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La politica dei piccoli passi di Gianni Valente

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La politica dei piccoli passi

di Gianni Valente

  «Giacché riconosciamo come vera la Chiesa ortodossa e come autentici i suoi sacramenti, non possiamo deliberatamente portare avanti una politica o una strategia di conversione dei cristiani ortodossi». La frase pronunciata il 18 febbraio dal cardinale Walter Kasper a Mosca, nella cattedrale cattolica dell'Immacolata, in oc 454g67e casione dell'incontro pubblico coi vescovi cattolici della Federazione Russa e il clero cattolico della regione di Mosca, esprime bene le intenzioni che ispiravano il porporato alla guida del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani all'inizio della recente "visita rompighiaccio" compiuta in terra russa da lui e da due altri rappresentanti del dicastero vaticano per l'ecumenismo (il segretario monsignor Brian Farrell e padre Josef Maj). Il bilancio della missione, tesa a riaprire canali di dialogo tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca, è stato descritto dal cardinale tedesco in termini sobriamente positivi ai microfoni di Radio Vaticana: «Si vedrà soltanto nel prossimo futuro se si calmerà il tono della polemica e se giungeremo ad un dialogo, ad una collaborazione. Penso che comunque sia un primo passo».
  Vecchie ruggini. La fitta agenda d'incontri della delegazione vaticana è culminata il 22 febbraio nell'udienza concessa dal patriarca al cardinale Kasper e al rappresentante vaticano presso la Federazione Russa, l'arcivescovo Antonio Mennini, nella residenza di Chisty Pereulok. Prima che iniziasse la conversazione riservata, con una procedura irrituale non concordata con gli ospiti, e in presenza di alcuni giornalisti, Alessio II si è dilungato più di un quarto d'ora a ricapitolare con toni accesi i fattori che in questi ultimi anni hanno alimentato le ricorrenti gelate ecumeniche tra Patriarcato di Mosca e Santa Sede, come l'attivismo missionario dei cattolici nello spazio dell'ex Unione Sovietica. Dopo queste lamentele ben conosciute e la risposta del cardinale Kasper, l'incontro ha assunto un andamento più disteso e costruttivo.
  Fronte ortodosso unito. I colloqui di Kasper con i vertici della Chiesa russa (soprattutto quello avvenuto il 19 febbraio con il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, responsabile del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato) hanno affrontato anche la ventilata ipotesi di un imminente riconoscimento del rango di patriarcato alla Chiesa cattolica ucraina di rito orientale. Nel corso delle ultime settimane, su sollecitazione di Alessio, i quattordici patriarchi e arcivescovi che guidano le Chiese ortodosse autocefale avevano scritto lettere piene di argomentazioni teologiche e canoniche per manifestare la propria compatta opposizione a tale ipotesi. L'intero dossier di lettere dei primati ortodossi, riportato in sintesi anche sul sito internet del Patriarcato di Mosca, era stato inviato a Roma prima che iniziasse la visita di Kasper. A Mosca il cardinale ha assicurato i suoi interlocutori che la posizione unanime delle Chiese ortodosse su questo punto «è stata presa in seria considerazione dalle massime autorità della Chiesa cattolica» e che «è desiderio della Santa Sede di mantenere e rafforzare ulteriormente relazioni positive con le Chiese ortodosse», come è scritto nel comunicato dello stesso cardinale diffuso dalla Sala stampa vaticana il 21 febbraio.
  Risultati concreti. Nello stesso comunicato si annuncia la futura costituzione di un «gruppo congiunto di lavoro composto da rappresentanti di entrambe le Chiese» per affrontare i problemi aperti tra le parti e «formulare proposte di soluzione». Una scelta concordata nell'incontro "di lavoro" avvenuto tra la delegazione vaticana e il metropolita Kirill. Da notare che già nel 1999 c'era stato un tentativo senza esiti di affrontare la "querelle ucraina" creando una commissione ad hoc, con il coinvolgimento anche dei rappresentanti della Chiesa greco-cattolica locale.
  Anche nell'incontro molto cordiale dei rappresentanti vaticani con l'Accademia ecclesiastica del Patriarcato di Mosca sono state avviate le procedure per una collaborazione concreta tra istituzioni culturali cattoliche e ortodosse sul piano accademico e teologico, attraverso lo scambio di professori e di borse di studio. I rappresentanti ortodossi hanno chiesto sostegno anche nell'opera di rinnovamento del patrimonio librario delle biblioteche ecclesiastiche, anche per favorire l'uscita di scena di vecchi testi di teologia di impronta anticattolica.
  Invito pontificio. Intanto, con una lettera scritta il 16 gennaio, Giovanni Paolo II ha risposto alle due recenti missive inviategli nei mesi scorsi dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I (cfr. 30Giorni, n.1, gennaio 2004, p. 19). Nella prima, datata 29 novembre, il patriarca riaffermava sulla base di antichi canoni conciliari le prerogative storiche e canoniche degli antichi patriarcati delle Chiese d'Oriente, confutando il testo inviato dal Vaticano al Patriarcato di Mosca (e da lì "rigirato" ai capi delle altre Chiese ortodosse) in cui si offrivano tesi per la discussione teologica intorno all'istituto patriarcale, anche per verificare la legittimità canonica di un eventuale futuro riconoscimento del patriarcato greco-cattolico ucraino. Poi, agli inizi di gennaio, il primus inter pares dei patriarchi ortodossi aveva inviato al Papa un altro messaggio in occasione dei quarant'anni trascorsi dallo storico incontro a Gerusalemme tra papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Athenagoras.
  Nella lettera di risposta, dal tono cordiale, finita per alcuni giorni sul sito web in lingua greca del patriarcato ecumenico, il Papa ribadisce che il ministero dell'unità è stato affidato «da Cristo stesso» in un modo del tutto particolare al vescovo di Roma, anche per risolvere questioni controverse come quelle sollevate da Bartolomeo in merito allo statuto storico-teologico dei patriarcati. Giovanni Paolo II riconosce che il confronto tra legittime opinioni sulla vita della Chiesa può essere espressione di «amore alla Sposa di Cristo», purché non comprometta il depositum apostolico sul quale sono stati chiamati a vegliare i successori degli apostoli. E conclude invitando il patriarca a Roma «in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, il prossimo 29 giugno», per celebrare insieme il quarantesimo anniversario dell'incontro tra Paolo VI e Athenagoras e per discutere le questioni controverse.







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