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FORMAZIONE IN PSICOLOGIA DELLO SPORT

educazione fisica



DISPENSE CORSO BASE

FORMAZIONE IN PSICOLOGIA DELLO SPORT

ANNO 2000

I PRINCIPI DI COSTRUTTIVISMO APPLICATO ALLA PSICOLOGIA DELLO SPORT.

Dott. Marco Chisotti



1) La filosofia del corso è legata all'approccio costruttivista.

Tutti noi abbiamo dei ragionamenti interni, che ci muovono, possiamo anche costruire dei ragionamenti interni e per muovere il motore del ragionamento interno dobbiamo avere in testa dei presupposti, pensieri attraverso i quali ci definiamo descrivendoci nel nostro mondo.

Non possiamo procedere se non cred 646c22g iamo a quello che stiamo facendo, ed a ciò che rappresentiamo. Usare la mente innesta un processo attivo di identificazione attraverso la percezione di noi stessi e della realtà di cui ci circondiamo, in questo modo definiamo i presupposti che a loro volta ci definiscono in una danza senza fine.

Un presupposto è qualcosa che deve essere vero perché qualcosa abbia un senso.

In tal modo i presupposti contano più di ciò che segue successivamente. La mente usa modelli per pensare, ed i motori del ragionamento sono la chiave di utilizzo della mente nei diversi modi di ragionare che possediamo, algoritmi di pensiero attraverso i quali elaboriamo la nostra esistenza.

Uno dei motori di ragionamento comunemente usato è quello definito "lineare", per abitudine ragioniamo attraverso il meccanismo della causa-effetto, Wittgenstein direbbe meglio: "Ragioniamo attraverso la superstizione". Così si ragiona sulle cose del mondo, cercando la cause antecedenti un fatto, cercando le sue implicazioni; siamo registrati su questo modo di pensare pur non essendo l'unico modello di riferimento, ma risulta essere quello più semplice che ci permette più facilmente di essere capiti, facilitando la comunicazione e questo è importante perché ci permette di parlare con gli altri, e di comprenderci. Noi giustifichiamo tutto con la causa effetto. Ad esempio: perché sei qui? Perché sono interessato, perché non sapevo che fare d'altro, perché spero mi possa servire.

Il nostro modo di pensare non è l'unico modo possibile.

Quando devo parlare con me stesso, quando ragiono con me stesso, capisco che quella è solo una delle forme di ragionamento, questo tipo di modello può diventare una forma di superstizione. E' il credere alle cose che fa si che queste esistano così come le crediamo. La psicologia funziona nel momento che riponiamo in essa la nostra fiducia e la utilizziamo per comprendere e spiegare la nostra vita.

Perché la psicologia funzioni bisogna crederci.

Definirci attraverso il meccanismo della causa effetto è un confrontarci sul problema dell'origine, del punto di partenza ma non ci descrive la soluzione di problemi che spesso, si scopre, non ha alcuna implicazione di causa con il problema, ma è slegata da quest'ultimo. Questo limite è messo in evidenza nello sport; infatti, se devo fare una gara e svolgo una ricognizione sul percorso di gara è utile che io riesca a fissare ciò che funziona nel mio modo di affrontare il tracciato, più che fissarmi su ciò che non va, è meglio attivare dentro di noi pensieri positivi, orientati allo scopo, che costituiscono le basi del pensiero costruttivista.

Per comprendere tutto ciò è necessario premettere un concetto, che risulta elemento fondamentale nel processo di identificazione costruttivista della nostra identità:

Noi siamo ciò che pensiamo di essere

Questa frase, se compresa nella sua portata, è lapidaria, è un concetto chiave, su cui si fonda l'esistenza. Intorno a questa idea si struttura buona parte del modello costruttivista di identità. Per definire questo concetto è necessario recuperare i meccanismi con i quali siamo arrivati alla costruzione di noi stessi.

2 COME ABBIAMO ALLESTITO LA CONOSCENZA DENTRO DI NOI?

Facciamo un viaggio indietro nel tempo e riflettiamo sul fatto che probabilmente noi deriviamo dagli animali preistorici e dalle loro evoluzioni nel tempo. Loro hanno fatto ciò che noi siamo, evolvendo hanno definito un percorso e dunque una storia che oggi ci appartiene. Ciò che ci differenzia dai preistorici è la neocorteccia, senza la quale l'uomo sarebbe senza coscienza e senza conoscenza. Da un universo iniziale si è passati ad un multiverso che oggi ci circonda. Ricordiamo che ci appartiene solo ciò che sappiamo nominare e definire, ciò a cui diamo un nome.

PRIMA LEGGE DELLA FORMA: FATE UNA DISTINZIONE!

Questa è la base da cui è partita ogni forma e ogni sviluppo della conoscenza.

L'apparato sensoriale lavora per differenze, distinguere le cose che vengono fatte emergere, siamo ciò che siamo, e le cose sono fatte nel modo in cui sono state distinte.

Dare un nome alle cose, fare un confronto è la base della conoscenza, inoltre quando percepisco definisco anche il possibile utilizzo della distinzione fatta: si è cominciato a fare distinzioni per degli scopi specifici, probabilmente per soddisfare delle necessità.

Noi siamo profeti di noi stessi: da come mi definisco mi penso e dunque agisco.

L'intelligenza è nata molto probabilmente per soddisfare le esigenze di movimento e sfruttare al meglio l'ambiente in cui si viveva.

Le differenze vengono usate per comparare e percepire. Distinguere le cose, gli elementi dal resto, dal tutto, così è nato l'universo, all'inizio, da un pezzo unico si sono differenziate tutte le parti. Noi siamo tali perché le cose si sono differenziate e sviluppate in un certo modo, se si fossero fatte distinzioni differenti noi saremmo un'altra cosa.

