![]() | ![]() |
|
|
L'IMPORTANZA DELLO STUDIO DELLE ONDE SISMICHE
Lo studio dei sismogrammi degli eventi sismici naturali e artificiali è permette di ricostruire il percorso effettuato dalle onde sismiche all'interno della Terra studiando così indirettamente i materiali che la compongono. Terremoti "artificiali" possono essere generati dallo scoppio di bombe atomiche o da più modeste esplosioni di cariche di tritolo che vengono utilizzate localmente per indagini sulla struttura superficiale della crosta, con lo scopo di individuare campi geotermici o giacimenti petroliferi. Il vantaggio fornito dai terremoti generati in questo modo è la conoscenza dell'esatta ubicazione dell'ipocentro.
Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, si effettuarono numerosi esperimenti atomici nel deserto del Nevada e negli atolli polinesiani: i risultati sismici portarono alla definizione della struttura interna della Terra.
Le onde P e S che si originano dall'ipocentro del terremoto variano la loro velocità in base alla temperatura, alla pressione, alla composizione chimica, alla densità e alle proprietà meccaniche del tipo di roccia attraversato. Ricordiamo anche che le onde P possono propagarsi nei solidi e nei liquidi, mentre le onde S solo nei solidi; esse inoltre modificano la loro direzione nel passaggio da un materiale a un altro poiché subiscono riflessioni e rifrazioni. L'obiettivo dei geofisici è quello di ricostruire il percorso effettuato dalle onde P e S all'interno della Terra
LE PRINCIPALI DISCONTINUITà SISMICHE
Le superfici di discontinuità sono involucri sferici che, all'interno della Terra, separano strati rocciosi concentrici con diverse caratteristiche chimico-fisiche. Sono facilmente individuabili grazie ai fenomeni di rifrazione e riflessione delle onde sismiche che possono indicare:
Quando le onde sismiche raggiungono una di queste superfici subiscono variazioni di velocità e deviazioni nella loro traiettoria.
Agli
inizi del '900 il geofisico croato Andrija Mohorovicic
studiò i sismogrammi relativi al terremoto di Zagabria del 1906,
mettendo in relazione i tempi di arrivo delle onde sismiche a diverse
distanze dall'epicentro. I sismografi più lontani
registravano onde P e S che sembravano aver viaggiato più velocemente di
quelle registrate dai sismografi prossimi all'epicentro. Questa
osservazione si poteva spiegare ipotizzando una brusca accelerazione delle onde
P a qualche decina di km di profondità dovuta alla presenza di rocce più dense e con composizione chimica diversa, attraversate prima di emergere in superficie. Mohorovicic ipotizzò la presenza di uno strato superficiale, la crosta terrestre, in cui le onde
sismiche si propagano più lentamente, e uno strato più profondo, chiamato mantello,
in cui esse si propagano più
velocemente. Le onde sismiche, dopo
aver viaggiato nel mantello, riemergono
in superficie per mezzo di fenomeni di riflessione e di rifrazione. La
superficie di discontinuità così individuata venne chiamata discontinuità di
Mohorovicic o Moho. In seguito
Nel
1924 il geofisico americano B. Gutenberg individuò una
discontinuità più profonda (
Il rallentamento delle onde P e la scomparsa delle onde S in prossimità della discontinuità può essere spiegato ipotizzando l'esistenza di materiale liquido all'interno della Terra.
La zona d'ombra delle onde P può essere spiegata ammettendo che le onde che non raggiungono la superficie di discontinuità siano fortemente deviate verso la superficie terrestre, mentre le onde che incontrano la superficie di discontinuità siano deviate verso il centro della Terra riemergendo solo a partire da una distanza di 16 000 krn dall'epicentro.
