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"Taccia Menfi il miracolo barbarico delle piramidi; i Babilonesi cessino di vantare le loro mura; non si glorino gli Ioni effeminati per il gran tempio di Diana; non sia vanto di Delo l'ara irta di corna; i Carii non portino alle stelle il mausoleo d'aerea struttura: ogni altra costruzione non regge al confronto dell'anfiteatro Flavio e la Fama nei secoli futuri parlerà solo di quest'opera."
(Marziale, Liber de spetaculis, I, 1)
Malgrado l'origine greca della parola anfiteatro, non è greca né la 929b18j funzione né la forma. Mentre in Grecia lo spettacolo ha finalità religiosa ed educatrice, a Roma lo scopo è il divertimento delle grandi folle a fini spesso anche politici. La pianta ellittica dell'edificio non è che il raddoppiamento del teatro greco di forma semicircolare. Mentre però i greci sfruttavano l'inclinazione di un pendio naturale, e gli spettacoli avevano come scenario naturale il paesaggio, l'anfiteatro romano, chiuso tutt'intorno da mura, era costruito su un terreno piano e le gradinate per gli spettatori (cavee) poggiavano su grandi e complesse strutture di sostegno.
Nel 69 d.C., dopo la morte di Nerone, le legioni d'Oriente proclamarono imperatore Flavio Vespasiano che riuscì a ristabilire l'ordine amministrando saggiamente lo stato. Sotto di lui e sotto il suo successore, il figlio Tito, l'arte romana raggiunge una completa autonomia di linguaggio dalla Grecia, che l'aveva caratterizzata fino a questo momento.
Una delle più grandi opere architettoniche di questo periodo è sicuramente l'Anfiteatro Flavio.
Iniziato da Vespasiano nel 75 d.C. e portato a termine nel 80 d.C. da Tito, l'anfiteatro, più noto come Colosseo, nome che gli viene attribuito nel Medioevo a causa della sua vicinanza con una statua bronzea di Nerone alta 30m, è situato in una depressione fra i colli Palatino, Celio ed Esquilino. Poiché la zona prescelta era quella occupata dal laghetto della Domus Aurea di Nerone, il primo problema fu quello di prosciugare il terreno. Il sistema fognario che si costruì fu così perfetto che il Colosseo non ebbe mai, nel corso della sua lunga vita, cedimenti dovuti ad infiltrazioni d'acqua nelle fondamenta.
L'anfiteatro non era però completamente finito e fu Domiziano che lo portò all'aspetto e alle dimensioni attuali, aggiungendo la parte terminale dell'edificio con le ultime gradinate e portando a termine i lavori di rifinitura e di perfezionamento. Infatti secondo le fonti egli pose degli scudi dorati che decoravano l'attico, aggiungendo il maenianum summum, il terzo ordine interno realizzato a gradinate di legno. Inoltre fu lui a far costruire i sotterranei dell'arena, cosa che impedì da allora di far svolgere nel Colosseo le "naumachie", battaglie navali per le quali si doveva inondare l'arena.
Alessandro Severo restaurò l'edificio per i danni che aveva subito a causa di un incendio provocato da un fulmine nel 217 d.C. Ulteriori restauri si devono a Gordiano III e in seguito a Decio, dopo che il Colosseo era stato ancora una volta colpito da un fulmine nel 250 d.C. Altri lavori di ripristino furono necessari dopo tre terremoti, precisamente nel 442 d.C. nel 508 d.C. e nell'841 d.C., che provocarono crolli nella struttura, danneggiando soprattutto la facciata in travertino; al degrado naturale si aggiunse l'incuria dei papi, che fecero spogliare il monumento dei suoi marmi per abbellire i propri palazzi e le residenze dell'aristocrazia romana e servì anche, per secoli, da cava di pietra per gli edifici in costruzione.
Il saccheggio ebbe termine soltanto quando papa Benedetto XIV (XVIII secolo d.C.) lo vietò, non per l'importanza storico-artistica del monumento, ma perché luogo già consacrato dal martirio dei cristiani secondo una tradizione non provata storicamente.
Si pensa ideato e costruito dall'architetto Rabirio.
L'esterno del Colosseo è composto da quattro ordini sovrapposti, separati da cornicioni, così suddivisi:
- al piano terra 80 semicolonne con capitelli tuscanici (variazione etrusca del capitello dorico);
- al primo piano 80 semicolonne con capitelli ionici;
- al secondo piano 80 semicolonne con capitelli corinzi;
- all'ultimo piano un ambulacro coperto interno che è costituito esternamente da un muro pieno, scandito da lesene (semicolonne a fusto piatto) con capitelli corinzi, tra i quali compaiono alternativamente una finestra quadrangolare e uno spazio, adesso vuoto, che conteneva gli scudi dorati.
Ogni arco formato dalle semicolonne incorniciava una statua in marmo raffigurante una divinità o un personaggio importante.
