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'MIRRA' DI VITTORIO ALFIERI

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"MIRRA" DI VITTORIO ALFIERI


"Mirra", la più grande opera tragica di Vittorio Alfieri, fu stesa tra il 24 e il 28 dicembre del 1784. E' incentrata su una vicenda tratta dalle metamorfosi di Ovidio. Naturalmente la tragedia alfieriana segue una direzione profondamente diversa rispetto all'episodio ovidiano

Mirra arde di un'indomabile passione amorosa per il padre Ciniro, re di Cipro, che cerca inutilmente di soffocare dentro di sé. Il suo tormento interiore da luogo a comportamen 626h79g ti insoliti come l'ostinato silenzio e il perpetuo isolarsi che risultano incomprensibili alla madre, Cecri, al padre, Ciniro, e alla stessa nutrice Euriclea, sua fida consigliera.

Mirra accetta di sposare Pereo, principe d'Epiro, che lei stessa aveva scelto, avendo esclusa ogni possibilità di soluzione felice e sperando di riuscire a liberarsi dalle sue angosce e afflizioni; ma la passione a lungo contenuta si tramuta in un moto invincibile di repulsione per quell'abborrito legame durante la cerimonia e il matrimonio così fallisce e Pereo si uccide dal dolore e per l'onta subita. Ed ecco Mirra, nell'atto successivo, dopo aver chiesto invano la morte al padre e alla madre, quando anche questa possibilità di liberazione si dimostra impossibile, lottare ormai solo per conservare il segreto della sua passione. Nell'ultimo atto, Mirra, in un lungo colloquio con il padre, confessa il suo amore "orrendo ed innocente" e si trafigge con la spada del padre.



Questa grande tragedia vive nello sviluppo del personaggio centrale e della sua azione, rispetto ai quali gli altri personaggi hanno una fondamentale funzione di collaborazione e accentuano il clima di dolore e di pietà, il calore di affetto e di ammirazione che circonda Mirra.

Nella Mirra, Alfieri mette in evidenza il dramma di una ragazza abbandonata alle sue passioni e un lento e inesorabile procedere verso un finale già annunciato dalla protagonista stessa all'inizio della tragedia. Nella grande scena dell'atto quinto, l'unica in cui Ciniro e Mirra siano soli, la disperata difesa del segreto della passione della giovane fanciulla crolla alle incessanti e affettuose domande del padre nel dialogo supremo del poema; ella si trafigge in un incalzare della catastrofe mai così intensa e complessa. Lo svolgersi naturale degli eventi ha voluto che questo tremendo colloquio avvenisse solo a nozze troncate.

L'estrema speranza della fanciulla di celare il suo peccato almeno alla madre è anch'essa frustrata, e l'infelice eroina, la vittima di una sorte spietata e accanita, muore esprimendo insieme alla delusione suprema di non essere riuscita a morire innocente, anche la squallida esaltazione della sua eroica ansia di purezza e di liberazione dalla passione. La scena è così angosciosa che anche in questo momento Mirra sembra più che una peccatrice, una vittima annientata da una crudele e incontrollabile volontà degli dei o della natura: il suo eroismo è legato alla sua stessa debolezza. Così il segreto, illuminato vagamente lungo l'intera tragedia con indizi e sospetti disseminati e subito spenti (lo stesso appellativo con cui Mirra chiama il padre, "signor"), si rivela per una forza irresistibile che Mirra tenta in vano di respingere.

Ai personaggi minori non va richiesta un'autonoma esistenza: essi vivono per accentuare il dolore e l'irrequietezza della protagonista, hanno la loro poesia nel loro legame con Mirra, in rapporto al suo dramma che li turba e provoca la loro reazione di pietà, di dolore, di speranza, di pena per la propria incapacità di comprenderlo e di risolverlo come essi vorrebbero. A questa loro funzione essi sono esattamente commisurati e mentre essi hanno in tal senso una certa natura corale, la loro individuale esistenza serve a graduare lo svolgimento della tragedia, rileva il tormento, la solitudine, il bisogno e il ritegno di confessione di Mirra e acquista valore a seconda dei personaggi con cui essa viene a contatto. L'umanità paterna di Ciniro renderà più tormentosa e difficile a Mirra la sua lotta per conservare di fronte a lui il suo segreto e renderà più avvilente per lei una passione che viene a tradire tanta confidenza e amorevolezza; l'ingenuità materna di Cecri ecciterà con la sua incomprensione, in certi punti delicatissimi, la reazione gelosa di Mirra e viceversa risolverà con la sua tenerezza carezzevole la tensione della figlia in impeti disperati di abbandono, ne rivelerà i tratti più giovanili, il bisogno di affetto e di aiuto.





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