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LINGUE E SCRITTURE - SCRITTURA

geologia



lingue e scritture


scrittura

Lo studio della lingua dell'Egitto antico può avvenire solo in unione con lo studio della sua scrittura. Ciò è dovuto non soltanto alle imperfezioni della resa della lingua attraverso una scrittura prealfabetica, ma soprattutto al fatto che i creatori di quella scrittura non avvertirono alcuna differenza tra la scrittura 121f51b e la lingua. La scrittura era sentita come indissolubile dalla lingua, in quanto sua manifestazione visiva.

Per gli Egizi, la lingua non deve essere necessariamente una lingua comune a tutto il Paese: è sufficiente che in origine essa sia il modo di espressione di un gruppo dominante, detentore del sapere magico-rituale, attraverso il quale affiorano manifestazioni di culture subordinate. Questa lingua diventerà, nel tempo, la lingua nazionale dell'Egitto, l'egiziano, conservandosi fino alla sua ultima propaggine del copto, usato al tempo dell'Egitto cristiano. Le diverse modalità di egiziano diventeranno dunque strumento di culture successive e diverse.



Come nella lingua non è avvertita l'arbitrarietà del segno, e non si fa distinzione fra segni di prima e di seconda articolazione (significanti e significati), tale distinzione non esiste nella scrittura, in cui i segni portatori di valori lessicali (logogrammi) non distinguono tra parte fonetica e parte semantica dei relativi vocaboli. Il logogramma è il principio base della scrittura geroglifica: esso si fonda sulla sovrapposizione ad un sistema figurativo primordiale di un successivo sistema concettuale, legato al codice linguistico. I logogrammi sono sottoposti al vaglio di una "gabbia" di segni specificanti il suono (fonogrammi) e di altri che alludono al significato (tassigrammi o determinativi).

La creazione dei fonogrammi si fonda sulla scansione orale delle parole, su giochi di allitterazione e di analessi, e porta all'isolamento di un notevole numero di suoni, in maggior parte consonantici. I fonogrammi corrispondono solo parzialmente al carattere di fonemi: alcuni di essi sono polivalenti o soggetti a scambi con altri, e il fonetismo dei singoli vocaboli non deve obbligatoriamente essere reso per intero. Ne deriva sia il modo approssimativo della resa fonetica della lingua, sia l'approssimazione della sua fonologia, mentre si deve supporre che certi suoni potessero essere articolati diversamente in diverse parti del Paese, tra i diversi strati della popolazione ed in periodi successivi.

La stretta aderenza della scrittura alla lingua genera due sistemi di scrittura:

Un sistema di scrittura figurativo, che è quello originario, legato alle valenze magiche delle figure. Il sistema figurativo è detto, con termine greco, "geroglifici", ossia scrittura incisa, di uso epigrafico, sacra. Il termine egiziano è "parola sacra", a sottolineare l'identità presupposta tra lingua e scrittura.

Un sistema non figurativo di scrittura, che annulla le valenze magiche e sacre della notazione scritta, da applicarsi nell'ambito amministrativo e della comunicazione. Il sistema aniconico, riservato all'inizio alla contabilità ed alle notazioni effimere, è detto "ieratico", ossia sacerdotale. Questa definizione è impropria, se ci si riferisce al primo uso di questa scrittura, nondimeno nel I millennio a.C. essa era quella normalmente usata per i libri.

La prima applicazione della scrittura è interpretata come sacralizzazione, termine che definisce il carattere reale e permanente del messaggio affidato a supporti indistruttibili come la pietra. Questa è la funzione della scrittura fino al III millennio, mentre successivamente costituisce il grado più elevato della redazione linguistica.

La strutturazione scritta di ampie composizioni testuali (testualizzazione) interviene nel II millennio a.C., e consegue a trasformazioni della società ed alla diffusione della lingua letteraria, prima confinata ad ambiti rituali, valendosi di una modificazione della scrittura ieratica che diviene una scrittura libraria.

Si amplia il numero e la qualità dei supporti, in funzione di un uso anche effimero della scrittura. All'andamento della primitiva colonna verticale di scrittura, si sostituisce presto la linea, e quindi la pagina, dovuta all'esigenza di manipolare le strisce di papiro. La rapidità della scrittura con l'inchiostro consente grafie più ampie e più chiare alla lettura, rese più trasparenti da norme ortografiche che intervengono per gradi a rendere sempre più uniforme e maneggevole il testo scritto.

