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Il senato respinge la proposta di pace di Pirro.
Pirro, il primo nemico d'oltremare, condusse una guerra contro l'esercito di romani in Italia. Infatti dal suo regno delle Pirro, occupato da siti boschi e irti monti, giunse in Puglia con un grande esercito in aiuto dei Tarentini i e sconfisse i romani in una battaglia campale. Ma tuttavia i romani avevano forza d'animo e non c'è dettero alla disperazione ma allestire uno una nuova truppa. In essi accorse di tanta forza di tanto coraggio e mandò Cimeo in senato un uomo di grande eloquenza e astuzia e propose la pace a tranquille condizioni. Il senato verteva già per la pace, ma giunse in curia Appio Claudio, cieco e vecchio, e con suo carisma dissuase dalla pace. I senatori seguirono alle parole di Appio e respinse non è condizioni del re. Allora Pirro portò la sua truppa di Sicilia, contro i Cartaginesi e le disperse i nemici con parecchie battaglie.
I vecchi giudicarono il clima della Germania più avverso del nostro i campi meno fertili, qui -così scrissero infatti nei loro libri - il sole splende più raramente è con una luce più pallida, le notti sono più lunghe fredde, le estati brevissimi, gli inverni più lunghi e avversi che nelle nostre regioni perciò gli abitanti sembravano d'indole più triste e spesso vivevano in una condizione poverissima a causa del freddo assai pungente e fastidioso. Nelle regioni italiane al contrario il clima era serena leggero, l'aria assai salutare per gli uomini e assai adatta raccolto le campagne più fertili; perciò gli abitanti apparivano più felici e vivaci. Ne boschi della Germania vivevano parecchie normali, sconosciuti romani fra i quali Cesare annoverò al citi bisonti. Le alci erano di forme assai simili alle capre, ma poco più grandi e senza corna. Gli uri erano poco più piccoli degli elefanti una possedevano la forma dei tori ma si distinguevano di molto dei nostri buoi per la grandezza delle corna.
Dicono che il poeta Euripide sia nato in povertà; infatti siamo venuti conoscenza dagli antichi scrittori che sua madre vendeva verdure selvatiche per la strada e così procurava il cibo per se è per il figlio. L'oracolo di Apollo aveva predetto a suo padre, che quel ragazzo, quando sarebbe cresciuto, sarebbe stato vincitore nelle gare. Avendo udito questo responso, il padre aveva creduto che il figlio un giorno sarebbe diventato un atleta. Perciò quando il suo fisico si fu rafforzato essi fu esercitato, lo mandò ad Olimpia a gareggiare cogli altri atleti. Ma sappiamo che a causa della sua giovane età , Euripide non fu ammesso alla prima gara e dopo sarebbe uscito vincitore dalla battaglia. Euripide in fu tuttavia un esperto di letteratura e non un atleta. Perciò in seguito di divenne discepolo del fisico naturalista Anassagora e della retorica di Procide e fu seguace di Socrate nella filosofia della morale. Diciannove anni scrisse la prima tragedia. C'è stato tramandato da Filocoro che Euripide scrivesse le sue tragedie in una grotta tetra e ora riga in quanto riteneva che la solitudine fosse perfetta per la concentrazione mentale.
A largo raccontano che una donna, essendo stata occupata la città, fosse rimasta casa senza paura pronta ad opporsi a chiunque potesse entrare. Ma un soldato, purché entra in casa sua per saccheggiare tutte le cose che avesse trovato, variando e nuovi stando di cuore di lana, non vedeva niente, che potesse prendere. Perciò aveva detto alla donna con voce minacciosa che l'avrebbe ucciso se non è avesse consegnato tutto l'ora l'argento che possedeva. Perciò le in disse di aver nascosto tutto in una buca e condusse soldato alla buca nell'orto. E lì, mentre scrutava una buca profonda, la donna velocemente spinse con forza l'uomo che quello cadde nella buca e gli lanciò addosso delle pietre molto grandi. Essendo stata condotta per la sua azione dal comandante dei nemici e la donna fu da lui ammirata per la forza di carattere e fu liberata in colume.
Un tale Stafilo, che era pastore del re Eneo, e che un tempo si occupava del gregge deve aveva notato che una delle capre che pascolavano si allontanava dal gregge e dopo rientrava nello stile più serena. Per scoprire quale fosse la causa di ciò, seguita la capra, la vide vicino alle sponde del fiume Acheloo che mangiava uva da una pianta lontana che anche lui cogliendola mangiava con grandissimo piacere. Poiché era dolce, la schiacciò con la zampa e gustò un prelibato succo spremuto da questa. Ma poiché era troppo denso, Stafilo Mischiò dell'acqua presa dal fiume Acheloo al succo dell'uva. Così si fece un'ottima bevanda.
La sconfitta di varo fu rovinosa, tre legioni col comandante, gli ambasciatori e tutti gli aiuti eliminati. Quando ne venne a conoscenza Augusto istituì servizi di vigilanza per evitare che nascessero tumulti, e diramò l'ordine ai presidi delle province affinché delle persone esperte capaci tenesse a freno i popoli associati. E dedico dei grandi giochi a Giove Otiimo Massimo affinché lo stato si potesse trovare in una situazione migliore: e un fu fatto un ciò durante la guerra contro i Cimbri e i Marri. Che è alla fine lo spaventarono una tal punto che per mesi interi batterà contro muro la testa nella quale aveva lasciato crescere la barba e capelli mentre andava urlando: " Quintilio Varo, ridammi le mie legioni!" e ogni anno trascorse il giorno di quella tragedia in tristezza e in lutto.
Caio Fabrizio fu uno di quegli ambasciatori che erano andati da Pirro a proposito della liberazione degli ostaggi. E dopo che Pirro aveva saputo che il suo nome era grande presso i romani come uomo bravo e dalle provato valore in guerra ma per niente ricco trattava agli altri con affabilità gli offrì di doni e del loro. Fabrizio rifiutò queste cose. Il giorno dopo, poiché Pirro lo voleva spaventare di fronte ad un elefante e ordinò che nell'animale uscisse da dietro sipario mentre parlava con Fabrizio. Il dopo che ciò fu fatto, dato segni ha alzato sipario l'animale emise subito un barrito orrido che alza la provò uscire sotto la testa di Fabrizio. Ma lui sorrise tranquillo e di sia Pirro: "Oggi la tua bestia non mi spaventò più di quanto ieri non mi attrasse il tuo oro". Pirro meravigliato dalla forza d'animo di Fabrizio, lo invitò in seguito a disertare la patria e voler venire a vivere con lui che inoltre gli avrebbe regalato un quarto del suo regno; Fabrizio allora gli rispose: " Se mi ritiene un uomo onesto perché mi vuoi corrompere? Se invece mi ritiene disonesto, perché mi vuoi con te?"
Il mare si agitò e le nubi furono sospinte fino a far sopraffare la luce sulle tenebre . I marinai accorsero di qua e di là disordinatamente per fare ciò che dovevano e di spiegarono le vele per la tempesta. Ma nè il vento spingeva le correnti marine da una stessa direzione nel comandante dove dirigeva la rotta.
La notizia di tanti avvenimenti si diffuse in fretta perduta l'Africa. La paura s'impadronì di Aderbale e di tutti coloro che erano sotto dominio di Minipsa. I Numidi discendono in due parti: la maggior parte segue Aderbale, ma i migliori seguono Giugurta in guerra. Aderbale mandò degli ambasciatori a Roma, affinché informassero il senato dell'omicio del fratello e della sua fortuna, e fiducioso della numerosità dell'esercito, si preparava a combattere con le armi. Ma quando venne il momento di combattere, il vinto della battaglia in provincia e poi da lì puntò su Roma. Allora Giugurta che teneva il popolo romano, perché aveva mandato molto l'argento quegli ambasciatori, ai quali ordinò i senatori loro amici.
