I trattatiL'impostazione formale è analoga a quella dei
Dialoghi. I titoli sono : De clementia,
De beneficiis, Naturales quaestiones.
De clementiaE' un trattato di
filosofia politica dove Seneca esalta la monarchia illuminata, palesando
ancora una volta grande modernità di pensiero. Seneca elogia qui Nerone, che
possiede la più grande virtù di un sovrano : la clemenza appunto,
l'indulgenza cioè che adotta chi ha il potere nell'infliggere le pene. 5. Le tragedie
Sono tutte basate sullo scatenarsi di passioni rovinose, che sono il motore
delle disgrazie che affliggono i personaggi. Da un lato la ragione,
arppresentata da personagi minori ed ignorati, dall'altro il furor, che ha
una rilevanza ben superiore alle reali esigenze del genere tragico. Seneca
enfatizza i tratti negativi per renderli moniti invalicabili, fortissimi
esempi negativi. Indugia anche su elementi cruenti e patetici, come era uso
in Grecia e come attestato nella letteratura latina con Lucano.6. L'ApokolokyntosisE' una satira
menippea (con mescolanza di versi e prosa) dove Seneca dà sfogo al suo odio
per Claudio. L'interpretazione del titolo è discussa : "trasformazione
in zucca", "deificazione di una zucca" o forse una struttura
idiomatica tipo "infinocchiare". L'autore mostra una volta ancora
la sua abilità nel giostrarsi tra diversi registri e livelli linguistici,
sempre mantenendo una caustica ironia e una verve mordente.
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4. Le
Lettere a Lucilio
Sono l'ultima e più importante opera filosofica di Seneca. E' una raccolta di
124 lettere, divise tra 20 libri, scritte tra il 62 e il 65 e intestate a
Lucilio Iuniore. Sono una serie di riflessioni filosofico-morali. L'autore si
presenta come un uomo che dopo aver sprecato gran parte della sua vita negli
incarichi pubblici, può finalmente dedicarsi al perfezionamento morale.
L'atteggiamento è quello di un maestro verso un suo giovane discepolo, ma
tale orientamento può ritenersi genericamente rivolto ai posteri, non solo a
Lucilio. Questo evidenzia come le Epistolae fossero state scritte già con
l'intento di essere pubblicate (epistole letterarie, al contrario di quelle
di Cicerone). E' la prima volta nella letteratura romana che questo filone,
tipico invece in quella greca (il modello principale è Epicuro, come viene
dichiarato esplicitamente). Uno dei tratti caratteristici è il riferimento ad
episodi personali dai quali la riflessione si allarga per divenire generale
insegnamento morale. Il tono è quello del sermo, colloquiale, agile ma non
volgare. Coerente con questa scelta stilistica è la mancanza di organicità
nella trattazione, tanto nelle singole lettere quanto nella loro disposizione
all'interno dell'opera. Tuttavia esiste un filo conduttore, rappresentato dai
progressi morali di Lucilio, al quale Seneca si rivolge dapprima come ad un
discepolo alle prime armi, ricorrendo sovente a massime brevi e concise. E'
un'esortazione alla filosofia morale (carattere parenetico). Poi, dopo
l'epistola 30, Seneca nota copiaciuto i progressi dell'amico e passa a metodi
d'insegnamento più impegnativi. I progressi sono intellettuali ma soprattutto
morali, questi ultimi testimoniati dalla scelta dell'otium che Seneca
caldeggia e alla quale Lucilio (che era procuratore in Sicilia) aderisce
infine (come attestato nell'epistola 82). Questo dell'otium si ivela come uno
dei temi conduttori dell'opera : Seneca reputa di aver fatto quella scelta
troppo tardi, e che con troppo ritardo ha capito che la sapientia è la sola
possibilità di raggiungere la virtù. Senza mai nominare Nerone, Seneca si
mostra tuttavia leale al potere, attraverso la polemica con gli atteggiamenti
di protesta. Preferisce all'adulazione dell'imperatore, la rievocazione di