Se il primo passo per definirsi in una identità si è costituito nel differenziarci, distinguerci dagli altri, (e ciò ha implicato il confronto, le classificazioni, il dare un nome alle cose.) ecco che il secondo livello fondamentale alla conoscenza ha implicato la memorizzazione.

SECONDA LEGGE DELLA FORMA: RICORDARSI QUALI DISTINZIONI SI SONO FATTE.

La memoria verbale fissa e lega a sé l'esperienza della distinzione, il passa parole il ricordarsi quale distinzione è stata fatta, distingue e separa. Questa è la base da cui è partita ogni forma e ogni sviluppo della conoscenza. Poi si è arrivati all'introduzione di un'immagine, cioè RICORDARE, MEMORIZZARE, FISSARE L'ESPERIENZA di distinzioni fatte. Se non ricordo, non vado mai avanti. (In particolare il bambino inizia il processo di memorizzazione da tre anni in avanti). Tutto ciò non è un meccanismo separato ma costituisce un'unica esperienza. Quando percepiamo, utilizziamo la nostra conoscenza. Riconoscere, percepire, utilizzare avvengono contemporaneamente, ecco l'intera attività cognitiva; l'azione, dunque il movimento, finalizza la nostra percezione, attraverso l'anello senso-motorio, il tutto, registrato nella nostra memoria, si fissa nella conoscenza. Una conseguenza, magari azzardata, di "io sono quello che penso di essere" è: io sono come mi definisco, e dunque divento. Ecco che la percezione e la definizione possono diventare precludenti. All'inizio il ricordare era patrimonio della memoria orale, poi è diventata memoria scritta. Non esiste un registro di ricordi ma dei listati di "comandi" come dei menù che permettono di (obbligano di) ricostruire l'esperienza.

Le leggi della forma sono fondamentali per lo sviluppo della nostra Psicologia dello Sport.

Nella separazione c'è la conoscenza, la consapevolezza di questi due livelli, di come percepiamo e di come ancoriamo a noi stessi le nostre esperienze, è fondamentale. Ognuno ha il suo ricordo in base all'esperienza che ha ricevuto ed ha strutturato attorno a sé.

Se io penso alla parola "cavallo", esso mi appare sia come parola che come immagine. Pensando al cavallo si possono avere tutte le esperienze percettive (odore, sensazioni nel cavalcarlo,.) riferite a quell'animale, ma queste cambiano in base alle nostre personali esperienze dell'elemento "cavallo" (posso immaginare che cosa si prova andando a cavallo ma le mie percezioni saranno sicuramente diverse da chi ha già cavalcato).

Pensiamo a un cavallo, ognuno di noi pensa in modo differente al proprio cavallo, lo costruisce sulla sua esperienza attraverso i propri pensieri e dunque i presupposti organizzativi dell'idea "cavallo".

3 LA PERCEZIONE

Passo per passo definisco cosa mi interessa realmente, ciò che desidero appartenga alla mia esperienza.

Dal momento che la percezione non è un processo così semplice e banale possiamo affermare che per poter percepire non bastano solo i sensi ma serve la conoscenza, senza la quale non posso percepire nulla. Oggi, attraverso il linguaggio, accediamo alle nostre esperienze che sono simili a quelle primordiali, a quelle che noi pensiamo uguali ma non sono in realtà tali poichè è diversa la nostra cultura di riferimento, sono io che le leggo e le contestualizzo così.

Libertà memorizzazione complessa bisogno di essere sincronici (esempio: per potersi sfamare, una volta, era necessario essere sincronici, ossia essere nel momento giusto con l'attrezzo giusto mentre passava l'animale di cui cibarsi); ora, il sincronismo non è più così necessario per vivere ma lo è ancora per chi pratica sport. Quindi l'asincronia con la natura è legata all'evoluzione culturale, un elaborazione della nostra esperienza ma il peso del tempo passato rimane sulle spalle dell'atleta.

In psicologia dello sport devo fare molta attenzione all'individuo, ci vuole anche una bella dose di sincronismo, essere nello stesso tempo e nello stesso spazio, nella stessa realtà dell'atleta. Una volta si doveva essere li quando il cibo era li, poco alla volta ci si è liberarti dal tempo e dallo spazio con l'uso di attrezzi e di tecnologia, per raggiungere una preda ora posso essere in uno spazio differente, e questo riduce il bisogno, ora siamo asincronici ed è la nostra evoluzione culturale che ha portato a ciò, non è possibile definire se tutto ciò è bene o è male, è solo un fatto!

Avere una conoscenza è il nostro modo di pensarci. Aggiungere qualcosa mi rende non più banale, siamo obbligati dalla conoscenza che possediamo:

La conoscenza obbliga.

A proposito della conoscenza e di come questa influisce sulla nostra percezione, provate a considerare la seguente immagine e vedere cosa rappresenta per voi:

Ora riconsiderate la stessa figura conoscendone il significato: "Una donna inginocchiata in avanti intenta a lavare i panni, con vicino un catino per l'acqua."

Bene credo abbiate notato che nel momento che un mondo viene svelato questo non ci lascia indifferenti, la conoscenza obbliga, la conoscenza impegna e limita, pur confinando in modo indispensabile il mondo dandoci la possibilità di percepirlo così come lo conosciamo, il limite della "realtà" é la sua stessa possibilità.

Non pensate ad un cavallo: non è possibile, il pensiero è sempre attivo e non può non esserlo, quando creiamo un atmosfera, attraverso la descrizione di uno stato d'animo, creiamo anche limiti e possibilità dello stesso stato d'animo.

