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Medea
TEATRO di Euripide
Abbiamo tragedie fortemente unitarie ("Medea", incentrata sulla figura della protagonista) ma anche drammi formati da scene affiancate e messe insieme (= struttura paratattica, tipo Seneca).
Alcune tragedie hanno una struttura "a dittico", dove la prima parte è dedicata al dramma di un personaggio mentre la seconda a quello di un altro.
A volte le trame assumono intrecci complicati da sbrogliare.
Esso permette di contestualizzare il dramma; è la 737i84h parte in cui l'autore enuncia il contenuto dell'opera e anticipa alcuni fatti. Esso può essere recitato da un dio o interpretato da un personaggio attraverso un monologo ("Medea
Riguardo la musica sappiamo soltanto che essa doveva avere un ruolo fondamentale nell'economia generale della rappresentazione.
La sua funzione viene ridotta e sono le parti musicali ad invadere il resto della tragedia con monodie e duetti. Esso era un elemento base della rappresentazione ma con Euripide diventa un problema inserirlo nel dramma, per cui si opta per varie soluzioni:
la parodo commatica lega l'intervento del coro a quello di un personaggio
lo stasimo commatico lega il canto corale a quello dell'attore
il coro è occasionalmente diviso in 2 semicori o viene raddoppiato
l'importanza del coro viene recuperata da Euripide nella sua ultima tragedia, intitolata "Baccanti
DEUS EX MACHINA
Si tratta dell'elemento più spettacolare del teatro euripideo.
Una mechanè (gru) calava un dio (o più dèi) sulla scena per risolvere una situazione intricata e apparentemente senza possibile via di uscita. Da qui, il "dio che viene dalla macchina
Le tragedie euripidee hanno sempre come spunto il racconto mitico tradizionale, nonostante questo subisca, comunque, un rinnovamento. Con il mito si vuole rappresentare l'uomo comune coi suoi conflitti intimi ed il suo rapporto con la realtà. L'eroe tragico perde la sua valenza originaria, venendo "demitizzato". Vengono rappresentati uomini e donne che incarnano i tormenti di una società moderna contemporanea a quella dell'autore stesso, presentando nuove soluzioni.
Il pathos è un elemento ricorrente nella tragedia euripidea (come in "Medea
L'irrazionale, per la prima volta, è un elemento che trova ampio spazio nella tragedia euripidea.
A tale proposito dobbiamo ricordare che Euripide ha una visione laica e razionalistica della realtà, dove il divino, però, non viene negato, ma allontanato. La cultura razionalistica, comunque, influenza Euripide, ma questo non significa che egli sia ateo.
I bambini (vittime innocenti) trovano uno spazio nuovo in Euripide, anticipando l'attenzione che il mondo ellenistico dedicò loro. Accanto allo strazio nei confronti delle giovani vittime c'è sempre anche il dolore materno.
Euripide visse negli anni della guerra del Peloponneso e "Medea" fu composta proprio nel 431 a.C., anno di inizio del conflitto. In essa compaiono un certo ottimismo e fiducia nelle potenzialità di Atene. Negli anni del conflitto, però, si sviluppò l'idea che la guerra è sempre e comunque un male, consapevoli che il conflitto può cambiare velocemente le sorti dei vincitori e dei vinti (non in "Medea
Un'altra innovazione euripidea corrisponde alla presentazione di dichiarazioni d'amore sulla scena (Medea, ad esempio, arde di passione e sdegno per il tradimento subìto da parte di Giasone).
Euripide ama concedersi anche delle evasioni in paesaggi e contesti comunque "esotici".
Alcuni personaggi maschili (come Giasone) si lasciano andare a invettive misogine che sono tra le più celebri del teatro euripideo. Tali accuse sono, però, bilanciate da altre parti in cui le donne presentano la loro infelice condizione, confutando dialetticamente le accuse maschili.
I personaggi euripidei sanno abilmente argomentare, sulla scena. In ciò Euripide si dimostra figlio della cultura del suo tempo anche se, seppure in modo dialettico, mette in guardia dal pericolo di mistificazione che quest'arte comporta.
CRITICA agli DÈI TRADIZIONALI e DOMINIO della
Euripide fu accusato di "ateismo" siccome è pur vero che il suo atteggiamento verso gli dèi tradizionali è sembrato piuttosto critico. È la progressiva sfiducia nei confronti degli dèi tradizionali che porta a dare spazio all'elemento soprannaturale, rappresentato dalla , che verrà ancora più valorizzato in età ellenistica.
I testi tragici di Euripide rispondono a criteri di chiarezza e concretezza espressiva, lontani dallo stile elaborato e metaforico degli altri tragici.
Il linguaggio diventa espressione della razionalità d'indagine dei personaggi. Essi analizzano una realtà concreta, affrontano problemi "umani" e ricorrono alla potenza della parola e del discorso per districarsi dalle maglie di una realtà che rischia di sopraffarli.
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