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La Questione Palestinese - Dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 dC)

storia




La Questione
Palestinese


Dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 dC)

In seguito alla distruzione del Tempio di Gerusalemme gli ebrei dovettero lasciare Gerusalemme e solo poche comunità rimasero nei centri di Tiberiade e Yavne. Durante il periodo bizantino gli ebrei dovettero sottostare alla pesante tutela del Cristianesimo; in seguito all'avvento dell'islamismo Gerusalemme fu conquistata dagli arabi e rimase in loro possesso fino al 1099 d.C. quando i crociati intrapresero le crociate fondando il Regno di Gerusalemme che infine cadde nel 1138 d.C.; i pochi possedimenti rimasti ai crociati furono definitivamente persi con l'arrivo di una nuova ondata musulmana , i mamelucchi provenienti dall'Egitto. La dominazione mamelucca durò circa due secoli, interrotta nel 1517 dall'impero ottomano che mantenne il predominio sulla regione fino al 1917.

La nascita del movimento sionista



Sul finire del XIX secolo nacque il movimento sionista fondato da Theodor Herzl, giornalista viennese di famiglia ebraica, che si prefiggeva come soluzione al problema nazionale la fondazione di uno stato ebraico in Palestina.Nel 1882 si ebbe il primo insediamento di ebrei - russi come comunità agricola con l'intento di ricreare condizioni di lavoro e di organizzazione sociale normali all'interno del popolo ebraico. Nel 1897 fu organizzato il Primo Congresso Sionista e fu fondata la prima Organizzazione Mondiale Sionista, il cui obiettivo era la costituzione di un focolare ebraico in Palestina; con il Secondo Congresso (1898) si raccolsero i fondi per l'acquisto dei terreni. Già nel 1882 Eliazer Ben Yehouda si era impegnato nella ricerca di una lingua che potesse essere un punto d 828j93i i unità per tutto il popolo della diaspora, partendo dalla Bibbia stessa: nacque così l'ebraico moderno, che sarebbe divenuto lingua nazionale del lo stato fondato nel 1948.

La Dichiarazione Balfour

Il 2 Novembre 1917 la Dichiarazione Balfour aveva reso di pubblico dominio il sostegno del governo britannico all'Organizzazione sionista. Il trattato fu accolto favorevolmente e il successo di tale iniziativa fu ottenuto grazie a commercianti, religiosi, intellettuali che seppero trasformarsi in contadini e operai, organizzati in cooperative agricole dette "kibbutz". Proprio in questo periodo, a causa di tali trasformazioni, cominciarono a verificarsi i primi veri scontri fra coloni ebrei e palestinesi. Con l'avvento della Prima Guerra Mondiale si determinò il crollo della Turchia, alleata di Germania e Austria, e la disgregazione dell'Impero Ottomano, favorendo la creazione di un protettorato britannico e di uno francese in Palestina. La spartizione dei territori fra Francia e Inghilterra si svolse con l'ingerenza di interessi da parte del Regno Unito. Infatti la Gran Bretagna aveva incoraggiato la ribellione degli arabi contro l'Impero Turco promettendo a Saddam Hussein, sceicco della Mecca, il riconoscimento delle rivendicazioni di indipendenza e libertà; ma tale promessa si rivelò ingannevole, infatti fu negata la creazione di uno Stato indipendente. Così gli arabi rivendicarono i territori palestinesi, esclusi, secondo l'Inghilterra dal progetto di indipendenza araba. Da questo momento la politica araba rimase sempre contraria all'insediamento ebraico, mentre quella inglese andò via via facendosi sempre più ambigua. Durante gli anni '20-'30 la Gran Bretagna vincolò l'immigrazione ebraica "alle capacità di assorbimento economico" del Paese. In realtà il problema era politico: si erano formate istituzioni democratiche quali un'Assemblea rappresentativa elettiva, un Consiglio Nazionale, l'Agenzia ebraica e l'Haganà (nucleo del futuro esercito israeliano ). I rapporti tra le due comunità peggiorarono, nonostante gli sforzi di entrambe le parti per trovare un accordo, e si ebbero diversi scontri: nel 1929 a Hebron la comunità ebraica fu sterminata e la sinagoga distrutta; una rivolta araba scoppiò in Palestina tra il 1936 e il 1939.


La Seconda Guerra Mondiale ed il dopo-guerra

Durante la Seconda Guerra Mondiale, di fronte all'azione nazista, gli ebrei chiesero alla Gran Bretagna di far cadere ogni limite imposto all'immigrazione in Palestina; la risposta fu negativa e rivelò in questo modo il cambiamento di posizione inglese rispetto alla stessa Dichiarazione Balfour. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il governo laburista inglese si rese ostile nei confronti degli ebrei fino a bloccare totalmente l'immigrazione e a rifiutare ai profughi di Auschwitz l'ingresso in Palestina. Un'intensa attività antibritannica ebraica pose termine al mandato inglese in Medio Oriente. Nel 1947 la Gran Bretagna portò il problema all'attenzione delle Nazioni Unite: il risultato fu il varo di una commissione speciale composta da esperti, che avessero vissuto in Palestina. Tale commissione propose una spartizione del territorio in due stati indipendenti, legati da un'unione economica e uno Statuto Internazionale per Gerusalemme. Il progetto (Risoluzione 181) fu approvato dall'Assemblea Generale dell'O.N.U. il 29 Novembre 1947 con maggioranza superiore ai 2/3. I governi arabi non accettarono la Risoluzione e promisero lo stato di guerra non appena fosse stata messa in atto.

