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La politica dei piccoli passi
di Gianni Valente
«Giacché
riconosciamo come vera
Vecchie ruggini. La fitta agenda
d'incontri della delegazione vaticana è culminata il 22 febbraio nell'udienza
concessa dal patriarca al cardinale Kasper e al rappresentante vaticano presso
Fronte ortodosso unito. I colloqui di
Kasper con i vertici della Chiesa russa (soprattutto quello avvenuto il 19
febbraio con il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, responsabile del
Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato) hanno affrontato anche la
ventilata ipotesi di un imminente riconoscimento del rango di patriarcato alla
Chiesa cattolica ucraina di rito orientale. Nel corso delle ultime settimane,
su sollecitazione di Alessio, i quattordici patriarchi e arcivescovi che
guidano le Chiese ortodosse autocefale avevano scritto lettere piene di
argomentazioni teologiche e canoniche per manifestare la propria compatta
opposizione a tale ipotesi. L'intero dossier di lettere dei primati ortodossi,
riportato in sintesi anche sul sito internet del Patriarcato di Mosca, era
stato inviato a Roma prima che iniziasse la visita di Kasper. A Mosca il
cardinale ha assicurato i suoi interlocutori che la posizione unanime delle
Chiese ortodosse su questo punto «è stata presa in seria considerazione dalle
massime autorità della Chiesa cattolica» e che «è desiderio della Santa Sede di
mantenere e rafforzare ulteriormente relazioni positive con le Chiese
ortodosse», come è scritto nel comunicato dello stesso cardinale diffuso dalla
Sala stampa vaticana il 21 febbraio.
Risultati concreti. Nello stesso
comunicato si annuncia la futura costituzione di un «gruppo congiunto di lavoro
composto da rappresentanti di entrambe le Chiese» per affrontare i problemi
aperti tra le parti e «formulare proposte di soluzione». Una scelta concordata
nell'incontro "di lavoro" avvenuto tra la delegazione vaticana e il metropolita
Kirill. Da notare che già nel 1999 c'era stato un tentativo senza esiti di
affrontare la "querelle ucraina" creando una commissione ad hoc, con il
coinvolgimento anche dei rappresentanti della Chiesa greco-cattolica locale.
Anche nell'incontro molto cordiale dei
rappresentanti vaticani con l'Accademia ecclesiastica del Patriarcato di Mosca
sono state avviate le procedure per una collaborazione concreta tra istituzioni
culturali cattoliche e ortodosse sul piano accademico e teologico, attraverso
lo scambio di professori e di borse di studio. I rappresentanti ortodossi hanno
chiesto sostegno anche nell'opera di rinnovamento del patrimonio librario delle
biblioteche ecclesiastiche, anche per favorire l'uscita di scena di vecchi
testi di teologia di impronta anticattolica.
Invito pontificio. Intanto, con una
lettera scritta il 16 gennaio, Giovanni Paolo II ha risposto alle due recenti
missive inviategli nei mesi scorsi dal patriarca ecumenico di Costantinopoli
Bartolomeo I (cfr. 30Giorni, n.1, gennaio 2004, p. 19). Nella prima,
datata 29 novembre, il patriarca riaffermava sulla base di antichi canoni
conciliari le prerogative storiche e canoniche degli antichi patriarcati delle
Chiese d'Oriente, confutando il testo inviato dal Vaticano al Patriarcato di
Mosca (e da lì "rigirato" ai capi delle altre Chiese ortodosse) in cui si
offrivano tesi per la discussione teologica intorno all'istituto patriarcale,
anche per verificare la legittimità canonica di un eventuale futuro
riconoscimento del patriarcato greco-cattolico ucraino. Poi, agli inizi di
gennaio, il primus inter pares dei patriarchi ortodossi aveva inviato al
Papa un altro messaggio in occasione dei quarant'anni trascorsi dallo storico
incontro a Gerusalemme tra papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Athenagoras.
Nella lettera di risposta, dal tono cordiale,
finita per alcuni giorni sul sito web in lingua greca del patriarcato
ecumenico, il Papa ribadisce che il ministero dell'unità è stato affidato «da
Cristo stesso» in un modo del tutto particolare al vescovo di Roma, anche per
risolvere questioni controverse come quelle sollevate da Bartolomeo in merito
allo statuto storico-teologico dei patriarcati. Giovanni Paolo II riconosce che
il confronto tra legittime opinioni sulla vita della Chiesa può essere
espressione di «amore alla Sposa di Cristo», purché non comprometta il depositum
apostolico sul quale sono stati chiamati a vegliare i successori degli
apostoli. E conclude invitando il patriarca a Roma «in occasione della festa
dei santi Pietro e Paolo, il prossimo 29 giugno», per celebrare insieme il
quarantesimo anniversario dell'incontro tra Paolo VI e Athenagoras e per
discutere le questioni controverse.
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