Lo scontro era più grave e cruento di giorno in giorno, soprattutto perché la maggior parte di soldati m 929d33j oriva per le lesioni tanto che erano sempre più numerosi i messaggi le lettere che venivano mandati a Cesare: da maggior parte dei messaggi veniva intercettata e vista e veniva distrutta con strazio dei nostri soldati. Nell'accampamento dei romani c'era un Nervo di nome Vertione, nato da un'onesta famiglia, che si è rifugiato presso Cicerone dai tempi della prima invasione e a lui aveva mostrato la sua fedeltà. Cicerone aveva persuaso costui, che era schiavo a portare le lettere a Cesare con la promessa del dono della libertà e di un grande premio. Questo le lanciò fuori legate a delle frecce e dopo in quanto gallo era passato tre galli e senza alcun sospetto giunse da Cesare. Da lui veda sapere dei guai di Cicerone e delle legioni.
Cicerone, ricevute le lettere, quando subito, alle undici circa del mattino, un messaggio al questore M. Crasso dai Bellovaci, il cui accampamento invernale era venticinquemila passi da lui; ordinò che a mezza notte partissi una regione che venisse da lui in fretta. Crasso uscire all'accampamento con un messaggio. Mandò un altro messaggio (...). Caio Fabrizio affinchè una legione nel territorio degli Atrelati (...).
Augusto non strinse facilmente amicizie, ma quelle strette le mantenne saldamente. Da subito divenne amico di Mecenate, un cavaliere romano, il quale così si servì sempre della grazia di cui godeva presso il principe, che emerse fra tutti ma senza nuocere alcuno. Straordinaria era la sua arte la sua libertà nel placare l'animo di Augusto quando non vedeva alterato dall'ira. Un giorno Augusto stava amministrano la giustizia che stava per condannare a morte parecchie persone. Allora proruppe Mecenate, che tentò di passare attraverso la folla e di entrare pochissimo prima in tribunale. Avendo invano tentato ciò, scrisse queste parole in una tavoletta: "alza in piedi dunque, sanguinario" e mostrò quella tavoletta ad Augusto. Letta questa, Augusto si levò immediatamente, e non fu più condannato a morte nessuno.
retineo,es, tinui, tantum, ere valeo, es, ui, valiturus, ere utor, eris, usus sum, uti noceo, es, nocui, nocitum, ere flecto, is, flexi, flexum, ere |
perrumpo, is, ruoi, reptum, ere conor, aris, atus sum, ari tempto, as, avi, atum, are proicio, is, ieci, iectum, ere surgo, is, surrexi, surrectum, ere |
Un ragazzo e suo padre, mentre percorrevano sentirà piedi trovarono per terra uno zoccolo di ferro. Il padre in chiese al figlio di lasciarlo. E poiché questo disse obbedire, il padre stesso senza parlare lo colse. Avendo la venduta nel vicino villaggio, ricevette una discreta somma con la quale acquistò delle ciliegie. Inoltre il sole, mentre brillava nel cielo cominciò in eredi dei campi. I viaggiatori erano stremati dalla polvere, dalla fame e dalla sete. Allora il padre, quasi immemore, gettò istintivamente la ciliegia che il figlio immediatamente il figlio afferrò e mangiò avidamente. In seguito il padre le gettò una dopo l'altra sino all'ultima il figlio cose da terra. Infine il padre, essendo già terminate ciliegie: (...).
Un poeta greco era solito porgere un epigrammi onorevole all'imperatore Augusto quando questo passava per la strada. Poiché lo aveva fatto spesso, lo stesso Augusto compose un epigrammi greco e lo consegnò il poeta greco corsegli incontro, perché lo leggesse. Poiché aveva letto il componimento dell'imperatore, allora lo esaltò con le lodi più grandi affermando che nulla di più bello si sarebbe potuto mai trovare. Subito dopo fatta scivolare la mano del povero borsellino, estrasse per l'imperatore poche monete e disse che viene avrebbe offerte di più se avesse voluto altre. Allora Augusto, essendosi molto divertito per quelle parole e non essendo riuscito a trattenere il riso, chiamò a sé il povero poeta e ordinò che gli fosse offerta una grande somma di denaro.
Era modesto, prudente, possente, un saggio sfruttattore del tempo, esperto di guerra, di man forte, dall'animo nobilissimo, a tal punto amante della verità, da non mentire neanche per gioco; ebbe allo stesso tempo sobrio, e paziente tal punto da tollerare con animo giusto non sono le offese nel popolo ma anche quelle degli amici. Narrano inoltre che gli fosse assai desideroso di ascoltare, poiché si distinse tra tutti. Perciò, essendo venuto in una riunione, nella quale si discuteva dello Stato o si tenevano discorsi di filosofia, da questa non andò mai via prima che la discussione fosse terminata. Sopporto così facilmente la povertà e dallo Stato ricevette niente eccetto la gloria
Sebbene non ci fosse niente di nuovo da scriverti, è sempre più ardentemente cominciasse ad aspettare tua lettere, o meglio te stesso, tuttavia, essendo partito Teofilo, non potrei consegnargli alcuna lettera; fai dunque in modo di venire il più presto possibile; verrai atteso non sono da me, il tuo amico, credimi, ma proprio a tutti; talvolta mi capita di sentire un certo timore chiatte non piaccia una partenza che duri a lungo. Poiché se tu non avessi alcun senso se non quella della vista, ti perdonerei di sicuro, se ne in certo qual modo non volessi vedere; ma non essendo molto più lievi, quelli che vengono sentiti di quelli che vengono visti immaginerai che a te interessi molto il tuo patrimonio familiare che venire prima; credetti di doverli ammonire di questa cosa. Ma dal momento che qual cosa mi piace di mostrare le altre tu per la tua sicurezza considererai
Dopo l'umiliazione di Aulo e la ignobile fuga del nostro esercito, Metello e Silano, essendo stati nominati consoli, si spartirono fra di loro province, e a Metello era capitata la Numidia, un uomo violento è benché ostile ai popolari( la parte del popolo) godeva di una fama costantemente ineccepibile. La, in Numidia, entrò in carica da subito, e si occupò della guerra che si accingeva a combattere. Quindi poiché non si fidava dei veterani dell'esercito, reclutatavi dei nuovi soldati, procurava aiuti dappertutto, preparava armi, dardi, cavalli e altri strumenti necessari all'esercito, avendone appositamente fatti portare abbastanza, ed inoltre tutte quelle cose che sollevano essere usate in una guerra mutevole che richiedeva molte cose.
Cesare giunse a Gonfi con tutta l'esercito, che è la prima città della Tessaglia, per chi viene dall'Epiro; gente che pochi mesi prima aveva mandato spontaneamente da Cesare degli ambasciatori, affinché usufruisce di tutti i loro beni, e affinché richiamasse l'assedio dei soldati da lì. Ma là la notizia della battaglia di Durazzo, di cui ho narrato più sopra, si era già diffusa. Quindi Androstene, stratega della Tessaglia, poiché preferiva essere compagno della vittoria di Pompeo piuttosto che essere l'alleato di Cesare della sorta avversa, radunò tutta la massa degli schiavi e degli inservienti della città è chiusa le porte e inviò la notizia a Scipione e a Pompeo perché accorressero in aiuto: confidava nelle fortificazioni se fosse stato soccorso velocemente; non avrebbe potuto resistere più a lungo della battaglia.
Gli ateniesi si vantano non tanto per l'espansione della loro terra quanto per la sua origine, poiché non sono stranieri ma abitano nella stessa terra dove sono nati. Prima dei tempi di Deveclione il re era Cecrope, al quale successe Cranao,il cui nome della figlia Attica diede alla regione. Dopo questo regnò Anfitrione, che per primo consacrò la città a Minerva e il nome di Atene diede alla città. Delle inondazioni distrusse la maggior parte della popolazione la Grecia. Sopravissero colori quali si misero in salvo nei rifugi dei monti o che si diressero verso il re della Tessaglia Deucalione per mezzo di zattere, dal quale si dice per ciò che sia stato dato inizio la stirpe degli uomini. In seguito regno passò ad Eredeo, durante i regno del quale fu scoperta da Frittolemo la semina del grano ad Elevsi, in onore del quale le notti delle origini sono state consacrate. Occuparono regno di Atene Egeo, Teseo, Codro, e dopo Codro non regnò più nessuno. Ma nella città allora non esisteva alcuna legge (...). Venne per ciò eletto Solone, un uomo dallo straordinario senso di giustizia, quasi fondasse una nuova città con le leggi.
