![]() | ![]() |
|
|
Riassunto e struttura
La coscienza di Zeno è una confessione scritta , all' età di
57 anni , dal protagonista per consiglio del medico che lo ha avuto in analisi
, un certo dottor S. ; questi avrebbe dovuto guarirlo dal vizio del fumo e
dalla " malattia " che lo ossessiona , che può essere definita come
un " disagio esistenziale " . Il medico è stato piantato in asso a
metà della cura e per vendetta , come spiega nella sua " Prefazione "
, ha deciso di dare alla stampa l' autobiografia del paziente .
Alla prefazione seguono : a) un " Preambolo " , in cui Zeno ricorda
l' inizio del suo esperimento col dottore b) cinque episodi riferiti al passato
: Il fumo , La morte di mio padre , La storia del mio matrimonio , La moglie e
l' amante , Storia di un' associazione commerciale c) un ultimo capitolo ,
Psico - analisi , che è un diario vero e proprio , contemporaneo al tempo della
scrittura .
Il protagonista del romanzo è Zeno Cosini , un ricco triestino , libero da ogni
preoccupazione economica grazie all' attività commerciale avviata dal padre e
amministrata , per volere testamentario di quest' ultimo , dall' abile
direttore Olivi . Zeno , però , è un inetto : fa del suo disagio esistenziale
una vera e propria malattia .
Nel primo episodio , Il fumo , troviamo il protagonista alle prese con vari
tentativi di liberarsi del vizio : tutti puntualmente vanno a vuoto fino a che
non decide di farsi rinchiudere in una clinica . Una notte , però , riesce a
fuggire e , senza alcun tipo di rimorso , torna a casa dove trova il riso di
sua moglie Augusta .
Il secondo capitolo ci narra l' unico tragico evento della vita del
protagonista : la morte del padre . Viene messa in risalto la difficoltà dei
rapporti col padre . Egli è l' opposto del figlio e ne ha una scarsa opinione .
In punto di morte il padre di Zeno gli da uno schiaffo : questo gesto colpisce
molto profondamente il figlio che lo vede come una sorta di " punizione
" nei suoi confronti .
L' attenzione del lettore viene poi proiettata su un altro momento della vita
di Zeno : lo si trova infatti a fare la corte ad Ada , la bella figlia di un
ricco uomo d' affari , padre di quattro fanciulle ( Ada , appunto , Augusta ,
Alberta e Anna ) , che gli viene però sottratta da un giovane aitante e ricco virtuoso
del violino , Guido Speier . Egli prima dirotta il proprio affetto verso
Alberta , poi , senza nemmeno rendersene conto e quasi automaticamente , scarta
Anna perché troppo giovane e ripiega verso Augusta , certamente meno bella di
Ada ma che si rivelerà una moglie perfetta e dotata di quella " salute
" di cui Zeno soffre la mancanza ( La storia del mio matrimonio ) .
Nel quarto capitolo ( La moglie e l' amante ) Zeno , marito felice , ripercorre
le tappe del rapporto clandestino , s 515j93f egreto e tortuoso che lo lega a Carla ,
una ragazza molto povera di origine popolare , che aspira a divenire una
cantante . Egli vive questo rapporto con senso di colpa e nel continuo
desiderio di troncarlo . Verrà , però , lasciato dall' amante e riuscirà a
farla franca non solo con la famiglia , ma anche con se stesso , scaricando
sulla giovane donna la responsabilità dell' adulterio .
Guido , inadatto agli affari , manda in malora una sua impresa commerciale , di
cui ha eletto Zeno a consigliere : fallisce in Borsa e , in un simulato
suicidio , finisce col morire davvero . Il protagonista afferma di sentirsi
profondamente addolorato della morte del parente , ma si reca in ritardo al
rito funebre , sbagliando addirittura funerale ! In realtà egli celebra così la
propria vittoria sul rivale di un tempo che quasi odiava .
Nell' ultimo , breve capitolo Zeno annuncia la sua decisione di abbandonare la
cura , svolge varie critiche alla psico - analisi , parla della sua improvvisa
scoperta della realtà della guerra , sostiene di essere guarito dalla malattia
grazie ad una serie di successi commerciali , ottenuti proprio per effetto
della situazione bellica . L' opera si conclude con una tragica previsione :
una catastrofe cosmica travolgerà gli uomini e il loro mondo , liberando il
pianeta da parassiti e da " malattie " .
