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SIDDHARTA
Perché questo romanzo piace tanto ai giovani di
ogni nazione? Io stesso lo lessi tanti e tanti anni fa, quando ancora per me la
lettura era un mondo quasi magicamente nuovo.
Siddharta affascina perché è una parabola di vita, che valica i propri limiti
spaziotemporali, immergendo il lettore in un continuo divenire di esperienze,
capaci di accomunare genti di tutto il mondo.
Un ragazzo, un uomo che va alla ricerca del proprio credo, dei propri valori,
non soffermandosi mai in uno stato, in un frammento di conoscenza, in una
contingenza esperenziale ben definita ma limitata; al contrario egli diventa
continuo pellegrino spaziale, e ancor più emozionale: un pendolare dell'Io, che
strenuamente vive nuove esperienze, raggiunge una migliore comprensione della
realtà, della vita, della morte. E' veramente un cercatore, Siddharta, e la sua
vita romanzesca intriga il lettore e lo richiama ai suoi pensieri più profondi,
alle sue più intime percezioni, ad un'oggettività mediata dalla soggettività
dell'Ego.
Come non ricordare le parole del protagonista? "So pensare, attendere,
digiunare": questa una delle chiavi del suo pensiero.
Ed è proprio nel Sé, che l'uomo deve trovare non solo la propria essenza, ma
anche la propria forza e il proprio stimolo a vivere. Questo sembra suggerirci
l'autore. Mai fermarsi, continuamente sperimentare, in un perpetuo divenire di
noi stessi, un panta rei che si riassume nell'episodio del fiume, un'eterna
ricerca del nirvana in vita, che deve continuamente passare attraverso il
samsara delle trasmigrazioni, dei cambiamenti, dei passaggi obbligati
dell'esistenza.
Ma è un cammino fecondo, che non potrà che farci crescere come persone, e i cui
frutti raccoglieremo in ogni epoca della nostra vita.
Questa, la grandezza di Siddharta.
Il romanzo tratta la vita di un giovane,Siddharta appunto,figlio di un saggio Brahmino. Ad un certo punto della storia egli,"aveva cominciato ad alimentare dentro di sé la scontentezza.Aveva cominciato a sentire che l'amore di suo padre e di sua madre, e anche l'amore di Govinda,suo amico,non avrebbero fatto per sempre la sua eterna felicità,non gli avrebbero dato la quiete,non lo avrebbero saziato,non gli sarebbero bastati".
Siddharta così decise di partire pe 525g66f r cercare quella pace e quella serenità che tanto desiderava;egli passò la vita viaggiando e trascorrendo lunghi periodi con persone diverse:visse con gli asceti nella foresta,ascoltò la dottrina del Buddha,visse con i samani e imparò il saper ascoltare,il saper aspettare e il saper digiunare.Ogni sua decisione fu influenzata da questi tre insegnamenti fino a quando incontrò Kamala,una donna che gli insegnò l'arte dell'amare e da cui ebbe un figlio segreto.Successivamente a questo incontro Siddharta cambiò profondamente egli capì che"il mondo e la pigrizia erano penetrati nel suo animo,lentamente lo riempivano,lo rendevano stanco e pesante.il mondo l'aveva assorbito,il piacere l'avidità, la pigrizia, e infine quel peccato ch'egli aveva sempre disprezzato e deriso come il più stolto di tutti:l'avarizia".Capito ciò egli decise di abbandonare di nuovo tutto e di andare nella foresta;qui pronto ad uccidersi sentì provenire dal fiume una voce che diceva "Om"la sacra parola dei samana che indica la perfezione,"il Perfetto".Dopo questo episodio cadde in un profondo sonno;al risveglio incontrò per la prima volta Govinda,suo amico di infanzia che aveva deciso di ricercare se stesso con l'aiuto della dottrina del Buddha.Visse poi con un barcaiolo che gli insegnò ad ascoltare la voce del fiume;l'uomo fu la prima e unica persona che era stata in grado di ascoltare Siddharta.
Da quest'ultima esperienza capì che "il mondo in sé,ciò che esiste intorno a noi e in noi,non è unilaterale.Mai un uomo ,o un atto,è tutto samsara o tutto nirvana,mai un uomo è interamente santo o peccatore.Sembra così perché noi siamo soggetti alla illusione che il tempo sia qualcosa di reale..il tempo però non è reale..e se ciò è vero allora anche la discontinuità che sembra esservi tra il mondo e l'eternità,tra il male e il bene,è un'illusione.il mondo non è imperfetto,o impegnato in una lunga via verso la perfezione:no,è perfetto in ogni istante ogni peccato porta già in sé la grazia,tutti i bambini portano già in sé la vecchiaia,tutti i lattanti la morte,tutti i morenti la vita eterna.Per questo a me par buono tutto ciò che esiste,la vita come la morte,il peccato come la santità,l'intelligenza come la stoltezza.Le parole non possono amare:ecco perché le dottrine non contano a nulla per me.poiché anche la liberazione e la virtù,anche samsara e nirvana sono mere parole."
