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TITOLO: LA STORIA ITALIANA E L'ESILIO

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TITOLO: LA STORIA ITALIANA E L'ESILIO


v       Benito Mussolini, dopo essere stato espulso dal partito socialista per le sue idee fortemente interventiste nel 1915, nel 1919 fondò il Movimento Fascista, che trovò molti consensi tra i borghesi, che temevano un'espansione della Rivoluzione Russa in t 454g65e utta Europa. Il pericolo però non sussisteva, perché l'occupazione delle fabbriche era già terminata (Biennio Rosso 1919/1920).il Movimento organizzò vari scontri e "spedizioni punitive" nei confronti degli scioperanti. Gli antifascisti venivano colpiti con manganelli o costretti ad umiliarsi bevendo olio di ricino. La vera svolta per il fascismo, però, fu la Marcia su Roma il 28 ottobre 1922, organizzata da Mussolini per far fronte all'ultimo governo liberale, guidato da Facta, per prendere il potere al suo partito. Vittorio Emanuele III, che avrebbe potuto decretare lo "stato d'assedio", incaricò Mussolini di formare un nuovo governo. Alle elezioni del 1924 ottenne la maggioranza assoluta in Parlamento. L'opposizione però non rimase a guardare: il socialista Giacomo Matteotti denunciò le violenze e le minacce usate dai fascisti verso gli italiani; per questo il 10 giugno 1924 fu rapito e poi ucciso. Molti deputati antifascisti, abbandonarono per protesta il Parlamento per riunirsi altrove (Secessione dell'Aventino). Mussolini trasformò l'Italia in un regime dittatoriale. Nel 1925:




vennero sciolti tutti i partiti, tranne quello fascista;

il potere di fare le leggi venne sottratto al Parlamento e affidato al Governo;

fu proibito lo sciopero e fu imposto ai lavoratori l'iscrizione ai sindacati fascisti;

fu limitata la libertà di stampa e di associazione;

vennero creati il Ministero della Cultura Popolare, il Tribunale Speciale e la Polizia Politica (OVRA)


I principali antifascisti furono esiliati o incarcerati.