La proclamazione dello Stato d'Israele - 15 Maggio 1948

Un anno dopo - 15 Maggio 1948 - l'esercito britannico si ritirò dai territori palestinesi, lasciando le loro basi militari, che gli arabi occuparono impadronendosi anche dell'artiglieria abbandonata. Negli stessi giorni avvenne la proclamazione definitiva dello stato d'Israele con il primo Primo Ministro David Ben Gurion a Tel-Aviv; tuttavia prima che questo potesse porre le basi per un dialogo con i Paesi arabi confinanti, essi attaccarono il neonato Stato ebraico con lo scopo di "eliminare l'entità sionista". Si diffuse, allora, la paura di un secondo sterminio della popolazione ebraica; tuttavia Israele oppose una validissima resistenza, dimostrando la propria forza militare ed organizzativa. Gli scontri si conclusero nel 1949 con la firma separata degli accordi con Siria, Libano, Giordania ed Egitto a Rodi, sotto l'egida dell'O.N.U.. L'Iraq, invece, rifiutò, lasciando aperta la questione. La perdita più grave tra le parti fu quella dei palestinesi che in questo modo videro cadere definitivamente la possibilità di costituire un loro stato indipendente.

La 'diaspora palestinese' e la 'guerra dei 6 giorni'

Con le vicende del 1948-49 cominciò una 'diaspora palestinese ', cioè i palestinesi in territorio israeliano fuggirono verso gli stati confinanti, ove vennero raccolti in campi profughi in balia dei governi arabi. Nel 1956 il presidente egiziano Nasser nazionalizzò la Compagnia Universale del Canale di Suez lasciando Israele privo di ogni possibilità di usufruirne. Israele, unitamente a Francia e Gran Bretagna, fece un tentativo di conquistare il controllo sullo stretto: la prima mossa fu quindi quella di occupare la penisola del Sinai a ridosso del canale. L'azione israeliana però non portò a nessun successo: sotto la pressione di Stati Uniti ed Unione Sovietica Israele fu costretto a restituire all'Egitto la penisola del Sinai, mentre il suo accesso al canale fu garantito da America e Russia. In realtà il transito non gli venne mai concesso e per evitare un contatto con le truppe egiziane furono posizionati come cuscinetto tra Israele ed Egitto contingenti dell'O.N.U.. Tutto ciò fece salire notevolmente la tensione negli anni seguenti soprattutto nei rapporti con la Siria: numerosi attentati terroristici e scontri tra gli eserciti si verificarono fino al 1967. In questa situazione l'Egitto radunò il proprio esercito e dichiarò "aperto stato di guerra con Israele ". La situazione precipitò dando origine a una guerra tra Egitto, Siria, Giordania e Iraq da un lato e Israele dall'altro, che per la rapidità viene denominata 'Guerra dei sei giorni' ( 5 Giugno - 11 Giugno 1967 ). In meno di una settimana Israele occupò gran parte dei territori nemici e li denominò 'territori occupati' e con essi Israele quadruplicò la sua estensione, appropriandosi anche di Gerusalemme. Dopo la fine della guerra lo Stato ebraico si rese disponibile ad aprire il dialogo con gli stati sconfitti; tuttavia il mondo arabo rifiutò ogni tipo di apertura e di accordo nei confronti dello Stato israeliano.

Conseguenze della guerra dei 6 giorni e nascita dell'OLP

I tre anni seguenti le ostilità tra Egitto e Israele si tradussero in una guerra di logoramento con il verificarsi di attacchi terroristici. In un primo summit arabovenne incaricato Ahmad Shaquairi di mettere in piedi una organizzazione in risposta all'azione israeliana: nacque così l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina ( O.L.P.) . Rafforzatasi, divenne sempre più importante come portavoce del mondo arabo; nel 1974, Yasser Arafat, presidente della organizzazione ottenne di poter parlare all'assemblea della Nazioni Unite, dalle quali il movimento ebbe il riconoscimento di esistenza. Nel 1970 l'O.L.P. venne espulsa dalla Giordania in seguito all'episodio del 'Settembre Nero' ( 17 Settembre 1970 ) in cui l'esercito giordano si scontrò con i fedayin (la falange terroristica dell'O.L.P.). I fedayin si rifugiarono , allora nei territori 'amici', soprattutto in Libano. Nello stesso anno morì il presidente egiziano Nasser, dimessosi già da tre anni dalla carica, ma ancora notevolmente attivo e popolare: questa data segna la fine di un'epoca, quella del così detto 'panarabismo', che di lì a poco venne sostituito dalla lotta per l'islamismo, unitamente a quella terribile per il petrolio.

Guerra dello Iom Kippur - 1973

Al posto di Nasser fu eletto alla presidenza Anwar al-Sadat. Nel frattempo insediamenti israeliani si espandevano nei territori del Golan ( Libano), del Sinai ed in Giordania. Questo fattore, unito alla sempre crescente importanza internazionale del commercio del petrolio, fece sfociare le tensioni in un attacco di Siria ed Egitto sul Golan e su Suez, nel giorno del Kippur, ricorrenza ebraica dell'Espiazione. Sebbene la vittoria militare sia andata, come negli scontri precedenti ad Israele, si trattò per quest'ultimo di una sconfitta psicologica: infatti attraverso un'intesa raggiunta a Ginevra con l'O.N.U.(1974), Israele fu costretto a ritirarsi dal Sinai in due fasi successive. Nella stessa occasione si verificò l'altra vittoria dei paesi arabi: il riconoscimento dell'O.L.P. nell'assemblea delle N.U..

