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I 5 casi in cui il cum prevede l'uso dell'indicativo

latino



I 5 casi in cui il cum prevede l'uso dell'indicativo


  1. CUM GENERICO (o temporale)

Può avere questi significati: quando, allorché, nel tempo in cui.

Indica la circostanza di tempo in cui è posta l'azione della reggente; si usa con tutti i tempi: tempi dell'indicativo ed è spesso preceduto da TUM, NUNC, EO TEMP 252e45c ORE.

Cum quidam bellum paravis, te ipsum frustraberis

Quando preparerai la guerra, ingannerai te stesso.

N.B. Le espressioni italiane "da che, da quando" si rendono in latino con CUM o EX QUO sottinteso TEMPORE + l'INDICATIVO.

Anni sunt octo ex quo ista causa in ista meditazione versatur.

Sono 8 anni da che questo processo è in codesta fase di studio preparatorio.




  1. CUM ITERATIVO (ogni volta che, tutte le volte che, quando)

Indica un'azione ripetuta e osserva la legge dell'anteriorità per cui al presente della reggente risponde il perfetto della subordinata, all'imperfetto il piuccheperfetto, al futuro semplice il futuro anteriore.

Ager cum multos annos requievit, uberiores efferre fruges solet.

Il campo quando riposa molti anni, suole produrre frutti più abbondanti.

Curio focum Cato cum venenrat in Sabinos, visere solebat.

Catone quando andava in Sabina (ogni volta che era andato) soleva visitare il focolare di Curio

Cum a te invitati erimus libenter veniemus.

Ogni volta che saremo stati invitati da te, verremo volentieri.


  1. CUM INVERSO (è così chiamato perché, in realtà,l'azione principale è contenuta nella proposizione secondaria: infatti la temporale introdotta dal cum inverso equivale ad una coordinata alla reggente ovvero il cum è uguale a ET TUM). Significa "quand'ecco che, quando ad un tratto". Indica l'azione improvvisa che avviene contemporaneamente o subito dopo quella espressa nella reggente. Ha il perfetto o il presente storico e può essere rafforzato da un avverbio come IAM, SUBITO, REPENTE, correlato ad un altro avverbio (presente nella reggente) come NONDUM, VIX, AEGRE.

Hannibal iam subivat muros, cum reoente in eum, patefacta porta, erumpunt romani.

Annibale si accostava alle mura quand'ecco che i romani, aperta la porta , fanno irruzione contro di lui.

Vix annus intercesserat, cum Sulpicius acusavit Norbanum.

Era appena trascorso l'anno , quand'ecco che Sulpicio accusò Norbano.


  1. CUM COORDINATIVO (e intanto, e frattanto)

Indica un'azione simultanea a quella della reggente, spesso è accompagnato da INTEREA o INTERIM (frattanto) e, in generale, ha lo stesso tempo della reggente.

Caedebatur virgis in medio foro, cum interea nullus gemitus audiebatur.

Era battuto con bastoni in mezzo al foro, e intanto non si udiva alcun gemito.


  1. CUM DICHIARATIVO (in quanto che, per il fatto che)

Spiega ciò che viene enunciato nella reggente ed equivale al QUOD dichiarativo, ha in genere lo stesso tempo della reggente.

Salbus cum advenis gaudeo.

Sono contento x il fatto che tu sei salvo.


La proposizione finale


Vari modi per tradurre:

  • Qui urbem appropinquarent 
  • Ad urbem oppugnandam  + ad + gerundivo acc.
  • Causa / gratia + urbem oppugnandae + gerundio al genitivo
  • Causa / gratia + urbis oppugnandae + gerundivo al genitivo
  • Oppugnatum urbem (coi verbi di moto)   + supino
  • Oppugnatori urbem +part. futuro
  • Oppugnantes urbem  + part. presente
  • Quo facilius opugnarent urbem +comparativo

Id eo scripsi quo plus auctoritatis haberem

Per questo ho scritto ciò, per avere + autorità


Proposizioni consecutive


Indicano la conseguenza dell'azione espressa dalla reggente.


UT (UT NON) + CONGIUNTIVO

Presente (se la conseguenza riguarda il presente)

Imperfetto (se la conseguenza riguarda il passato -azione momentanea)

Perfetto (se la conseguenza riguarda il passato -azione momentanea)



Le proposizioni consecutive sono in generale anticipate nella reggente da aggettivi, avverbi o pronomi quali: [ITA, SIC, TAM (TANTO-TANTI-TANTUM) -EO- (ADEO, USQUE EO), TANTUS, IS (TALIS, IUSMODI) ] + UT

Ea tempora nostra sunt ut ego iis mederi non passim

Tali sono i nostri tempi che ad essi non posso porre rimedio.

