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Le condizioni dei bambini nei paesi del Terzo Mondo

geografia



Le condizioni dei bambini nei paesi del Terzo Mondo




Il fenomeno dei bambini di strada è diffuso nell'America del sud, in particolare in Brasile, dove si calcola che ci siano circa sei milioni di minori senza casa e senza famiglia. Rubano, scippano, spacciano e a volte uccidono. Il tutto per fame.



Esiste una distinzione fra bambini di strada, infatti si tende ad individuare due grandi tipologie di situazioni esistenziali: meni 929d38j nos "na" rua (bambini "nella" strada) e meninos "de" rua (:bambini i "di" strada) Il primo termine descrive una situazione di vita che riguarda decine di milioni di bambini dei paesi del Sud del mondo In molti di questi paesi i bambini trascorrono intere giornate nella strada: per vagabondare, per giocare, per vendere, per lavorare e per altro ancora.

Per molti di questi, ragazzi e ragazze però, continua ad esistere un punto di riferimento adulto: una casa per la sera, un letto dove dormire, un padre, una madre, dei fratelli, etc. La strada, cioè, pur costituendo uno degli elementi fondamentali del percorso esistenziale del minore non rappresenta ancora l'unico spazio vitale.

Con il termine di meninos de rua, si fa invece preciso riferimento alla situazione di quei bambini che stabilmente vivono "sulla" strada e "della" strada. Per la grande parte di questi ragazzi si sono interrotti i rapporti con la famiglia e non c'è, se non raramente, ritorno a casa. La strada é diventata progressivamente la casa e gli altri meninos del gruppo "famiglia". I meniños de rua diventano precocemente protagonisti della loro storia agendo con stili di vita quali violenza, soprusi, ingiustizie, menefreghismo,... oppressi fin da piccoli.

Stanno diventando una vera e propria forza, una massa numerosa che incute un certo timore alle autorità, la cui unica risposta spesso, è la violenza. Gli organi di sicurezza nelle grandi città uccidono almeno 3 bambini al giorno: un colpo in testa netto e deciso. A chi va bene solo tortura e botte. Sono gli "squadroni della morte", gruppi più o meno informali intesi a ripulire le strade dalla micro-criminalità. A San Paolo ci sono stati 994 omicidi di ragazzi tra i 15 e i17 anni: tra gli aggressori molti erano poliziotti.


Questo è un esempio di situazione che in Brasile è una verità reale:


Ogni giorno molti contadini vengono espulsi dalla terra. Si trasferiscono nelle grandi città speranzosi che ci sia lavoro per tutti, assistenza sanitaria, scuola, ma non c'è niente per nessuno di loro. Questa gente si trasferisce in periferia o dentro le città, nelle favelas, dove, in baracche di tre metri per quattro vivono intere famiglie. La situazione è difficile e il padre è il primo a non sopportarla. Non sopporta d'essere disoccupato e di non poter far niente per la sua famiglia. Allora la abbandona per trovare un'opportunità di lavoro. In pratica, scappa da una situazione che non riesce a reggere: non tornerà più. La madre rimane sola con i figli, magari incinta. A questo punto incarica il più grande ad andare in città e a procurarsi il denaro per il pane, il latte... Così un bambino di nove, dieci anni vive di lavori umili, in genere come lustrascarpe, lavorando tutto il giorno. Se alla sera ritorna dalla madre senza soldi, questa, nervosa, lo sgrida e lo picchia.
Non sono rari i casi in cui in queste famiglie viene a convivere un uomo nuovo e, non essendo il padre del bambino, manca il vincolo affettivo. E sovente anche questo lo picchia per avere il denaro.
Questa situazione rimane tale finché il bambino dice: "basta!", e non fa più ritorno a casa. Perché dovrebbe tornarci? non c'è affetto per lui. E inizia l'esperienza di rimanere per la strada e scopre tre cose: può sopravvivere; quello che guadagna è tutto per lui; scopre la libertà e a questa non vi rinuncerà più. Ecco creato il bambino di strada! Ma nella strada cade nelle mani di altre forze, la principale è la droga, il narcotraffico.



Ha bisogno della droga per poter andare avanti. Comincia con la colla. Poi deve mantenersi. Non sempre ha la forza per lavorare. Così chiede la carità o ruba. 

Il salario minimo è di cento dollari, ma un bambino, solo per fare da palo ai narcotrafficanti guadagna 5 o 6 salari. A 12 anni, se prepara i pacchettini della droga, guadagna da 8 a 10 salari. A 14 anni, se spaccia, guadagna 15-16 e una pistola. I più coraggiosi guadagnano un fucile AR15 e dai 20 ai 30 salari per fare da guardie del corpo ai loro capi. Non arrivano ai 22 anni.
Tutti i giorni si vedono passare dei cadaveri di bambini lungo un piccolo canale. Chi mai saprà della loro morte? Ma i bambini di strada non sono i soli a convivere con la realtà della droga, infatti in ogni singola favela c'è il narco traffico. Rio de Janeiro conta otto milioni di persone, circa la metà vive in favela. Ogni comunità appartiene ad una fazione di narco trafficanti che è in comune a più bidonville e sono vietati tutti i tipi di rapporti fra individui di fazioni avversarie. Gli scontri fra favelas rivali si tramutano, quindi, in spargimenti di sangue. Quelli che rifiutano di immischiarsi nei traffici dello spaccio non fanno altro che inalare colla, da falegname o da calzolaio, mezzo che riescono a procurasi con facilità con cui tentano di abbandonare per un attimo lo stress e la fame, anche se con conseguenze terribili. Non si sa precisamente che reazioni provochi nel nostro organismo l'uso di queste sostanze, ma si  sa solo che i materiali tossici, a lungo andare possono provocare arresti cardiaci e respiratori, più frequenti con l'inalazione del lolo, una miscela di colle più "raffinata" per i più fortunati. Una cosa però è certa: la somministrazione di queste droghe non crea dipendenza. La maggioranza di children street è costituita da maschi, ma la femmine che abbandonano la casa scappano perché vittime di abusi sessual da parte dei familiari e, molto spesso anche dal padre.In strada subiscono comunque violenza: dai poliziotti, dalla gente, dai barboni. Così le bambine diventano più aggressive, più violente e stentano ad accettare la realtà. Non credono a niente, hanno disistima di loro stesse.

Queste cose non si vivono solo a Rio de Janeiro, ma in tutto il terzo mondo.












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