COMUNISTI: Antonio Gramsci e Umberto Terracini

CATTOLICI: Alcide De Gasperi, don Luigi Sturzo e don Giovanni Minzoni

SOCIALISTI: Sandro Pertini, Filippo Turati, Pietro Nenni e Giuseppe Saragat

DEMOCRATICI: Gaetano Salvemini

LIBERALI: Giovanni Amendola, Carlo e Nello Rosselli



v       NICCOLO UGO FOSCOLO. Il primo esiliato politico della storia fu Foscolo, che ebbe il coraggio di ribellarsi alla Repubblica Veneta prima, alla Repubblica Cisalpina e all'Austria poi (rifiutando di tornare in Italia e rimanendo in esilio volontario in Inghilterra. Morì infatti a Londra ma, gli stranieri, raccogliendo una sua richiesta espressa nel sonetto "In Morte Del Fratello Giovanni" - Straniere genti, l'ossa mie rendete al petto della madre mesta -, le sue spoglie verranno portate a Firenze, in Santa Croce, nel 1871, dopo l'unità d'Italia, accanto ai grandi che aveva celebrato nei Sepolcri. Altri prenderanno esempio dal Foscolo, fra cui Mazzini, De Gasperi, Matteotti e Gramsci. Nasce a Zante nel 1778. La sua vita fu un continuo esilio, per politica o per sua spontanea volontà. Tra i più importanti si ricordano l'esilio a Milano nel 1797, per indignazione nei confronti di Napoleone, che aveva usato la "sua" Venezia come pedina di scambio con l'Austria per avere Nizza e Savoia (trattato di Campoformio - prima campagna d'Italia) e quella nella Francia settentrionale nel 1804, per seguire una spedizione preparata da Napoleone contro l'Inghilterra (era arruolato come capitano aggiunto nell'esercito della Repubblica Italiana. I SEPOLCRI. È un carme di 295 endecasillabi (versi di 11 sillabe) indirizzato a Ippolito Pindemonte. L'occasione fu appunto una discussione avvenuta con questi a Venezia nell'aprile del 1806, che aveva come tema principale un editto emanato da Napoleone (editto di Saint-Cloud - 1804), con cui si imponevano le sepolture fuori dai confini delle città e si regolamentavano le iscrizioni sulle lapidi. Pindemonte, da un punto di vista cristiano, sosteneva il valore della sepoltura individuale; Foscolo, invece, da un punto di vista più materialistico, ne aveva negato l'importanza. Il poeta riprese questa discussione, sostenendo dapprima la sua posizione iniziale, poi, però, superò quest'idea con rivalutazioni sull'importanza delle tombe. Il carme ha al centro il motivo della morte: Foscolo no ne vede un'alternativa, ma le contrappone l'illusione di una vita dopo la morte. Questa è garantita dalla tomba, che conserva il ricordo del defunto presso i vivi: la tomba assume così un valore fondamentale nella civiltà umana. Data la presenza di queste tematiche, i Sepolcri non possono essere ridotti ad una poesia cimiteriale: infatti, come Foscolo stesso precisa, il suo carme è essenzialmente poesia civile e vuole animare l'emulazione politica degli italiani. Il carme risulta così una densa meditazione filosofica e politica, che non è però esposta in forma argomentativa, ma attraverso una serie di figurazioni e di miti. Foscolo stesso ci avverte di voler offrire i suoi contenuti "non al sillogismo [ragionamento logico] de' lettori, ma alla fantasia e al cuore". I suoi concetti prendono forma secondo questa mentalità: l'illusione che sofferma il defunto al di qua della soglia della morte dà vita all'immagine del corpo accolto nel grembo materno della terra che lo raccolse infante e lo nutriva; l'idea secondo cui le tombe dei grandi spingono l'animo a grandi imprese è l'avvio all'inno a Firenze e alle tombe di Santa Croce. Morì a Turnham Green (Londra) il 10 settembre 1827. Le sue spoglie vennero traslate a Firenze, in Santa Croce, solo nel 1871, quando ormai l'Italia è definitivamente unita.


Per ottenere sempre maggiori consensi nell'opinione pubblica, Mussolini tentò di appianare i rapporti tra Stato e Chiesa, bruscamente interrotti nel 1870, dopo la presa di Roma. Vi riuscì l'11 febbraio 1929 con i Patti Lateranensi, che dicevano in particolare:


il Pontefice riconosceva Roma come la capitale del Regno d'Italia;

il governo italiano assicurava alla Santa Sede la sovranità della Città del Vaticano, che diventò così un vero e proprio Stato Indipendente;

la religione cattolica diventò "la sola religione di Stato", insegnata nelle scuole pubbliche come materia obbligatoria;

lo Stato pagava un indennizzo per risarcire la Santa Sede di ciò che aveva perso nel 1870.


I Patti Lateranensi furono però rivisti 1984, quando, con Bettino Craxi, la Religione Cattolica non fu la sola Religione ufficiale dello Stato.


Nel 1926 Mussolini sciolse tutti i partiti  politici: lo Stato no si pose più al di sopra delle parti. Divenne infatti lo Stato di una sola parte degli Italiani. Nel 1928 il potere fu affidato al Gran Consiglio, costituito dai Gerarchi del Partito. Nel 1939 Mussolini sciolse la Camera dei Deputati e la sostituì con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il re Vittorio Emanuele III^ si ridusse a dover firmare ciò che il Partito Fascista gli trasmetteva. Per controllare il territorio Italiano il Fascismo creò la Milizia Volontaria per la  Sicurezza Nazionale (MVSN). Queste riforme portarono alla fine dello Stato Liberale. La Libertà individuale non fu più garantita, perché gli oppositori potevano arrestati o inviati al confine. Fu introdotta la censura sui giornali e su tutte le altre pubblicazioni. Lo Stato Fascista imponeva di accettare senza discussione qualsiasi decisione e di obbedire ciecamente ai provvedimenti del Governo: si suscitò così negli italiani una rassegnata indifferenza anche verso i provvedimenti più ingiusti.