ANALISI DEL ROMANZO
Svevo pubblicò , a proprie spese , La coscienza di Zeno nel 1923 ; il romanzo
si presente non come la narrazione di una vicenda particolare , ma come un'
autobiografia aperta , in cui non si segue un ordine cronologico o un disegno
organico , ma si aprono squarci su diverse situazioni e occasioni della vita
del protagonista . Il punto di vista del narratore è mantenuto costante in
tutto il romanzo . Svevo fa largo uso del discorso indiretto libero .
Importante caratteristica del romanzo è l' indagine introspettiva che giunge
fino all' inconscio . Zeno , infatti , è afflitto da una malattia psicologica
che gli impedisce di sentirsi a proprio agio in ogni tipo di situazione . Essa
diventa il tema fondamentale dell' intero romanzo . Zeno aspira ad acquistare
la " normalità " ed il primo passo per raggiungere questo scopo è il
matrimonio : per questo nonostante il rifiuto della bella Ada , insiste nella
sua proposta con le altre sorelle , quasi inconsciamente .
Altro tema presente è il caso , che anche qui , come in Pirandello , decide
tutto , solo che per Zeno è sempre favorevole .
Zeno non riesce a liberarsi del vizio del fumo perché ha una scarsa volontà e
questo vizio diventa , per lui , un capro espiatorio per giustificare tutto
quello che non è riuscito a fare .
Il romanzo si chiude con una tragica profezia con la quale Zeno Cosini afferma
di aver capito di non essere malato . Anzi , egli è l' unico ad essere sano ;
la vita stessa è malata perché è sempre mortale . Il mondo sarà ucciso dalla
sua malattia : l' uomo che cerca di evolversi cambiando ciò lo circonda senza
adeguarsi alla natura . La malattia si configura , così , come la sola
autentica possibilità di essere .
I TEMI
Il fumo: Zeno pensa che la causa della sua malattia sia il vizio del fumo. Decide di liberarsene, prima con propositi precisi fatti a se stesso e vincolati a date scritte un po' ovunque, sottolineate da un solenne U. S. (ultima sigaretta) e poi facendosi ricoverare in una casa di cura, dove però non passa nemmeno una notte, perchè, preso dalla sua solita irragionevole gelosia per la moglie, corrompe l'infermiera e se ne torna bellamente a casa, dove la moglie, fedelissima, lo accoglie con un benevolo sorriso.
La morte del padre: si narra delle civili incomprensioni che dividono padre e figlio. Il padre ha difficoltà a convincersi che il figlio, sempre pronto a ridere a sproposito, sia effettivamente pazzo. Il figlio da parte sua è piuttosto ribelle, ma solo in teoria, dentro di sé insomma, perchè oggettivamente si può dire che sia un ragazzo abbastanza tranquillo ed ubbidiente. Ma ecco che il padre si ammala di edema cerebrale. Si mette a letto. Il figlio lo vuole curare, lo costringe, anche perchè il medico così gli ha consigliato di fare, a stare a letto, e quando il padre vuole a tutti i costi alzarsi egli usa la forza. Il padre con un ultimo sforzo alza il braccio e muore. La mano ricadendo colpisce il volto del figlio. Uno schiaffo. Volontario? Questo dubbio Zeno se lo porterà dentro per tutta la vita.
La storia del matrimonio: Zeno incontra in Borsa Giovanni Malfenti, furbo commerciante, che gli diviene maestro in affari, amico e suocero, nonché suo secondo padre. Giovanni ha una moglie e quattro figlie: Ada, la bella e la seria, Alberta, la più giovane fra le tre da marito e la più vicina allo spirito di Zeno, Augusta, la strabica, ed Anna la più piccola, una bimba. Zeno diventa abituale frequentatore del loro salotto e le intrattiene con storielle amene, di cui l'unica a non compiacersene è proprio quella per cui Zeno le diceva, e cioè Ada. La sua corte ad Ada si complica poi per l'entrata in scena di un rivale, Guido Speier, giovane bello ed elegante e come Zeno suonatore di violino, ma di lui molto più abile. Ada ne è veramente incantata e Zeno è decisamente destinato alla sconfitta, tanto che, attraverso una serie di vicende altamente comiche, che vanno da una seduta spiritica imbastita da Guido e mandata a monte da Zeno per dispetto, alla proposta di matrimonio fatta in successione e per sbaglio a ciascuna delle tre sorelle maggiori, arriverà a fidanzarsi con Augusta, delle tre proprio l'unica che Zeno non avrebbe mai pensato di sposare. Il matrimonio invece si mostrerà azzeccatissimo: Augusta sarà veramente la moglie ideale.