Che cosa comporta l'avere conoscenza sul pensiero "siamo ciò che pensiamo di essere"? Comporta sicuramente che DOBBIAMO ESSERE CIO' PENSIAMO DI ESSERE. Ogni conoscenza obbliga, non si può più prescindere da ciò che si conosce: se conosco posso evitare ma rimango comunque coinvolto, influenzato. Se io dico "non pensate ad un cavallo" ottengo esattamente l'effetto opposto da quello dichiarato: non è possibile che riesca ad ottenere ciò che chiedo, anche perché il cervello è sempre presente in chi se l'è distinto attraverso la propria percezione e l'ha fissato nella sua memoria.

4 LA REALTA'

Noi siamo i migliori profeti di noi stessi: piuttosto di cambiare il modello di causalità lineare, su cui basiamo la nostra esperienza del mondo, la nostra superstizione, mettiamo in rilievo concetti come destino, fato, magia. Quando creiamo un atmosfera portiamo con noi limiti e possibilità di un tutto che si delinea, ogni contesto porta con se le due facce di una stessa medaglia. La nostra identità possiamo intenderla strutturata su due livelli, quella sognata tra dnoi stessi e quella che viviamo con gli altri che è poi il nostro sogno condiviso.

Rispetto alla magia ad esempio, arriviamo a credere ad essa pur di non mettere in dubbio la percezione della realtà così come ci appare.

Se abbiamo dubbi sulle nostre grandi certezze, come pensiamo sia la realtà?

A tale proposito ci ricorda Hegel "Se la teoria è messa in dubbio dai fatti, tanto peggio per i fatti".

La nostra ipotesi sulla realtà, su quello che ci circonda è unica, e noi gli siamo fedelissimi, non ci rendiamo conto del grosso limite che ci siamo creati attorno ad essa.

Esperimento visivo: disegnare su un foglio un punto ed un asterisco. Allontanare il foglio guardando il punto e osservare ciò che si vede: ad un certo punto l'asterisco scompare.

Nell'occhio c'è un punto, detto punto cieco (punto i cui entra la diramazione retinica del nervo ottico), in cui non è possibile vedere. Noi non vediamo di non vedere, cioè vediamo sempre. Scompare l'asterisco ma continuo a vedere il foglio: il nostro cervello completa quello che manca, cioè ciò che dobbiamo vedere in base alla fisiologia data e alla cultura di base sulla quale ci siamo formati, noi siamo pieni di completamenti. Descrivere e far emergere sono due concetti base. Il modo con cui descriviamo è dato da come siamo fatti, (la nostra fisiologia così come la intendiamo) e da come ci pensiamo (la nostra cultura di riferimento).

Il mondo è come tu lo descrivi, (ossia lo fai apparire e lo fai emergere). Esperimento delle dita accavallate: se ti tocchi la punta del naso con le tue dita, indice e medio accavallate ti sembra di toccare due punte dl naso.

L'oggettivazione è costruita dalla cultura non posso avere esperienze percettive tattili confuse, se non c'è nella mappatura del cervello non entra nella nostra realtà, nell'esperienza cognitiva. Ognuno di noi è una persona diversa: siamo simili a livello strutturale ma mai identici.

La magia nega qualcosa che dovrebbe esserci, per cui è un 'esperienza ai confini della realtà, varia a seconda di come te la rappresenti ed arrivi a descriverla.

Avvicinarsi in maniera diversa alla realtà condivisa ci porta a vederla e viverla diversamente. A volte ci capita di essere ingannati (anche per cose semplici e banali), le interpretazioni che daremo saranno diverse (o uguali), ma saranno viste con occhi diversi rispetto a quelli coi quali osserviamo quotidianamente la realtà, altre volte desideriamo farci ingannare, l'inganno è così evidente che ci piace viverlo, cerchiamo l'affare, cerchiamo di guadagnarci, ma entriamo in un sistema che ci truffa a sua volta, non esiste miglior truffato di chi cerca l'affare in modo disonesto, prima o poi l'affare riguarda qualcun'altro.

La realtà è una iniziazione che si dipana nei diversi anni di scolarizzazione, attraverso dei passaggi si perdono nel tempo, non ci si rende conto del processo avvenuto e ci si trova cambiati.

Facendo riferimento all'antropologia vediamo come in alcune tribù della foresta Amazzonica il passaggio di un individuo da fanciullo ad adulto venga strutturato facendo trascorrere ai bambini una settimana da soli nella foresta. Loro non sanno di essere tenuti sott'occhio dagli adulti, pensano di essere da soli, ed in fondo è come se lo fossero. In questo caso il passaggio evolutivo è più che sottolineato e riconosciuto da tutti, alla fine viene festeggiato e ufficializzato, è un insigt induttivo dell'esperienza che trasforma le persone, parte un ragazzo e torna un uomo.

Nella nostra realtà occidentale i passaggi sono nascosti, non riconosciuti e ciò rende difficile per gli individui raggiungere la consapevolezza. Quando gli atleti sono influenzati dalle aspettative altrui (ad esempio: non vincerai) possono effettivamente perdere, se sono in grado di non ascoltare, di non lasciarsi distrarre, non dare ragione possono evitare di entrare in panico. In questo caso però l'atleta è solo, deve strutturare una propria esperienza e deve giocarsi la possibilità di vincere: deve credere nelle proprie possibilità. Ogni componente del carattere incide sulla dimensione globale: un atleta può essere bravissimo nella tecnica della sua disciplina ma incapace di instaurare rapporti umani soddisfacenti. Lo sport, che gioca sulla parte "animale", istintiva, dell'individuo è più facile da apprendere, per esempio, se manca la sovrastruttura culturale che fa da filtro (da bambini ci si "butta" di più, ad esempio, le esperienze primordiali funzionano perché non c'è ancora il cognitivo che ingombra).