Mussolini sosteneva una Politica estera di prestigio; inaugurò così nel 1924 una servi di trattati di amicizia con la Iugoslavia che dette all'Italia le città di Fiume e Zara, ma lasciò la Dalmazia agli Iugoslavi. Quando nel 1934  i Nazisti Austriaci uccisero il I^ Ministro Dolfuss e Hitler tentò di invadere l'Austria, Mussolini glielo impedì, pesando che non era interesse dell'Italia avere al confine una grande nazione. Nel 1935 iniziò una nuova politica estera con la presa dell'Etiopia.Non aveva senso però attaccare un paese così povero e privo di risorse. La guerra in Etiopia fu breve e crudele. Il 9 maggio 1936 la capitale Addis Abeba fu conquistata e venne proclamato l'Impero dell'Africa Orientale Italiana e Vittorio Emanuele III ne divenne imperatore.


v    Etiopia. Agli inizi degli anni Novanta il paese era uno dei più poveri al mondo, con un prodotto interno lordo pro capite di 110 dollari USA (1997). L'economia etiope è fortemente dipendente dai proventi del settore agricolo e gran parte degli scambi commerciali avviene a livello locale, con una limitatissima presenza sul mercato mondiale. L'agricoltura e l'allevamento, praticati con modalità fortemente arretrate da circa l'80% della popolazione, sono le forme di attività economica più diffuse; l'altopiano è particolarmente fertile e la diversità dei suoli, delle condizioni climatiche e di altitudine permettono una produzione assai diversificata. Grandi fattorie commerciali, molte delle quali gestite dal governo, forniscono, sia per esportazione sia per consumo interno, caffè (la coltura largamente più importante, che impiega circa un quarto della popolazione), cotone, tabacco, zucchero, frutta, verdura, semi oleosi, legumi e cereali, ma la siccità, cui negli ultimi anni si sono aggiunti i disagi causati dalla guerra civile, ha spesso costretto il paese a importare prodotti alimentari di base. Oltre ai bovini, in gran parte utilizzati per svolgere lavori pesanti, si allevano ovini e caprini (soprattutto per la pelle, la carne e il latte), animali da cortile e da soma (tra cui dromedari e asini). Sebbene esista un gran numero di giacimenti minerari, gli spessi strati di lava vulcanica rendono assai arduo il processo di estrazione. Fin dall'antichità vengono estratti ferro, rame, zinco, piombo e sale e, in tempi recenti, sono stati scoperti diversi depositi di manganese, oro, platino, potassa, petrolio e gas naturale. Benché a partire dagli anni Sessanta si sia avuta una considerevole crescita della produzione industriale, aiutata anche dall'impianto di stabilimenti metallurgici e per la fabbricazione di beni di consumo, essa si basa principalmente sulla lavorazione di prodotti alimentari e sul settore tessile, del tutto dipendenti dall'agricoltura. Il principale polo manifatturiero è Addis Abeba. L'Etiopia ha un grosso potenziale per la produzione di energia idroelettrica; nel 1993, circa il 90% della sua relativamente scarsa produzione di energia proveniva dagli impianti idroelettrici. Ciononostante, il 92% del fabbisogno viene soddisfatto da legname, la cui domanda, insieme a quella di carbone, rappresenta una della maggiori cause della deforestazione e dell'erosione del suolo etiope.  L'unità monetaria è il birr, emesso dalla Banca nazionale d'Etiopia. Le esportazioni riguardano soprattutto prodotti agricoli, per la maggior parte caffè (il 60% circa), ma anche legumi, pelli, cuoio e semi oleosi; le importazioni vertono su articoli di consumo e generi di prima necessità. I principali partner commerciali sono l'Italia, gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone. L'indipendenza definitiva si ottenne solo nel 1995.


