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L'ECONOMIA AGRICOLA

geografia



L'ECONOMIA AGRICOLA


L'agricoltura è ancora oggi l'attività economica più diffusa sulla superficie terrestre: è la principale attività per i due terzi della popolazione del Sud del mondo.

L'agricoltura moderna deriva dalle grandi trasformazioni agrarie dovute all'aratura profonda e all'introduzione della rotazione delle colture che determinarono la rapida crescita della produzione. Ciò consentì di alimentare una popolazione sempre più numerosa e di inaugurare il commercio dei prodotti della terra. L'introduzione di fertilizzanti chimici, erbicidi, pesticidi 131c22b e la crescente sostituzione dell'energia umana e animale con quella delle macchine determinarono un'ultima e profonda rivoluzione agricola. L'affermazione della grande impresa specializzata e la diffusione di nuove specie vegetali a resa elevata crearono un sistema di produzione agricola complesso e differenziato. La caratteristica dell'agricoltura moderna è quella di rappresentare un'attività economica rivolta a produrre eccedenze destinate al mercato. Per questo motivo è spesso specializzata in una o poche produzioni.

Nel mondo d'oggi coesistono due forme di agricoltura: intensiva ed estensiva.

L'agricoltura intensiva è rivolta a ottenere la massima produttività del suolo tramite l'impiego elevato del lavoro o di capitale, per unità di terreno coltivato.



Nell'agricoltura intensiva moderna la necessità di intensificare le colture richiede continui investimenti nella meccanizzazione, nella predisposizione di sistemi di irrigazione e di infrastrutture agricole. Nell'agricoltura intensiva tradizionale, invece, prevale il lavoro diretto della popolazione e la produzione è spesso rivolta a soddisfare le esigenze alimentari della famiglia contadina.

L'agricoltura estensiva, nella sua versione moderna, tende a ottenere il massimo della produzione per unità di persona impiegata. Nell' agricoltura estensiva tradizionale si fa scarso uso di macchinari e gli investimenti sono minimi; i suoli a disposizione sono molto estesi, ma spesso una parte di essi è lasciata a riposo o adibita al pascolo.

Vi è poi un'ulteriore distinzione per quanto riguarda l'organizzazione degli spazi agricoli.

L'agricoltura di sussistenza, in senso stretto, comprende i sistemi agricoli "naturali" che non prevedono scambi di prodotti. In senso lato, però, si parla di questa forma di agricoltura anche in presenza di limitati scambi con gruppi più vicini, che possono avvenire sia in moneta sia in natura. L'attività agricola è comunque destinata al consumo alimentare diretto ed è esercitata mediante tecniche tradizionali, cioè il lavoro manuale e strumenti tradizionali. Una caratteristica è la policoltura, cioè la coltivazione di diverse specie vegetali in una stessa area.

L' agricoltura di sussistenza intensiva è presente dove le colture predominano nettamente sull'allevamento e il territorio è tuttavia esiguo se rapportato alla elevata densità della popolazione. L' agricoltura itinerante (del ladang) è la forma tipica di agricoltura tropicale umida, dove l'accetta è spesso lo strumento privilegiato per l'abbattimento della foresta la quale, una volta bruciata, lascerà spazio alle colture. Dopo la coltivazione la foresta si riformerà, per essere dopo alcuni anni nuovamente incenerita e coltivata.

L'agricoltura di piantagione è interamente votata all'esportazione e per questo motivo si localizza lungo le coste e le vie navigabili interne. Si tratta di un' che produce un limitato numero di prodotti, per i quali si possono individuare alcune grandi regioni specializzate monocolturali. Nelle campagne del Sud del mondo, grazie ai finanziamenti erogati dagli organismi internazionali (ONU, FAO), iniziò un'intensa attività di investimenti con la conseguente nascita di industrie che si occupano della lavorazione dei prodotti della terra. Questo processo di trasformazione, chiamato rivoluzione verde, mirava ad intensificare l'utilizzo della terra mediante la meccanizzazione, nuovi programmi irrigui e l'introduzione di nuove varietà di cereali. La rivoluzione verde portò l'accorpamento dei piccoli appezzamenti in grandi colture specializzate e, una volta ottenuto il controllo dei terreni, la grande impresa straniera poteva modificare i regimi colturali in relazione alla domanda sui mercati mondiali. L'agricoltura speculativa ha causato migrazioni su vasta scala, sia internazionali sia interne, cioè dalle campagne alle città e, trattandosi di un sistema basato sull'esportazione, necessita anche di strette relazioni con i mercati di destinazione dei prodotti.



L'agricoltura capitalistica dei grandi spazi è altamente speculativa e caratterizzata dalla grande distanza che separa i luoghi della produzione dai centri di mercato e di consumo del prodotto. Si localizza nei territori di grandi paesi industrializzati e ha bisogno di una scarsa quantità di manodopera impiegata. Dalla coltivazione di queste grandi regioni agricole provengono enormi quantità di cereali e prodotti dell'allevamento. La disponibilità quasi illimitata di spazio è un fattore essenziale per il funzionamento di questa agricoltura. Anzitutto permette di adeguare l'offerta al variare della domanda e può, inoltre, adattarsi rapidamente alle nuove tecniche. La resa per ettaro è meno elevata rispetto alle aree di coltivazione intensiva, ma la vastità dell'azienda permette all'agricoltore di ottenere una produzione e un reddito elevati e di essere molto competitivo sul mercato mondiale.

L'agricoltura commerciale contadina è presente soprattutto nei paesi sviluppati, spesso interamente commerciale, in molti casi specializzata e legata alla meccanizzazione e all'adozione di nuove tecniche colturali. Oltre alla forma di conduzione familiare, ciò che differenzia l'economia contadina è il suo rapporto con il mercato: i suoi prodotti sono destinati a mercati urbani, regionali o nazionali relativamente vicini ai luoghi di produzione. Una caratteristica è l'alto prezzo dei terreni, provocato dalla progressiva riduzione delle superfici dedicate all'agricoltura. L'attività agricola si è trasformata e specializzata: i suoi prodotti sono coltivati su appezzamenti molto piccoli e trasportati rapidamente al mercato.


L'agricoltura di sussistenza e, più in generale l'autarchia, è stata adottata in larga misura dal dittatore Mussolini, il quale voleva raggiungere l'obiettivo di rendere indipendente il paese dal punto di vista economico, riducendo le importazioni. Nel 1925, a questo proposito, viene lanciata la battaglia del grano, per estendere l'area seminativa e ridurre le importazioni dagli altri paesi produttori. La produzione di frumento aumentò soprattutto perché furono messi a coltura anche terreni sterili o abbandonati; furono migliorate le tecniche della coltivazione, con l'introduzione di macchine agricole e l'uso di fertilizzanti chimici.






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