Questo romanzo mi ha particolarmente colpito perché la storia narra la vita di un giovane che può rappresentare ognuno di noi.Tutti noi infatti cerchiamo sempre di migliorare la nostra vita,di trovare la nostra felicità anche se spesso cadiamo nelle tentazioni più grandi che ci distolgono dal nostro cammino:come Siddharta che cade nelle tentazioni che lo portano alla pigrizia, all'avidità, nonché all'avarizia.
Siddharta è riuscito a riprendere il suo cammino e raggiungere la sua meta anche se con difficoltà enormi,e ci è riuscito solo grazie ad una grande forza d'animo, difficile da trovare quando siamo in preda a delle grandi tentazioni.
JACK FRUSCIANTE
Quando lessi questo libro, anni orsono, rimasi al
contempo perplesso per lo stile espressivo, utilizzato dal giovane autore, ed
anche interessato alla sensibilità delle tematiche affrontate.
Un amore quasi platonico viene descritto in questo volume, e il suo maggior
pregio è proprio la soffusa carica emozionale, l'intensa espressività emotiva,
che culla il lettore lungo le pagine di un mito giovanile, di una realtà urbana
affascinante tanto quanto esistenzialmente in crisi.
Quest'opera intriga il lettore con il suo fascino diluito e mai artificioso,
con la sua malia di aria fresca in un mondo letterario agganciato a stereotipi
precostituiti.
E' una piacevole lettura giovanile, che piace per il suo aroma innocente di
brio adolescenziale.
Jack Frusciante è uscito dal gruppo
AUTORE: Enrico Brizzi
CASA EDITRICE: Baldini e Castoldi
LUOGO E ANNO DI PUBBLICAZIONE: Milano, 1997
NUMERO DELLE PAGINE: 173
GENERE DEL LIBRO: Romanzo d' amore
TEMA: Alex è un ragazzo diciasettenne che frequenta il liceo " Caimani" di Bologna. E' un ragazzo intrapendente, dotato di tutti i difetti e i pregi della sua età tardoadolescenziale; pronto a lottare contro i guai, le intimidazioni e gli imbrogli. Il "vecchio Alex" , cosi lo chiamavano, era follemente innamorato di Adelaide, una ragazza che frequentava la sua stessa scuola.
L' entusiasmante storia di Alex iniziò quando Aidi; gli telefonò per ottenere in prestito un libro. Da lì iniziò, l' avventura del protagonista che, a seguito del suo innamoramento vedrà cambiare la sua vita profondamente: infatti, si trasformerà e diventerà un ragazzo ricco di sentimenti.
Egli trascorre molte ore a passeggiare o in bicicletta, pensando al suo amore Aidi. La ragazza però purtroppo parte per gli Stati Uniti per un anno e Alex rimane inconsolabile.
PERSONAGGI PRINCIPALI: Alex e Adelaide
AMBIENTE: Città di Bologna
MESSAGGIO DELL' AUTORE: Ha voluto comunicare l' importanza del gruppo per un adolescente; infatti, è fondamentale avere degli amici di cui fidarsi.
STILE/LINGUAGGIO: L' autore utilizza un linguaggio molto semplice, colloquiale; tipico degli adolescenti.
CAPITOLI, PAGINE PIU' INTERESSANTI, ESPRESSIONI ORIGINALI DA RICORDARE:
Il capitolo più interessante e divertente è stato il primo, nel quale si narrano più vicende che coinvolgono Alex, il protagonista, mentre nel secondo e nel terzo, la storia è più centrata su Adelaide.
GIUDIZIO PERSONALE: Il racconto ha un contenuto originale, ricco di emozioni e sentimenti del protagonista, che coinvolgono il lettore.
Mi è piaciuto questo libro, perchè in diversi aspetti della vita che conduceva Alex, mi sono riconosciuta. E' un libro divertente e piacevole da leggere
Il nome della rosa di Umberto Eco
E' difficile scrivere una recensione sul
"Nome della rosa". E' difficile per due motivi. Il primo è che questo
libro è una caposaldo della narrativa moderna, quindi questa recensione non
potrà avere, per forza di cose, alcuna aura di originalità. Il secondo è dovuto
alla complessità intrinseca del romanzo.