Il sistema di scrittura egiziano permase per tre millenni, subendo però modificazioni notevoli nella struttura, che si possono suddividere in fasi. Dalla primitiva valenza logografica (in cui i segni equivalgono a parole), si passa all'applicazione del principio sillabico, che si intreccia con le grafie logografiche. Ad esso si affianca una grafia analogica, usata per rendere termini non egizi mediante l'accostamento con sillabe e parole egizie di pronuncia simile. Dalla fine del II millennio a.C., la scrittura egizia diviene un mero strumento grafico, la cui connessione ad una base linguistica non è più assoluta. Si potranno dunque calcare un alfabeto geroglifico ed un alfabeto demotico, prefigurazione dell'alfabeto copto, tratto dal greco. La scrittura geroglifica da sistema si trasforma in modo di scrittura, adattato alle valenze alfabetiche.

La scrittura demotica si espande da Menfi in tutto il Paese, durante la XXVI e XXVII dinastia (dal VII al V secolo a.C.). essa costituisce una tachigrafia, che semplifica i gruppi complessi di segni dello ieratico ramesside in forme di rigida astrazione e riduce il riferimento alla parallela scrittura geroglifica.

Nel I millennio a.C. vi è una sovrapposizione di tradizioni scrittorie, dato che i geroglifici si conservano nell'uso epigrafico cerimoniale e lo ieratico continua ad essere la scrittura libraria delle istituzioni religioso-culturali. Il demotico costituisce la vera scrittura/lingua dell'uso generale. Durante la dinasta lagide, tuttavia, l'uso del demotico risente del modello greco.


lingua

Lo studio della documentazione linguistica egizia offre difficoltà dovute all'insolita tipologia di una lingua arcaica che manca di riferimenti comparativi immediati. Rispondenze si osservano in tutto il vasto insieme di lingue definito camito-semitico, con accezione di carattere etnico, e afro-asiatico, di carattere geografico.

Le attestazioni linguistiche proprie dello Stato faraonico non sono gradi successivi di un'unica lingua, ma manifestazioni di parlate distinte anche se pertinenti ad un ceppo affine. La loro somiglianza è accentuata dall'uniformazione provocata dalla loro accoglienza dentro la cultura cerimoniale dello Stato e dal prevalere della tradizione dotta di questa.

La documentazione più antica di egiziano (III millennio a.C.) si denota come lingua cerimoniale e del rito. Per la sua affermazione è fondamentale il fenomeno della testualizzazione, che si compie alle soglie del II millennio a.C. per iniziativa del centro politico del Paese. La formalizzazione della lingua parlata non avvenne fino alla riforma sostenuta dal faraone Amenhotep IV, detto Akhenaton (XIV secolo a.C.), quando la scrittura divenne una variabile autonoma dalla lingua. Durante l'età ramesside (XIII-XII secolo a.C.) tale processo giunse a maturazione, generando una tipologia linguistica rinnovata. L'impero ramesside condusse all'affermazione della lingua egizia come strumento di comunicazione sovrarregionale e interculturale: questa fase è designata come neoegizio.

Nel corso del I millennio a.C. fu percepita la compresenza di differenti lingue di cultura nello stesso territorio. L'egiziano abbandonò la sua pretesa di lingua universale ed assunse una veste meno aulica ma più rappresentativa dei suoi tempi, il demotico.

La divisione dell'Egitto per secoli, all'inizio del I millennio, porta ad una scissione della scrittura aniconica, che assume forme diverse nel Sud (Tebe, ieratico anormale) e nel Nord (Menfi, demotico). Il termine "demotico" è dovuto ad una definizione dei Greci in base alle caratteristiche d'uso nel loro tempo, a causa delle quali si definiva anche "scrittura epistolare". "Ieratico anormale", invece, è termine coniato dagli egittologi, per sottolinearne la dipendenza dalla scrittura amministrativa ramesside.