L'Egitto a colloquio con Israele e gli 'accordi di Camp David'

Tuttavia queste soluzioni non furono tali, bensì costituivano una minaccia di insabbiamento della questione palestinese, che il presidente Sadat non poteva accettare a causa delle condizioni di miseria cui il suo Paese era andato in contro. Conscio della superiorità americana nella regione, il nuovo rais (capo) aveva compiuto un notevole cambio di alleanze , espellendo i consiglieri militari sovietici dall'Egitto: con grande sorpresa e speranza del mondo intero, si rese disponibile al dialogo con Israele. Il neoeletto governo di Begin lo accolse alla Knesset (parlamento), dove Sadat tenne un discorso. Tuttavia l'O.L.P. e il mondo arabo rifiutarono il negoziato, appoggiati dall'U.R.S.S., e l'Egitto fu costretto a firmare il totale riconoscimento dello Stato d'Israele in cambio dei territori occupati e di una trattativa sulla questione palestinese. Tali accordi furono denominati 'accordi di Camp David' e comprendevano due trattati distinti: il primo concerneva le modalità del ritiro di Israele dal Sinai e la sua parziale smilitarizzazione; il secondo prevedeva l'avvio di negoziati intesi a dotare la Palestina di uno statuto autonomo per un periodo di transizione di cinque anni, dopo il quale sarebbe stato elaborato uno statuto definitivo.

La "Pace in Galilea"

Il mondo arabo, trascinato da un fronte della fermezza (Siria , Libano e O.L.P.), ben presto isolò l'Egitto e lo escluse dalla Lega araba. Varie manifestazioni di rivolta islamica si ebbero quindi negli anni successivi, con infine l'assassinio di Sadat il 6 Ottobre 1981, che portò ad un avvicinamento dell'Egitto ai paesi islamici. L'anno seguente Israele attaccò il Libano, sotto la guida di M.Begin e del ministro della difesa Sharon, con un'operazione denominata "Pace in Galilea", il cui obiettivo era eliminare ogni presenza militare o amministrativa palestinese in Libano. Alla fine del 1982 Beirut fu teatro di un assedio lungo due mesi. Le difese del Libano, abbandonato dai Paesi fratelli, erano debolissime; infine l'O.L.P. fu costretto ad abbandonare anche il territorio libanese. Fu in questa occasione che la popolazione israeliana scese per la prima volta in piazza a manifestare la propria disapprovazione per le decisioni del governo in merito all'O.L.P., e soprattutto in merito ai massacri nei campi.

Gli accordi con il Libano

Le tendenze pacifiste aumentarono e l'opinione pubblica optò per una soluzione distensiva. In linea con queste tendenze, il 17 Maggio 1983 il segretario di stato americano Schultz patrocinò un accordo fra Libano e Israele che prevedeva la fine delle ostilità ed entro tre mesi il totale ritiro delle forze israeliane dal territorio occupato. Tuttavia la presenza di soldati siriani e militanti dell'O.L.P. nel Libano sembrò una minaccia per lo Stato ebraico che non rispettò i patti firmati, lasciando la situazione invariata. L'assedio di Beirut ebbe un'influenza negativa sull'opinione pubblica israeliana, tanto che il primo ministro Begin dovette rassegnare le dimissioni nell'Agosto 1983; venne sostituito dal capo del partito Likud Itzahk Shamir. Il nuovo governo dovette misurarsi con una crisi economica, che alla fine portò a nuove elezioni l'anno dopo. Non fu tuttavia raggiunta la maggioranza assoluta da nessuna delle due parti e quindi il presidente Herzog dovette intervenire invitando il partito laburista a formare un governo che comprendesse anche Shamir: l'accordo prevedeva un'alternanza al governo tra il laburista Peres e Shamir. Entro il 1985 il nuovo governo 'di unità nazionale', riuscì a completare il ritiro delle truppe dal Libano. Nonostante la politica di distensione attuata da Israele, le tensioni con l'O.L.P. non diminuirono.



L'intifada

Lasciato il Libano, l'O.L.P. non aveva più alcun punto di riferimento ove porre le basi, e risultava notevolmente indebolito. Qualche anno più tardi, dopo venti anni di occupazione e di sconfitte militari, la disperazione ed il rifiuto di una situazione intollerabile per la giovane generazione cresciuta sotto il giogo israeliano, furono all'origine di un nuovo tipo di guerra, armata di sassi: l'intifada (rivolta). Seguito sempre crescente ebbe il movimento integralista di Hamas che si schierò dalla parte dell'intifada senza più riconoscersi nel movimento di Y.Arafat. Inoltre l'intifada venne organizzata dal C.U.N.R. (Consiglio Unito Nazionale di Ribellione). Forte di un'intifada che costituiva un formidabile strumento di propaganda, la direzione dell'O.L.P. si riunì nel Novembre 1988 ad Algeri e riconobbe l'insieme delle risoluzioni dell'O.N.U. sulla Palestina, compresa la 242 (Sollecitazione dello sgombero dei territori israeliani). Nello stesso anno l'O.L.P. divenne l'unico portavoce della causa palestinese. Tale nuova forza permise a Y.Arafat di proclamare l'esistenza, benché 'virtuale', anche di quello stato palestinese che non era mai stato realizzato (Dicembre 1988). Di fronte all'O.N.U. il leader propose un'iniziativa di pace che includeva una conferenza internazionale ed una forza di sorveglianza delle Nazioni Unite per controllare il ritiro dai territori occupati. Il primo ministro israeliano Shamir non accettò il negoziato con i palestinesi, ma acconsentì un'autoregolazione della cosiddetta 'striscia di Gaza', territorio ancora in mano israeliana nonostante gli accordi di Camp David. 1989 -Il leader iraniano, l'ayatollah Khomeini, muore.