Quod crimen eiusmodi est ut usurum me illo non putarem

Questa accusa è di tal natura che io non pensavo che me ne sarei servito

Tantum fuit frigos ut populi convivio Appius Cactus sit nos dimettere

Il freddo fu tanto che Appio fu costretto dal clamore del popolo a sciogliere la nostra seduta.




CONSECUTIVA FINALE

Ut non ne

Ut nemo  ne quis

Ut nihil    ne quid

Ut nullus   ne ullus

Ut numquam    ne unquam

Ut nusquam  ne usquam


La coordinazione negativa di due consecutive si esprime sempre con neque o nec. Tali congiunzioni si usano anche per unire due termini di una proposizione consecutiva negativa.

Iphicrates tanta severitate exercituis praefuit, ut nullae umquam exercitationes copiae neque magis dicto audientes fuerint

Ippicrate comandò l'esercito con tanta severità che mai nessuna schiera fu + esercitata e + pronta agli ordini.


Nb. Ricordiamo che una proposizione consecutiva può essere introdotta in luogo di ut dai pronomi QUI/QUAE/QUOD.

Talem te esse oportet, qui primum te ab impiorum civium societate seiungas

Conviene che tu sia tale, che innanzi tutto tu ti allontani dall'amicizia dei cittadini empi.


Se nella reggente c'è un comparativo che denota sproporzione la consecutiva è introdotta da quam ut o quam qui (quae, quod).

Maior sum cui (quam ut mihi) possit Fortuna nocere

Sono tanto grande xchè la fortuna mi possa danneggiare.


Forme particolari di consecutive


Hanno valore consecutivo le seguenti espressioni particolari:

  • TANTUM HABEST UT .(+ completiva ) *..UT..(+ consecutiva)...

Sono tanto lontano da.. Che..

Tantum habest ut scribi contra nos nolimus ,ut etiam maxime optemus.

Siamo tanto lontani da non volere che si scriva contro di noi che anzi lo desideriamo sommamente. (L'ut consecutivo è spesso rinforzato da etiam o contra =al contrario)

*le proposizioni subordinate in base alla funzione che svolgono si dividono in completive o sostantive; aggettive o attributive; circostanziali o avverbiali. Le proposizioni completive sono: le infinitive, interrogative indirette, le finali (ut/ne), quelle introdotte da ut non, quin quominus, quod dichiarativo. Le completive hanno funzione di soggetto o di oggetto rispetto la reggente.


L'espressione impersonale " IN EO EST UT EGO (tu, nos, ecc..) " significa "Sono sul punto di":

Cum iam in eo esset ut Miltiades oppido potiretur, procul in continenti lucus incensusu est.

Milziade essendo sul punto di impadronirsi della città lontano sulla terraferma un bosco prese fuoco.


Anche l'espressione impersonale " EST UT" (è possibile che, si dà il caso che " fa parte delle forme particolari di consecutiva.

Est ut plaerique philosophi nulla tradant praecepta dicendi .

Si dà il caso che la maggior parte dei filosofi non fornisce precetti d'oratoria.


L'uso del " QUIN" per introdurre la consecutiva quando la reggente è negativa, con valore di congiunzione (= a UT NON) oppure di pronome relativo maschile neutro singolare (qui non / quod non) ha valore consecutivo.

Numquam tam malem est Siculis , quin aliquid facete dicano.

Non va mai così male per i Siciliani che non dicano qualche facezia.

Nemo est tam fortis, quin rei novitate perubetur.


Tipi di coordinazione

A seconda della congiunzione si distinguono cinque tipi di coordinazione:


COPULATIVA

Vincam, opinor animum et Lanuvio pergam in Tustulanum

Riusciròa convincermi, credo, e da Lanuvio passerò a Tuscolo


DISGIUNTIVA

Velim sare quid tibi restet aut iamme confecerit

Vorrei sapere che cosa ti rimanga da fare o se hia già finito .


AVVERSATIVA

Ipsum non novi, sed audio laudabilia.

Non conosco la persona ma sento parlare di lei molto bene.


DICHIARATIVA

Itaque ad omnes casus subsidia comparabat. Nam frumentum ex agris quotidie in castra conferebat.

Pertanto cercava di premunirsi per ogni evenienza. Infatti ogni giorno faceva portare dall'accampamento del grano dai campi.


CONCLUSIVA

Que autem divina?Sapere, invenire, meminisse. Ergo animus divinus est.