Conosciuto il desiderio dei soldati, parte la volta di Rimini con quella legione e s'incontra con quei tribuni della plebe i quali erano scappati da lui ; fece uscire le altre legioni dagli accampamenti invernali e ordina di seguirlo. Venne da lui il giovane L. Cesare, il cui padre era legato di Cesare. Costui, dopo che ebbe terminato di illustrare il motivo per cui era venuto, spiegò di avere degli incarichi riservati di servizio per lui da parte di Pompeo: Pompeio voleva discolparsi agli occhi di Cesare affinché non gli dirigesse contro il segno di affronto qualche legione che aveva fatto avanzare per lo Stato.
Molti comandanti greci giunsero di fronte a Troia, magnificentissima e antichissima città dall'Asia e combatterono duramente e con il loro coraggio riguadagnarono una magnifica fama. Achille comandante dei Mirmiodini tuttavia fu di gran lunga il più famoso di tutti, figlio della dea Tetide e del re Peleo (Nestore fu con Achille il più esperto dei comandanti Greci) Fra i comandanti greci Nestore fu più esperto di Achille, Ulisse molto più furbo ed eloquente, Agamennone più insigne per autorità e potere. Infatti comandava parecchie (.).
Quando Cesare giunse in Gallia i capi di una fazione erano gli Edui, dall'altra i Sequani. Questi, essendo poco forti di per se, giacché sin dall'antichità detenevano il potere supremo e possedevano grandi clientele, si erano alleati con Ariovisto ed i germani se li erano accattivati con grandi promesse è ed elargizioni(di denaro). Furono combattute parecchie battaglie con buon esito e l'intera aristocrazia degli Edui fu eliminata, li avevano tanto superati in potenza, che la gran parte dei clienti passò dagli Edui a loro, e fra questi presero come ostaggi i figli dei capi e gli obbligarono a giurare pubblicamente che non avrebbero tramato niente contro i Sequani, e si impadronirono dei territori vicini occupati con la forza e attennero la sovranità di tutta la Gallia. A causa di ciò Diritioco fu spinto dalla necessità a chiedere aiuto, perché recatosi a Roma al senato era un tornato senza aver concluso alcun che. All'arrivo di Cesare, capovoltasi la situazione, restituiti gli ostaggi degli Edui, restaurate le vecchie clientele, istituite di nuove per mezzo di Cesare, poiché queste, che si erano procurate la loro (degli Edui)amicizia, poiché si sentivano in una condizione migliore e in uno stato più giusto, per le restanti cose aumentava la loro dignità e grazie e si allontanarono dal potere. Avevano preso il loro posto i Remi; poiché si capiva che erano nelle grazie di Cesare, allo stesso grado questi, a causa di antiche inimicizie non potevano legare con gli Edui, e si facevano clienti dei Remi. Questi li proteggevano diligentemente: così detenevano un nuovo potere ottenuto all'improvviso. La situazione, allora, era in questo stato: i capi di gran lunga erano considerati gli Edui, e i Remi occupavano il secondo posto in quanto a dignità.
nateo, es, ui, turus, ere accipio, es, cepi, ceptum, ere cogo, is, ceoegi, coactum, ere possideo, es sedi, sessum, ere peto, is, ivi, itum, ere |
profiscor, eris, profecuts sum, profisci aggrego, as, avi, atum, are adaequo, as ,avi, autm, are ineo, is, ii, itum, ire inficio, is, eci, ectum, ere |
Origine della sollevazione della Gallia
Quando la Gallia fu riappacificata, Cesare come già precedentemente deciso partì per l'Italia per fare un'assemblea. La venne conoscenza della strage di P. Clodio, informando della decisione del senato, che tutti giovani d'Italia prestassero giuramento di massa, ordinò di fare la leva dei soldati unto subito riferì queste cose nella Gallia cisalpina. Gli stessi galli inventarono e divulgarono, poiché sembrava che le circostanze lo richiedessero, che Cesare fosse trattenuto da una sommossa cittadina e non potesse venire nell'esercito in tante discordie.
Origine della sollevazione
I Carnuti scossi da questi avvenimenti dichiararono di non rifiutare nessun pericolo per la salvezza del popolo e promettono che per primi attaccheranno battaglia , poiché per il momento non possono garantirsi reciprocamente mediante lo scambio di ostaggi affinché la cosa non trapeli, chiedono di approvare sotto la fede del giuramento, riunite le insegne militari, nella quale usanza era contenuto il loro rito più solenne, affinché all'inizio delle ostilità non vengano abbandonati dagli altri per l'impresa. Allora se logiati i Carnuti, dopo che tutti i partecipanti ebbero prestato giramento, stabilita la data di questo avvenimento, si disciolsero dall'adunanza.
Assedio e presa di Avarico
Il giorno seguente Cesare, fatta avanzare una torre e diretti i lavori di fortificazione che aveva ordinato di fare, essendosi scatenato un gran temporale, ritenne favorevole questa tempesta per prendere un decisione, poiché vedeva le guardie lungo il muro disposte alquanto poco imprudentemente, e ordinò ai suoi di lavorare più lentamente e fece vedere cosa voleva che fosse fatto. E fece stare pronte le legioni dentro l'accampamento e dentro le Vineae, avendoli esortati con la che un giorno avrebbero ricevuto il frutto della vittoria per così tanto lavoro, propose un premio per coloro che per primi avrebbero scalato le mura e diede l'insegna ai soldati. Questi immediatamente volarono fuori da tutte le parti e velocemente si riversarono sul muro.
Lotta attorno ad Alesia e vittoria romana 61
Emessa la sentenza, decidono che, coloro i quali sono dichiarati inutili per la guerra a causa della loro salute e dell'età, abbandonino la città, e che tutti vengano messi alla prova prima di attenersi alla sentenza di Critognate; tuttavia (si preferisce) valersi di questa soluzione, se la necessità lo esige e gli aiuti cessano, piuttosto che arrendersi o attenersi alla condizioni della pace. I Mandubii, che li avevano accolti nella città, li costrinsero ad uscire con le mogli e i figli. Questi, avvicinatisi alle fortificazioni dei Romani, implorarono piangenti con ogni genere di supplica di essere soccorsi con degli alimenti venendo (così) accolti in (condizione) di sottomissione. Ma Cesare, avendo disposto delle sentinelle lungo il vallo impediva di accoglierli.
Vercingetorige dopo che ebbe osservato i suoi soldati dall'Acropoli di Alesia si allontanò dalla roccaforte; aveva portato allo scoperto i graticci, le pertiche, le gallerie, le falci e le altre cose che aveva disposto per l'irruzione. Veniva attaccato contemporaneamente da tutte le parti tutte le cose venivano assaltate: si diresse verso quella direzione che gli parve più sicura. L'esercito Romano è costretto a distendersi per le numerose fortificazioni e non è facile attaccare da tutte le parti. Il grande chiasso che si leva alle spalle dei combattenti contribuisce a spaventare i nostri poiché vedono che il loro rischio è posto nelle capacità altrui: fatti praticamente ogni cosa che vedevano da lontano, inquietava profondamente le menti degli uomini.
Lotta attorno ad Alesia e vittoria romana 66
Cesare mandò dapprima il giovane Bruto con delle corti, successivamente anche il luogotenente C. Fabio con delle altre; infine egli stesso, poiché venivano contrastati con sempre maggiore impeto, fece subentrare in soccorso dei nuovi soldati. Salvate le sorti del combattimento e respinti i nemici, si scontrò con colui al quale aveva mandato Labieno; fece uscire quattro corti dal vicino rifugio, ordinò che una parte della cavalleria lo seguisse, che un'altra circondasse le fortificazione esterne e di assalire i nemici alle spalle. Dopo che né i terrapieni, né i fossati erano riusciti a reggere l'impeto dei nemici, riunite quaranta corti che la fortuna aveva fatto giungere dal vicino rifugio, Labieno informò Cesare per mezzo di messaggi di ciò che intendeva fare.