Già chiamarlo romanzo è riduttivo in quanto in esso sono contenute tante chiavi
di lettura da rischiare di confondersi. Sia ben chiaro, il libro può essere
letto anche come semplice giallo ma se negherebbe l'intrinseca ricchezza.
La storia è (forse) stranota. Il Francescano Guglielmo da Baskerville
accompagnato dal novizio Adso da Melk (colui che narra la storia) viene inviato
ad indagare in un monastero dove accadono fatti insoliti e misteriosi. Solo
dopo un incredibile percorso investigativo si giungerà ad una soluzione del
complicato enigma. Ecco, se consistesse solo in questo il libro sarebbe un buon
giallo e basta. E' impossibile non notare, però, la collocazione della vicenda.
A cavallo tra Inquisizione, Sacro Romano Impero, spostamento del sede del
Papato ad Avignone e grandi dispute filosofico-teologiche. Insomma una vera
cronaca del tempo che il dotto Eco snocciola con la complessità e la dovizia di
particolari che gli è propria e che non possono lasciare il lettore
indifferente.
In certi punti ci si scoraggia un pò pensando di non leggere più un romanzo ma
un saggio. Tuttavia anche questi particolari servono per ricreare l'atmosfera
di un medioevo ancora lontano oltre 150 anni dal Rinascimento ma ricco ed
interessante.
Un libro da leggere assolutamente.
Il romanzo "il nome della rosa" di Umberto Eco pubblicato nell' ottobre 1980 racconta gli eventi accaduti in un' abbazia <./abbazia.htm> (probabilmente dell`Italia settentrionale), nell' arco di sette giorni.
Nell' introduzione -- intitolata (con ironia) Naturalmente manoscritto <./mano.htm>, e parte integrante del testo -- l' autore afferma di avere ricevuto (e subito tradotto durante la lettura) la versione francese, del 1842, di un manoscritto del XIV. secolo, opera di un monaco <./monaco.htm>benedittino <./bene.htm>, Don Adso da Melk, che, vecchio, ricorda importanti vicende della sua vita di novizio. E tuttavia, come il manoscritto, anche la versione francese, accidentalmente sottratta, scompare nel nulla, e solo alle causuali testimonianze confermano l' esistenza di ciò che é stato letto e trascritto.
Nel
prologo, Adso, il narratore, si presenta, dà informazioni sul periodo storico
della sua giovinezza, e infine descrive la figura di Guglielmo da Baskerville
(il dotto francescano <./franc.htm>
inglese al cui servizio era stato posto), impegnato, nel novembre 1327, in una
difficile missione, per ricomporre i contrasti che oppongono, il nome della povertà della chiesa <./chiesa.htm>, i
francescani minorati ai fedeli del papa, Giovanni
XXII <./giovanni.htm>, in un periodo in cui dilagono i
movimenti ereticali. Ai piedi della roccia su cui sorge l' abbazia (dove
appunto avveranno gli incontri tra le due delegazione religiose), Guglielmo dà
già prova della sua capacità di osservazione: fa ritrovare infatti il cavallo
dell' abate -- sfu.ggito ai monaci -- limitandosi a deciffrarre i segni
lasciati nella fuga. Nell' abbazia, Adso e Guglielmo visitano i luoghi più
significativi, e in particolare lo scriptorium
<./scrip.htm> (dove vengono copiati e illustrati i manoscritti
antichi), e la biblioteca <./biblio.htm>
(dale struttura labirinticha, accessibile al solo bibliotecario), e fanno la
conoscenza con quelli che saranno i protagonisti delle imminenti vicende: l'
abate, Ubertino da Casale ( in ordine di eresia), l' erborista severino, il
bibliotecario Malacchia, alcuni giovani traduttori e scribi, il cellario
Remigio, addetto alle proviste, il servo Salvatore, e infine un vecchio monaco
cieco, Jorge da Burgos (ex bibliotecario), che si presenta polemizzando sul << riso >> <riso.htm> e la
<< giocondità >>. Ma soprattutto vengono a sapere della
recentissima e misteriosa morte del giovane Adelmo da Otranto, espertissimo
minatore; Guglielmo è incaricato di indagare le cause. Il secondo giorno si
apre con un efferato delitto: dall' orchio dove è raccolto il sangue dei maiali
spunta un cadavere, presto identificato per quello di Venazio da Salvemec,
<< sapiente di cose greche >>. Guglielmo indaga anche sulla nuova
morte e, interrogando Bencio da Upsala e Berengario da Arundel, viene a sapere
delle accese discussioni nello scrittorium approposito di libri (e in
particolare nel secondo libro della poetica di Aristotele
<./arist.htm> perduto fin dal antichitá), e dei comportamenti
peccaminosi dei giovani monaci. L' attenzione di Guglielmo si rivolge sempre
più alla biblioteca, e alla sua struttura; saputo di un passaggio segreto, vi
accade con addosso la notte stessa. Entrati nell' labirinto i due rischiano
però di perdersi, attratti da visioni fantastiche.
