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SCIENZA

geologia



scienza


La fama leggendaria della sapienza egizia potrebbe oggi considerarsi da arricchire con il riconoscimento della coerenza della ricerca e dello spirito razionale con cui si perseguiva la conoscenza. La fiducia nella possibilità di conoscere è da considerarsi implicita nella mentalità di un popolo che fin dalle sue prime manifestazioni culturali ha esposto una visione statica dell'universo, creato perfetto una volta per tutte dagli dei.

Gli autori classici e molteplici riferimenti considerano depositari del sapere i sacerdoti, in particolare i dipendenti dei grandi templi, dei quali si mette in evidenza l'antica tradizione: sono loro i ricercatori di astronomia, geometria e teologia. L'ambiente colto templare si configura e si presenta dunque come un ambiente coscientemente elitario.



Una testimonianza s 212d35c ulle competenze di tali eruditi ci viene fornita dallo scrittore greco cristiano Clemente Alessandrino: in un passo delle sue Miscellanee viene descritta una processione di sacerdoti recanti gli emblemi che caratterizzano il loro grado ed il loro ruolo. Seguendo la gerarchia sacerdotale in ordine ascendente, vengono indicati i soggetti e gli argomenti di quelle opere che spettano di competenza ad ogni ruolo, e che devono essere conosciute a memoria dai singoli sacerdoti. I temi risultano così distribuiti:

al cantore: un volume di inni agli dei e un volume di esposizione dei rituali di corte;

all'astrologo: quattro volumi di astronomia;

allo scriba sacro: dieci "Libri Geroglifici", che trattano di cosmografia, geografia, corografia dell'Egitto e descrizione del Nilo, costruzione dei templi e delle loro dipendenze, misura ed attrezzatura dei templi;

allo stolista: dieci volumi di educazione e moscosfragistica;

al profeta: dieci "Libri Ieratici", che contengono dottrine giuridiche e religiose e tutto il corso dell'istruzione sacerdotale.

Questa sorta di catalogo, la cui autorevolezza è sancita dall'essere riferito a Thot/Hermes, diventa sempre più significativo a mano a mano che veniamo a conoscenza di documenti che ne attestano l'attendibilità e la veridicità.

Il personale del tempio era esercitato a fare un uso costante e ad attingere dalle fonti "libresche", oltre che da quella riserva inesauribile che era costituita dal formulario dei rituali di culto. Delle fonti scritte, i redattori sembrano fare un uso critico, che si rivela nella presenza di glosse, incisi, scelte e modificazioni. La disponibilità di manuali si rivela da una caratteristica di questi testi, ovvero dalla ricchezza lessicale.

Le liste potrebbero essere considerate le prime opere di "letteratura" sacra, intendendo per letteratura i prodotti di un'attività tendente alla classificazione, anche integrata da raffigurazioni, in un'epoca in cui non si hanno ancora attestazioni nella scrittura di testi continui. Si può supporre che l'uso ne fosse già diffuso nel corso della IV dinastia: la lista era la forma privilegiata nella quale si esprimeva e diffondeva la conoscenza acquisita. Gli Onomastica provengono tutti da ritrovamenti di gruppi di papiri, che potrebbero testimoniare la presenza di archivi o di Case della Vita. Di queste ultime ne esistevano nelle grandi città sedi di importanti templi e centri religiosi.

La funzione di comporre e copiare, per trasmetterli, testi sacri e scientifici è da intendere come attivazione del meccanismo che tende alla conservazione della vita del mondo, a proteggere l'equilibrio dell'ordine universale perennemente minacciato dal caos. La Casa della Vita è dunque confrontabile con un luogo di culto, e fra le sue dipendenze c'era talora un sanatorium e sicuramente una biblioteca. Del suo personale fanno parte sacerdoti-Sem e sacerdoti-lettori o ritualisti, per i quali risulta evidente la connessione con la composizione di testi religiosi, e perciò esperti conoscitori delle forze che interagiscono nell'universo. Entrambe le funzioni sono note, in attività di pratica medica e di supervisione all'abbattimento di animali per i sacrifici, assieme al sacerdote-Wab, che unisce fra le sue competenze la moscosfragistica con scienza medica e magia. Queste ultime potrebbero considerarsi le principali discipline, insieme con la teologia, che venivano approfondite e insegnate. Ne derivavano altri ambiti di studio e ricerca e di applicazione. Rimaneva primaria la funzione dello scrivere i testi ed i "libri": il titolo che conosciamo meglio è quello di Scriba della Casa della Vita, quello che i Greci traducono con hierogrammateus.