Ritornando ai concetti fin qui considerati, possiamo confermare che la conoscenza obbliga (non vediamo di non vedere) e la conoscenza più ovvia è quella su noi stessi. La conoscenza di noi stessi è in buona parte inconsapevole, stratificata nelle esperienze e nel tempo passato, (non ricordiamo i passaggi che ci hanno portato ad essere come siamo), non ti è stato detto che potresti essere differente. Nel momento stesso in cui hai la percezione della linea del tuo tempo personale, il tempo ha e ti impone una sua struttura: passato, presente, futuro. Ognuno ha la sua idea del tempo, "sono stato", "sono", "sarò".

Secondo il modello CAUSA EFFETTO noi siamo condizionati da come siamo stati; nel passato ci sono tutti gli elementi per vedere e capire come siamo e come saremo, ma se è vero questo, è anche vero che: " io sarò " può condizionare altrettanto la mia vita presente di come ci condiziona il considerare il passato: " io sono stato ".

L'atleta, per poter fare il movimento, ha bisogno di anticiparlo con la mente, deve prevedere, aspettarsi, immaginare, in questo modo struttura a piccoli passi la sua esperienza. Si fa condizionare dal suo futuro, costruisce l'esperienza in base all'attesa che si è creato.

G. A. Kelly ci fa notare molto bene tale principio:

"L'individuo è psicologicamente orientato dal modo in cui anticipa gli eventi."

E' necessario vivere all'altezza dei propri sogni e non solo all'altezza dei propri vissuti. La prima cosa è molto difficile perché emotivamente sono condizionato dalle esperienze, da come le vivo e dal peso che gli do. Qui si introduce bene lo sport estremo.

Fare è diverso da essere. Chi fa sport estremo appare come uno che rischia. La domanda più frequente è "Ma non hai paura?". Alcuni teorici interpretano come desiderio di morte il desiderio, e l'applicazione verso alcuni sport estremi. A volte, invece, succede proprio il contrario: questi sport riescono a dare un senso e un significato vitale all'individuo che li esercita. Per poter volare è necessario sperimentare e manipolare l'ansia, un ansia cognitiva, curiosità, interesse, motivazione, che è poi l'ansia positiva che ti permette di andare avanti. Il volo è la necessità di conoscere, sperimentare e superare l'ansia per conoscere la vita e poterla controllare. Gli sport estremi richiedono un'elevata consapevolezza di se stessi, dei propri limiti e delle proprie risorse. Quando si vola si è assorti nel "qui ed ora", è come una forma di meditazione, una strategia che diventa tale.

Negli allenamenti sportivi si fanno delle cose in più, rispetto ai propri limiti e alle proprie aspettative, proprio per poter arrivare all'obiettivo preposto durante la gara (se voglio fare 100 in gara, negli allenamenti mi impongo di arrivare a 130-150), e per poter fare questo é necessario mettere l'intelligenza al servizio del movimento. Un vero atleta-corridore non corre ma diventa e si sente " la corsa ", Mennea che si era inventato di trainarsi dietro di sé una slitta carica di sassi, che si faceva trainare da un amico in Lambretta per superare la soglia della sua velocità, conosceva bene cosa voleva dire mettere l'intelligenza a servizio del movimento.

La potenza sta nella convinzione, e questa può diventare anche una forma di lavaggio del cervello a cui essere indottrinati. Un grande insegnante non è colui che sa fare bene una cosa, o chi ha una competenza particolare ma chi sa raccontare ed esporre ciò che intende offrire. Un buon allenatore non deve solo avere una buona tecnica ma deve essere in grado di relazionarsi con l'atleta altrimenti non è un buon insegnante; chi è molto bravo fa salti logici così complessi che gli altri non riescono a seguirlo. La mente è complessa e insegnare è un'arte. Essere un allenatore è un'arte che si può apprendere, non è assolutamente detto che un buon allenatore debba essere stato un grande atleta.

La psicologia dello sport darà risultati se chi la applica ci crede, se riesce a coinvolgere gli altri e se costruisce un senso comune condiviso attorno ad essa. Non basta dire, bisogna credere se si vogliono portare avanti le cose, bisogna applicarle se si vuole ottenere dei risultati gli altri devono sognare con te. Io posso pensare a qualsiasi cosa in qualsiasi momento senza legami con il mondo esterno in quanto la penso, la elaboro e la vivo. E' possibile ottimizzare l'apprendimento con la ripetizione mentale del gesto (visualizzazione), in questo modo non c'è, ad esempio, logorio dei muscoli, attraverso:

  1. L'uso dei sistemi rappresentazionali della mente, vista, udito, tatto, (ottimizzazione rendimento sensoriale).
  2. Costruendo una vera e propria simulazione mentale.

5 ALLENARE LA MENTE: CREDERE, CONTAGIARE, CONDIVIDERE, COSTRUIRE

E' importante cominciare a pensare a come mi aspetto che le cose andranno, a cosa potrà succedere. Entrare nell'ottica, come abbiamo detto, che siamo psicologicamente canalizzati ed orientati dal modo in cui anticipiamo gli eventi. (L'uomo ricercatore G. A. Kelly).

Sono le aspettative che appesantiscono i gesti. Il successo dell'atleta è nella sua convinzione: anche quando perde è convinto di poter riuscire.

Se le persone credono in voi, non siete pazzi, siete un "movimento" di tendenza ed opinione.

Il modello non va imposto ma va costruito con chi ci circonda. Lo zaino, con ciò che mi serve, va preparato insieme alle persone che mi stanno vicino. Se voglio andare in montagna devo deciderlo prima di partire e di conseguenza preparare l'occorrente, non dimenticando che il tutto va portato sulle spalle. E non per tutti sono indispensabili le stesse cose!