E che cosa è divino ? Essere saggio, scoprire, ricordare. Dunque l' animo è divino.



Le Coordinazioni

Copulativa:


Affermativa

ET

-QUE: enclitica; unisce due termini formanti un unico concetto

ATQUE (e, anzi): usata con parole che iniziano con vocale e h

AC: davanti a parole che iniziano per consonante (tranne c e g)

ETIAM (anche): precede la parola

QUOQUE: indica parità ed è posposta


Negativa

NEQUE e NEC (e non,ne) negano per lo più un'intera proposizione

ET NON, AC NON (e non) :negano con più forza generalmente un solo termine specie nelle proposizioni di sdegno, augurio o meraviglia.

NE QUIDEM (neppure): negano con decisione il termine interposto

NEVE, NEV (e non, e né) si usano con l'imperativo, il congiuntivo esortativo, concessivo, ottativo.

Esempi:

Prorsus, ab eo scire nec tamen flocci habeo.

Certamente desidero sapere e tuttavia non vi ammetto la minima importanza.

Nihil habeo quod agam et non sum  piger.

Non ho niente da fare e non sono certo pigro.


Mihi non modo irasci, sed ne dolere quidam licet.

A me non solo non è lecito adirarmi ma neppure dolermi.


Litteras misit ne eos frumento neve alia re iuverat.

Scrisse di non soccorrerli né con grano né in altro modo.


Correlativa

ET.ET (e.e, sia .sia, così. come)

NEQUE. NEQUE

NEC. NEC  (né. né)

CUM. TUM (come. così) si dà più rilievo al secondo membro

TUM. TUM (sia. sai, ora. ora)

MODO. MODO (ora. ora)

Esempi:

Et repellere sine pertinacia et repelli sine iracondia parati sumus.

Siamo pronti sia a  contraddire senza ostinazione sia a lasciarci contraddire senza adirarci.


Movet res cum multitudinem tum duces.

Il fatto turba come la moltitudine così in particolare I capi.


Socrates non tum hoc, tum illud sed idem sempre dicebat.

Socrate non diceva ora questo ora quello ma sempre la stessa cosa.


NB: ETIAM ATQUE ETIAM = più e più volte, ripetutamente.


Disgiuntiva


Semplice:

AUT (o): distingue concetti differenti o opposti

VEL (o): distingue due concetti poco diversi tra loro, ha anche valore correlativo nelle espressioni come VEL POTIAM, VEL ETIAM, VEL DICAM, VEL UT DICAM (a dire il vero)

-VE enclitico (o): differenza insignificante, si usa con numerali o comparativi.

SEV, SIVE (piuttosto): corregge il concetto precedente.

Esempi:

Hic vincendum aut moriendum est.

Qui bisogna vincere o morire.


Coniunctionem tectorum oppidum vel urbem appellaverunt.

Chiamarono cittadina o città un insieme di edifici.


Venit Epicurus hanno minime malus, vel potius optimum.

Viene Epicureo, uomo per nulla cattivo o meglio ottimo.


Litteras a te bis terde accepi.

Ho ricevuto posta da te 2 o 3 volte.


Correlativa:


AUT. AUT (o. o): distingue concetti opposti

VEL. VEL (o. o): distingue concetti affini

SIVE. SIVE, SEV. SEV (sia. sia): distinguono due concetti di cui non importa stabilire quale sia quello vero.


Si ricordi che VEL è usato spesso come avverbio col significato di "anche" o "perfino" o per rafforzare un superlativo.

Esempi:

Aut insanit homo aut versus facit

O quell'uomo è pazzo o è un poeta.


Catilinam vel eiecimus vel emisimus.

Catilina o l'abbiamo cacciato o l'abbiamo mandato via.


Sive habes quid sine nihil habes scribe tamen aliquid.

Sia che tu abbia qualcosa sia che non abbia nulla scrivi qualcosa.

Avversativa

SED, VERUM (ma): indicano un'apposizione generica oppure il passaggio ad un altro argomento.

AUTEM, VERO (invece, però,  poi): indicano una debole opposizione e sono posposte.

AT (ma, al contrario): è l'avversativa più forte che indica un netto contrasto con quanto precede.

ATQUI (e pure, orbene): indica una forte opposizione e può considerarsi un AT enfatico

TAMEN, ATTAMEN (tuttavia): in genere posposto ed è frequente con SED e VERUM.

Esempi:

Vettienum accusat sed totum negotium Sestum nostrum suscepisse.

Accusa Vettieno ma dice che il nostro Sestio ha preso in mano tutta quanta la politica.


Ea nunc ex falsis eius commentariis proferuntur. Ergo autem Antonio facillimum me praebui.