La moglie e l'amante: l'amante si chiama Carla, è una giovane del popolo, che, per continuare i suoi studi musicali, s'affida prima alla beneficenza d'Enrico Copler, amico di Zeno e poi a quella di Zeno stesso. La relazione non turba i rapporti con Augusta, anche perchè ovviamente non ne è a conoscenza. Crea solo spazi e contraddizioni dentro la coscienza di Zeno, ma il modo in cui Zeno li supera ci dà ancora un esempio della sua natura, vale a dire della sua malattia. Carla poi vuole vedere Augusta. Mossa controproducente. Carla ne resta affascinata. Sente un vago rimorso a tradirla. Lascia Zeno e decide di sposare il maestro di musica, che Zeno stesso le aveva procurato. Forse era ciò che Zeno, cui nel frattempo era nata una figlia, voleva e non voleva.
Storia di un'associazione commerciale: racconta della fondazione di una casa commerciale da parte di Guido Speier, e di come viene condotta in malissimo modo. Zeno, messi da parte i vecchi complessi, si offre di aiutarlo nell'amministrazione. Ma Guido è veramente un incapace e l'azienda ha i giorni contati. Un affare sbagliato rende la situazione davvero insostenibile. Guido simula un primo tentativo di suicidio ed ottiene dalla moglie un prestito per risollevare le sorti della ditta. Ma gli errori da parte sua continuano, aggravati anche dalle perdite in Borsa, e così non gli resta che inscenare un secondo suicidio, ma questa volta per una serie di circostanze imprevedibili, gli va male e muore. Zeno si rivela a questo punto abilissimo: giocando in Borsa riesce a dimezzare il debito del cognato e si conquista in parte la stima di Ada, che le sofferenze psichiche hanno precocemente invecchiato. Ada inoltre è anche molto rammaricata perchè Zeno non è andato al funerale di Guido. Zeno, infatti, non è giunto in tempo, perchè, a causa degli impegni in Borsa, è arrivato all'ultimo momento e, inconsapevolmente, ha anche sbagliato funerale. Ada lascia così Trieste e con i figli si reca in Argentina dove i due suoceri la stanno aspettando.
Psico-analisi: in questo capitolo conclusivo de La coscienza di Zeno, ci sono due
passi illuminanti su ciò che fu per Svevo la questione della lingua, e più
precisamente su varie ambiguità che lo scrittore ci presenta: il rapporto
terapia analitica-invenzione, memoria-emozione e creazione-menzogna. Una
problematica molto moderna, ma vediamo in dettaglio:
"Il dottore presta fede troppo grande a quelle mie benedette
confessioni che non vuole restituirmi perchè le riveda. Dio mio! Egli non
studiò che la medicina e perciò ignora che cosa significhi scrivere in italiano
per noi che parliamo e non sappiamo scrivere il dialetto. Una confessione in
iscritto è sempre menzognera. Con ogni nostra parola toscana noi mentiamo! Se
egli sapesse come raccontiamo con predilezione tutte le cose per le quali
abbiamo pronta la frase e come evitiamo quelle che ci obbligherebbero di
ricorrere al vocabolario! E' proprio così che scegliamo dalla nostra vita gli
episodi da notarsi. Si capisce come la nostra vita avrebbe tutt'altro aspetto
se fosse detta nel nostro dialetto".
Ed ancora:
"E' così che a forza di correre dietro a quelle immagini, io le
raggiunsi. Ora so di averle inventate. Ma inventare è una creazione, non già
una menzogna. Le mie erano delle invenzioni come quelle della febbre, che
camminano per la stanza perchè le vediate da tutti i lati e che poi anche vi
toccano. Avevano la solidità, il colore, la petulanza delle cose vive. A forza
di desiderio, io proiettai le immagini, che non c'erano che nel mio cervello,
nello spazio in cui guardavo, uno spazio di cui sentivo l'aria, la luce ed
anche gli angoli contundenti che non mancarono in alcuno spazio per cui io sia
passato".