Fra i testi curati da questi dotti ci sono giunte anche opere con finalità differenti, poiché, a quell'epoca, nei templi ci si occupava di ogni aspetto della vita intellettuale. Quello degli insegnamenti sapienziali è un genere di lunga tradizione. Uno dei principali strumenti didattici era l'Onomasticon, un vocabolario concepito come un inventario per categorie; il più antico che possediamo, detto "Onomasticon del Ramesseo", risale alla XIII dinastia, ma il più celebre di essi fu composto da uno Scriba dei Libri Sacri nella Casa della Vita, di nome Amenemope, vissuto alla fine della XX dinastia. Anche la sua opera è classificata come un Insegnamento. La copia più ampia che ne possediamo, non finita, arriva a 610 lemmi, che non solo enumerano, ma rispondono ad un intento classificatorio, dal momento che le voci sono organizzate per argomenti e l'uso dell'inchiostro rosso sembra evidenziare o singoli termini o nuove partizioni entro questa "enciclopedia a soggetto". L'impresa di riuscire a concentrare l'universo in parole è stata sentita, in Egitto, come una sfida vitale, e ha dato esito ad evoluzioni ed approfondimenti che hanno privilegiato alcuni ambiti della successiva ricerca.

L'affezione dei sapienti egizi per i "libri" è da intendere come riconoscimento della loro autorevolezza di depositari delle acquisizioni scientifiche. La composizione degli archivi di documenti che ci sono pervenuti è in genere varia: i testi scientifici, dunque, sono stati ritrovati in contesti multiformi.

Le nostre conoscenze sulle scienze antico-egizie si basano su di un buon numero di documenti scritti, fra cui risaltano il Papiro Ebers ed il Papiro Smith: entrambi si possono definire manuali, ma sono molto diversi. Il Papiro Ebers raccoglie, in un rotolo con pagine numerate, ricette farmacologiche, con la formula magica di accompagnamento, per la cura di svariate affezioni, che siano però già state diagnosticate. Il Papiro Smith, invece, fornisce le indicazioni per poter arrivare ad una diagnosi e ad una terapia: ogni caso è descritto con modernità, seguendo una scansione in esame dei sintomi, diagnosi e prognosi.

Indubbiamente il medico antico non riponeva la medesima fiducia nel medicamento come nell'incantesimo: i medici egizi erano consapevoli di poter intervenire sulle manifestazioni del male, ma il principio patogeno, che non si sapeva spiegare, era riferito alla potenza degli dei e poteva essere contrastato con lo scongiuro.

Dunque anche gli scongiuri sono da considerarsi di competenza di un medico specialista: la specializzazione è ben testimoniata nella medicina egizia, presupponendo però una base di conoscenze in comune. Uno specialista di medicina applicava nella sua professione la visione del mondo che condivideva con altri colti ed esperti.

Contrastanti testimonianze riguardano le scienze della terra: da una parte abbiamo dati relativi alla "vita" ed alla vitalità delle materie inerti, e simbologie ricchissime che sono applicate al mondo dei minerali; dall'altra abbiamo un documento che testimonia l'attività scientifica che vi è connessa, il Papiro delle Miniere. Sarà stato redatto da un prospettore-geologo, che avrà garantito le competenze e l'esperienza di tecnici, osservatori dell'ambiente.

Gli Egizi sono stati i primi a sottolineare le associazioni naturali, a rendersi conto dei microcosmi e a descriverli. L'osservazione dei ritmi astronomici si accompagnava alla constatazione dei ritmi vegetativi della natura. Di queste osservazioni possediamo testimonianze figurative e lessicali.




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