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Le relazioni tra Islam e Occidente

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Le relazioni tra Islam e Occidente sono state spesso burrascose ma gli scambi materiali ed intellettuali non sono mai venuti meno e in molte occasioni hanno anche saputo dare mirabili esempi di fioritura culturale. Il fenomeno delle migrazioni che sta portando in Europa un numero sempre crescente di persone provenienti da paesi islamici, sembra riproporre problemi e timori fra le due civiltà. Accanto agli inevitabili problemi e alle comprensibili tensioni, l' 929h77j incontro ravvicinato in atto può offrire anche interessanti opportunità.


L'occidente è sempre stato curioso e pronto al confronto con le altre civiltà, ma ci sono stati anche periodi della storia in cui queste venivano disprezzate: basti pensare ai romani, che consideravano barbari (ovvero balbuzienti) tutti coloro che non parlavano la loro lingua, ed era quindi come se non parlassero affatto. Non capivano, perciò, che anche se con parole diverse, quelli che loro chiamavano barbari, in realtà volevano esprimere gli stessi pensieri.

Un altro momento di confronto con l'oriente è stato con le crociate. L'obiettivo ufficiale era quello di liberare la Terra Santa dagli infedeli: solo la prima diede esito positivo, ma Gerusalemme rimase nelle nostre mani per poco tempo, perché fu subito riconquistata dai turchi. Il risultato di queste spedizioni? Centinaia di morti in guerra ed interi villaggi devastati dai saccheggi e dalle incursioni dei soldati in viaggio.

Dal XIX secolo, prende piede l'antropologia culturale, con l'unico compito di dimostrare a noi occidentali che quelle "altre" culture, con i loro riti, le loro usanze, le loro abitudini, non andavano liquidate con indifferenza solo perché diverse dalla nostra.



Queste avevano una loro logica, che messa in un contesto, era del tutto ragionevole e non andava quindi repressa.

Ciò che l'antropologo c'insegna è che per giudicare una cultura bisogna fissare dei parametri: queste persone sono monoteiste o politeiste, vivono in una società con regole precise, le donne si allungano il collo con degli anelli o non mangiano carne di maiale perché la considerano impura, ma cosa c'è di male in questo?

I parametri di giudizio sono però molto soggettivi perché dipendono da quello in cui crediamo, dalle nostre abitudini, le nostre passioni, il nostro modo di vivere.

Per esempio allungare la vita media della popolazione è considerato da molti un fatto positivo, ma non tutti la pensano così.

Alcuni preferiscono San Luigi Gonzaga che ha vissuto appena 23 anni, ad una qualsiasi persona che ne ha vissuti 80, perché considerano la vita del primo indubbiamente più ricca, anche se più breve.

Considerando, però l'allungamento della vita un valore, allora bisognerà preferire una civiltà sviluppata nel campo della scienza ad un paese che utilizza pratiche mediche ancora molto rudimentali.

Ci sono altri che preferiscono rinunciare ai trasporti e alle tecnologie, per vivere una vita a stretto contatto con la natura.

Per giudicare una cultura non basta descriverla come fa l'antropologo, ma bisogna considerare gli aspetti che noi riteniamo indispensabili. Solamente a questo punto si può affermare che la nostra cultura per noi è migliore.

Chiunque può sostenere le teorie di un antropologo. Quando le culture, che tanto rispettiamo a parole, però, vengono a vivere in casa nostra?

È un'ipocrisia pensare che non ci sia differenza, perché tutti dimostrano il contrario nella vita quotidiana.

Una persona con tratti orientali ci spaventa, ormai più per abitudine, che per una ragione vera e propria.

Ci viene spontaneo cambiare strada, quando incontriamo uno straniero; vedere una persona con barba e turbante all'aeroporto o alla stazione c'intimorisce, come se un islamico non avesse il diritto di prendere il treno o l'aereo.

Anche al telegiornale si sente spesso: "Albanese scatena una rissa in un bar" oppure "Turco uccide il vicino di casa". Se si presta attenzione, gli stranieri non sono indicati per nome, ma solo con la provenienza. Perché?

Tutto questo senza una ragione. Noi associamo l'oriente al terrorismo, alla morte, alle atrocità.

Anche gli occidentali , però si sono macchiati di queste colpe.

Basti pensare a Hitler, il responsabile di più di sei milioni di morti in pochi anni, perché si era fissato l'obiettivo di liberare il mondo da tutti coloro che non appartenevano alla razza pura ariana.