L'atteggiamento sveviano nei confronti della psicanalisi è qui ed altrove molto
ironico. Egli sa che la ricchezza di una psiche è fatta anche dai materiali
rischiosi che chiamiamo nevrosi, sa che la distinzione drastica fra malattia e
salute è schematica ed improduttiva, sa infine che proprio nella gestione
attiva delle proprie nevrosi risiede il rapporto più sano possibile con la
vita.
"Com'era stata più bella la mia vita che non quella dei cosidetti
sani",
si sorprende a pensare il vecchio Zeno Cosini. Ed è proprio l'aggettivo
"cosidetti" che sbalordisce il lettore di oggi, è un'anticipazione
convinta di certe tematiche antipsichiatriche e liberatorie che si sarebbero
affermate, tra successi e contraddizioni, solo trent'anni dopo. La coscienza di
Zeno è anche la coscienza della precarietà della lingua in cui lo scrittore si
esprime, la consapevolezza di trovarsi fuori dai canoni della letteratura
posteriore. La diversità di Svevo non è solo linguistica ma anche culturale: la
sua posizione è quella dell'intellettuale di frontiera. Ciò può apparire un
handicap ma al contrario agisce come fatto positivo che gli permette, ad
esempio, di aggredire la problematica psicanalitica senza nessun complesso
d'inferiorità, ed anzi da un'angolazione ironica tagliente, assolutamente
estranea all'ottica che nei confronti della psicanalisi adottano gli scrittori
contemporanei. Il silenzio di Svevo dal 1898 al 1923 non è un vuoto nel quale
improvvisamente fiorisce La coscienza di Zeno, ma in realtà un periodo
d'ininterrotta riflessione, di scavo profondo e di tensione verso la maturità
umana, culturale ed espressiva, al termine del quale si situa l'esperienza
della fase più alta della sua trilogia romanzesca. La coscienza di Zeno è una
conferma ed una smentita dei due romanzi precedenti. Conferma l'ossessione
tematica dell'autore incentrata sul fallimento e la sconfitta, e ne smentisce
sul piano del linguaggio il determinismo, proprio in quanto è capace di
sviluppare il suo gioco su due tavoli cambiando continuamente le carte: il
tavolo della meccanica sociale mercantile-borghese ed il tavolo dell'ambiguità
della psiche. Ciò che unifica il tutto è l'ironia, la disincantata
"scienza della vita", la coscienza. La coscienza di Zeno Cosini è,
appunto, la sola scienza che egli possieda, ed il solo suo disperato ed
inalienabile bene. Il capolavoro, quindi, si pone come il momento decisivo e conclusivo
di un processo tutt'altro che casuale e caratterizzato da sporadici sprazzi di
felicità creativa, vissuto piuttosto dallo scrittore attraverso una ricerca
condotta per venticinque anni in coerenza col principio che:
"Scrivere a questo mondo bisogna, ma pubblicare non occorre".
Al di là della "leggenda" del trentennale silenzio, quindi, è ormai
chiaro che Svevo, malgrado il peso delle delusioni e l'incomprensione che
circondava la sua opera, abbia continuato a lavorare non per vizio, ma nella
convinzione che la lenta elaborazione della sua arte esigeva un impegno
tutt'altro che sporadico, proteso alla ricerca dei significati più interni e
segreti, in un certo senso da sempre già oltre la preoccupazione dei
riconoscimenti ufficiali. Ne fanno fede diversi passi tratti dalla sua
autobiografia:
"I suoi amici possono testificare ch'egli mai ammise che i suoi romanzi
valessero poco. Sapeva chiaramente dei loro difetti ma non si decideva
d'attribuire a questi il suo insuccesso. Era perciò vano un altro sforzo
ulteriore. Credette sempre che anche a chi ha il talento di fare dei romanzi
spetti una vita degna di essere vissuta. E se per ottenerla bisognava
rinunziare all'attività per cui si era nati, bisognava rassegnarsi".
Ed ancora:
"Egli s'era messo a scrivere La coscienza di Zeno. Fu un attimo di
forte travolgente ispirazione. Non c'era possibilità di salvarsi. Bisognava
fare quel romanzo. Certo si poteva fare a meno di pubblicarlo, diceva".
