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"Il deserto dei Tartari" di DINO BUZZATI

generale



"Il deserto dei Tartari"


di DINO BUZZATI

1. IL TEMPO


Se è vero che non è possibile collocare con certezza la vicenda de IL DESERTO DEI TARTARI in un'epoca storica determinata, né ciò interessa il narratore (soltanto scarsi indizi si possono ricavare se proprio vogliamo per una datazione approssimativa), è però evidente che la scansione temporale della storia è oggetto di particolare attenzione.


Annota nel corso della lettura, tutti i riferimenti all'ordine temporale dei fatti narrati in modo da ricostruire in maniera schematica lo sviluppo della vicenda e l'arco d'anni in cui si svolge.


Il giovane tenente Giovann 323g69d i Drogo, protagonista del romanzo, viene trasferito in un avamposto isolato, la fortezza Bastiani. Durante il percorso, Drogo, incontra il capitano Ortiz dal quale apprende che la fortezza è decrepita e assolutamente inutile. Arrivato, Drogo chiede al maggiore Matti di potersene andare al più presto. Questo risponde che nel giro di quattro mesi se ne sarebbe potuto andare.



Alla scadenza dei quattro mesi, Drogo decide di rimanere alla fortezza, spinto da un istinto eroico e da speranze di gloria.

Trascorrono così due anni, fra abitudine e speranza. In seguito, la vita della fortezza viene scombussolata dall'arrivo di un'armata dal nord. In tutti nasce la speranza di una guerra ma si tratta, invece, di una spedizione per stabilire la linea di confine sulle montagne vicino alla fortezza. Così anche dalla fortezza parte una spedizione al cui ritorno manca il tenente Angustina che è protagonista di una morte assurda, dovuta al suo aristocratico stile di vita.

Trascorrono altri due anni quando Drogo, spinto dal capitano Ortz, ottiene una licenza di due mesi. Così Drogo torna in città ma il tempo e la lontananza hanno steso un velo di separazione tra Giovanni e il suo passato; a questo si aggiunge il trasferimento negatogli.

Così Drogo torna alla fortezza dove la maggior parte degli uomini si è trasferita e l'avamposto rimane ormai desolato. Finiti i trasferimenti, il tenente Simeoni mostra a Drogo, all'orizzonte, una luce, dicendo che sono i Tartari che stanno costruendo una strada per assalire la fortezza. Drogo crede alle parole di Simeoni, al contrario degli uomini rimasti nella fortezza che li ignorano. Le intuizioni dei due si rivelano esatte ma per moltissimi anni non arriva nessun attacco fino a quando Drogo, ormai vecchio e malato, viene trasferito in città mentre dal deserto è imminente l'attacco dei Tartari.

La vicenda si conclude in molto drammatico: Drogo, solo in una camera di una locanda, con coraggio e serena dignità affronta la sua unica, vera battaglia: quella con la morte.


Ellissi, sommario, scena, pausa: quali di queste forme della durata ti sembrano più frequenti nel romanzo?


Nel testo si possono facilmente notare numerose ellissi, scene e pause descrittive riguardanti il brullo paesaggio che si può osservare dalla fortezza.


Ritrova nel testo la crescente frequenza di ellissi che coprono un arco di tempo sempre più ampio, nella seconda parte del romanzo.

Indicane alcune, citando il capitolo e il numero della pagina dell'edizione consultata.


Nel racconto si trovano svariate ellissi, quelle che ricoprono un arco di tempo più ampio sono: capitolo XI pagina 98 "Quasi due anni dopo Giovanni Drogo dormiva una notte nella sua camera della fortezza" in questa ellissi il narratore applica un salto di tempo pari a circa due anni.

CapitoloXXVII pagina 230 "si volta pagina, passano mesi ed anni" in questa ellissi il narratore passa dal tempo in cui Drogo andava a scuola al tempo in cui Drogo è anziano ma lavora ancora nella fortezza nella speranza di gloria in una battaglia.

Un altro passo che ci fa apprendere il passare incontrollato del tempo è a pagina 216 capitolo XXIV "Il tempo intanto correva,..".   


L'accelerazione del ritmo narrativo nell'ultima parte del romanzo ha qualche connessione con il significato che il narratore vuole attribuire alla vicenda raccontata?


Secondo me l'accelerazione del tempo è connessa al significato del racconto in quanto Drogo sente che il tempo sta sfuggendo al suo controllo e quindi avverte una fuga dl tempo e l'avvicinarsi della vecchiaia e di conseguenza della morte

2 LO SPAZIO


La montagna, il deserto, la città sono i luoghi simbolici di tutta la produzione narrativa di Buzzati.


Indica per ciascuno di questi luoghi un passo del romanzo da cui risulti il loro essere metafora di una condizione umana, illustrandone quindi il valore simbolico.


"Gli pareva di riconoscerle, le basse rupi in rovina, la valle tortuosa senza piante né vedere, quei precipizi a sghembo e infine quel triangolo di desolata pianura che le rocce davanti non riuscivano a nascondere.Echi profondissimi nell'animo suo si erano ridestati e lui non riusciva a capire".

Il deserto viene usato come "infinito", in quanto ogni persona può rapportare la propria dimensione "umana" alla vastità divina.


