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Filippo Juvara
Nell1717 inizia la costruzione della Basilica di Superga un edificio monumentale posto sulla sommità dell'omonima collina al margine orientale della città. La chiesa a pianta centrale sormontata da un imponente cupola di gusto michelangiolesco e preceduta da un alto e maestoso pronao a pianta quadrata. Questo è delimitato da otto colonne in marmo di Gassino. La parte tergale della chiesa che si dilata in un profondo presbitero è inglobata nel retrostante convento , a sua volta organizzato attorno a un vasto cortile rettangolare porticato sui 4 lati. Due massicci campanili gemelli affiancano il corpo cilindrico della chiesa, come se si trattasse di uno sfondo teatrale contro il quale l'intera basilica si proietta.
Nel 1729 Vittorio Amedeo II commissiona a Juvara a costru 545g69f irgli in località Stupinigi, alla periferia sud occidentale di Torino, una Palazzina di Caccia dove poter degnamente ricevere i propri ospiti dopo le battute nelle campagne e nei boschi circostanti. Ha un enorme impatto urbanistico e come forma e come dimensione sembra un semplice palazzo ma ha un organismo molto complesso e articolato scenograficamente adagiato nella campagna. L'idea di partenza è quella di un grande salone centrale di forma ellittica dal quale si dipartono 4 bracci più bassi disposti a croce di sant'andrea. In essi sono ricavati gli appartamenti reali e quelli degli ospiti. La costruzione si protende poi anteriormente racchiudendo un vasto cortile ottagonale sul quale affacciano gli edifici di servizio. Dopo la morte del progettista vengono aggiunte anche due ulteriori ali avanzate con funzione di scuderie e di rimesse agricole. Le facciate esterne, fra loro tutte sfalsate in altezza e snodate nell'angolazione, come in una sorta di gigantesco ferro di cavallo, creano un singolare effetto di movimento, dando all'insieme un effetto di grazia, che in parte controbilancia la altrimenti esagerata maestosità delle dimensioni. All'interno costituisce un tipico esempio di Rococò italiano. Attorno a gran salone ellittico entrale, destinato ai ricevimenti e alle feste da ballo, vi sono il salone da gioco,il gabinetto degli specchi, la sala delle architetture,il gabinetto cinese, alcuni salottini separati per le signore e i signori e molte anticamere. Il tutto è realizzato con grande sfarzo e raffinatezza, impiegando materiali preziosi e ricercati quali le lacche,la porcellana,gli stucchi dorati, gli specchi e le radiche più rare.
Luigi Vanvitelli
Il re Carlo, gli commissiona la costruzione della
nuova Reggia di Caserta. Il Vanvitelli non si
preoccupa soltanto del progetto architettonico ma anche della realizzazione
dell'immenso parco e della risistemazione urbanistica dell'intera città
circostante. Il palazzo appare come un massiccio parallelepipedo a pianta
rettangolare di 247x184 metri. Lo spazio interno è diviso da due bracci
ortogonali che intersecano i corpi principali delle facciate nel punto mediano,
dando origine a 4 immensi cortili rettangolari di oltre
Antonio Canaletto
Nel ritorno del bucintoro al molo nel giorno dell'ascensione descrive una delle feste più importanti e suggestive della tradizione veneziana e cioè quando,in occasione dell'ascensione di Nostro Signore, veniva celebrato il simbolico sposalizio di Venezia con il mare. Il momento raffigurato dal Cataletto è quello del ritorno del bucintoro al molo nel giorno dell'Ascensione. Con straordinario rigore l'artista descrive le architetture di piazza san Marco, le tue perfette proporzioni risentono di accurati studi preparatori mediante la camera ottica. Il risultato è quello di un realismo che, abbandonata ognitentazione scenografica, considera le architetture come soggetti da rappresentare e non più come semplici fondali decorativi. L'artista riesce a simulare una luce tersa e razionale in grado di scolpire con chiarezza e distinzione tutte le componenti della scena. I personaggi sono: barcaioli, gondolieri, individui mascherati,semplici curiosi assiepati sulle rive. Il dipinto si può ammirare nella sua globalità e percepire un'atmosfera gioiosa della gran festa collettiva sia nei suoi particolari, godendo della freschezza e del naturalismo con il quale vengono individuate le varie figure.
Francesco Guardi
Egli non usa quasi più la camera ottica e le sue prospettive tornano a essere interpretate più che descritte. I contorni delle architetture, ad esempio, perdono la nitidezza. Cambia radicalmente anche l'uso dei colori di una Venezia idealizzata dal pittore sul piano del sentimento e della fantasia.
Nel Rio dei Mercanti il Guardi riesce a concentrare lo spirito stesso della sua Venezia. In un canale secondario, lontano dagli splendori, egli coglie un suggestivo squarcio di vita quotidiana nel momento del tramonto.
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