Dal 1990 al 2000

. 31 gennaio 1990:
la guerra civile in Libano si aggrava con uno scontro interno alle armate cristiane, che avrà termine solo nell'ottobre, quando le forze governative, con l'aiuto dei Siriani, riprenderanno in mano la situazione.

. 22 maggio 1990:
lo Yemen del Nord e lo Yemen del Sud, dopo lunghi negoziati, giungono all'unificazione.

. 2 agosto 1990:
l'Irak invade il Kuwait, che accusa di fare una politica di ribasso del prezzo del petrolio e contro il quale rivendica il possesso di un'area ricca di petrolio. L'ONU, pochi giorni dopo, stabilisce (con la sola astensione dello Yemen e di Cuba) un embargo commerciale, finanziario e militare. Già il 7 agosto, con l'accordo del governo saudita, truppe e aerei americani sono inviati in Arabia Saudita. Saddam Husayn, tuttavia, dichiara l'annessione del Kuwait, e invita tutti gli Arabi e i musulmani a liberare La Mecca. I Palestinesi vedono in Saddam un liberatore e ne appoggiano la causa; anche la Giordania (in cui i Palestinesi sono la maggior parte della popolazione) si rifiuta di condannare Saddam.

. 10 agosto 1990:
la Lega araba si mostra divisa, ma in un summit al Cairo decide, a stretta maggioranza, di condannare l'Irak e d'inviare un contingente militare in Arabia. Della coalizione anti-irakena fanno parte, oltre ai paesi del Golfo, anche Egitto, Siria, Marocco. Saddam vincola il proprio ritiro dal Kuwait al ritiro israeliano dai Territori occupati e al ritiro siriano dal Libano.

. 29 novembre 1990:
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU (con il voto contrario di Cuba e Yemen e con l'astensione della Cina) autorizza l'uso della forza per ristabilire la sovranità del Kuwait, a partire dal 15 gennaio 1991.

. 17 gennaio 1991:
ha inizio l'operazione "Tempesta nel Deserto". Dalle portaerei nell'Oceano Indiano e dalle basi nella penisola araba e in Turchia, gli aerei della coalizione anti-irakena iniziano una serie di bombardamenti sull'Irak e sulle postazioni irakene in Kuwait. Nei giorni successivi, Israele è colpito da missili irakeni, ma non reagisce; non riesce così il tentativo irakeno di far uscire dalla coalizione i Paesi arabi.

. 24 febbraio 1991:
l'operazione "Tempesta nel deserto" si conclude con una breve e violentissima offensiva terrestre che libera il Kuwait e costringe l'Irak a una resa senza condizioni. I danni alle città e alle strutture industriali provocati dal breve conflitto sono ingentissimi. Il regime di Saddam, pur in difficoltà, regge; insurrezioni degli sciiti nel sud e dei Curdi nel nord dell'Irak sono represse nel sangue. Due milioni di Curdi cercano di fuggire verso la Turchia e l'Iran. Nell'aprile successivo, l'ONU impone all'Irak precise condizioni per un definitivo cessate il fuoco: riconoscimento delle frontiere con il Kuwait ed eliminazione delle armi di distruzione di massa. Saddam pone, negli anni seguenti, molti ostacoli a un effettivo controllo internazionale. Ancora nel gennaio 1993 avrà luogo un attacco missilistico americano di rappresaglia contro Baghdad. L'embargo dell'ONU, negli anni successivi, porta l'Irak, tenuto ai margini dalla comunità internazionale, a una gravissima crisi economica.

. 6 marzo 1991:
per trovare una soluzione al problema palestinese, riportato in primo piano durante la guerra del Golfo, il presidente americano George Bush inizia un'intensa serie di contatti con le parti interessate. In Israele il governo conservatore di Yitzak Shamir mostra nell'agosto seguente qualche cauta apertura a un dialogo con la Siria e gli Arabi. Nel giugno, re Hussein di Giordania (uscito indebolito dalla guerra del Golfo per l'appoggio dato a Saddam) cerca di rilanciare un processo di pace proponendo contatti diretti fra la Giordania e Israele.

. 31 ottobre 1991:
iniziano a Madrid i negoziati fra israeliani e - separatamente - Siriani, Libanesi, Giordani/Palestinesi. A varie riprese, gli incontri proseguono fino all'estate 1992.