Lotta attorno ad Alesia e vittoria romana 67
Il giorno seguente Vercingetorige, avendo indetto una riunione ricordò di non aver intrapreso questa guerra per interessi personali bensì per la libertà della patria, e disse, poiché bisogna sottomettersi al volere del destino, di essere disposto; sempre per questa, a seguire una delle due decisioni; o che volessero consegnarglielo vivo. Per questa scelta vennero mandati da Cesare degli ambasciatori. Egli ordinò di deporre le armi e di consegnargli i loro capi. Sempre lui si appostò nel vallo antistante l'accampamento: gli vennero condotti innanzi i comandanti, Vercingetorige gli venne consegnato e le armi furono deposte. Lasciati da parte gli Edui e gli Averni, per cercar di recuperare attraverso essi le loro popolazioni, consegnò ad uno ad uno; restanti prigionieri a tutto l'esercito come bottino di guerra.
La battaglia di Farsalo 3 88
Essendo Cesare avvicinatosi nell'accampamento di Pompeo, poté in questo modo osservare il suo esercito schierato in ordine di battaglia. Nell'ala sinistra verranno due legioni, consegnategli da Cesare all'inizio degli scontri per ordine del senato; una delle quali veniva chiamata prima, l'altra terza. In quel posto si trovava lo stesso Pompeo . Il centro dello schieramento era occupato da Scipione con le legioni Siriache. La legione colicense era posizionato nell'ala destra assieme alle corti spagnole. Le quali erano portate da Afriano come sopra descritto, Pompeo credeva che questa fossero assai forti. Aveva posto in mezzo allo schieramento e ai lati le rimanenti, (e quanto a numero aveva raggiunto cento corti) e il numero complessivo delle corti aveva raggiunto 110. Questa contavano 45mila uomini, di cui circa duemila erano0 richiamati(circa duemila di richiamati; ai quali gli erano pervenuti dei beneficiari dei superiori degli eserciti; li aveva distribuiti per tutto lo schieramento. Aveva disposto le restanti sette corti a guardia dell'accampamento e dei vicini Pertilizi. Un ruscello dalle rive scoscese proteggeva la sua la destra; per questa ragione aveva posto innanzi all'ala sinistra l'intera cavalleria, gli arcieri e i frombolieri.
La battaglia di Farsalo 3 89
Conservando al disposizione precedente Cesare aveva posizionato la decima legione nell'ala destra e la nona in quella sinistra, nonostante si fosse notevolmente assottigliata in seguito alla battaglia di Durazzo, e a questa unì perciò l'ottava, in modo da ricavare pressoché una da due, e ordinò che l'altra fosse a guardia dell'altro. Aveva schierato ottanta corti sul campo, dalla somma delle quali risultavano 22mila uomini; aveva lasciato sette cori a guardia dell'accampamento. Aveva affidato l'ala sinistra ad Antonio quella destra a P. Sulla il centro dello schieramento a Gn. Domizio Egli si era posto personalmente contro Pompeo. Essendosi accorto degli svantaggi, poiché temeva che l'ala destra venisse circondata da un gran numero di cavalieri, estrasse rapidamente dalla terza fila, una ad una delle corti e con queste ne costituì una quarta contrapponendosi così (alla) cavalleria, e come suo desiderio mostrò e ricordò che la vittoria per quell'occasione dipendeva dal valore di queste corti; Comandava contemporaneamente la terza linea e l'esercito intero, affinché non corressero all'attacco senza suo ordine; poiché voleva che si Attenessero al suo ordine, egli avrebbe dato il segnale con la bandiera.
La battaglia di Farsalo 3 90
Mentre secondo l'usanza militare incitava l'esercito a combattere ed diceva quali fossero stati da sempre i suoi servizi in questo e in primo luogo ricordò che avrebbe potuto chiamare soldati per provare con quanto impegno avesse ricercato la pace, quale fosse l'argomento di conversazione attraverso Vatinio; o Aulo Clodio con Scipione e come avesse insistito con Libone mandare degli ambasciatori ad Drico. Di non aver mai tratto alcun vantaggio disparendo il sangue dei soldati e di non essere mai stato intenzionato a privare lo stato di uno dei suoi due eserciti. Tenuto questo discorso, diede ai soldati che lo richiedevano e desiderosi di combattere il segnale con la tromba.
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Nell'esercito di cesare era stato chiamato Crostino, uomo di eccezionale valore, il quale nell'anno precedente aveva ricoperto il grado di centurione primipilo. Dopo che fu stato dato il segnale egli disse: "Seguitemi soldati che foste miei commilitoni e offrile al nostro comandante tutto quell'aiuto che avete promesso. Questa è ormai l'ultima battaglia e portata al termine la quale lui recupererà la sua dignità e noi la nostra libertà". Volgendosi a Cesare disse: "Oggi, comandante sia che io sopravviva sia che io muoia, farò sì che tu mi sia grato". Dette queste parole, avanzò per primo dall'ala destra, e circa 120 soldati volontari scelti lo seguirono.
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Fra i due schieramenti si interponeva spazio sufficiente all'attacco di entrambi. Ma Pompeo aveva ordinato ai suoi soldati di aspettare l'attacco di Cesare e di non allontanarsi dalle loro posizioni e di lasciare che il suo schieramenti si sciogliesse - e si diceva che per questo si fosse raccomandato con C. Triario - perché venisse fiaccato il primo impeto dell'assalto e le file fossero separate e ordinati nelle loro centurie li assalirono quando questi sarebbero stati sparpagliati; e sperava che per i soldati restati fermi i manipoli sarebbero caduti con minor danno che gli stessi fossero corsi incontro ai manipoli dei nemici scagliatisi contro, e tutti assieme i soldati di cesare sarebbero rimasti senza fiato e sarebbero stati sfiniti dalla stanchezza a causa del percorso raddoppiatosi. Poiché sembra a noi che Pompeo abbia escogitato ciò senza criterio, poiché un certo ardore dell'animo e una voglia di agire innata sono proprio degli esseri umani, caratteristiche queste che si scendono per il desiderio di combattere. I comandanti non devono reprimerle, ma alimentarle; e non senza una ragione è un antico principio che le trombe suonassero tutte assieme il segnale e sollevassero gran rumore; cedettero perciò che a cusa di queste che i nemici si sarebbero spaventati e i suoi soldati si sarebbero eccitati.
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Ma, giacché i nostri soldati erano avanzati con i giavellotti rivolti al nemico dopo che era stato dato il segnale e si erano accorti di non aver ancora raggiunto i Pompeiani, resi esperti dall'esperienza ed avendo fatto pratica nelle battaglie precedenti, di loro volontà interruppero la corsa e si fermano a metà del percorso, non volendo arrivare stremanti dalla fatica, essendo trascorso poco tempo ed invertirlo il senso di marcia, inviarono i manipoli e velocemente , come gli era stato insegnato da Cesare, sguainarono le spade. In realtà i Pompeiani non vennero meno a questa azione. Infatti incassarono tutti i colpi incassati dall'avversario e subirono l'impeto della legione e conservarono l'ordine dello schieramento e ricorsero alle spade per i manipoli mandatigli contro. Nello stesso momento i cavalieri di Pompeo si slanciarono innanzi contro l'ala sinistra, come era stato ordinato, e si riversò (la cavalleria) contro tutta la schiera degli arcieri. La nostra cavalleria non subì l'impeto di questi, ma rimossa un poco dalla sua posizione, si ritirò, e i cavalieri di Pompeo cominciarono per questo ad incalzare con maggior impeto, a spiegarsi a squadroni e a circondare il nostro schieramento dal lato aperto. Appena Cesare se ne accorse diede il segnale alla quarta fila che aveva costituito con sei corti. Queste velocemente avanzarono correndo e fecero impeto con tanta forza in formazione d'attacco sui cavalieri di Pompeo che nessuno di loro stette fermo e tutti quanti si allentarono in più direzioni me senza fermarsi nella fuga si diressero veloci verso dei monti assai alti. A causa di questi che si erano allontanati tutti gli arcieri e i frombolieri, abbandonati indifesi, e privati della protezione furono massacrati. Nello stesso attacco circondarono l'ala sinistra, mentre i Pompeiani combattevano ancora e resistevano nello schieramento e li attaccarono alle spalle.