v    Desertificazione: Fenomeno di degrado del suolo delle zone aride, semiaride e subumide, risultante da una combinazione di fattori climatici e antropici, che consiste sostanzialmente in una progressiva riduzione della capacità degli ecosistemi di sostenere la vita animale e vegetale. Il termine fu coniato nel 1949 da un selvicoltore francese per descrivere la graduale deforestazione delle regioni umide intorno al Sahara occidentale e la loro progressiva trasformazione in aree semidesertiche. In seguito si riconobbe la desertificazione come il risultato di una serie di processi che interessa tutte le zone, aride e non solo aride, del pianeta e che comprende: l'erosione eolica e idraulica, la sedimentazione dei materiali erosi, la progressiva riduzione del numero di specie vegetali presenti in una data area, la salinizzazione del suolo e la mineralizzazione dell' humus. L'eccessivo sfruttamento dei terreni da pascolo è una delle cause principali della desertificazione: quando il carico di bestiame è superiore a quello che i pascoli possono sostenere, ha inizio il degrado del territorio. Alle specie vegetali perenni si sostituiscono presto specie annuali e arbusti poco graditi al bestiame, e successivamente regrediscono le specie erbacee; il calpestio degli animali distrugge inoltre quel poco che rimane e il suolo resta così soggetto all'azione erosiva dei venti e delle acque. In modo analogo, l'eccessivo sfruttamento dei terreni agricoli porta a un impoverimento progressivo dei terreni che, una volta esaurita la propria riserva di sostanze nutritive, rimangono esposti agli agenti meteorologici e vanno quindi soggetti a erosione. Il processo di desertificazione può essere innescato inoltre dall'indiscriminato abbattimento del manto forestale o dalla cattiva gestione dei sistemi di irrigazione, che in molte regioni è causa della salinizzazione dei terreni. Una delle principali cause della desertificazione di vaste aree è l'abbattimento delle foreste per creare spazi da destinare all'agricoltura e alla pastorizia e per reperire legna da ardere (pratica diffusa in molte regioni aride dei paesi in via di sviluppo). I provvedimenti per cercare di arginare il fenomeno sono spesso inadeguati e fondati su un'interpretazione errata delle forme in cui si manifesta il problema. Nell'immaginario collettivo il fenomeno viene spesso associato all'idea di dune sabbiose che avanzano, divorando aree verdi e fertili. In realtà la "sterilizzazione" dei terreni riguarda anche aree fortemente irrigate o situate a latitudini ben lontane dalle regioni desertiche. Ad esempio, il 33% della superficie dell'Europa è minacciato dalla desertificazione, mentre il 10% e il 31% delle terre italiane sono, rispettivamente, a forte e a medio rischio di erosione (dati della Commissione europea per l'ambiente).

Alcune iniziative hanno, comunque, effettivamente contribuito a frenare il processo di desertificazione: in alcune regioni poste ai margini del Sahara, ad esempio, sono state impiantate "cinture vegetali" formate da schiere di alberi particolarmente resistenti: nel Sahel tale pratica ha consentito di strappare alla desertificazione 620 ettari di terreno (60 dei quali sono stati addirittura recuperati all'agricoltura) e di salvare alcuni villaggi che altrimenti sarebbero scomparsi.



EDUCAZIONE ALIMENTARE / EDUCAZIONE TECNICA: L'ALIMENTAZIONE

L'ENERGIA Gli alimenti costituiscono la principale fonte di energia per gli esseri umani. Essa viene utilizzata dall'organismo umano per svolgere tutte le attività della vita. In condizione di vita attiva, il fabbisogno energetico è maggiore: esso viene chiamato fabbisogno calorico giornaliero che, varia molto con l'età, il sesso, il peso il tipo di attività lavorativa. L'energia si misura in calorie. Gli alimenti che soddisfano soprattutto la necessità di energia dell'organismo sono detti alimenti energetici, quelli che invece forniscono le sostanze necessarie per costruire nuovi tessuti, sono detti alimenti plastici.

L'EQUILIBRIO ALIMENTARE. L'alimentazione che meglio corrisponde ai bisogni dell'organismo umano è quella mista, costituita cioè da alimenti vegetali e animali. Per una dieta equilibrata è importante tener conto anche della quantità giornaliera degli alimenti di vari gruppi. Da qualche anno si è riproposta nel nostro Paese un tipo di dieta detta "Mediterranea", si tratta di una dieta basata prevalentemente sul consumo di cibi quali: pane, pasta, legumi, olio di oliva, frutta e ortaggi. Quando una dieta è corretta, quando vi è equilibrio fra i nutrienti introdotti e quelli utilizzati, l'uomo vive in uno stato di benessere. Quando c'è una carenza di nutrienti introdotti, come nel "Terzo Mondo", lo stato di salute delle persone non è ottimale.