. 23 giugno 1992:
il Partito laburista vince le elezioni in Israele. Il nuovo primo ministro, Yitzak Rabin annuncia che obiettivo prioritario del nuovo governo sarà la costituzione di un regime di autonomia nei Territori occupati. Cessa di conseguenza l'insediamento di coloni nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nei mesi seguenti, le trattative sono comunque sospese per lunghi periodi in conseguenza di azioni di rappresaglia israeliane nel sud del Libano e dell'espulsione (nel dicembre 1992) di 415 Palestinesi accusati di appartenere all'organizzazione terroristica Hamas.

. 24 marzo 1993:
Ezer Weizman è eletto presidente di Israele. Succede a Chaim Herzog.

. 14 aprile 1993:
Israele accetta la risoluzione dell'Onu che impone il suo ritiro dalla Cisgiordania e da Gaza.

. 13 settembre 1993:
dopo una serie di incontri segreti, accordo fra Israele (con il suo primo ministro Rabin) e l'OLP (con Arafat) sulla creazione di una regione autonoma palestinese nella Striscia di Gaza e nella città di Gerico. L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina annuncia il riconoscimento di Israele. L'accordo (che fra l'altro prevede il ritiro delle forze israeliane entro la primavera 1994) trova contrasti sia nella destra israeliana e presso i coloni, sia all'interno dell'OLP, e la rivolta dell'intifada (iniziata nel 1987) tende a inasprirsi.

. dicembre 1993:
un "accordo fondamentale" fra il Vaticano e Israele segna la riconciliazione fra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico. Le relazioni diplomatiche saranno ufficialmente inaugurate il 15 giugno 1994.

. gennaio e febbraio 1994:
i contatti per il perfezionamento dell'accordo fra Israele e OLP proseguono (Peres e Arafat si incontrano al Cairo il 10 febbraio per firmare gli "accordi sulla sicurezza").

. 25 febbraio 1994:
un estremista israeliano uccide decine di palestinesi in preghiera nella moschea di Hebron. Dopo il massacro (e gli scontri che vi fanno seguito) aumentano le pressioni internazionali per una più rapida conclusione delle trattative. Durante l'anno si moltiplicano gli attentati, soprattutto ad opera degli estremisti islamici di Hamas, che però non sembrano arrestare il processo di pace.

. 4 maggio 1994:
al Cairo vengono firmati gli accordi fra Israele e OLP per le modalità di applicazione dell'autonomia palestinese. Maggio - luglio 1994: guerra civile in Yemen, per il tentativo di secessione del Sud. Dopo aspri scontri, Aden viene occupata dalle truppe del Nord e il 30 luglio, con la mediazione della Russia, si giunge al cessate il fuoco.

. 26 ottobre 1994:
firma del trattato di pace fra Israele e Giordania.

. marzo 1995:
massiccia offensiva dell'esercito turco contro le basi dei separatisti curdi nell'Irak settentrionale.

. 1 maggio 1995:
il presidente americano Clinton decreta l'embargo contro l'Iran, accusato di favorire il terrorismo degli integralisti islamici e di preparare la bomba atomica.



. 25 maggio 1995:
le trattative fra Israele e la Siria portano a un accordo preliminare per dare il via alla smilitarizzazione delle alture del Golan.

. 28 settembre 1995:
a Washington Arafat e Rabin firmano l'accordo per l'estensione dell'autonomia alla Cisgiordania. Entro marzo 1996 l'autonomia, già riconosciuta ai Palestinesi di Gaza e di Gerico, sarà estesa ad altre sette città della Cisgiordania (fra cui Betlemme, Nablus e parzialmente Hebron).

. 15 ottobre 1995:
in Irak Saddam Husayn è rieletto presidente.

. 4 novembre 1995:
Yitzak Rabin viene assassinato a Tel Aviv, durante una manifestazione per la pace, da un estremista ebreo; il giorno dopo viene nominato primo ministro Shimon Peres.

. 24 dicembre 1995:
alle elezioni anticipate in Turchia, affermazione degli islamici (RP, Partito della prosperità).

. 20 gennaio 1996:
prime elezioni nelle Regioni autonome palestinesi: Arafat viene eletto presidente con l'88,1% dei voti. Uno dei primi atti del nuovo Consiglio dell'Autonomia dovrà essere, secondo gli accordi, la cancellazione degli articoli della Costituzione che prevedono la distruzione dello stato d'Israele. Ancora a fine febbraio, però, alcuni attentati di estremisti palestinesi in Israele rendono incerto il futuro degli accordi.

. 29 maggio 1996:
elezioni in Israele. Con l'avanzata elettorale dei partiti religiosi, vince di strettissima misura il leader del Likud, Benjamin Netaniahu, che afferma di voler continuare il processo di pacificazione, rivedendone però tempi e priorità. Nel dicembre successivo, una risoluzione dell'ONU definisce illegale la decisione di Israele di imporre la propria giurisdizione su Gerusalemme est.

. 8 luglio 1996:
in Turchia si insedia per la prima volta un governo presieduto da un islamista, N. Erbakan.

. 2 settembre 1996:
in Irak l'esercito sferra un'offensiva contro le fazioni dei Curdi filo-iraniani nel nord del paese, in zona interdetta dall'ONU. La pronta rappresaglia degli USA (lancio di missili su obiettivi militari) provoca reazioni negative nel mondo arabo.

. 11 - 27 settembre 1996:
in Afghanistan i Talebani (studenti di religione), islamici fondamentalisti, ben armati, con una rapida avanzata giungono a occupare gran parte del paese, compresa la capitale Kabul, rovesciano il governo e instaurano un regime che impone la legge islamica.