La riunificazione del Paese da nord, durante l'età saitica, porta alla diffusione del demotico su tutto il territorio. Il successivo dominio persiano dà impulso alla produzione di documenti scritti, mentre la lingua amministrativa dell'impero, l'aramaico, non fa concorrenza al demotico. Dal IV secolo a.C il demotico serve per scrivere anche libri di letteratura, che prima solevano usare solo lo ieratico librario. L'instaurarsi in Egitto di una monarchia ellenistica alla fine del IV secolo a.C. contrappone il greco all'uso della lingua indigena del demotico.

La diffusione del modello di scrittura alfabetico durante il I millennio a.C. produsse anche in Egitto esperimenti per l'adattamento delle scritture indigene al principio alfabetico: furono creati un alfabeto geroglifico ed un alfabeto demotico. Dall'alfabeto demotico derivano 6 segni suppletivi nell'alfabeto copto per integrare fonemi sconosciuti al greco.

La divisione dialettale tra Nord e Sud risale all'egiziano parlato nell'età ramesside, ma è messa in evidenza solo nel copto, che è scritto con un alfabeto derivato da quello greco maiuscolo, e prescinde da una continuazione diretta del precedente uso letterario. Il copto nasce per le esigenze della popolazione convertita alla fede cristiana. Nel copto è presente un gran numero di vocaboli ed espressioni tratti dal greco, che rimane la lingua della grande letteratura e della comunicazione internazionale fino all'arrivo degli Arabi, nel 640 d.C. Dopo alcuni secoli, l'arabo si sostituisce al copto, che sopravvive solo come lingua liturgica.


letteratura

La letteratura è il modo con cui una lingua si manifesta in forme durevoli. Il motivo della conservazione dei testi può essere di vario ordine, legato tanto al supporto quanto alla forma della scrittura. L'uso della pietra e della scrittura geroglifica è originariamente dovuto ad un'esigenza di sacralizzazione, ossia di trasformazione della parola in forme autonome e permanenti. A questo scopo la scrittura geroglifica si usò anche sui papiri. Vi sono anche testi su pietra, che costituiscono la trasformazione di originali redatti in scrittura ieratica, quindi non concepiti inizialmente come testi sacralizzati.

Il supporto tipico dell'Egitto per scrivere è il papiro. Il papiro, nella forma di rotoli, costituisce anche il modo assunto in Egitto dalle raccolte di testi, ossia dai libri. Il libro, inteso come strumento per riportare estesi contenuti testuali, trova un parallelo nell'uso di lastre di pietra sagomate, dette stele. Nella seconda metà del II millennio a.C. si diffonde un altro supporto durevole, usato come surrogato del papiro, l'ostrakon, una scheggia di calcare o un coccio di vaso usati come supporto.

La conoscenza dell'egiziano è permessa da un alto numero di documenti, che riportano un registro formale di espressione. La letterarietà dell'espressione inizialmente si fonda su procedimenti condotti a livello orale e relativi all'uso cerimoniale della lingua, e la produzione di testi risponde all'intento di sacralizzazione. La redazione di testi complessi (testualizzazione) di carattere letterario, si impone solo alla fine del III millennio, ed essa funge da legante con tale lingua e la sua scrittura. Il prevalere della lingua della comunicazione informale è una conseguenza degli eventi politici del Nuovo Regno (seconda metà del II millennio a.C.). La scissione tra il patrimonio testuale e la lingua corrispondente provoca nel I millennio a.C. procedimenti di traduzione. Dopo l'avvento del cristianesimo e l'adozione di un nuovo sistema grafico, la lingua si spoglia quasi interamente della proiezione testuale precedente.

Una letteratura egiziana scritta è rintracciabile già dal III millennio, in testi rituali, come i Testi delle Piramidi, incisi nelle stanze interne delle sepolture dei faraoni, a cominciare da Unis, ultimo re della V dinastia (2400 a.C. circa), ed in testi autobiografici privati esposti nelle cappelle o sulla facciata delle tombe.

Il processo della testualizzazione distingue il II millennio, quando subentrano testi narrativi e sapienziali, trattati scientifici di medicina e matematica, accanto ad una vasta produzione di carattere sacro. Questa fase formalizzata è designata come egiziano classico, e comporta un'unione effettiva tra usi linguistici, procedimenti grafici e tipologie testuali.