GLI ALIMENTI PLASTICI Gli alimenti sono prodotti animali, vegetali o minerali che, dopo essere stati ingeriti o digeriti, si trasformano in poche categorie di nutrienti utilizzabili dall'organismo per far fronte a differenti necessità fisiologiche: costruttive, ricostruttive, energetiche, regolatrici. Nessun alimento, anche se della migliore qualità, è sufficiente da solo a coprire i bisogni nutrizionali degli esseri umani, ad eccezione del latte materno nei primi mesi di vita. Fra gli elementi plastici (ricchi di proteine e calcio), si possono distinguere quelli che contengono proteine animali, come carne, pesce, latte, uova, da quelli che contengono proteine vegetali, come i legumi.

GLI ALIMENTI ENERGETICI Gli alimenti utilizzati dall'organismo essenzialmente per la produzione di energia sono i cereali con i loro derivati (pane, pasta, ecc..) gli zuccheri ed i grassi.

GLI ALIMENTI PROTETTIVI E REGOLATORI Questi alimenti sono ricchi di vitamine e sali minerali contenuti essenzialmente nella frutta e nella verdura.


Il fascismo cercò di suggerire ai cittadini che il partito poteva pensare a tutto:

Cercò di risollevare l'economia italiana dopo la grande crisi del 1929, istituendo l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), che aveva lo scopo di aiutare banche e industrie in difficoltà.

Bonificò le terre paludose della Maremma, le paludi Pontine (dove fondò Littoria, oggi Latina) e in Sardegna.

Vennero sciolti i sindacati, sostituiti dalle Corporazioni e la tessera del Partito Fascista divenne obbligatoria per i pubblici impiegati.

Iniziarono i controlli agli strumenti di diffusione della propaganda fascista: venne introdotta la censura per i giornali e per la radio; perfino i film dovevano essere controllati.

Si pensò anche agli svaghi e al tempo libero, istituendo:

l'Opera Nazionale Balilla (1926), che si occupava della gioventù e ne organizzava il tempo libero

la Gioventù italiana del Littorio (1937);

i Gruppi universitari fascisti, che formavano al fascismo gli universitari;

lo sport fu organizzato e finanziato dai fascisti e la Nazionale Italiana di calcio vinse due volte i Mondiali (1934 e 1938).

Si pensò anche all'organizzazione della scuola, dove fu imposto un libro di testo unico, e alla stesura dell'Enciclopedia Italiana.

Si pensò anche alla musica; furono composte canzoni appositamente per il regime. La più celebre fu Giovinezza, che paragona l'ideale fascista con la giovinezza stessa, esaltando il regime. C'erano però anche canzoni antifasciste, il cosiddetto "filone dell'evasione": i testi erano apparentemente infantili, ma nascondevano un messaggio politico; tra queste "Maramao perché sei morto" (1939) e il "Tamburo della Banda d'Affori" (1943), a causa della quale fu introdotta la censra anche per le canzoni. Particolare di questo periodo è "Profumi e Balocchi" (1929), che narra la storia di una madre snaturata che pensa solo a sé e trascura la figlia; la vicenda finisce tragicamente con la morte della bambina ed il tardivo pentimento della madre.

Nell'ambito dell'architettura, il movimento assunse connotazioni neoclassiche, con notevoli concessioni tuttavia al gusto eclettico di fine Ottocento: si segnalarono in particolare le interpretazioni di Giovanni Muzio, tra i più attivi del gruppo, Alberto Alpago Novello e Gio Ponti, che seguì presto percorsi di ricerca del tutto personali.

Nel 1938, per essere al passo con la Germania, che le aveva emanate nel 1933, Mussolini emanò le leggi razziali contro gli ebrei, che, con queste:

Non poterono più frequentare le scuole pubbliche;

Vennero esclusi dal servizio militare e da tutti gli impieghi dello Stato;

Si videro proibire i matrimoni cosiddetti "misti" fra ebrei e non ebrei.

Queste misure, subito condannate dalla Chiesa cattolica, urtarono la coscienza di molti italiani, che iniziarono così ad allontanarsi dal regime.

Nel 1939 l'Italia firmò con la Germania il Patto d'Acciaio, con cui il nostro paese si legò completamente alla Germania e si avviò a seguire il nazismo nella tragica seconda guerra mondiale. Mussolini non si rese però conto che gli italiani non volevano la guerra e non condividevano né l'alleanza con la Germania, né l'aggressività di questa contro gli ebrei.







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