"Vedeva roccioni incrostati di cespugli, canaloni umidi, lontanissime creste nude accavallatisi nel cielo, l'impassibile faccia delle montagne".

L'arida descrizione della montagna simboleggia come può essere in certi momenti della vita, arido e sconsolato l'animo umano e quindi la montagna viene usata come sinonimo di solitudine.


"A quell'ora pensavano, doveva esserci una sottile nebbia e i fanali davano una tenue luce giallastra, a quell'ora nere coppie per le vie solitarie, grida di cocchieri dinnanzi alle vetrine accese dell'Opera, echi di violini e di risa, voci di donna, finestre illuminate a incredibili altezze fra il labirinto dei tetti".

In questo caso la città viene paragonata alla varietà di attività e di persone che la animano e, di conseguenza,al divertimento ed alla moltitudine.


3 I PERSONAGGI


Abbiamo definito i personaggi del romanzo"tipi", emblemi di un modo di essere.


- Elenca gli ufficiali che abitano nella fortezza proponendo la tua   interpretazione di ciascun tipo e dicendo quali, tra questi personaggi secondari, svolgono un ruolo di maggior rilievo e perché.


Secondo me tra tutti gli ufficiali della fortezza ne emergono alcuni fondamentali per lo svolgimento della vicenda:


ORTIZ: svolge un ruolo particolare, infatti affianca Drogo nel momento dell'incontro con la fortezza, solo con lui Giovanni instaura un rapporto di amicizia che si mantiene inalterato negli anni nonostante la differenza di grado.

SIMEONI: si potrebbe definire l'antagonista di Drogo, è lui infatti che distrugge per due volte il sogno di Giovanni, quello di vedere i nemici e di affrontarli; rappresenta molto bene coloro che non si pongono domande sul senso della loro vita, che ignorano il motivo della propria esistenza.

ANGUSTINA: Un uomo colto e raffinato, morto per l'onore militare; Drogo ammira, quasi invidia, i suoi modi aristocratici e la sua capacità di affrontare con grande eleganza qualsiasi situazione e infatti Giovanni Drogo spera di morire come lui affrontando la morte con semplicità ed in battaglia.

TRONK: è l'incarnazione della massima fede nel regolamento, inflessibile con qualsiasi militare provoca la morte del soldato Lazzari a causa di un'errata interpretazione del regolamento. 

Si può quindi affermare che Tronk simboleggia la rigida disciplina militare.


Il protagonista Giovanni Drogo è indubbiamente meno statico, più complesso anche se il valore simbolico a lui attribuito fa si che la sua psicologia sia piuttosto schematica e semplificata.


- Traccia di Drogo un ritratto che n'evidenzi le principali caratteristiche psicologiche, i sentimenti e l'eventuale evoluzione nel corso della vicenda.


Il romanzo è incentrato sulla vicenda di Giovanni Drogo, che, più d'ogni altro personaggio, incarna il pensiero dello scrittore soprattutto dal punto di vista psicologico.

Caratteristica di fondo del personaggio di Drogo è la mediocrità.

Drogo cerca sicurezza e conferma al proprio esistere nella disciplina militare, di cui ama la ripetitività dei gesti e delle parole, la convenzionalità dei rapporti tra le persone. I sentimenti di Drogo si traducono in una solitudine, della quale egli è sempre più amaramente cosciente. Particolarmente significativo è il rapporto con il collega Angustina, di cui Drogo invidia meschinamente i tratti nobili, i modi aristocratici, la capacità di affrontare con innata eleganza ogni situazione, anche la morte. L'ammirazione di Drogo nei confronti di Angustina gli si rivelerà solo in punto di morte, cioè nel momento in cui comprenderà che il riscatto della mediocrità non risiede nell'attimo di gloria ma nella capacità di affrontare la vita.


IL CAPITOLO CONCLUSIVO


L'interpretazione del significato non può prescindere dal capitolo xxx, che segna la maturazione del protagonista ed una modificazione dei ruoli: se, infatti, l'oggetto del desiderio di Drogo durante l'intera narrazione poteva essere identificato nella lotta contro i Tartari nell'epilogo esso è chiaramente mutato; il tempo stesso, fino allora oppositore, sembra aver perso la sua connotazione negativa.

Come si presenta nell'ultimo capitolo la grand'occasione in cui Drogo aveva sperato per tutta la vita?   


la grande occasione di Drogo fu quella di una morte nella fortezza in un combattimento eroico ma Simeoni al tempo comandante riuscì a distruggergli quel sogno mandandolo a morire in città, senza quindi una morte onorevole. 


Quale spazio si contrappone alla fortezza, dove Drogo aveva sognato di morire in una battaglia eroica?


Alla fortezza si contrappone una camera di una locanda dove Drogo dovrà affrontare da solo la sua unica vera battaglia. Al lume di una candela nella più nuda solitudine.

Senza nessuno che guardi e gli dica bravo.

Qual'è il vero nemico da vincere?


Il vero nemico da vincere non è un uomo simile a lui con carne da poter ferire, con una faccia da poter guardare ma un essere onnipotente e maligno al quale non ci si può sottrarre e nemmeno opporre: la morte.




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