. 9 dicembre 1996:
entra in vigore la risoluzione dell'ONU n. 986, che autorizza l'Irak a vendere petrolio per acquistare viveri e medicinali.

. 15 gennaio 1997:
nuovo accordo fra Israele e l'Autorità palestinese per il ritiro dell'esercito israeliano da Hebron e dalla Cisgiordania fra il marzo 1997 e l'agosto 1998. Ma già nel marzo 1997 l'accordo entra in crisi per la decisione del governo israeliano di costruire un quartiere ebraico a Gerusalemme est. Le difficoltà si acuiscono dopo alcuni attentati suicidi a Gerusalemme. Anche la liberazione da parte di Israele del capo spirituale del movimento integralista di Hamas non ha effetti significativi.

. 23 maggio 1997:
in Iran viene eletto presidente della repubblica Mohamed Khatani, che esprime le tendenze moderate e il desiderio di cambiamento di giovani, donne e intellettuali.

. 20 giugno 1997
dopo le dimissioni in Turchia (per le pressioni dei militari) di Erbakan, diventa primo ministro Mesut Yilmaz (dell'ANAP, il Partito della Madre Patria, di tendenze di destra); egli è fautore di una linea di governo laica, che prevede un maggiore aggancio all'occidente e all'economia di mercato.

. ottobre - novembre 1997:
nuova tensione fra gli USA e l'Irak, dopo la cacciata, da parte di Saddam Husayn, degli ispettori statunitensi della commissione ONU per la verifica del disarmo irakeno. Nelle Nazioni Unite c'è comunque forte opposizione all'ipotesi di un intervento militare, minacciata dal governo americano. Dopo un breve periodo in cui la crisi sembra rientrata, la tensione sale di nuovo dopo che, il 13 gennaio 1998, Saddam Husayn impedisce nuovamente le ispezioni agli Americani. All'inizio del febbraio gli USA concentrano imponenti forze aeronavali nel Golfo, sostenendo che non sono necessarie altre risoluzioni dell'ONU per un eventuale attacco. Russia, Cina e Francia insistono nei tentativi diplomatici, la Gran Bretagna appoggia la posizione degli Stati Uniti.

. 16 gennaio 1998:
in Turchia viene dichiarato fuori legge il partito islamico Refah (Partito del benessere), che è il maggior partito dell'opposizione e di maggioranza relativa. L'accusa è di avere attentato alla laicità dello stato dopo la vittoria alle elezioni del 1995.

. 22 febbraio 1998:
la mediazione del segretario dell'ONU Kofi Annan in Irak spinge Saddam ad accettare, senza condizioni, le ispezioni dell'ONU anche nei "siti presidenziali" (dove si sospetta vengano prodotte armi per la distruzione di massa).

. luglio 1998:
in Afghanistan i viene decisa la chiusura delle scuole per ragazze e dei centri professionali femminili. Prosegue l'avanzata dei talebani nella riconquista della parte settentrionale del paese.

. settembre 1998:
tensione fra Iran e Afghanistan per l'uccisione di un gruppo di diplomatici iraniani ad opera di una fazione dei talebani. Manovre militari dell'esercito iraniano presso il confine.

. 24 ottobre 1998:
accordo, firmato negli Stati Uniti grazie alla pressione di Clinton e alla mediazione di re Hussein di Giordania, fra Israele e Autorità palestinese, per il ritiro israeliano dal 13% del territorio della Cisgiordania.

. Novembre 1998:
ennesima crisi fra Stati Uniti e Irak; l'intervento armato viene evitato in extremis per la resa di Saddam, che accetta incondizionatamente le ispezioni dell'ONU.

. 25 novembre 1998:
si dimette in Turchia il governo di Mesut Yilmaz, per accuse di corruzione.

. 14 dicembre 1998:
nel corso di una visita del presidente americano Clinton nei territori dell'Autorità palestinese, il Consiglio dell'OLP vota la cancellazione dal proprio statuto della clausola che impone la distruzione di Israele. L'applicazione degli accordi di ottobre sembra riprendere vigore.

. 16 dicembre 1998:
in seguito a un rapporto degli ispettori dell'ONU, in cui si afferma che Saddam ha violato gli accordi, viene effettuato un massiccio bombardamento anglo-americano sull'Iraq. Reazioni contrastanti nel mondo.

. 21 dicembre 1998:
crisi di governo in Israele. Le elezioni si dovrebbero tenere il 17 maggio 1999.

. 7 febbraio 1999:
muore re Hussein di Giordania. Alcune settimane prima della morte, il sovrano aveva designato, come successore, il figlio Abdallah.

. 16 febbraio 1999:
Abdullah Ocalan, il leader del Pkk (Partito dei lavoratori curdi, d'ispirazione marxista, in lotta armata contro la Turchia dal 1984) viene catturato in Kenia e condotto in Turchia. Le circostanze dell'arresto non sono del tutto chiare. Nelle settimane precedenti, dopo la partenza dall'Italia, Ocalan era stato segnalato in vari luoghi d'Europa e si trovava forse da una decina di giorni nell'ambasciata greca di Nairobi. Manifestazioni dei Curdi in vari stati europei, dirette soprattutto contro le ambasciate e i consolati di Grecia.