La
discontinuità di Gutenberg separa il mantello dal nucleo ed è
interpretata sia copre limite chimico (separa materiali diversi così
come
Un'ulteriore discontinuità all'interno del nucleo fu identificata negli anni
'60 dalla sismologa danese Inge Lehmann a
CROSTA OCEANICA E CROSTA CONTINENTALE
I
materiali che formano la crosta terrestre sono individuati attraverso
osservazioni dirette e attraverso studi di laboratorio. La
crosta terrestre compone lo 0,5% della massa del pianeta e
corrisponde all'1,4% del volume totale. La diversa profondità a cui si
trova
La crosta continentale ha una densità media di 2,7 g/cm . La sua composizione è estremamente eterogenea. Si ritiene che possa essere suddivisa grosso modo in due strati:
. uno strato superficiale formato prevalentemente da graniti e da rocce metamorfiche di composizione acida, che può essere ricoperto da un sottile strato di rocce sedimentarie;
. uno strato sottostante di composizione incerta che potrebbe essere formato da granuliti a granato, rocce metamorfiche intermedio-acide, che si sono formate ad alta temperatura e in assenza di acqua.
La crosta oceanica ha una densità media di 3 g/cm e una composizione più omogenea. Essa infatti è composta da:
strato superficiale di sedimenti oceanici;
strato di basalti (r. effusive) con struttura a cuscino e rocce ipoabissali di composizione basica;
uno strato di gabbri (rocce intrusive con la stessa composizione chimica dei basalti).
IL MANTELLO
Il
mantello è lo strato di maggiore spessore all'interno del
nostro pianeta: esso corrisponde infatti al 67% della massa della Terra e all'83% del suo volume, estendendosi dalla Moho alla discontinuità
di Gutenberg, a
La velocità delle onde P aumenta con la profondità. All'interno del mantello si
individuano alcune discontinuità minori
che vengono interpretate come adattamenti (a temperature e pressioni crescenti) dell'organizzazione degli atomi (Fe, Mg, Si, 0) che formano il reticolo cristallino dell'olivina (nesosilicato) in strutture cristalline più semplici, d e compatte, tipiche degli ossidi. L'incremento di velocità delle onde P a circa 700 profondità
viene considerato come passaggio da mantello
superiore a mantello inferiore: sembra infatti
che da qui fino a
IL NUCLEO
Il
nucleo terrestre ha un raggio di circa
La composizione del nucleo è stata ipotizzata a partire
dall'analisi chimica delle meteoriti, molte delle quali ferrose,e dal
fatto che, per differenziazione gravitativi, i materiali più
pesanti costituenti
LITOSFERA, ASTENOSFERA, MESOSFERA
Fino ad ora abbiamo interpretato le discontinuità sismiche come limiti di passaggio tra strati di diversa composizione, tra cambiamenti di fase o tra diversi stati della materia. Esiste un'ulteriore suddivisione che prende in considerazione le caratteristiche fisiche e meccaniche dei materiali.
Negli
anni '20 Gutenberg individuò, nel mantello, ad una
profondità compresa tra 70 e
Lo strato sovrastante, con comportamento rigido ed elastico, comprendente la crosta e parte del mantello superiore, viene chiamato litosfera
La parte sottostante l'astenosfera è detta urosfera. In questo strato, che si estende fino alla discontinuità di Gutenberg, non si hanno variazioni apprezzabili delle caratteristiche fisiche e meccaniche; si osserva un aumento della densità e quindi anche della velocità delle onde sismiche all'aumentare della profondità.
I MOVIMENTI
VERTICALI DELLA CROSTA:
La forza di gravità gioca un ruolo fondamentale nella dinamica del nostro pianeta; il settore della fisica che se ne occupa specificatamente è la gravimetria.
I valori dell'accelerazione di gravità g di ogni punto della Terra dipendono sia dalla latitudine, sia dall'altitudine, sia dalla distribuzione delle masse crostali.
In generale, i valori di g misurati sperimentalmente con i gravimetri confermano le previsioni teoriche. A volte, però, le misurazioni sperimentali si discostano dai valori attesi: in questo caso si parla di anomalie gravitazionali, che possono essere prodotte:
dalla presenza nel sottosuolo di zone di ridotta o elevata densità, come giacimenti petroliferi o minerari
essere l'effetto di una situazione di squilibrio gravitazionale prodotta da movimenti verticali di settori della crosta.