Nel romanzo la divisione tra autobiografia e racconto è risolta proprio
distruggendo la concezione strutturale del romanzo classico, e mettendo in atto
una soluzione in parte già sfruttata per i due romanzi precedenti, ma che qui
si evolve e si completa facendo di questo libro l'anti-romanzo per eccellenza.
Svevo si trova tra le mani un semilavoro che non può diventare un
"prodotto finito" se non restando un'opera aperta, involontaria, un
testo insofferente verso qualsiasi ideologia, in modo tale che le stesse teorie
freudiane, sebbene molto importanti per la genesi del romanzo, vengono
utilizzate solo a livello culturale, come puri strumenti tecnici. Lo stesso
Dottor S., che nel libro funge da portavoce di esse, è un personaggio piò
ridicolo che rispettabile. Svevo mediante la scrittura rifiuta la gabbia della
scienza assunta come dogma e depositaria della verità vista in modo assoluto.
La sua prassi terapeutica è qualcosa che egli non riesce ancora a definire in
modo chiaro. Incerto tra scienza e filosofia si rivolge addirittura allo
psicanalista triestino dottor Weiss, per chiarire, prima di tutto a se stesso,
se il suo ultimo romanzo può essere considerato o meno un'opera psicanalitica,
ricevendone una secca smentita. La coscienza di Zeno fonda un modello di
letteratura diverso, ma l'autore non ne è consapevole fino in fondo. Nel
romanzo dominano l'imprevedibilità, l'ambiguità e perfino la falsità, dal
momento che la memoria stesa da Zeno è sicuramente parziale e sviluppa solo i
fatti utili alla sua causa essendo egli un nevrotico in cura analitica. Cos'è
attendibile di questo romanzo? Il lettore non può fidarsi del protagonista e
tantomeno del suo psicanalista, dal momento che il Dottor S. agisce in modo
scorretto e puerile, decidendo di pubblicare la memoria del paziente per
vendicarsi dell'interruzione della terapia. è quindi chiaro che l'attendibilità
della sua prefazione al racconto di Zeno è assai scarsa. Ci accorgiamo così che
il romanzo è costruito su una rimozione: quella della verità. La verità è, per
Svevo, l'equivalente della salute: due valori assolutamente privi di valore
assoluto che sono sottoposti all'inevitabile svolgersi della vita. Alla verità
lo scrittore contrappone la parodia, cioè il suo contrario. La verità implica
l'immobilità, la parodia il movimento. L'unico senso de La coscienza di Zeno è
quello del movimento, del rovesciamento costante, dell'instabilità costitutiva
del mondo e della scrittura, ed è un senso alla cui costruzione è chiamato
interrogativamente il lettore. La dimensione tragica della vita, così
palesemente attiva ed evidenziata nei due primi romanzi, è mutata in questo,
fin dall'inizio, verso la dimensione umoristica, uscendone sicuramente
arricchita quanto a forza di convinzione drammatica. Svevo sa perfettamente che
l'epoca della riproducibilità tecnica dei sentimenti permette di toccare il
tragico solo attraverso il comico e si comporta di conseguenza. Il preambolo
pone il lettore all'interno del meccanismo. Non siamo più di fronte
all'espediente del romanzo-pretesto, la finzione romanzesca è dissipata. Il
tentativo che Zeno fa di raccontare la propria vita, ora che è giunto ad un'età
avanzata, è dato appunto come tentativo di riacquistare la salute, l'equilibrio
e nulla più. Il "Proust italien", come Svevo è stato definito,
persegue una strategia assolutamente originale: Proust si dissipa e si realizza
in un inseguimento di nomi di paesi e di persone, di amori e di amicizie
irrimediabilmente consumati, in cui celebra il suo rito idolatrico, il suo
culto dell'effimero e non dell'eterno. Se idolatria è il Tempo perduto, la
verità è il Tempo ritrovato, mediante un recupero in cui la memoria
involontaria gioca un ruolo centrale. Svevo si serve di altri mezzi: la sua non
si pone come una memoria mitica, come passaporto per sfuggire al silenzio ed
alla morte. Egli realizza un'operazione in cui la volontarietà della memoria è
ancora molto forte, e vale come strumento per chiarire il senso della propria e
dell'altrui esistenza, in sostanza senza sperarne privilegi o risarcimenti. Il
buonsenso laico e borghese di Svevo, come la sua matrice culturale, non possono
essere confusi col decadentismo analitico che circola nelle pagine di Proust.