ricordi del padre (al quale era molto legato), dei suoi maestri, della sua
amata moglie. Ma soprattutto è alla ricerca del vero bene, la virtù che si
raggiunge abbandonando le frivolezze, e mostra di essere restio al contatto
con la folla. Aderisce alla dottrina stoica, ma non esita a criticarne le
cavillose sottigliezze dialettiche, cita Epicuro (per il quale Lucilio
simpatizzava) dicendo che la verità è proprietà comune. E proprio ispirandosi
agli epicurei, si prepara alla morte, che assieme al tempo è un altro
importante tema dell'opera, dicendo che liberarsi della paura di essa è
compito di ogni filosofo : chi ha realizzato l'autarkeia (autosufficienza)
non ha nulla da temere né da rimpiangere. E' importante come si vive, non
quanto. Per questo, in alcuni casi è lecito o doveroso decidere di morire.5. Le tragedieSono tutte basate sullo
scatenarsi di passioni rovinose, che sono il motore delle disgrazie che
affliggono i personaggi. Da un lato la ragione, arppresentata da personagi
minori ed ignorati, dall'altro il furor, che ha una rilevanza ben superiore
alle reali esigenze del genere tragico. Seneca enfatizza i tratti negativi
per renderli moniti invalicabili, fortissimi esempi negativi. Indugia anche
su elementi cruenti e patetici, come era uso in Grecia e come attestato nella
letteratura latina con Lucano.6.
L'ApokolokyntosisE' una satira menippea (con mescolanza di versi e prosa)
dove Seneca dà sfogo al suo odio per Claudio. L'interpretazione del titolo è
discussa : "trasformazione in zucca", "deificazione di una
zucca" o forse una struttura idiomatica tipo "infinocchiare".
L'autore mostra una volta ancora la sua abilità nel giostrarsi tra diversi
registri e livelli linguistici, sempre mantenendo una caustica ironia e una
verve mordente.
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L'impostazione formale è analoga a quella dei Dialoghi.
I titoli sono : De clementia, De
beneficiis, Naturales quaestiones.
De clementiaE' un trattato di filosofia
politica dove Seneca esalta la monarchia illuminata, palesando ancora una
volta grande modernità di pensiero. Seneca elogia qui Nerone, che possiede la
più grande virtù di un sovrano : la clemenza appunto, l'indulgenza cioè che
adotta chi ha il potere nell'infliggere le pene. 5. Le tragedie
Sono tutte basate sullo scatenarsi di passioni rovinose, che sono il motore
delle disgrazie che affliggono i personaggi. Da un lato la ragione,
arppresentata da personagi minori ed ignorati, dall'altro il furor, che ha
una rilevanza ben superiore alle reali esigenze del genere tragico. Seneca
enfatizza i tratti negativi per renderli moniti invalicabili, fortissimi
esempi negativi. Indugia anche su elementi cruenti e patetici, come era uso
in Grecia e come attestato nella letteratura latina con Lucano.6. L'ApokolokyntosisE' una satira
menippea (con mescolanza di versi e prosa) dove Seneca dà sfogo al suo odio
per Claudio. L'interpretazione del titolo è discussa : "trasformazione
in zucca", "deificazione di una zucca" o forse una struttura
idiomatica tipo "infinocchiare". L'autore mostra una volta ancora
la sua abilità nel giostrarsi tra diversi registri e livelli linguistici,
sempre mantenendo una caustica ironia e una verve mordente.
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4. Le
Lettere a Lucilio
Sono l'ultima e più importante opera filosofica di Seneca. E' una raccolta di
124 lettere, divise tra 20 libri, scritte tra il 62 e il 65 e intestate a
Lucilio Iuniore. Sono una serie di riflessioni filosofico-morali. L'autore si
presenta come un uomo che dopo aver sprecato gran parte della sua vita negli
incarichi pubblici, può finalmente dedicarsi al perfezionamento morale.