La crosta terrestre non è un unico blocco roccioso: la possiamo considerare formata da numerosi blocchi prismatici di diversa altezza, composizione e densità, che galleggiano, in parte immersi, nel mantello sottostante più denso Più il blocco crostale emerge in altitudine, più affonda le sue radici in profondità nel mantello, abbassando anche il limite crosta-mantello determinato dalla Moho, che quindi sarà più profonda sotto la crosta continentale che non sotto la crosta oceanica.
I blocchi che sono soggetti a erosione tendono a diminuire il loro spessore e quindi l'equilibrio si ristabilisce se il blocco si muove verso l'alto, innalzando anche le proprie radici.
I blocchi sui quali vengono accumulati sedimenti tendono ad aumentare il loro spessore e quindi a sprofondare e ad affondare più in profondità le loro radici.
Quindi anche la profondità della Moho varia a seconda che il blocco tenda a emergere o a sprofondare.
Viene definita isostasia la tendenza dei blocchi crostali a stabilire una condizione di equilibrio gravitazionale. Si tratta evidentemente di un equilibrio dinamico, che viene raggiunto con movimenti verticali e con continue profondità della Moho.
Il concetto di isostasia venne introdotto nella seconda
metà dell'
La registrazione di una deviazione inferiore rispetto al valore calcolato indicava in realtà un "difetto" di massa spiegabile in due modi:
Pur ammettendo lievi variazioni di densità della crosta continentale, bisogna riconoscere che il fattore principale che provoca la minore deviazione del filo a piombo è la diversa profondità dei blocchi crostali.
I prismi crostali che formano le montagne sono quindi più leggeri e sprofondano di più nel mantello (più denso), mentre i prismi della crosta terrestre oceanica sono più sottili e più pesanti.
IL CALORE INTERNO DELLA TERRA
La maggior parte del calore proveniente dal Sole viene riflesso dalla Terra nello spazio e solo una piccola parte di esso influenza la temperatura interna del nostro pianeta. Pertanto l'effetto del calore del Sole è trascurabile se confrontato con il calore generato dalla Terra stessa.
Si definisce gradiente geotermico l'aumento di temperatura in funzione della profondità. (3° ogni 100m)
Accanto
al gradiente geotermico si definisce anche il grado
geotermico che corrisponde all'intervallo di profondità per il quale si registra un aumento di temperatura di
Flusso di calore
Si definisce flusso di calore la
quantità di calore che viene emessa dalla Terra per unità di superficie in
una unità di tempo. Il valore del flusso di calore si
misura in HFU, unità di misura che corrisponde a
Origine del calore interno
Buona parte del calore interno del nostro pianeta deriva
dall'energia immagazzinata all'atto della sua formazione.
Oggi si ritiene che la causa principale del flusso termico sia il decadimento di elementi radioattivi all'interno della crosta, e quindi a profondità decisamente minori rispetto alle ipotesi precedenti. Nelle rocce componenti la crosta continentale si trova una piccola quantità di elementi radioattivi.
I nuclei di questi isotopi sono instabili e tendono a raggiungere la stabilità emettendo particelle ed energia e trasformandosi in altri isotopi o elementi. La presenza nella crosta di elementi radioattivi, il cui tempo di dimezzamento è dell'ordine di 109 anni, giustifica ampiamente la fusione della Terra primordiale e la quantità di flusso di calore registrata attualmente. Tra le rocce della crosta terrestre, le più ricche di elementi radioattivi sono i graniti (rocce sialiche); le rocce femiche della crosta oceanica producono invece una quantità di calore molto più bassa.
Valori elevati di flusso di calore si rilevano in corrispondenza delle zone delle dorsali oceaniche e in prossimità di aree vulcaniche e di catene montuose continentali di recente formazione.