Piuttosto, comune ad entrambi gli scrittori è l'esigenza di apprestarsi nuovi
moduli di lavoro fondati sull'autobiografia come momento di sintesi rispetto alla
frantumazione dell'esperienza; per cui tutt'e due i grandi romanzieri della
crisi della coscienza borghese corrodono qualcosa di più che una tecnica
letteraria, agiscono in un certo senso al di là della letteratura. Assai più
letterato di loro risulta invece Joyce. Certo è che la particolare forma
a episodi "autonomi", ognuno dei quali costituisce una sorta di
stazione a ritroso che dal passato si dirige verso il presente di volta in
volta incamerando gli elementi di quella che precede, non era pensabile senza
il "rifiuto" della letteratura esplicitamente dichiarato dal
triestino. La vitalità del romanzo ha origine da questa spallata che lo
scrittore dà alle proprie abitudini di impianto e di racconto, per entrare
nella propria materia non più come descrittore e commentatore, ma come
interprete ed infine elemento attivo. L'autobiografia diventa a questo punto
una via obbligata, e Svevo se ne serve con una libertà pari alla distanza
ironica che intromette fra sé e questa materia. Il terzo capitolo Il fumo, cala
il lettore in una delle situazioni chiave del romanzo. Ancora una volta, ci
troviamo in presenza di uno dei perenni miti negativi di Svevo: il proposito di
riscatto dei protagonisti e la sua mancata realizzazione, che inevitabilmente
li frustra. Ma ora l'oggetto del proposito e la causa della frustrazione sono
assolutamente irrisori e banalizzati: la battaglia si svolge fra Zeno e la
propria volontà ed il motivo è l'ultima sigaretta. Zeno si abbarbica a continui
proponimenti di non fumare più, che d'altronde eluderà sistematicamente
rimuovendo poi sempre il rimorso ed il senso di colpa che gliene derivano. Il
dramma propende al comico, all'umoristico. La materia è degradata rispetto ai
romanzi precedenti, ma è subito più decisamente interna, dotata ormai di
quell'ambiguità e contraddittorietà che Svevo attribuisce all'esistenza, e con
la quale intende concorrere e misurarsi, operando su un sistema organico di decentramento
e di dislocazione ininterrotta:
"Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse
abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della
mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l'uomo ideale e
forte che m'aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perchè è
un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente. Io
avanzo tale ipotesi per spiegare la mia debolezza giovanile, ma senza una decisa
convinzione. Adesso che sono vecchio e che nessuno esige qualche cosa da me,
passo tuttavia da sigaretta a proposito, e da proposito a sigaretta. Che cosa
significano oggi quei propositi? Come quell'igienista vecchio, descritto dal
Goldoni, vorrei morire sano dopo di esser vissuto malato tutta la vita?"
La dialettica tra malattia e salute è un altro dei motivi centrali del romanzo,
anch'esso ambivalente ed in continuazione slittante dal piano fisiologico a
quello psicologico. In realtà, salute, giovinezza e naturale equilibrio
psichico sono i doni di un'età fortunata a cui si contrappongono i tristi
portati della senilità: la cagionevolezza, la sensazione di esser fuori dal
gioco, la finta rivalsa dell'esercizio della coscienza, che è in fondo il vizio
più malinconicamente vero della parabola esistenziale. La ricchezza del romanzo
si apre fin dalle prime pagine senza segreti: Svevo lavora ormai non più
secondo la scala di una progressione logico-narrativa, ma secondo modi che,
come abbiamo già evidenziato, obbediscono all'analogia ed all'aggregazione,
all'associazione di idee ed al libero fluire della memoria. Lo schema non
preesiste, ma sembra crearsi spontaneamente di volta in volta, nel tortuoso ed
ineguale percorso dell'analisi. Il lettore è introdotto nell'universo di Zeno,
nel flusso tra reale e fittizio del suo tempo e ciò avviene senza schermi
protettivi, dal momento che il personaggio assicura di esporsi intero fin dai
momenti iniziali. L'episodio della tentata disintossicazione in casa di cura è
tipico dell'atmosfera autodenigratoria e dell'andamento da commedia degli
equivoci che occupano buona parte del libro: questo "punitore di se
stesso" che è Zeno non reggerà neanche una notte nella clinica, ma
intanto, prima di ubriacare la vecchia infermiera e di tornarsene a casa, fa in
tempo a farsi beffe anche del medico che lo visita. Nell'episodio successivo,
cioè quello che racconta la morte del padre, Svevo sposta la tonalità sul
tragico. Il padre di Zeno ha fama di essere un abile commerciante anche se in
realtà i suoi affari sono diretti dall'attivo signor Olivi. Zeno nota che:
"Nell'incapacità al commercio v'era la somiglianza fra di noi, ma non
ve ne erano altre; posso dire che, fra noi due, io rappresentavo la forza e lui
la debolezza ".