. Marzo - aprile 1999:
in Afghanistan, con la mediazione dell'ONU i talebani accettano un accordo di pace con l'opposizione del comandante Massud, che prevede la creazione di un governo di unità nazionale. I negoziati, che si prolungheranno ad aprile, dovrebbero concludere venti anni di guerra civile. A metà aprile, però, le trattative sembrano interrotte e i combattimenti riprendono.

. 18 aprile 1999:
elezioni anticipate in Turchia. Drastico calo del partito islamista, mentre cresce di molto il Movimento nazionalista, un partito di estrema destra. Al primo posto il partito del premier uscente Ecevit.



. 17 maggio 1999:
elezioni in Israele: vince di larga misura il candidato laburista Ehud Barak. I primi punti del suo programma sono: trattare il ritiro di Israele dal Libano meridionale e dare attuazione agli accordi di Way Plantation. Al suo trionfo non corrisponde però un'uguale affermazione del suo partito; Barak dovrà dunque dare vita a un governo di larga coalizione. Le trattative si protraggono fino al 30 giugno, quando è varato un governo che esclude il Likud e comprende il partito Shas degli ortodossi.

. 29 giugno 1999:
il processo a Ocalan in Turchia si conclude con la condanna a morte. È previsto un processo di appello e poi la decisione finale dovrà essere presa dal parlamento. Forti pressioni dell'UE per la sospensione della sentenza, mentre il PKK dichiara di abbandonare la lotta armata.

. 8-14 luglio 1999:
manifestazioni di protesta degli studenti in Iran, contro l'ala conservatrice del regime islamico. La protesta, originata dalla decisione di un tribunale religioso di chiudere un giornale riformista, sfocia in violenti scontri a Teheran e a Tabriz, dopo l'intervento, contro gli studenti, della polizia segreta e dei "guardiani della rivoluzione". Gli scontri provocano cinque morti e qualche centinaio di arresti. Il presidente Khatami, a cui gli studenti fanno riferimento e che sembrava in un primo momento appoggiarli, prende le distanze dal movimento e invita le università a mantenersi nella legalità e nell'ordine. La fase degli scontri violenti si chiude con un'imponente manifestazione di appoggio al regime.

. 4 settembre 1999:
con la mediazione del presidente egiziano Mubarak, viene firmato l'accordo fra Israele e Autorità palestinese per il ritiro israeliano da una parte dei territori occupati in Cisgiordania, già deciso a Way Plantation. Pochi giorni dopo, l'Alta Corte israeliana vieta l'uso della tortura da parte dei servizi segreti negli interrogatori dei prigionieri sospettati di attività terroristiche.

. 5 dicembre 1999:
iniziano negoziati di pace fra Israele e la Siria. I primi colloqui, negli Stati Uniti, si bloccano sulla questione del ritiro israeliano dal Golan, ma le trattative non vengono interrotte e riprendono nel gennaio 2000. All'inizio di marzo 2000, Barak afferma la possibilità che l'esercito israeliano abbandoni il Libano meridionale.

. 18 gennaio 2000:
nelle elezioni politiche in Iran trionfa lo schieramento dei progressisti vicini al presidente Khatami, che nel primo turno ottiene circa i due terzi dei seggi in Parlamento. La vittoria è particolarmente evidente a Teheran e nelle grandi città e viene interpretata come un desiderio di democratizzazione interna e di aperture internazionali.

. 26 marzo 2000:
si conclude un lungo viaggio di Giovanni Paolo II in Giordania, Israele e Territori dell'Autorità palestinese. Alcuni gesti di riconciliazione verso il popolo ebraico, di dialogo religioso e di riconoscimento delle aspirazioni dei Palestinesi danno a questo viaggio un valore storico, di alta testimonianza e tensione verso la pace.

. 23 maggio 2000:
dopo 22 anni di occupazione, Israele ritira le sue truppe dal Libano meridionale. Le milizie filo-israeliane libanesi si erano dissolte nei giorni precedenti, anche a seguito di una violenta offensiva dei guerriglieri filo-iraniani hezbollah.

. 10 giugno 2000:
muore in Siria il presidente Hafez el-Assad, che era al potere dal 1970. Gli succede alla presidenza il figlio Bashir el-Assad.

. 25 luglio 2000:
si conclude senza risultati un summit, durato due settimane, fra Israele e l'Autorità Palestinese. Barak e Arafat si sono incontrati a Camp David, negli Stati Uniti, con la mediazione del presidente americano Clinton. Obiettivo era di trovare un accordo globale prima del 13 settembre, data nella quale Arafat ha dichiarato di voler proclamare lo Stato palestinese (la scadenza comunque viene poi differita, per decisione dello stesso Arafat). Le trattative si sono arenate sulla questione di Gerusalemme: sulla parte orientale della città Arafat rivendica la piena sovranità, mentre ritiene inaccettabili proposte di sovranità congiunta.

. 31 agosto 2000:
in Israele viene eletto presidente della repubblica Moshe Katzav, candidato conservatore, che batte il laburista Shimon Peres.