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In quello stesso momento ordinò che avanzasse la terza fila, che non era stata utilizzata e che fino ad allora aveva tenuto al suo posto. In questo modo, poiché ai soldati stanchi ne succedevano altri nuovi ed in forze, e gli altri invece venivano assaliti da dietro, i Pompeiani non poterono più resistere e tutti insieme si ritirarono. Cesare non s'ingannò nel pensare che la vittoria sarebbe venuta da quelle corti che aveva disposto nella quarta fila contro la cavalleria, come egli stesso aveva detto mentre esortava i soldati. Da questi fu da subito respinta la cavalleria e fu fatta strage di arcieri e frombolieri e sempre da loro lo schieramento Pompeiano fu aggirato da sinistra e fu costretto alla fuga. Ma Pompeo appena vide la sua cavalleria scacciata via e si accorse che quel corpo in cui maggiormente riponeva le sue speranze era spaventata non avendo ormai più fiducia né in sé stesso né negli altri, lasciò il campo di battaglia e senza fermarsi si recò a cavallo nell'accampamento e rivolgendosi ai centurioni che aveva posto a guardia della porta Pretoria, disse chiaramente così che i soldati lo potessero udire distintamente: "Custodite l'accampamento e difendetelo diligentemente se dovesse accadere qualcosa di grave. Io ispeziono le altre porte e consolido gli altri corpi di guardia dell'accampamento". Dopo che ebbe pronunciato questa parole si rifugiò nel pretorio non avendo fiducia nell'esito finale ma tuttavia aspettando l'evento.
La battaglia di Farsalo 3 95
Avendo spinto i Pompeiani dentro la trincea. Cesare, poiché riteneva che non fosse conveniente concedere dello spazio agli spaventati, esortò i soldati affinché approfittassero delle circostanze favorevoli e espugnassero l'accampamento.
Ritratto di Silla
Mentre si verificava questa situazione, giunse nell'accampamento L. Silla. Poiché l'avvenimento mi ricordò tanti uomini, sembrò opportuno narrare della sua personalità e del suo modo di vivere. Silla appartenne alla nobile stirpe dei patrizi; famiglia gi quasi e stinta per l'ignavia degli antenati; fu esperto di letteratura greca e latina come uno specialista, dal gran coraggio, amante dei divertimenti ma ancor di più della gloria: facile di parola, abile e amichevole; dall'incredibile intelligenza per fingere occupazioni; elargitore di molte cose e in maniera particolare di denaro. Molte persone si chiesero se egli fosse più felice o più forte. Dunque Silla, com'è stato detto sopra, dopo che fu giunto in Africa e nell'accampamento di Mario con la cavalleria, dapprima incapace e inesperto di guerra divenne assai abile in tutte le cose.
Dalle cose che mi scrivi a da quelle odo, concepisco per te delle buone speranze; non vai continuamente da un posto ad un altro e non ti emozioni per i cambiamenti dei luoghi, infatti quest'inquietudine è propria di un animo lamentato; ritengo che il primo carattere di una mente serena possa essere lo stabilirsi in un determinato luogo e il rivolgersi in se stessi. Bada però che questa lettura di molti autori e di vari generi di testi non sia qualcosa di superficiale e passeggero. Se vuoi trarne qualcosa che abbia effetto sulla tua mente occorre soffermarsi e nutrirsi l'animo con un determinato numero di autori. Non esiste nessuno uomo che possa essere in più posti contemporaneamente. Questo capita a coloro: quali trascorrono la vita viaggiando continuamente, che hanno molte conoscenze ma nessuna amicizia. È inevitabile che la stessa cosa accade a coloro i quali non si concentrano su nessun determinato autore, ma lì scorrono tutti di corsa e frettolosamente. Non ha nessun effetto e non è assimilato dal corpo il cibo che viene rimesso non appena ingerito: niente ostacola la guarigione come il cambiamento continuo delle cure; non si cicatrizza la ferita che viene sottoposta a vari medicinali ; non si irrobustisce la pianta che viene spostata di continuo, non esiste niente di giovevole che abbia effetto sull'immediato. Una gran quantità di libri finisce per distrarre: perciò, nell'impossibilità di leggere tutti quelli che si possiedono è sufficiente dedicarsi a quelli che si riesce a leggere. Ma tu replichi: "Ora voglio leggere questo, ora quest'altro". È proprio di un palato che nausea facilmente assaggiare molti cibi che se sono di vario genere nuocciono e non nutrono. Perciò leggi sempre autori che hai già avuto modo di apprezzare e se dopo che ti sarai piaciuto dedicarti ad altri una volta ti andasse di lasciare una lettura per passare ad latri libri, torna poi quello che leggevi prima. Ricerca sempre dei principi sulla povertà, sulla morte ma anche sugli altri mali; e dopo che ne avrai vagliati molti, scegline uno da far tuo quel giorno. Anche io faccio al stessa cosa; di tutti quelli che ho letto ne imparo bene uno. Questo è quello di oggi, poiché ho appena interrotto una lettura su Epicuro (sono solito infatti imbattermi in altri autori e sono solito infatti attraversare l'accampamento altrui non come disertore ma in veste di esploratore) disse: "È nobile la lieta povertà". Quella in realtà non è la povertà se è lieta: il vero povero non è chi possiede poco ma chi desidera sempre di più. Che importanza ha infatti quanti animali si alleva o quanto si da in usura, se poi, si bada di continuo ai beni altrui, se ciò che è più importante non è ciò che è stato già guadagnato ma quello che si deve ancora guadagnare? Domandi quale sia il limite delle ricchezze? Il primo è avere ciò che è necessario l'altro, avere ciò di cui si sa accontentare. Addio.
scribo, is, scripsi, scriptum, ere III audio, is, ivi, itum, ire IV concipio, is, epi, ceptum, ere III discurro, is, curri, cursum, ere III inquieto, as, avi, atum, are I existimo, as, avi, atum, are I possum, tes, tui, posse consisto, is, stitii, ere III moror, aris, atus sum, ari I habeo, es, habui, ere II opoetet, oportuit, ere III traho, is, traxi,, tractum, ere III sedeo, es, sedi, sessum, ere II exigo, is, exigi, actum, ere I evenio, is, veni, ventum, ire IV accido, is, cidi, ere III applico, as, avi, atum, are I transmitto, is, misi, missum, ere III prosum, prodes, profui, prodesse accedo, is, cessi, cessum, ere III emitto, is, misi, missum, ere III impedio, is, ivi, itum, ire IV venio, is, veni, ventum, ire IV tempto, is, veni, ventum, are I convalesco, is, valui, ere III transfero, fers, transtuli, translatum, transferre distringo, is, strici, strictum, ere III lego, is, lexi, lectum, legere III eudeo, iis, volvi, volotum, ere III |
volo, vis, volui, velle degusto, as, avi atum, are I inquino, as, avi, atum, are I alo, is, alui, altum, ere III deverto, is, verti, versum, ere III redeo, es, redivi, itum, ire IV comparo, as, ari, atum, are I percurro, is, curri, cursum, ere III excerpo, es, cerpsii, cerptum, ere III concoquo, is, coxi, coctum, ere III facio, es, feci, factum, ere III adprehendo, is, piehendi, prensum, ere III nacor, eris, natus sum, nasci III transeo, is ii, itum, ire IV inquam, inquis, inquiti cupio, is, ivi, pitum, ire IV refero, fers, reduli, relatum, referre pasco, is, pavi, pastum, ere III fenero, as, avi, atum, are I immineo, es, ere II acquisisco, is, ivi, itum, ire IV computo, as, avi, atum, are I quaero, is, ivi, itum ere III video, es, vidi, visum, ere II innutrio, is, ivi, itum, ire IV libet, libuit, ere II sumo, is, sumpsi, sumptum, ere fastidio, is,ivi, itum, ire IV soleo, es, solitus sum, ere |
L'uccisione di Cicerone
Il quel periodo non accadde niente di tanto vergognoso come il fatto che Cesare fosse stato spinto a comporre una lista di prescrizione (a proscrivere qualcuno) o che Cicerone fosse stato proscritto da qualcuno. L'opinione pubblica è stata stroncata dal misfatto di Antonio poiché nessuno si era adoperato per (aveva difeso) la salvezza di colui che per tanti anni aveva difeso il benessere dello stato e dei privati. Tuttavia (tu) non hai fato niente (infatti l'indignazione che trabocca dal mio animo (dal mio animo e petto) mi porta ad allontanarmi dall'impostazione che mi ero prefissato per l'opera (dell'impostazione dell'opera prefissata), dico, non ahi fatto niente pagando il prezzo di quella bocca meravigliosa (assai meravigliosa) e dell'illustre testa mozzata, e con lugubre compenso incitando ad uccidere ( incitando alla morte del) il salvatore dello stato, quel gran console. In quel momento hai strappato a Cicerone una vita (una luce) travagliata, la vecchiaia e una cita più infelice sotto il tuo principato (con te principi che sotto il tuo triumvirato, ma in realtà non solo non sei riuscito a far scomparire (non hai allontanato) la fama e la gloria delle sue parole e delle sue azioni ma le hai (addirittura) favorite ( a tal punto favorirle).