Anche Dante fa la sua critica all'oriente nel XXVIII canto dell'Inferno, inserendo Maometto nell'VIII cerchio dove vengono puniti i seminatori di discordie. Il profeta ha un taglio, che va dal mento all'ano, che divide il corpo a metà e da questo pendono le interiora. Il taglio è dovuto al fatto che Maometto veniva considerato da Dante "scismatico" e responsabile della costante minaccia degli arabi mussulmani agli occidentali cristiani.

Nello stesso periodo San Francesco D'Assisi cerca invece di riappacificare gli orientali con gli occidentali: si reca in oriente e con il permesso del sultano, parla con i soldati per diffondere la parola di pace.

Bisogna tenere presente, anche tutti i contributi culturali e non della civiltà orientale, che spaziava in tutti i campi, a partire dalla matematica.

I così detti numeri arabi che hanno sostituito i numeri romani e che hanno reso possibile fare conti, incolonnando le cifre. Ci hanno "donato" lo zero che per noi non esisteva, semplificando così i calcoli.

Contributi anche in campo architettonico: la struttura dell'arco utilizzata moltissimo dai romani per costruire acquedotti, ponti e palazzi in realtà è nata in oriente ed è arrivata a noi perché i romani, oltre ad imporre la propria cultura (romanizzazione), acquisivano informazioni dagli altri popoli.

Per quanto riguarda la letteratura invece, lo stesso Boccaccio si ispirava al romanzo "Le mille e una notte", famosa raccolta di racconti di origine araba, per scrivere le sue opere.

La seta e le spezie, che venivano considerati dei beni pregiati ai tempi dell'Impero Romano e che ancora oggi utilizziamo, provengono dalla Cina e dall'India.

Alcune invenzioni fondamentali per la storia dell'umanità, come la carta, la stampa, la polvere da sparo, la cartamoneta, si diffusero in Cina con grande anticipo sull'occidente.

Le grandi esplorazioni geografiche tra il 1400 e il 1500 furono possibili grazie all'uso di strumenti introdotti dagli arabi e utilizzati in seguito in occidente.

La bussola insieme all'astrolabio, (quest'ultimo permetteva di stabilire la latitudine della nave) aiutava i naviganti ad orientarsi.

Il solcometro, apparecchio che poteva misurare la velocità della nave e quindi la distanza percorsa, consisteva in un'asticella legata a una fune, su cui erano stati fatti dei nodi distanti l'uno dall'altro 5.14 metri; gettando l'asticella in mare e lasciando scorrere la fune, era possibile contare quanti nodi passavano in 10 secondi: il numero di nodi corrispondeva al numero di miglia marine percorse in un'ora.

Penso che una convivenza pacifica con le popolazioni islamiche sia impossibile da raggiungere, anche alla luce di fatti recenti.

A Milano è stato da pochi giorni aperto un istituto privato arabo che comprende anche lezioni di cultura araba e di studio del Corano. Questa scuola è nata affinché i bambini di famiglia araba nati in Italia, non dimentichino le proprie origini.

Un altro caso del quale si è parlato moltissimo, è quello della giovane pakistana uccisa dal padre perché vestiva, parlava e si comportava come un'occidentale.

Per questi motivi mi sembra un'utopia pensare che sia possibile integrare gli stranieri in Italia, perché sono proprio loro ad impedirlo. Nessuno impedisce agli extracomunitari di mantenere le proprie tradizioni, però è sbagliato da parte loro rifiutare quelle del Paese in cui vivono.

Sono gli islamici ad allontanarsi, aprendo scuole in cui si insegna l'arabo o imponendo alle donne il velo o matrimoni combinati, impedendo quindi relazioni con persone che sono di origine diversa dalla loro: tutto questo non è sbagliato, ma si è spinto troppo oltre.

Gli attacchi terroristici sono ormai all'ordine del giorno ed è impensabile il fatto che ciascuno di noi possa avere paura di prendere l'aereo, perché c'è il rischio di un dirottamento.

I soldati italiani sono in missione in Iraq e Libano per portare la pace, ma sono spesso vittime di attacchi da parte della stessa gente che stanno cercando di aiutare.

A parer mio non si riuscirà mai a convivere in modo pacifico con questi popoli ed è inutile continuare a provarci e purtroppo, sono i fatti stessi a provarlo.




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