Ora si vuole fare risultare ciò dai suoi appunti falsificati. Io però con Antonio ho usato la massima accondiscendenza.


Brevis a natura nobis vita data est, at memoria bene redditae vitae sempiterna.

Dalla natura ci fu concessa una vita breve ma il ricordo di una vita ben spesa è eterno.


O rem, inquies difficilem et enexplicabile! Atqui explicandi est.

Oh che cosa difficile e insolubile dirai ! Eppure deve essere risolta.


Expellitur ex oppido Gergovia; non destitit tamen.

Viene cacciato dalla città di Gergovia eppure non desistette.

Dichiarativa

NAM (infatti): si usa all'inizio della proposizione.

ENIM (infatti): si usa dopo una o due parole

NAMQUE (infatti): si usa all'inizio della proposizione ma può essere anche posposta

ETENIM (infatti): si usa all'inizio di frase.

Conclusiva

IGITUR (dunque, perciò): indica conseguenza logica, posposta.

ERGO (dunque, perciò): è più forte di igitur, può trovarsi all'inizio di frase o può essere posposto.

ITAQUE (perciò) si usa nelle narrazioni.

PROINDE (perciò): precede un imperativa o un congiuntivo esortativo.

Esempi:

Proinde abite dum es facultas.

Andatevene dunque finchè c'è la possibilità.

Attrazione modale

Una proposizione subordinata che per sua natura dovrebbe avere l'indicativo (temporale, relativa, causale) si trova spesso in latino espressa col congiuntivo purché si verifichino le seguenti condizioni:

Sia subordinata ad una proposizione al congiuntivo o all'infinito

Sia parte integrante della reggente, tale cioè che non possa essere tolta senza che il senso della reggente resti alterato.

Occorre precisare però che tale fenomeno non si può considerare una regola inderogabile ma piuttosto l'espressione di due precise sfumature dell'azione:

Il pensiero indiretto, di una persona diversa da chi parla o scrive: l'azione è cioè riportata non come dato obiettivo di fatto (congiuntivo obliquo).

L'eventualità o possibilità dell'azione (congiuntivo eventuale).

Esempi:

Multa disputata sunt in villa cum lo postridie venissemus, quam apud Catulum fuissemus.

Molte cose furono discusse nella villa,poiché eravamo andati colà il giorno dopo che eravamo stati a casa di Catulo.

Dicebas omnia que fierent fato contineri.

Dicevi che tutto ciò che accade è stabilito dal fato.

Omnes coepiebant Caesarem stare condicionibus iis quas tulisset.

Tutti desideravano che Cesare si attenesse ai patti che aveva fatto.


La subordinata non subisce attrazione modale quando:

Esprime un fatto reale

È parte integrante della reggente.


Regola di Reusch

Se una subordinata di terzo grado retta da un infinito perfetto o un congiuntivo perfetto, a loro volta dipendenti da un tempo principale, ha il congiuntivo per attrazione modale o perché obliquo NON SEGUE LE REGOLE DELLA CONSECUTIO, ma conserva trasposto al congiuntivo lo stesso tempo che avrebbe se la sua reggente (subordinata di primo grado) fosse indipendente.

Esempio:

Pluto/ te laudatum esse/ quod verum dixeris.

Ritengo che tu sia stato lodato perché hai detto la verità.


I verbi fraseologici

In italiano si usano spesso con l'infinito o col participio passato i cosiddetti verbi pleonastici, cioè superflui che aggiungono solo una sfumatura all'espressione. Tali verbi detti fraseologici in latino si omettono.

Esempi:

Tu cum tunica visus es.

Tu ti lasciasti vedere con la tunica.

Equidem angor animo.

Mi sento in verità intimamente oppresso.

Amilcaris pertinace cessit Catulus.

Catulo fu costretto a cedere all'ostinazione di Amilcare.


Anche i verbi potere7dovere/volere  possono essere usati in italiano con valore fraseologico. Occorre però verificare che il verbo sia fraseologico, tale da potersi omettere senza modificare il senso della frase. Infatti se questi tre verbi hanno il significato di "avere il dovere di" e "avere la volontà di" allora vanno tradotti.

Esempi:

Attilius Regulus Carthaginem rediit neque eum caritas patrie retinuit nec quorum.

M. Attilio Regolo tornò a Cartagine e non lo potè yratteneree né l'amore della patria né l'amore dei suoi.

Possum iniurias ferre.

Nolo prificisci

Non ho la volontà di partire.