Il terzo giorno si apre con la scomparsa di Berengario. Mentre lo si cerca
inutilmente, Adso ha modo di conoscere << il grande fiume ereticale
>>, e , da Ubertino apprende la storia di fra
Dolcino <./frate.htm>, il capo carismatico dell' eresia.
Entrato da solo in Biblioteca il novizio ne fugge spaventato, ma per incontrare
nella grande cucina dell' abbazia una splendida fanciulla, una ragazza del
villaggio, che lo conquista e lo avvia ai piaceri dell' amore. É Guglielmo a
ritirarlo, in piena notte, mentre la fanciulla é scomparsa. Adso conferma il
suo peccato, ma gli eventi sovrastano : proprio una sua parola spinge Guglielmo
ai palnea, dove scopre, in una vasca piena d' aqcua, il corpo di Berengario. Il
quarto giorno é dominato dall' orrore per l' annegato; ma Guglielmo -- dopo un
attento esame del cadavere -- propende, con l'erborista Severino, per un
avvelenamento.
Mentre
si scopono i legniami con glieretici di Remigio e di Salvatore, arrivano all'
abbazia i rappresentanti dei minori e del papa. Gulielmo non rinuncia a trovare
nel labirinto, ma ancora una volta il segreto é impenetrabile il buio della
notte, e Salvatore é sorbreso ad armeggiare davanti alla cucina, con la ragazza
amata da Adoso sobito imprigionata come strega
<./strega.htm>.
L´attenzione, nel quinto giorno, sempra essere sopratutto polarizzata dalle due
legazioni e delle loro dotte disquisizioni sulla povertá di Gesú e sul potere temporale della Chiesa <./potere.htm>
; ma di nuovo un delitto riporta ogni interessse ai misteri dell' abbazia. Dopo
aver parlato a Gulielmo di uno strano libro, Severino viene scoperto con la
testa spaccata. Trovato al suo fianco, il cellario é accusato dell' assasinio,
nonostante la sua protestata innocenza; la giustizia nell' abbazia é ormai
amministrata dai legati del papa, e, mentre Ubertino da Casale preferisce la
fuga, un sermone di Jorge da Burgos emmonisce tutti sulla prossima venuta dell'
Anticristo <./anti.htm>
Anticristo.
Al mattutino del sesto giorno stramazza al soulo il bibliotecario Malachia: è
la quinta morte misteriosa. Guglielmo si accorge che, come la lingua di
Berengario, anche i polpastrelli delle prime tre dita della mano destra di
Malachia sono scuri: è il sengno del veleno. Decide dunque di non desistere
dalle ricerche (nonostante il diverso parere dell' abate e dei legati papali) e
di allargare le ingagini al passato dell' abbazia e sopratutto agli ex
bibliotecari. Scopre infine il segreto per entrare nella parte più nascosta del
labirinto, là dove i misteri possono sciogliersi.
Nella notte tra il sesto e il settimo giorno Guglielmo e Adso ritornano nella
biblioteca. Mentre vi arrivano sentono una persona agitarsi moribonda in un
chiuso budello dentro la parete, ormai in preda a soffocamento (il sesto morto
si rivelerà poi essere proprio l' abate). Nel punto più interno del labirinto
trovano invece il vecchio Jorge da Burgos. Il mistero si svela: in biblioteca è
conservato il secondo libro della Poetica di
Aristotale <./poetica.htm>, ma Jorge lo ha sempre tenuto
nascosto, impedendone assolutamente la lettura. Il libro, dedicato al riso,
avrebbe << potuto insegnare che liberarsi della paura del diavolo è
sapienza >>. Per questo il vecchio ne aveva cosparso le pagine di un
potente veleno. Jorge è ora sconfitto, ma non si dà per vinto. Tenta di
distruggere il prezioso volume inghiottendone le pagine avvelenate (sarà il
settimo morto) e nella miscia che segue appicca il fuoco alla biblioteca: così
va perduto definitivamente il secondo libro della Poetica.
Il romanzo si conclude con un Ultimo Folio: informa che l' intera abbazia, cui
le fiamme si sono estese, << Arse per tre giorni e tre notti >>. Ma
Adso e Guglielmo hanno già ripreso la loro strada, e presto si separeranno per
mai più rivedersi.
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