Correnti convettive del mantello
Il flusso di calore che registriamo sulla superficie terrestre può essere il risultato di trasferimenti di calore da zone più calde a zone più fredde all'interno della superficie terrestre. La propagazione del calore avviene secondo tre modalità: conduzione, radiazione (o irraggiamento) e convezione.
La conduzione è quel
fenomeno che prevede il passaggio di energia termica da un
corpo più caldo a un corpo più freddo, posti a contatto tra loro,
mediante passaggio di energia cinetica tra le particelle
costituenti. Nei solidi la conduzione è massima, eppure le rocce
sono scarse conduttrici di calore; è quindi poco probabile
che
La convezione caratteristica dei fluidi. I moti convettivi possono essere osservati in un recipiente pieno d'acqua posto a scaldare su una fonte di calore. L'acqua, a diretto contatto con la fonte di calore, diventa meno densa e più leggera a causa dell'aumento dell'energia cinetica delle singole molecole che tendono a migrare verso l'alto. L'acqua più densa e più pesante, lontana dalla fonte di calore, tende invece a sprofondare nel recipiente, viene riscaldata a sua volta, innescando quindi un ciclo convettivo con formazione di celle convettive subcircolari
È accettata l'ipotesi che le rocce del mantello, sebbene siano solide, abbiano la capacità di "scorrere" come un fluido all'interno di celle convettive. Si ammette quindi che il calore venga distribuito nel mantello per convezione
CAMPO MAGNETICO TERRESTRE
Le linee di forza del campo magnetico terrestre vennero descritte dallo scienziato tedesco Gauss nell'800. Il loro andamento si potrebbe spiegare ipotizzando l'esistenza di un dipolo magnetico (una barra magnetica) inclinato di 11° 30' rispetto all'asse di rotazione. Tutti i materiali magnetici si orientano parallelamente alle linee di forza del campo che è prevalentemente dipolare. In realtà la struttura delle linee di forza del campo non è simmetrica: infatti appare notevolmente schiacciata in direzione del Sole e allungata nella direzione opposta..
La misura del campo magnetico terrestre (c.m.t.)
Per determinare e definire esattamente in ogni punto della superficie terrestre il campo magnetico si richiedono tre parametri:l'intensità,la declinazione el'inclinazione magnetica.
Le ipotesi sull'origine del campo magnetico terrestre
L'ipotesi che esista una
barra magnetica metallica all'interno della Terra non è plausibile, poiché per
tutti i materiali che possono essere magnetizzati esiste una temperatura
limite, chiamata punto di Curie, al di sopra della quale essi perdono
le loro caratteristiche magnetiche. Per molti materiali il punto di Curie si
raggiunge alla temperatura di circa
Il modello della dinamo ad autoeccitazione, inventato dai due geofisici Bullard e Elsasser, si basa sul presupposto che all'interno della Terra esista del materiale conduttore in movimento. Il nucleo esterno, formato da una lega ferro-nichel allo stato liquido, potrebbe essere interessato da moti convettivi generati presumibilmente dal calore prodotto dalla radioattività residua del nucleo interno. Se il materiale conduttore si muove attraverso le linee di forza di un campo magnetico, esso genera un campo elettrico indotto, che a sua volta produce un campo magnetico indotto che è in grado di autoalimentarsi.
Questa teoria però ha un punto debole: non riesce a spiegare la genesi del campo magnetico iniziale che produrrebbe le correnti elettriche responsabili dell'avviamento del meccanismo. Si ritiene che il campo magnetico preesistente possa essere generato da correnti elettriche spontanee e casuali originate tra nucleo e mantello a causa della diversa conduttività tra i materiali costituenti. Un'altra ipotesi è che il campo magnetico iniziale possa essersi prodotto a causa dell'interazione della Terra con campi magnetici casuali, probabilmente di origine solare, quando già si erano innescati i moti convettivi nel nucleo esterno.
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2025