Fare + infinito

Frequente in italiano è l'uso del verbo fare + infinito. In ltino tale verbo si omette quando ha valore fraseologico oppure si rende ricorrendo a un predicato fra i seguenti:

Avocare (far venire), arcessere,comprimere (far cessare), confare (far scoppiare), dei cere (far cadere), efferre (far seppellire), excitare (far scoppiare), summovere (far allontanare), persuadere, immettere, revocare (far tornare), sedare (far cessare), introducete (far enrtrare), monere.

Esempi

Lacedemonii Peloponnenses immiserunt.

Gli Spartani fecero avanzare i Peloponnesiaci.


Il verbo IUBEO con l'accusativo e l'infinito spesso è accompagnato dal verbo fare.

Esempi:

Cesar tubicines receptui canere iubet.

Cesare fa suonare dai trombettieri a raccolta.

Hac me litterae iubent ad pristinas cogitationes reverti.


Se la persona a cui è rivolto il comando non è espressa, nella proposizione subordinata si usa la forma passiva.

Esempi:

Dux vicium defendi iussit.


CURO con il gerundio predicativo si usa nel senso di provvedere o curare.

Le proposizioni relative


proposizione gli attributi e le apposizioni, perciò sono dette anche attributive e oppositive hanno l'indicativo quando enunciano un fatto reale; quando sono introdotte da pronomi, aggettivi o avverbi raddoppiati o con la terminazione in -cumque, quando hanno valore incidentale o sono perifrasi corrispondenti a sostantivi italiani (ii qui audiunt = gli uditori).

Esempi: 

O fortunata mors,quae por patria est reddita.

O fortunata morte che è stata offerta per la patria.

Vercingetorix Alesiam, quod est oppidum Madubiorum, iter facere coepit.

Vercingetorige cominciò a marciare verso Alesia, che è la roccaforte dei Mandubi.


Hanno invece il congiuntivo le proposizioni relative quando enunciano un fatto soggettivo o eventuale.

Esempi:

Caesar obsides, qui ad eos perfugissent, poposcit.

Cesare chiese con insistenza gli ostaggi che si erano rifugiati presso di loro.


Le relative improprie svolgono nel periodo la stessa funzione che compiono nella proposizione i complementi indiretti o gli avverbi in questi casi le relative hanno valore finale, causale, consecutivo, temporale, avversativo, ipotetico, limitativo o restrittivo; il verbo di solito và al congiuntivo secondo le norme della proposizione che rappresentano. A volte però possono avere il modo indicativo.

Esempi:

Talem te esse oportet, qui ab imiorum civium societates seiungas.

Bisogna che tu sia tale da separarti dalla compagnia di cittadini empi.


E' frequente in latino il fenomeno della prolessi del relativo secondo cui la relativa precede la reggente. Spesso anche il termine cui il pronome si riferisce viene spostato nella relativa.

Esempi:

Quam quisque nori artem in hac se exerceat.

Ognuno si eserciti in quell'arte che conosce.


Una proposizione introdotta dal nesso relativo in realtà non è una proposizione relativa.

Esempi:

Per utiles Xenofontis libri sunt, quas legite quaeso studiose.

I libri di Senofonte sono molto utili, leggeteli, di grazia, con attenzione.


Il periodo ipotetico

Periodo ipotetico di primo tipo,regge tutti i tempi dell'indicativo, è il periodo dell'obiettività e della realtà

Poma,si cruda sunt, vix evelluntur. Protasi =viene prima  Apodosi =conseguenza della protasi

I frutti se sono acerbi si staccano a stento.

Haec si Antonius fecerit, erit integra potestas nobis deliberandi.

Se Antonio farà queste cose, avremo tutto ilpo tere di deliberare.

Fuerit hoc censoris, si iudicabit eum ementitum esse.


Si può trovare il congiuntivo nella protasi quando ha per soggetto il pronome "tu" con valore indeterminato oppure il pronome "si/quis".

Vita, si scias uti, longa est.

La vita se la si sa usare è lunga.


Il periodo ipotetico di secondo tipo regge il modo congiuntivo (in italiano si traduce col congiuntivo o col condizionale) presente per indicare posteriorità o contemporaneità. Perfetto pe indicare anteriorità. E' il periodo dell'eventualità.

Falso condizionale =forme con possum,debeo all'indicativo ma lo traduco col cong. ,exempla ficta.


Si reticeam superbus videar

Se fossi reticente sembrerei superbo.

Si id statuerimus, nihil habeat res utii

Se avessimo stabilito ciò, non ci sarebbe alcun inconveviente (nella protasi c'è il perfetto, nell'apodosi il presente)

Si quidi ab nomine utilitatis tuae causa detraxeris, inhumane













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