Dov'è in fondo la vera forza di un uomo pigro e distratto come risulta essere
Zeno Cosini? Probabilmente nella caparbietà con cui insiste a difendere
dall'altrui intrusione le riserve dei suoi privati egoismi, nell'ostinazione
con cui rifiuta di rinunciare ai piaceri minuti della vita, della sensualità e
dell'orgoglio, ma più ancora, secondo il rimprovero paterno, nella sua tendenza
a ridere delle cose più serie. Ma, si chiede Zeno (e con lui Svevo), cos'è
serio a questo mondo? La serietà è dietro le apparenze, e riguarda un sempre
più ristretto numero di eventi e di fenomeni. La malattia e la morte del padre
si muovono su un piano che amplifica in chiave tragica la situazione
drammatico-umoristica che il narratore-paziente Zeno ha definito come:
"Una analisi storica della mia propensione al fumo",
vizioso eccesso al quale egli attribuisce anche l'origine della straripante
carica sessuale da cui quasi si sente perseguitato. La sensualità diventa
malattia, irrefrenabile erotismo, dissipazione energetica e quindi colpa da
espiare. Comanda l'imperativa etica borghese-mercantile, per la quale il
momento ludico ed il gioco erotico rappresentano pulsioni e fenomeni
pericolosi, alla lunga eversivi di un ordine e comunque poco seri ed indegni di
essere esibiti. Il sognatore Zeno, guarendo dall'intossicazione da fumo,
guarirà anche, secondo lui, dal suo furioso appetito sessuale. L'evento che
segna profondamente il futuro di Zeno è il famoso schiaffo che il padre
moribondo lascia cadere sul volto del figlio, come una punizione, al momento
del trapasso. Gesto automatico o estremo sforzo per rimanere aggrappato alla
vita? Esecuzione di una volontà o atto casuale? Lo schiaffo subisce nella
memoria di Zeno la metamorfosi cui vanno soggetti tutti i fenomeni sgradevoli
della sua esistenza, in genere con segno positivo. Già durante il funerale, non
diventa più l'ultima prova d'incomprensione e d'ostilità di un uomo il cui
corpo giaceva ancora "superbo e minaccioso", ma quasi il saluto
composto di qualcuno che non si decide a lasciarci. Quella del padre è una
forza che non può più offendere, ma Zeno non lo fa notare. La sua abilità
nell'evasione, la capacità impeccabilmente tempestiva di servirsi di uno
strumento come la sublimazione, la facoltà di rimuovere sistematicamente gli ostacoli
che intralciano la sua libertà sentimentale e psicologica, costituiscono in
realtà il potenziale più consistente della sua debolezza. Il fatto è che entro
i confini del suo territorio egli risulta il più forte e finisce per essere il
vincitore. Nessuno potrà violare la sua coscienza: Zeno ha tra l'altro il
merito di non elevarsi un piedistallo, di non assumere posizioni eroiche. Se
gli è consentita questa libertà, che è pur sempre un privilegio, lascia intuire
che si tratta di un patto sociale stretto ben prima di lui, di cui egli fruisce
e che gli permette addirittura di presentarsi come "antieroe".