Il saggio deve stare lontano dalla follia
Domandi cosa tu debba particolarmente evitare: la follia ti rispondo. Non ti ci puoi ancora arrischiare senza pericolo. Io ti confiderò sinceramente la mia debolezza: non ne trono mai con gli stessi costumi con cui ero uscito. Alcuni di quelli che avevo regolato, viene confuso; alcuni di cui mi ero liberato, tornano. Ciò che accade a quei malati affetti da una malattia lunga al punto da non permettergli più di uscire fuori senza pericolo, succede anche a noi, i cui animi sono reduci da un vecchio male. Sono nocivi i rapporti con la folla: non c'è nessuno che non ci proponga come bene un vizio, o ce lo imprima o ce lo contagi senza accorgercene: il pericolo maggiore è soprattutto dove è maggiore la folla. Non c'è niente davvero di tanto dannoso per i buoni costumi quanto restare ad assistere ad uno spettacolo di gladiatori: è allora che i vizi si insinuano più facilmente per mezzo dell'attrattiva. Cosa credi che sto dicendo? Dico che poiché mi sono trovato tra la folla, torno più avaro, più ambizioso, più lussurioso, anzi perfino più crudele e disumano. Per caso mi sono imbattuto in uno spettacolo di gladiatori, nell'attesa di giochi, divertimenti e qualche rilassamento con cu dar sollievo agli occhi della folla dalla vista del sangue umano. Ma è stato il contrario: i combattimenti precedenti sono atti di misericordia in confronto a questi: ora tralasciate le inezie, si tratta di veri e propri omicidi. Non hanno niente con cui ripararsi; esposti con tutto il corpo alle percosse, non sferrano mai colpi a vuoto. La maggior parte delle persone preferiscono così alle coppie ordinarie e richieste di rivali. Perché non preferirlo? Né l'elmo, né lo scudo ripararono dalla spada. A cosa servono le protezioni? A cosa le capacità? Tutti questi sono indugi della morte. La mattina vengono proposti agli spettatori uomini contro orsi e leoni, la sera uomini tra di loro. Il pubblico ordina che gli assassini siano contrapposti ad altri che a loro volta li uccideranno e occupano il vincitore in un'altra uccisione; l'estro dei combattenti è comunque la morte: la cosa viene portata avanti col ferro e col fuoco. Queste sono le cose che si sentono mentre l'arena è sgombra. "Ma qualcuno ha rubato, qualcuno ha ucciso" E con ciò? Poiché ha ucciso merita di subire questo: tu cosa ti sei meritato perché perisca questo? "Uccidi, colpisci, dai fuoco! Perché corre contro la spada con tanta esitazione? Perché uccide poco coraggiosamente? Perché muore poco volentieri? Che colpisca sulle ferite! Sopportino i colpi reciproci sui petti nudi ed esposti!" Lo spettacolo viene interrotto : "Nel mentre, per non stare senza far niente, vengono sgozzati gli uomini" Suvvia, non capite neppure che gli esempi cattivi si ripercuotono su chi li compie? Ringraziate gli dei immortali perché insegnate ad essere crudele a che non saprebbe esserlo.
exstimo, as, avi, atum, are quaero, is, ivi, itum, ere committo, is, misi, missum, ere confiteor, eris, confessus sum, eri exfero, fers, tuli, latum, ferre, refero, fers, tuli, latum, ferre compono, is, posui, positum, ere turbo, as, avi, atum, are fugo, as, avi, atum, are redeo, is, redii, reditum, ere evenio, is, veni, ventum, ire adficio, is , feci, fectum, ere profero, fers, tuli, latum, ferre accido, is, cidi, ere reficio, is, feci, fectum, ere commendo, as, avi, atum, are imprimo, is pressi, pressum, ere adlino, is levi, litum, ere misceo, es, miscui, mixtum, ere desideo, es, sedi, ere subrepo, is, brepsi, breptum, ere dico, is, dixi, dictum, ere incido, is, cid, ere expeto, as, avi, atum, are |
acquiesco, is, aquievi, quietum, ere omitto, is, misi, missum, ere expono, is, posui, positum, ere prafero, fers, tuli, latum, ferre repello, is, pelli, pulsum, ere obicio, is, obeci, obiectum, ere iubeo, es, iussi, iussum, ere detineo, es detinui, detentum, ere gero, is, gessi, gestum, ere vaco, as, avi, atum, are occido, is, cidi, casum, ere mereo, is, mervi, meritum, ere patior, eiis, passus sum, pati 3 specto, as, avi, atum, are verhero, as, avi, atum, are uro, is, ussi, ustum, ere incurro, is, curri, cursum, ere morior, eris, mortas sum, mori ago, is, egi, actum, ere excipio, is, excepi, exceptum, ere iugulo, as, avi, atum, are intellego, is, legi, intellectum, ere redundo, as, avi, atum, are |
De Ira IV
Disse: "Quegli animali che si presentano molto irosi sono considerati assai lodevoli". Sbaglia che si serve di questi come esempio degli uomini nei quali l'istinto si sostituisce la ragione negli uomini la ragione si sovrappone all'istinto. La stessa cosa non è vantaggiosa neppure a tutti questi: la cattiveria aiuta il leone, il timone, il corvo, lo scatto, il falco, la colomba la fuga. Allo stesso modo non è vero che i migliori animali sono i più furiosi? Potrei considerare tanto migliori quanto più irascibili le bestie che si servono della ferocia per nutrirsi; avrei potuto lodare la pazienza dei buoi e dei cavalli che seguono i freni. Ma che motivo c'è perché tu richiami l'uomo a tali esempi infelici quando tu hai il mondo e un dio che l'uomo, tra tutti gli animali, è l'unico a poterlo imitare e l'unico a poterlo capire.
La punizione dei Parricidi
Non vedete forse che questi, i quali ci è stato tramandato dai poeti che abbiano sacrificato la madre per vendicare il padre e che si dice che per di più l'abbiano fatto obbedendo agli ordini e ai responsi degli oracoli degli dei immortali, vengono tormentati dalle furie le quali non gli permettono mai d'avere tregua poiché, anche se non avessero compiuto il delitto non sarebbero stati devoti degli Dei? Le cose stanno così, giudichi il sangue il sangue del padre e della madre ha una forza notevole, un nobile destino e un grande senso religioso, e se un disonore lo macchia non solo non è più possibile liberarsene ma questo per giunta si insinua nell'animo al punto da portare ai limiti del delirio e della pazzia. Non credete infatti, come avete spesso modo di vedere nelle favole, che coloro i quali abbiano compiuto qualche atto empio e scellerato vengano tormentati e spaventati da torture di fuoco delle furie. Ogni suo crimine sua paura lo perseguitano spietatamente, ogni suo delitto lo tormenta e lo indebolisce, i cattivi pensieri e la coscienza lo terrorizzano; sono queste le Furie personali e assidue per gli empi le quali giorno e notte periscono i figli scelleratissimi per l'uccisione dei genitori.