Metafora del "cavolo":

"Si racconta la storia di un'isola in Qualche Luogo, in cui gli abitanti desideravano fortemente di andare altrove e fondare un mondo più sano e degno." Il problema, tuttavia, era che l'arte e la scienza del nuoto e della navigazione non erano mai state sviluppate - o forse erano state perdute già da molto tempo -. Per questo c'erano abitanti che semplicemente non si permettevano neanche di pensare ad alternative alla vita nell'isola, mentre altri facevano qualche tentativo di ricerca di soluzioni ai loro problemi, senza preoccuparsi di acquisire la conoscenza necessaria all'attraversamento delle acque. Di tanto in tanto alcuni isolani reinventavano l'arte del nuoto e della navigazione. E di tanto in tanto giungeva presso di essi qualche studioso. Allora si verificava un dialogo come quello che segue:

- Voglio imparare a nuotare.

- Che condizioni poni per ottenere ciò?

- Nessuna. Desidero solamente portare con me la mia tonnellata di cavolo.

- Quale cavolo?

- Il cibo di cui avrò bisogno dall'altra parte o dovunque andrò a stare.

- Ma ci sono altri cibi dall'altra parte.

- Non capisco cosa vuoi dire. Non sono sicuro. Devo portare il mio cavolo.

- Ma con tanto peso addosso, una tonnellata di cavolo, non potrai nuotare.

- Allora è inutile che impari a nuotare. Tu lo chiami un peso. lo lo chiamo il mio nutrimento essenziale.

-Supponiamo, come in un'allegoria, di non parlare di cavoli ma di idee acquisite o presunzioni o certezze?

-Mmm... Vado a portare i miei cavoli dove c'è qualcuno che comprenda le mie necessità."

(L'albero della conoscenza, Maturana e Varela).

Il cavolo è sempre cavolo ovunque lo acquisti, ma non è mai uguale a quello che porti da casa tua. Non sono tutti "cavoli" tuoi, non appartengono al tuo modo di pensare. Il tuo modo di pensare ti favorisce, da un lato, ma dall'altro ti preclude molte altre possibilità. Ogni libertà da un lato è una possibilità in più, dall'altro lato è una zavorra che ti limita. Siamo influenzati dai pensieri che ci appartengono ma per fortuna non tutti i pensieri appartengono a tutti: ogni medaglia ha sempre due facce, le qualità che ti appartengono costituiscono il tuo potenziale nel "qui ed ora", cambiando ambito e contesto storico ogni cosa che possiedi può arrivare a costituire il tuo limite.

Migliorare ciò che si possiede: ogni pensiero è puro nel suo modo di manifestarsi ma è impuro in contesti diversi.

Ogni modo personale di fare esperienza è un modo personale di conoscere. Il linguaggio descrive ciò che possediamo sia in termini di possibilità sia in termini di limiti. Se ne siamo consapevoli riusciamo a correggerli, altrimenti no.

All'atleta bisogna dare suggerimenti perché si renda conto di tutte le parti che compongono il suo corpo. L'identità si struttura con un rito che possiede o che costruisce dentro di Sé, costruirsi un identità é parte essenziale dell'esperienza d'essere uomo. Le sensazioni che proviamo non sono le uniche possibili ma sono quelle che riteniamo al momento le più valide. Se io abbino al volo il vuoto, ho paura e mi vengono le vertigini, ma se io volo realmente non succede. Il momento del decollo è definito pericoloso dal giornalista mentre il professionista lo considera delicato. I termini del giornalista sono legati alla paura mentre quelli del professionista sono legati al successo. Con gli atleti è necessario fare molta attenzione all'uso dei termini, questi devono sempre essere idonei alla prestazione da eseguire. L'atleta viene visionato sul linguaggio e i suoi termini sono orientati al successo.

Più sei geloso del tuo spazio mentale, meno sei influenzabile dall'esterno, più mantieni il tuo focus attentivo adeguato, più sei orientato a vincere.

Si vince e si perde più per sentito dire, subendo le aspettative interne ed esterne. La tua attenzione è posta a ciò che ti interessa e che per te conta. Così vi è un dispendio minimo di energie e un massimo risultato ottenibile. Per esempio: in una squadra c'è una persona che serve a tirare tutte le altre. La consapevolezza incide sul rendimento. Le conoscenze obbligano e l'intelligenza non è solo una manifestazione scolastica ma può avvenire anche attraverso il movimento. Sapere per fare.

E' necessario chiedere all'atleta: "cosa pensi di te stesso?", se pensa di non essere in grado e di non riuscire a vincere è fondamentale lavorare per cambiare i suoi presupposti. Per ottenere il risultato deve possedere il permesso di vincere. E il permesso va costruito e contrattato con l'atleta.

Cosa siamo qui per fare, perché siamo qui e per fare che cosa. Non bisogna avere paura di chiedere e domandare chiarimenti, la mappa che è utile che mi faccia può essere composta utilizzando le 6 domande base: CHI, COSA, COME, DOVE, QUANDO, PERCHÉ.

Sono le domande che aiutano a definire l'obiettivo ben formato. Il setting, ad esempio, è da definire e configurare nei dettagli; ad esempio per l'atleta può essere utile sapere quanti passi fa in 400 mt (è più facile migliorare il tempo di ogni passo che quello totale).

Come si fa un certo sport? Mai nulla deve essere dato per scontato, comprendere l'altro non vuol dire aver capito, vuol dire vivere l'esperienza che l'altro ha vissuto. Si procede lentamente per potere costruire un percorso mentale con la persona che fa quella certa cosa. Spesso sono gelosi di quello che per loro li fa vincere e non ce lo dicono se non abbiamo instaurato con loro una buona relazione.