Paradossalmente Zeno trasforma i suoi scacchi in affermazioni vantaggiose. Così
è negli affari, in cui sovente la sua inettitudine si rivela provvidenziale;
così è nell'amore e nel matrimonio. Innamorato della bellissima Ada Malfenti,
che lo respinge per sposare l'amabile e mondano Guido Speier, egli sposerà la
brutta ma dolcissima sorella di lei, Augusta, quasi per forza d'inerzia e per
necessario autoconvincimento che sia la donna giusta. Nella stessa serata Zeno
si dichiara ad una dopo l'altra delle tre sorelle Malfenti, quasi in preda ad
una smania di autoflagellazione. Due risposte negative: Ada e Alberta. Una
risposta affermativa: Augusta. L'ostilità di Ada e della madre, una volta che
le cose si sono messe per il verso da loro desiderato, si trasforma in
affettuosa considerazione per Zeno. Con un senso della durata temporale di
straordinaria suggestione fluidificante, Svevo gioca questa parte del romanzo
su molti piani, mediante rimandi continui e continue rispondenze. Il presente,
cioè il tempo dell'intelligenza che assiste e registra, s'insinua nel passato
vissuto e sollecita i fermenti del passato ipotetico. Zeno agisce da regista e
le fanciulle da attrici, nel momento esatto in cui il giovane parla di cose che
gli sono avvenute in un passato imprecisato per interessarle e guadagnarne la
simpatia. Ma di ciò il lettore ne è informato da un vecchio che racconta di se
stesso giovane, rivedendosi nell'atteggiamento di narratore per un pubblico che
vuole coinvolgere nel suo piccolo mito, nella costruzione di sé come individuo
di eccezione. Marito involontario, Zeno si è lasciato scegliere. Del resto la
sua intera esistenza brilla per l'assenza di scelte precise, eppure egli riesce
sempre, stranamente, ad imboccare la strada giusta. La sua vera vocazione è
quella di un uomo che evita il rischio sotto ogni forma, e si crea un involucro
d'ipocondria, di malattia immaginaria, di neutralità di fronte ai conflitti esistenziali,
dal quale assistere senza bruciarsi al rovente spettacolo della realtà. Questa
è la vera coscienza del personaggio Zeno Cosini: ricerca apparentemente svagata
e casuale della consapevolezza del vivere, e al contempo difesa della propria
mancanza di qualità. La pratica della memoria non come rimpianto ma come
ricostruzione attiva, a questo punto, è data addirittura come polemica nei
confronti dei valori borghesi correnti: intraprendenza, spregiudicatezza, senso
pragmatico e attivismo pratico; valori tutti volti in primo luogo
all'affermazione economica, allo scopo del lucro e del profitto. La moglie
Augusta è la difesa dal rischio, l'amante Carla l'avventura senza rischio. I
sentimenti di Zeno scivolano continuamente dal drammatico al comico, ed i poli
umani di quest'oscillazione sono rappresentati appunto dalla moglie e
dall'amante, come già in Senilità Angiolina ed Amalia erano state le
personificazioni del piacere colpevole e della purezza sacrificata. Zeno ha
lasciato da parte il "mondo sano e regolato" organizzatogli attorno
da Augusta per avventurarsi nell'incognita del proibito: ha lasciato la
"salute" per entrare nella "malattia". Quando avrà superato
suo malgrado l'infatuazione per Carla non sarà per questo guarito dalle sue
inquietudini e dalle sue nevrosi. I motivi profondi che hanno spinto lo
scrittore a realizzare il suo romanzo-pretesto sono ormai chiari. Nell'ultimo
capitolo del libro Zeno-Svevo chiarisce come non gli è possibile rinunciare
alla sua identità più autentica, e si libera mediante l'ironia dagli impacci
che gli hanno cucito addosso le strutture terapeutiche:
"Da un anno non avevo scritto una parola, in questo come in tutto il
resto obbediente alle prescrizioni del dottore il quale asseriva che durante la
cura dovevo raccogliermi solo accanto a lui, perchè un raccoglimento da lui non
sorvegliato avrebbe rafforzato i freni che impedivano la mia sincerità, il mio
abbandono. Ma ora mi ritrovo squilibrato e malato più che mai e, scrivendo,
credo che mi netterà più facilmente del male che la cura m'ha fatto. Almeno
sono sicuro che questo è il vero sistema per ridare importanza ad un passato
che più non duole e far andare via più rapido il presente uggioso".
La rottura col trattamento psicanalitico determina anche una frattura nel
flusso cronologico degli avvenimenti narrati. Di colpo ci troviamo a tu per tu
col presente. Ed il presente è, ancora una volta, una combinazione di tragedia
e grottesco, di tristezza e di riso.
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2025