Era inoltre stato allestito un complesso sistema composto da 240 pali, sostenuti da una serie di mensole fissate all'ultimo piano, che reggevano le funi e i teli del velarium, un enorme telone che riparava i romani dal sole o dal cattivo tempo. Le funi del velarium erano fissate a terra a particolari sostegni che venivano manovrati da una squadra della flotta militare di Miseno.
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Costruito in travertino, tufo, mattoni e calcestruzzo presenta esternamente tre ordini (o piani ) di arcate che poggiano su pilastri affiancati da semicolonne doriche al piano terreno, ioniche e corinzie negli ordini sovrastanti. Chiude le arcate, in alto, una fascia in murature solcata da lesene (cioè da pilastri poco sporgenti che hanno una funzione decorativa) interrotta da piccole finestre rettangolari alle quali in origine si alternavano degli scudi dorati. Originariamente l'edificio era rivestito di lastre di travertino sostenute da grappe di ferro. |
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All'interno l'edificio si presentava così:
- il maenianum summum, o alta cavea, cioè la parte più alta delle gradinate, con gli ultimi gradini in legno, destinata alla plebe;
- il maenianum secundum, o media cavea, più basso, destinato alle fasce medie della popolazione;
- il maenianum primum, o bassa cavea, destinato alle cariche militari dello stato;
- il podium, destinato ai magistrati e ai senatori (le più alte cariche politiche); esso ospitava anche i palchi speciali, in marmo, dell'imperatore, delle sacerdotesse e dei dignitari di corte.
I diametri della cavea sono di 188m e 156m, quelli dell'arena 77m e 47m. La sua altezza era di circa 57m. La costruzione ellittica ha il perimetro esterno di m.527. Fu costruito in laterizio rivestito, in tutte le sue parti visibili, in pietra tiburtina, data la non molto grande distanza dalle cave di travertino, e in tufo, mentre i gradini erano in parte marmorei.
Si calcola che oltre 50.000 persone potessero trovare posto a sedere e 5.000 in piedi; uno dei problemi dell'architetto fu perciò quello di svuotare rapidamente e senza incidenti la cavea e costruì per questo scopo 80 vomitòria, cioè grandi scalinate d'uscita: grazie a queste scalinate anche quando il Colosseo era del tutto pieno il pubblico poteva lasciare l'edificio in circa 3 minuti.
In cima all'edificio correva una striscia libera, dove stavano appostati gli arcieri pronti a colpire le belve che fossero fuggite. Sempre a protezione degli spettatori della cavea, in caso di cacce ad animali feroci, veniva innalzata una rete metallica che terminava con zanne di elefante e con rulli ruotanti posti in posizione orizzontale, per impedire alle belve di farvi presa con le zampe.
Due ingressi lungo l'asse maggiore, davano l'accesso diretto all'arena, che era lo spazio più basso, cosparso di sabbia, che era in origine ricoperta al centro da tavole di legno e posava sopra i muri degli ipogei dove si smistavano per gli spettacoli fiere, macchinari e uomini fatti affluire da quattro gallerie sotterranee, e che venivano fatti salire al momento opportuno con montacarichi o con piani inclinati. L'arena poteva anche essere inondata d'acqua per le simulazioni di battaglie navali.
Nei sotterranei sottostanti all'arena si aprivano locali e gallerie che contenevano montacarichi destinati a sollevare le bestie e tutto il necessario all'allestimento degli spettacoli: gabbie per le belve, scenografie, depositi di armi per i gladiatori, macchinari etc.
Vi era inoltre una speciale camera dove si portavano i combattenti morti o feriti, chiamata spoliarium.
Riassumendo, i principali spettacoli che ebbero luogo all'interno furono:
i ludi gladiatori, cioè le lotte tra gladiatori, o tra gladiatori e bestie.
A seconda del tipo di lotta e del modo di affrontarla i gladiatori avevano armi ed attrezzature diverse: vi erano, ad esempio i retarii armati di tridente e di una rete con cui dovevano avviluppare l'avversario ed ucciderlo e i samnites con scudo e spadino. Chi usciva vincitore da questi scontri all'ultimo sangue diventava il beniamino del pubblico, riceveva ricchi premi e godeva di una larghissima popolarità. Non solo: poiché egli era, in genere, uno schiavo, un prigioniero di guerra o un criminale, spesso la sua abilità sull'arena gli fruttava anche la libertà.
le venationes, cioè spettacoli di caccia. Erano condotte dai bestiari, cacciatori professionisti armati di una lunga lancia accuminata, che affrontavano ed abbattevano qualunque tipo di animale. In questo genere di spettacoli notevolmente curata era la parte scenica per cui si provvedeva perfino alla costruzione posticcia di collinette, di piccoli boschi, corsi d'acqua, deserti ecc. che servivano a dare più immediata l'illusione della realtà e ad ambientare le varie bestie nel paesaggio in cui vivevano naturalmente.
le naumachie, dove occorreva inondare l'arena. , trasformandolo in un lago per le finte battaglie navali.
BIBLIOGRAFIA:
Lorena Fantini - Roma e Vaticano - Narni (Terni) 1987
Federico Motta - Enciclopedia Motta - Milano 1990
Piero Adorno - L'Arte Italiana - Firenze 1992
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