Certe domande favoriscono la descrizione da parte del soggetto. Quando non è possibile chiedere all'atleta una descrizione troppo complessa a livello linguistico si possono usare delle metafore per permettergli di manifestare ciò che prova, vive, pensa (ad esempio si può domandare: "Raccontami la tua esperienza di sport come se tu fossi un animale!"). Il metamodello linguistico aiuta con la sua struttura ad ottenere una descrizione precisa.

L'invio ad un colloquio da parte di uno sportivo può essere di differente natura: alle volte viene inviato dall'allenatore, dal tecnico o dal dirigente perché questi ritiene che abbia un problema, un blocco, una difficoltà, spesso tradotta dal luogo comune: "Va molto bene in allenamento, poi in gara non rende per quel che vale!"; altre volte, più raramente, è l'atleta stesso che desidera migliorare. In entrambi i casi ci deve essere una forte partecipazione da parte dell'atleta.

Nell'ingaggio iniziale è importante che si costruisca un legame ed una sorta di contratto, in cui si definiscono le reciproche aspettative e responsabilità. E' importante non fermarsi alla descrizione del problema, ma andare a delineare una possibile soluzione, e dunque collegare i due aspetti in un secondo momento.

Bisogna sognare insieme, se non si crea illusione e suggestione non si può vincere. Visionare = osare. Anche il medico, quando ti prescrive una medicina, utilizza le risorse e le sostanze che già sono dentro di te (dall'effetto placebo, all'interazione delle diverse sostanze). La predisposizione interiore è alla base di tutto. Sognare è utile e opportuno: il problema è portare il sogno alla realtà. Il canale visivo è immediato, più comparabile e più elaborabile. Prima di apprendere gli strumenti, i sogni vanno vissuti: il rilassamento non va solo sognato, va anche praticato!

Sognare e costruire gli strumenti per arrivare al risultato è fondamentale, in ogni caso alla base di tutto c'è la costruzione della relazione con l'atleta. Sognare insieme è importante perché la realtà si costruisce solo assieme. L'obiettivo da raggiungere è la "mission" che ognuno possiede. Se sogni di raggiungerla l'hai già raggiunta dentro di te e devi impegnarti per raggiungerla anche fuori di te: alla visione si aggiunge quindi la missione, cioè l'impegno costante e frequente, il lavorare per raggiungere l'obiettivo, il crederci comunque. Il visionario ha già vinto perché ha l'idea della vittoria e ci crede prima di averla raggiunta.

6 TRE ELEMENTI SU CUI SI BASA IL CONCETTO DI IDENTITA'

I° CONCETTO: CONSAPEVOLEZZA FISICA E PSICOLOGICA

La capacità di rendermi conto del mio stato psico-fisico.

II° CONCETTO: LA COSTANZA CHE MI RENDE COERENTE

Sono diversi per ogni individuo: posso avere tanta consapevolezza ma poca costanza o viceversa, un buon atleta ha di solito un buon equilibrio tra i due elementi.

III° CONCETTO: SENSO E SIGNIFICATO

È la parte evoluta dell'uomo che emerge. Per fare bene uno sport non basta vincere ma serve dare un senso profondo a ciò che si fa, e questo serve per accresce la motivazione. Dare un senso a ciò che si fa, creare un fine fa la differenza tra un semplice atleta e un campione. Se un campione riesce ad esempio a superare grosse difficoltà fisiche è perché ha saputo dare un senso al suo impegno.

Per ciò che riguarda il sogno è utile porsi la seguente domanda: "Fino a che punto è legittimo sognare, e da punto il sognare ci fa rischiare di subire frustrazioni?"

LA RUOTA DELL'ESPERIENZA

Se giri unicamente sul piano della tua esperienza personale tendi a ripetere le stesse cose.

Dimensione di sfida; auto percezione; le tue possibilità, ciò che sei in grado di fare, come ti percepisci. "Ho i mezzi per farlo" conta l'idea che tu hai di te stesso.

Dimensione del compito: se non pensi di fare più di ciò che sei in grado di fare non riuscirai mai a raggiungere il tuo limite, che é influenzato dall'idea che tu hai di te stesso. E' importante insegnare le cose per piccoli passi in modo che tutti capiscano e gioiscano e siano gratificati dal lavoro svolto, è utile ridurre la distanza tra i passi il più possibile.

ATTIVAZIONE

Cos'è che ti attiva? L'elemento motivante. Il compito su cui si svolge l'allenamento è proporzionale alle capacità. E' la motivazione, è qualche cosa che ti sogna, tu fai parte di quel sogno.

ESPERIENZA OTTIMALE

Alta capacità (molto bravo)

Alta sfida (almeno quanto la tua capacità)

L'allenatore deve saper vedere le risorse e i limiti. Il confine tra le due è fluttuante e dipende da come le percepisco. La realtà deve essere condivisa. Consapevolezza e coerenza e senso sono gli elementi dell'identità

CONTROLLO

Basso impegno

Bassa sfida

Alta capacità

Se tutto è sotto controllo puoi raggiungere il massimo risultato. Per esempio, è molto importante imparare a cadere e non farsi male. Immaginare come si cade, nel modo giusto e corretto, è fondamentale

RILASSAMENTO

Alta capacità

Basso impegno

Il problema è sentirsi padrone della situazione e abbassare il livello di attenzione quando non si è ancora in grado di poterlo fare. E' il rischio dei dilettanti. Prevenzione infortuni nelle palestre: ad esempio rispetto alle palestre dove si impara a fare alpinismo e non si tengono conto le variabili del contesto reale che in palestra non ci sono (sbalzi di temperatura, terreno viscido.): si esce convinti di saper affrontare la montagna e non è vero.

NOIA

Media capacità

Bassa sfida

Il compito è percepito facile. In termini didattici si parla di calo di motivazione. Spesso succede in sport ripetitivi ed è compito dell'allenatore strutturare un setting interessante.