. 27 settembre - 15 ottobre 2000:
una visita del leader della destra israeliana, Ariel Sharon, alla "spianata delle moschee" a Gerusalemme, viene sentita come provocatoria dai palestinesi. Ne segue una rivolta sanguinosa, una nuova intifada, che spinge sia Barak sia Arafat - politicamente indeboliti - su posizioni sempre più radicali, mentre acquistano peso, da una parte e dall'altra, le forze estremiste. Il conflitto si allarga anche al confine fra Israele e il Libano. Episodi odiosi, come l'uccisione di alcuni bambini palestinesi nel corso dei combattimenti fra manifestanti e forze di sicurezza israeliane, il linciaggio di alcuni soldati israeliani da parte della folla inferocita e i successivi bombardamenti delle forze israeliane, sono soltanto la punta estrema di una situazione che, in assenza di progressi concreti nelle trattative fra Israele e Palestinesi, si è radicalizzata e rischia di sfociare in guerra aperta. Vi sono anche segnali di una ripresa del terrorismo internazionale fomentato dagli islamici integralisti. L'intervento diplomatico dei paesi dell'area, dell'ONU, degli USA e dell'UE porta a un vertice fra Arafat e Barak il 16 ottobre, che si conclude con un faticoso accordo per far cessare le violenze, ma senza passi concreti sulla ripresa del processo di pace.



La questione dei confini

Il problema dei confini è sempre stato centrale nella ricerca di una soluzione al conflitto arabo-israeliano. I confini vennero inizialmente designati nel 1949 dalla 'linea verde', cioè una linea armistiziale: la striscia di Gaza e Gerusalemme est furono lasciati fuori dallo stato nascente, come anche la Cisgiordania e l'altipiano del Golan. Tuttavia tali confini divennero ben più ampi quando, nel '67, dopo la 'guerra dei sei giorni' contro Giordania, Egitto e Siria lo Stato ebraico conquistò i territori che un tempo erano sotto il mandato britannico, cioè Gerusalemme est, il Golan e la penisola del Sinai . Con la risoluzione 242 dell'O.N.U., votata nel 1967, fu concordata la restituzione dei territori sopra citati. Fino al 1977 i laburisti di Rabin avevano portato avanti una politica di distensione contrattando con i siriani la restituzione del Golan e nel 1974 dei territori ottenuti nella 'guerra del Kippur' (risoluzione 338); questi furono divisi in due stati separati da truppe di sicurezza dell'O.N.U.. L'apertura alla restituzione dei territori non era tuttavia totale , poiché l'unico scopo era di smilitarizzare il Golan e rettificare la linea dei confini . Va inoltre ricordato che la versione inglese della 242 recita "from occupied territories", che si potrebbe tradurre con un generico "da territori occupati". L'ambiguità di questa formulazione non definita e le discrepanze nelle traduzioni ufficiali (vedi quella francese, ad esempio ) continuarono a far discutere. Nel 1982 ebbe la maggioranza in Israele il partito Likud, che rinnegò la politica laburista. Benché la sinistra israeliana continuasse a sostenere il processo di distensione, altre idee si facevano strada : una secondo cui per avere confini sicuri bisognava avere delle aree strategiche come il Golan e la parte ad ovest della Giordania, quasi un confine naturale. Altri teorizzando la costituzione di un 'Grande Israele' ipotizzavano confini lontani da centri abitati, favorendo così l'annessione di vaste aree per scopi di difesa.


L'immigrazione
I immigrazione: 1878-90 , dalla Russia . Fu provocata dalle repressioni zariste . Nel 1903 ebrei russi avevano già comprato da proprietari latifondisti di Beirut , Gerusalemme e Damasco , 35000 ettari di terra .

II immigrazione: fu provocata dalle persecuzioni zariste e dalla disillusione provocata dalla rivoluzione del 1905 . Nel 1909 , vicino al lago di Tiberiade fu fondata la prima comune agricola , chiamata Dlgania (Fiordaliso) .

III-IV immigrazione 1929 , soprattutto da Russia , Polonia e Galizia ; composta da artigiani e commercianti .

V immigrazione nel 1933-36 , provocata dalle persecuzioni naziste in tutta Europa .Dopo l'ultima massiccia immigrazione , la Gran Bretagna , che aveva il protettorato sulla Palestina , limitò l'entrata degli ebrei in Israele proprio quando ciò avrebbe sottratto molta gente dalle persecuzioni naziste . Per aggirare tale provvedimento , si costituì l'Alià Beth (salita , figura molto importante per l'entrata in Gerusalemme ) , un'organizzazione clandestina che portò moltissimi ebrei in Israele . Nel 1946 , 51000 ebrei scampati ad Auschwitz furono letteralmente 'parcheggiati' dall'Inghilterra a Cipro , in un campo profughi prima della costituzione dello Stato d'Israele . L'anno successivo una nave con a bordo 4500 ebrei , l'Exodus , venne respinta al largo di Haifa e rispedita verso la Germania , fino a che il presidente americano Truman si schierò a favore delle rivendicazioni sioniste , così come l'Unione Sovietica , che sosteneva il movimento perché anticoloniale . Nel 1950 venne promulgata la 'Legge del Ritorno' , secondo la quale ogni ebreo che voleva andare in Israele otteneva automaticamente la cittadinanza . Bisogna tenere conto della particolare chiusura delle comunità ebraiche 'in esilio' e della loro organizzazione interna per comprendere che ogni nascita e quindi ogni famiglia era registrata e rintracciabile , relativamente ma efficace anche dopo la Seconda Guerra Mondiale . Anche questa legge favorì il consolidamento del nuovo stato .








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