVELLO STATALE (potevano ascoltare le lezioni gratuitamente). Quintiliano propende per la SCUOLA PUBBLICA, gli sembra che il rapporto educativo favorisca la SOCIALITA' dello scolaro, l'UNIONE con altri fanciulli della stessa età, permettendo uno scambio interpersonale più forte. L'AMBIENTE FAMILIARE secondo Quintiliano può essere pericoloso perché potrebbe essere troppo permissivo il rapporto educativo (perché sotto il controllo dei genitori il maestro sarebbe limitato nel rimproverare il suo allievo) e favorirebbe il manifestarsi di certi difetti che non potrebbero essere facilmente reperibili in una scuola pubblica (es. paternalismo, nepotismo).

STILE: l'autore denuncia l'AMBIGUITA' DEL SUO PROGRAMMA CULTURARE E REASTAURATORE: il recupero di Cicerone, la polemica contro Seneca, il neo arianesimo, perdono parte della loro credibilità, proprio perché all'interno del modo con cui lui scrive si senti l'influenza di Seneca e si sente l'influenza del neo asianesimo; per esempio le caratteristiche tipiche dello stile di Quintiliano sono le ELLISSI verbali e nominali, la presenza di GRECISMI, le FIGURE RETORICHE FORTI come la metafora, che sono gli strumenti tipici della variatio e della simmetria si Seneca. questo stile comunque è abbastanza variato nel suo interno, non rimane sempre costante, e contribuisce a dare vivacità alla lettura (altrimenti essendo specialistica risulterebbe un po' noiosa.

I LIMITI DELL'OPERA di Quintiliano possono essere colti soprattutto nella mancanza di senso storico che gli impedisce di comprendere le motivazioni di fondo che hanno portato alla crisi dell'eloquenza; nell'ultima parte dell'opera, uno dei temi è appunto il discorso sulla critica alla letteratura del tempo e la critica che riguarda soprattutto la crisi dell'eloquenza (già vista a partire da Petronio). Queste motivazioni sono di ordine sociale e politico e si annidano nella gestione del potere che è autoritaria e liberticida.

Non ebbe molto successo l'opera di Quintiliano e la sua visione del mondo, né presso i contemporanei né presso gli intellettuali delle età successive; nel MEDIOVO quest'opera andò perduta e venne riscoperta nell'UMANESIMO grazie a Poggio Bracciolini; dall'umanesimo in poi Quintiliano è visto come FONDATORE DELLA TRADIZIONE RETORICO-UMANISTICO di stampo ciceroniano ed è stato lodato e osannato a lungo da tutti coloro che si riconoscono in questa tradizione.

CRITICI MODERNI: lo sforzo maggiore di questi è quello di storicizzare l'opera di Quintiliano e di indagare sulla sua figura di nuovo intellettuale, che è vicinissimo al potere (Vespasiano lo aveva molto apprezzato), e di cogliere le sfaccettature del suo ciceronianismo e di avere interpretato questo stile in maniera limitativa e semplicista.




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