La vision deve essere seguita dalla mission: da visionario a missionario

Se un uomo ha fatto questa cosa, io sono un uomo è posso farla anche io (vision): devo metterci l'impegno e la passione, però.

APATIA

Bassa capacità

Bassa sfida

Vi è mancanza di stimoli

PREOCCUPAZIONE

Bassa capacità

Media difficoltà

Spronare l'atleta a misurarsi è importante ma è necessario fare attenzione a non dare una difficoltà troppo alta riferita alla competenza, altrimenti nasce la preoccupazione, che a piccole dosi può diventare paura. Lo psicologo sportivo è un allenatore virtuale. Il compito deve essere dosato.

ANSIA

Ostacolo troppo impegnativo

Comportamento inadeguato alla sfida

Rilassamento precoce (soprattutto nelle squadre con elementi molto diversi)

Dal rilassamento alla preoccupazione a volte il passaggio è diretto e la ruota si "chiude".

Nella ruota dell'esperienza ATTIVAZIONE ESPERIENZA OTTIMALE CONTROLLO L'attivazione è data dall'elemento motivante e dalla proporzione del compito rispetto alla capacità.

MISSION ripetere, essere coerenti, impegnarsi

VISION elemento motivante, il sogno che si alimenta delle sensazioni che vivo sognando

Ogni atleta è organizzato di base secondo lo sport che pratica ma poi ogni individuo è in grado di personalizzarlo.

6.2 L'organizzazione dell'identità

E' costituita da tre sfere il cui equilibrio è fondamentale per potersi strutturare in maniera equilibrata:

1 - elementi intorno al SENSO - strutturati in base alle idee, ai pensieri, ai messaggi che mi ripeto IL SIGNIFICATO che attribuisco alla mia vita

2 - elementi intorno alle sensazioni, alla CONSAPEVOLEZZA - ciò che penso, ciò che vivo e che percepisco; come vivo il corpo e le idee LA PRESENZA

3 - elementi intorno alla costanza, equilibrio, COERENZA al mio interno CONGRUENZA verso l'esterno

PENSIERI equilibrio SENSAZIONI

IMPEGNO

Io posso vedere ma non guardare, per guardare devo conoscere.

Ogni atleta ha un'identità di coerenza (equilibrio), di consapevolezza (sensazione) e di significato. E' la dimensione dell'essere, l'identità come esistenza. Cosa diversa è il "fare" che porto avanti: attraverso le relazioni che inizio con altri soggetti, attraverso i contenuti, attraverso i contesti diversi. L'identità esiste attraverso la relazione che va costruita in un contesto-ambiente coerente, che va studiato. I contenuti sono la tecnica degli esercizi, l'esperienza pratica che porta l'atleta.

IDENTITA' FARE

ESSERE

Il colloquio è da strutturare facendo specificare in modo positivo i sensi e i significati della vita della persona, non dando per scontato nulla. Il contesto guida ciò che manifestiamo ma se non lo conosciamo dobbiamo farcelo spiegare.

Indice di comparazione = sono il più forte. L'atleta che pensa e crede a ciò non si fa influenzare dalle voci che girano. No distrazioni, no influenze.

II LA PROGRAMMAZIONE NEURO LINGUISTICA.

1 Le origini.

Negli anni '70 in America viene promossa una ricerca su alcuni personaggi che risultano essere eccellenti comunicatori con l'intento di strutturare un modello di riferimento sulla comunicazione.

Vengono filmati per molte ore alcuni psicoterapeuti e ne esce una capillare descrizione di come comunicano e si relazionano con i loro pazienti. Il minimo comune denominatore risulta essere la capacità di trovare la massa critica della persona cioè il punto giusto su cui far leva per ottenere un cambiamento. Cosa significa ciò?

Nella persona ci sono delle risorse (massa critica) che sono spesso identità-dipendenti, cioè legate a parti dell'identità, e che messe insieme possono creare, o almeno favorire il cambiamento. Ognuno di noi con persone diverse mette in gioco diverse identità possibili, ogni contesto richiede identità diverse, io mi atteggio e mi muovo a seconda delle persone con cui sono. Per raggiungere la massa critica (il potenziale di cambiamento) devo trovare più parti di me stesso che concorrano al cambiamento.

La sensibilità ad accorgerci dell'"altro" è una costruzione mentale che facciamo in base alle nostre esperienze. Ed ecco che io mi devo allenare per esercitare la sensibilità che mi permette di cogliere le particolarità, le manifestazioni dell'altro: cogliere e raccogliere i segnali che ci permettono di capire chi si ha di fronte. Prima che avvenga il cambiamento emergono segnali che anticipano ciò che avverrà e raccogliere questi segnali è fondamentale per il cambiamento stesso.

BANDLER E GRINDER sono gli inventori di ciò, sono gli inventori del modello della programmazione neuro linguistica, detta PNL o NLP(sigla inglese). Per fare questo hanno studiato il comportamento di tre grandi personaggi

Satir (studiosa dei sistemi, la famiglia)

M. Erikson (ipnosi strutturata con l'uso del linguaggio)

Pearls (gestalt therapy)

2 Alcuni assiomi della PNL

  • C'è comunicazione solo quando si è cambiati dopo il coinvolgimento con qualcuno.
  • Il risultato della comunicazione dipende da noi.
  • Se qualcuno sulla terra é riuscito a fare qualcosa allora tutti potenzialmente siamo in grado di fare quella stessa cosa.
  • Se vuoi divenire qualcuno comincia a farlo (sognarlo, organizzarlo, fingere di essere).

Se qualcuno sulla terra è in grado di fare qualcosa anch'io posso farlo, mi devo solo allenare.