I Romani hanno trascurato la filosofia
La filosofia è stata trascurata sino a oggi e non ha avuto nessun esempio luminoso nella letteratura latina; questa deve essere presentata e diffusa da noi, sicché se ho giovato ai nostri concittadini con l'attività politica, posso ancora farlo oziando. Dobbiamo applicarci in questo compito con maggior sforzo, poiché si dice che sono già tanti i libri scritti avventamene da uomini si ottimi ma non abbastanza istruiti. D'altra parte può anche accadere che uno pronunci rette opinioni e che non riesca a esprimerle con perfezione; ma è da persona che fa cattivo uso del tempo libero e della corrispondenza affidare per lettera qualche propria riflessione che non può essere né ordinata né illustrata e tanto meno possa procurare piacere al lettore. Perciò gli stessi leggono i loro libri tra di essi e nessuno guarda oltre; i quali pretendono che li sia concessa la libertà di scrivere.
Liber quintus decimus
Ma non grazie all'autorità umana, o alle donazioni del principe e tanto meno a dei sistemi per placare Dio l'infamai si allontanava, la quale credevo l'incendio essere di origine dolosa (credeva che l'incendio fosse stato ordinato). Quindi per far scomparire le dicerie spacciò per colpevoli e afflisse con pene assai ricercate coloro che, odiati per il loro crimine, il popolo chiamava cristiani. Il responsabile del loro nome giustiziato dal procuratore Ponzio Pilato sotto Tiberio; eil culto funesto, represso per le circostanze, riprese non solo attraverso la Giudea ma anche attraverso la città dove confluivano da tutte le parti e si diffondevano. Allora furono arrestati coloro che confessavano e successivamente con la prova del loro gran numero vennero dichiarati colpevoli non certo perché colpevoli dell'incendio quanto piuttosto per l'odio del genere umano(contro di loro).
Annales
Quindi, diffusa l'accusa (la voce del pericolo) di Agrippina, e lo si pensava casuale, la gente, nell'apprenderlo si riversa sulla spiaggia, chi saliva sul molo, chi si avvicinava alle barche più vicine giunse un gran numero di persone con dei lumi, e pernottarono ove erano al sicuro, poiché si sistemarono per rallegrarsi, fintantoché vennero separati alla vista dell'esercito separato e minaccioso.
Consolatio ad Polybium
Orsù prendi in mano quelle poesie dell'autore fra i due che preferisci, le quali hai esaltato con loto studio, che tu ahi tradotto in prosa in maniera che sebbene questa si sia discosta nella struttura, delle originali rimane ancora una buona armonia- infatti che le hai tradotte da una lingua all'altra, poiché il compito risultava assai difficile , tutte le doti ti accompagnano in un lingua straniera: non ci sarà nessun libro fra quelli scritti che non ti proponga molti esempi della diversità dell'uomo e delle situazioni imprevedibili e delle lacrime che scorrono per vari motivi. Leggi con quanta nobiltà d'animo ti sei saputo elevare su fatti importanti.
È inutile cambiar sede se l'anima è malata
Credi che ciò sia accaduto solo a te e ti stupisci quasi fosse una novità per il fatto che dopo tanto tante varietà di luoghi non ti sei (ancora) liberato dalla malinconia e del malessere della mente? È l'animo a dover cambiare non il cielo (sopra la testa). Anche solcando gli immensi oceani, anche se, come dice il nostro Virgilio, " Le terre e le civiltà si allontaneranno (sempre più)", ovunque ti perverrai, i vizi ti seguiranno. (Così) Rispose Sociale ad un tale che domandava a proposito della medesima cosa: "Perché dopo che hai (a lungo) girovagato ti stupisci che i viaggi non abbiano giovato per niente? La causa che ti aveva costretto a fuggire ancora ti affligge". Quale cambiamento di sede può (infatti) essere utile? Quale conoscenza di città e luoghi? Vano si dimostra questo vagare. Domandi perché questo non ti sia d'aiuto questa fuga? Perché fuggi con te stesso? L'animo deve essere liberato dal suo fardello; prima non troverai alcun piacere a soffermarti in un posto. Pensa che ora le tua disoccupazione è simile a quella che ci offre il nostro Virgilio (nella scena) del vate già in (piena) eccitazione e estasi e dominato in gran parte da un'anima estranea: "Il vate si dimena, quasi un grande divinità cercasse di uscire dal suo petto".
Carpe Diem
Non chiedere, non è lecito sapere quale fine ahimè a te daranno gli dei, Leucone, e non rincorrere alla cabala Babilonese. Quanto è meglio, accettare qualsiasi cosa accadrà, sia che Giove ci abbia concesso altri inverni da vivere sia che questo, che ora affrange il mare Tirreno sulle opposte scogliere, sia l'ultimo: sii saggia, filtra il vino e, poiché la vita è breve, abbandona speranze lontane. Mentre stiamo parlando già sarà fuggito il tempo invidioso: cogli il giorno, quanto meno fidente nel futuro.
quaero, is, ivi, itum, ire scio, is, ivi, itum, ire da, as, dedi, datum, are tempto, as, avi, atum, are tribuo, si, tribui, tributum, ere debilito, as, avi, atum, are patior, ersi, passus, sum, pati |
oppono, is, posui, positum, ere sapio, is, sapii, ere liqueo, es, liqui, ere reseco, as, resecui, resectum, are loquor, ersi, locutus sum, loqui fugio, is, fugi, fugitum, ere carpo, is, crpsi, carptum, ere |
Dedica all'amico Mecenate
O Mecenate discendente di antenati re, mia dolce protezione e onore, ci sono quelli a cui piace sollevare col cocchio la polvere di Olimpia, sfiorare la mela con ruote roventi e innalzano la nobile palma sino agli dei, signori della terra; Ad altri piace se la massa volubile dei Quiriti lotta per poteri elevare con tre cariche onorifiche; altri ancora se possono raccogliere nel proprio granaio tutto ciò che si spezza sulle ali di libra. Non convinceresti mai, neanche a condizioni attaliche, colui che è felice di sarchiare la terra palerna ad attraversare da pavido marinaio il mare Mirloo su una nave Cipria. Il mercante spaventato quando l'Africa imperversa sul mare Icario esalta la pace e la campagna del suo paese; costui, incapace di patire la povertà, subito ripara le navi sfasciate. C'è chi non rifiuta un bicchiere di vecchio Carsico né di ricavarsi una parte della giornata, ora disteso sotto un corbezzolo verdeggiante, ora presso una sorgente di acqua sacra. A molti piace l'accampamento e il suono di tromba misto al liuto e la guerra detestata dalle madri. Il cacciatore, dimentico della sua dolce consorte, resta sotto il cielo freddo sia che abbia visto una cerva, sia che un cinghiale dai Marsi le reti robuste. Mi eleva sino agli dei l'edera, premio delle fronti dotte, un fresco bosco e la danze leggere delle Ninfee e dei Satiri mi distinguono dal resto del popolo, se né Eulerpe faccia tacere i flauti né Polimnia rifiuti di suonare la lira di Lesbo. Se mi inserirai tra i poeti lirici, toccherò le stelle con la sommità del capo.