L'atteggiamento è quello di un maestro verso un suo giovane discepolo, ma
tale orientamento può ritenersi genericamente rivolto ai posteri, non solo a
Lucilio. Questo evidenzia come le Epistolae fossero state scritte già con
l'intento di essere pubblicate (epistole letterarie, al contrario di quelle
di Cicerone). E' la prima volta nella letteratura romana che questo filone,
tipico invece in quella greca (il modello principale è Epicuro, come viene
dichiarato esplicitamente). Uno dei tratti caratteristici è il riferimento ad
episodi personali dai quali la riflessione si allarga per divenire generale
insegnamento morale. Il tono è quello del sermo, colloquiale, agile ma non
volgare. Coerente con questa scelta stilistica è la mancanza di organicità
nella trattazione, tanto nelle singole lettere quanto nella loro disposizione
all'interno dell'opera. Tuttavia esiste un filo conduttore, rappresentato dai
progressi morali di Lucilio, al quale Seneca si rivolge dapprima come ad un
discepolo alle prime armi, ricorrendo sovente a massime brevi e concise. E'
un'esortazione alla filosofia morale (carattere parenetico). Poi, dopo
l'epistola 30, Seneca nota copiaciuto i progressi dell'amico e passa a metodi
d'insegnamento più impegnativi. I progressi sono intellettuali ma soprattutto
morali, questi ultimi testimoniati dalla scelta dell'otium che Seneca
caldeggia e alla quale Lucilio (che era procuratore in Sicilia) aderisce
infine (come attestato nell'epistola 82). Questo dell'otium si ivela come uno
dei temi conduttori dell'opera : Seneca reputa di aver fatto quella scelta
troppo tardi, e che con troppo ritardo ha capito che la sapientia è la sola
possibilità di raggiungere la virtù. Senza mai nominare Nerone, Seneca si
mostra tuttavia leale al potere, attraverso la polemica con gli atteggiamenti
di protesta. Preferisce all'adulazione dell'imperatore, la rievocazione di
ricordi del padre (al quale era molto legato), dei suoi maestri, della sua
amata moglie. Ma soprattutto è alla ricerca del vero bene, la virtù che si
raggiunge abbandonando le frivolezze, e mostra di essere restio al contatto
con la folla. Aderisce alla dottrina stoica, ma non esita a criticarne le
cavillose sottigliezze dialettiche, cita Epicuro (per il quale Lucilio
simpatizzava) dicendo che la verità è proprietà comune. E proprio ispirandosi
agli epicurei, si prepara alla morte, che assieme al tempo è un altro
importante tema dell'opera, dicendo che liberarsi della paura di essa è
compito di ogni filosofo : chi ha realizzato l'autarkeia (autosufficienza)
non ha nulla da temere né da rimpiangere. E' importante come si vive, non
quanto. Per questo, in alcuni casi è lecito o doveroso decidere di morire.5. Le tragedieSono tutte basate sullo
scatenarsi di passioni rovinose, che sono il motore delle disgrazie che
affliggono i personaggi. Da un lato la ragione, arppresentata da personagi
minori ed ignorati, dall'altro il furor, che ha una rilevanza ben superiore
alle reali esigenze del genere tragico. Seneca enfatizza i tratti negativi
per renderli moniti invalicabili, fortissimi esempi negativi. Indugia anche
su elementi cruenti e patetici, come era uso in Grecia e come attestato nella
letteratura latina con Lucano.6.
L'ApokolokyntosisE' una satira menippea (con mescolanza di versi e prosa)
dove Seneca dà sfogo al suo odio per Claudio. L'interpretazione del titolo è
discussa : "trasformazione in zucca", "deificazione di una
zucca" o forse una struttura idiomatica tipo "infinocchiare".
L'autore mostra una volta ancora la sua abilità nel giostrarsi tra diversi
registri e livelli linguistici, sempre mantenendo una caustica ironia e una
verve mordente.
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