L'amministrazione faraonica produce già nel III millennio dei documenti epigrafici di natura annalistica, che riepilogano gli eventi dei singoli regni. Il frammento più famoso è la Pietra di Palermo. Dai Testi delle Piramidi dipendono, per l'uso dei dignitari, durante il II millennio, dapprima i Testi dei Sarcofagi, inizialmente riportati sulle facce interne delle bare in beneficio dei defunti, e poi il Libro dei Morti, che appare a Tebe verso la metà del millennio, ma solo dalla XVIII dinastia è copiato sui papiri.

La corte della capitale, a Menfi, è responsabile per l'avvio del processo di testualizzazione, concernente la produzione letteraria scritta, ascrivibile al contesto dell'XII dinastia. Si tratta, in parte, della ripresa di opere gnomiche più antiche di collocazione menfita (Insegnamento di Djedefhor, Insegnamento per Kagemni, Insegnamento di Ptahotep) o dell'ampliamento di un genere narrativo/autobiografico (Avventure di Sinhue, Racconto del Naufrago). Collateralmente si sviluppa una letteratura di vocazione politica (Insegnamento per Merikara, Insegnamento di Amenemhat I, Insegnamento di Kheti o "Satira dei Mestieri", Insegnamento di Montuhotep o "Panegirico reale"), che trova riscontro nei documenti epigrafici regali. È documentato anche un genere aneddotico che anticipa lo stile popolaresco successivo (Racconti del Papiro Westcar).

L'ambiente di tempio si avverte nella redazione di rituali svariati (Rituale del culto quotidiano, Rituale d'offerta, Rituale dell'apertura della bocca, Rituale per distruggere Apopi), nella redazione di "libri dell'Aldilà" (Amduat, Libro delle porte, Libro delle caverne, Libro della Vacca celeste, Libro del giorno e Libro della notte) e in un'ampia produzione innica.

La letteratura scientifica rientra nello stesso processo, ed è attestata da documenti di grande pregio librario, che concernono la matematica e la geometria e la medicina.

La letteratura neoegiziana si presenta dapprima in forma epigrafica ed in ambiente tebano, successivamente nella capitale effimera di Amarna. Il suo grande sviluppo avviene durante il periodo ramesside (XIX e XX dinastia), quando il neoegizio è assunto a lingua veicolare dell'impero e si adopera nell'uso quotidiano dei papiri. In neoegiziano si tramandano opere sapienziali (Insegnamento di Ani), narrazioni mitologiche (Racconto dei Due Fratelli, La contesa di Horo e Seth) e composizioni di lirica amorosa. Ampia è la presenza della cultura scribale che domina il periodo ramesside.

Alla fine del II millennio, sotto il dominio di sovrani di origine libica, appaiono generi testuali redatti in neoegiziano, ma privi degli stilemi tradizionali. Successivamente, si presentano composizioni pertinenti alla lingua demotica.

Durante la XXV dinastia, una forma dotta di egiziano viene accolta per narrare le imprese dei faraoni sulle stele erette nella capitale, Napata.

La XXVI e la XXVII dinastia, in cui l'Egitto diviene una satrapia dell'impero persiano, assistono al trionfo della lingua e grafia demotica. Si sviluppa l'epica. Intorno al 450 a.C., Erodoto visita l'Egitto e lo descrive nel II libro delle Storie. Si hanno traduzioni dall'aramaico in demotico, e vi sono le prime traduzioni da testi egiziani in lingua anteriore in demotico. Una letteratura in lingua e grafia demotica appare soltanto nel IV secolo a.C.

Alla fine del IV secolo, l'Egitto entra nella cultura ellenistica. Da un lato gli Egiziani si servono del greco (le Storie di Manetone), dall'altro fiorisce il romanzo in demotico ed il romanzo erotico greco d'ambiente alessandrino. Vi sono opere sapienziali composte in demotico, che risentono della nuova cultura cosmopolita. Testi egizi anteriori vengono tradotti in demotico ed altri soltanto trascritti in grafia demotica. Altrettanto avviene tra egiziano più antico e demotico da una parte e greco dall'altra. Vi sono anche retrotraduzioni, cioè testi riferiti di proposito ad uno scenario ricostruito nel passato. I grandi templi costituiscono un baluardo della cultura religiosa e scientifica.




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