ed, is, didi, ditum, ere colligo, is, legi, lectum, ere iuvo, is, iuvi, iutum, are evito, as, avi, atum, are eveho, is, vexi, vectum, ere certo, as, avi, atm, are extollo, is, extuli, ere condo, is, condidi, conditum, ere verro, is, versum, ere findo, is, fidi, fissum, ere dimoveo, es, movi, motum ere seco, as, secui, sectum, are metuo, is, ui, utum, ere reficio, is, feci, factum, ere |
patior, eris, passus sum, pati demero, es, merui, meritum, ere sperno, is, sprevi, spretum, ere sterno, is, strevi, stratum, ere permisceo, es, miscui, mixtum, ere detesto, as, avi , atum, are maneo, es, mansi, manium, ere video, es, vidi, visum, ere rupio, is rupi, ruptum, ere misceo, es, miscui, mixtum, ere cohibeo, es, ui, itum, ere refugio, is, fugi, ere tendo, is, tetendi, tentum, ere inserto, is, servi, sertum, ere |
L'amicizia di Mecenate
Ora torno da me, figlio di un liberto, tutti sparlano di me, perché figlio di un liberto, ora perché sono tuo amico, mecenate, e una volta poiché come tribuno comandava una legione romana. Le due cose sono diverse, perché, se forse qualcuno mi invidia a ragione per quella carica non può perché tu mi sei amico, essendo tu particolarmente cauto a prendere fra i tuoi amici solo persone meritevoli, lontano da ogni cattiva intenzione.. Non posso ponderami felice per questo: poiché sono scelto casualmente come tuo amico: e infatti la sorte ha fatto si che tu mi conoscessi; una volta prima Virglio, poi Vario ti parlarono di me (dissero chi fossi). Quando mi trovai davanti a te, dissi poche cose singhiozzando (infatti una timidezza infantile mi impediva di parlare di più), non dico di avere un padre illustre, non di essere trasportato per la campagna da un cavallo dell'Apulra, ma dico chi fossi. Come è tua abitudine mi rispondi poco, mi richiami dopo nove mesi e mi dici di entrare nella tua schiera di amici. Per me è molto importante che tu mi abbia scelto, tu che sai separare l'ignobile dall'onesto, non in base alla nobiltà delle origini ma secondo la purezza della vita e dell'anima. Eppure se il mo carattere è imperfetto causa di pochi lievi difetti, per il resto è buono, quasi come se in un bel corpo criticassi alcuni nei sparsi, se nessuno potrà sinceramente rinfacciarmi né l'avarizia, né la disoccupazione, né di frequentare postriboli; semplice e innocente, come a diritto posso lodarmi, e se sono caro agli amici, è grazie a mio padre, che povero possessore di un campiello, non mi volle mandare alla scuola di Flavio.
redeo, is, iui, itum, ire nascor, eris, natus sum, nasci pareo, es, parui, paritum, ere invideo, es, vidi, visum, ere adsumo, is, sumpsi, sumptum, ere dico, is, dixi, dictum, ere sortior, iris, itus sum, iri prohibeo, es, prohibui, prohibitum, ere profor, faris, fatus sum, fari vecto, as, avi , atum, are narro, as, avi, atum, are abeo, abis, ivi, itum, ire placeo, es, placui, placitum, ere iubeo, es, iussi, iussum, ere |
revoco, as, avi , atum, are secerno, is, crevi, socretum, ere reprehendo, is, prehensi, prenhensum, ere doicio, is, ieci, iectum, ere collaudo, as, avi , atum, are vivo, is, vixi, victum, ere nolo, nonuis, nolui, nolle respendeo, es, spondi, posum, ere orior, eris, ortus sum, oriri sospendo, is, suspensi, suspensum, ere eo, iis, ivi itum, ire refero, fers, tuli, latum, ferre rodo, is, rosi, rosum, ere |
L'isolamento del saggio non è inazione
Dici: "Tu mi raccomandi di star lontano dalla folla, di vivere appartato e di trovare l'appagamento nell'interiorità? Che ne è di quei principi per cui si deve morire nell'operosità?" è perché? Mi sono rivolto a quei precetti che talvolta ti sembra che io diffonda e ho rotto i ponti per poter essere utile a molti. Non trascorro mai una giornata oziando: dedico una parte della notte agli studi; non resisto al sonno ma cedo, e a causa della veglia distolgo gli occhi, stanchi e soccombenti, dall'occupazione. Mi sono ritirato non dalla società ma dagli affari e sopratutto da quelli privati e ora mi preoccupo per quelli dei posteri. A questi lascio scritti dei consigli che possono essere assai giovevoli: per lettera do loro dei consigli sulla salute per esempio dei miscugli di ottimi medicinali, essendosi dimostrai efficaci nelle mie piaghe le quali pur non essendo guarite del tutto hanno comunque smesso di crescere. Indico agli altri la retta via che ho raggiunto troppo tardi stremato per averla cercato a lungo. Dico a gran voce: "Evitate tutte quelle cose che piacciono al popolo e che il caso vi presente: affrontate con sospetto e distacco tutti i beni fortuiti. Anche le fiere e i pesci, di fronte a una speranza accattivante, si lasciano ingannare. Credete che queste fortune siano doni? Invece non sono altro che inganni. Chiunque di voi voglia vivere una vita quanto più prudente, eviti i benefici insidiosi sui quali anche per questa ragione ci inganniamo molto tristemente: credevamo di averli e vi restiamo attaccati. Questa corsa ci spinge giù dai precipizi: l'estro di questa vita illustre è precipitare. Poi non è più possibile neppure rialzarsi, quando la felicità (del momento) comincia a farci avanzare in un altro verso, o quanto meno, diverso dalla via della saggezza o quando una volta per tutte comincia a farci precipitare: non ci guida la sorte ma ci fa cadere con la faccia in terra e ci nuoce. Osservate quindi questa sana e salutare abitudine del vivere così da soddisfare le necessità del corpo nei limiti di quelle che sono essenziali. Questo deve essere trattato con maggior rigore perché non costituisca un male per l'animo: il cibo placa la fame, il bere estingue la sete, il vestito ripara dal freddo, la casa difende da questa cose che ci possono far male. Non ha importanza se questa era costituita in mattoni o in pietre provenienti da popoli stranieri: sappiate che l'uomo è difeso da un tetto di paglia altrettanto bene che da uno d'oro. Disdegnate da tutte quelle cose come gli ornamenti e gli oggetti di bellezza curati con uno sforzo inutile: rendetevi consapevoli che solo l'animo è ammirabile, nei confronti del quale non esiste niente di grandioso (rispetto al quale grande non c'è niente di grande)".
De Ira I
Mi hai chiesto, Novalo, che scrivessi in che modo l'ira possa essere placata e a buon diritto mi sembra che tu abbai temuto soprattutto questo sentimento, il più ignobile e violento di tutti. Gli altri infatti hanno qualcosa di mite e pacifico: questo è tutto infiammato nell'accesso di dolore, furente per la bramosa per niente umana di armi, sangue e morte.
De Ira II
Per questa ragione alcuni uomini saggi parlarono dell'ira come di una follia momentanea: parimenti incapace di dominarsi, incurante del contegno, immemore degli obblighi, ostinata e risoluta in ciò che ha intrapreso, irraggiungibile dalla ragione e dal senno, suscitata da motivi vani, incapace di distinguere il vero e il giusto.
De Ira III
D'altra parte per renderti conto che non sono assennati coloro i quali sono pervasi dall'ira, osserva l'aspetto stesso di questi. Difatti come segni evidenti degli infuriati sono uno sguardo scontrato e minaccioso, una fronte accigliata, un viso torvo, un passo affrettato, le mani agitate, un colorito diverso, un respiro affannoso e irregolare, così gli stessi segni sono anche degli iracondi.
Agguato Teso ai Catilinari sul ponte Milvio
Dopo che tutte le cose erano state compiute, fissata la notte in cui i congiurati partissero Cicerone informato di ogni cosa per mezzo dei legati dei Galli ordina ai pretori L.V.F. e C.P. che per mezzo di un agguato colgano di sorpresa la scorta degli Allobrogi. Rivela ogni cosa per cui venivano inviati, permette le altre cose perché agiscano così come sia necessario nella circostanza. Quelli, soldati, senza chiasso sistemarono i rinforzi così come era stato ordinato. Assediano il ponte di nascosto. Dopo che in quel luogo vennero i legati degli Allobrogi con Volturcio e sorse il clamore di guerra contemporaneamente, i Galli subito conosciuto lo stratagemma senza indugio si consegnano ai Pretori. Volturcio in un primo momento esortò gli altri, difende se stesso con la spada dalla moltitudine, quando poi fu abbandonato dai legati pregò Pomptino per la sua salvezza ed infine, spaventato della vita, consegnò se stesso ai pretori come nemici.
Il senato respinge la proposta di pace di Pirro. |
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