  1. Capisci il modello: lo sogni, te lo raffiguri
  2. Lo modelli: ti mettiti nei panni di chi vi riesce e fingi di essere in grado di farlo

Se pratichi la stessa strada di una persona che ha raggiunto determinati risultati, é facile che raggiungi gli stessi risultati.

Gli sperimentatori Bandler e Grinder hanno modellato per 5 anni una persona su M. Erikson ed egli é arrivato ad essere così simile a lui da riprodurre persino la sua paresi.

Devi modellare e modellarti su chi vuoi emulare e se vuoi modellarti perfettamente devi accettare anche le cose negative, ogni "perfezione" porta con se i propri limiti.

Il meccanismo di apprendimento per imitazione e per emulazione è in parte conscio ed in parte inconscio, in ogni caso é un processo di costruzione. Qualunque forma, anche geniale, di comportamento porta con sé grossi limiti, c'é un risvolto della medaglia per ogni possibilità intrapresa.

Ci vuole sempre una mentalità orientata allo scopo, nello sport quello che non ottieni in 2/3 anni non lo ottieni più e sei fuori dal giro, ma se recuperi in tempo la "testa", le risorse mentali, allora ce la puoi fare.

Le persone hanno delle risorse devono solo sperimentarle ed attrezzarsi per poterle sfruttare.

Le persone percepiscono la realtà attraverso i loro organi sensoriali e lo fanno utilizzando prevalentemente un canale sensoriale piuttosto che un altro.

Ci sono degli studi che hanno permesso di vedere e capire quale canale sta usando un soggetto attraverso la lettura di segnali esterni emessi dalla persona in modo del tutto involontario.

I tre tipi di esperienze sensoriali.

V

visive

ciò che vedo

A

auditive

ciò che odo

K

cenestesiche :

ciò che sento: pelle esterna ed interna

Modalità non verbali e paraverbali

esperienza

accesso

sguardo

respiro

tono e parlata

V

Immagini ricordate sx

Immagini inventate dx (n°1)

Verso l'alto sx

Verso l'alto dx

Veloce e breve

Acuto, veloce

A

Parole, voce interna, suoni, musiche

Frontale, Laterale (livello orecchie) Basso a sx (dialogo interno) (n°2)

Pieno e lento

Modulata, sottolineatura analogica

K

Sensazioni interne ed esterne

Verso il basso, guardarsi dentro

Pieno e profondo

Bassa di pancia

(n°1) se ci accorgiamo che il soggetto sta andando su in alto con lo sguardo e gli chiediamo cosa sta immaginando lo aiutiamo

(n°2) non si può parlare senza costruire un dialogo con qualcuno, alle volte la voce interna è di qualcun altro o inventata per potersi parlare. Il rischio delle persone auditive è che si dicano cose negative o limitanti, tipo: "non ce la faccio, non sono in grado, non me lo merito, non posso.ecc.", si devono eliminare le voci e gli atteggiamenti negativi, per lasciar il posto ad atteggiamenti positivi.

Parlare significa assecondare un modo di pensare, seguire il flusso dei propri pensieri.

Le sensazioni sono più difficili da controllare perché uno se le sente addosso.

Il mondo delle sensazioni ci interessa perché conoscere la sensibilità dell'altro è fondamentale per costruire la relazione con l'altro.

Un depresso guarda in basso, verso il suo interno, solitamente chiuso in sé stesso.

Un uditivo ha la voce più modulata e si accorge della sua voce modulandola ulteriormente e cambiandola in base ai diversi significati.

Pensiamo alle fobie: il lavoro da fare e sulla sensibilizzazione che la persona si é costruita, per de-strutturare i legami forti che si sono creati, soprattutto attorno alle esperienze negative; il mio modo di pensare sta dietro il mio modo di essere, di sentire. Le persone parlano di loro, il problema per capirle è di chi le sta ad ascoltare ed osservare.

Nella comunicazione possiamo tenere tre posizioni differenti:

  1. io sono me stesso (stare nei propri panni)
  2. io sono l'altro (mettersi nei panni dell'altro)
  3. io mi metto esterno (meta-posizione, meta-comunicazione, osservatore)

Esercizio.

Struttura: Gruppi di tre persone, tre elementi (V, A, K, ) di tre fasi ciascuno: a turno ogni persona fa il pensatore, e due fanno gli osservatori

Scopo: cogliere i pensieri di chi pensa attraverso la sua espressività.

A turno ognuno, senza parlare, dovrà pensare a tre diverse cose, sempre le stesse tre, che devono essere tre episodi della vita, uno positivo, uno neutro quotidiano ed uno positivo. I due osservatori dovranno percepire e cercare di identificare la connotazione degli eventi in base agli elementi visibili, udibili e percettibili.

Al primo giro il pensatore dovrà prima dire quale delle tre esperienze sta per pensare, poi farà un altro giro senza dirlo, dando solo indicazioni riguardo l'inizio e la fine.

Poiché l'esercizio è strutturato sui tre canali quando si lavora su uno si devono sospendere gli altri due, ed ecco che:

esperienza

Canali sensoriali usati

comandi


V

A

K


Visiva

Si (n°3)

no

no

via e stop

Auditiva

no

Si (n°4)

no

via e stop

Cinestesica

no

no

Si (n°5)

via e stop

(n°3) il pensatore non parla può avere occhi aperti o meno, non ci si deve toccare

(n°4) Il pensatore dovrà contare da 1a 15 mentre pensa i tre pensieri, i percettori hanno occhi chiusi e non ci si tocca

(n°5) palmo a palmo, il pensatore ha le mani rivolte verso il basso, lieve contatto, tutti con gli occhi chiusi, nessuno perla se non per dire via, prima dello stop si tolgono le mani

Il canale visivo è il più facile da cogliere, perche si é più abituati ad usarlo.

Sono esercitazioni sui canali sensoriali e servono per capire l'altro ed entrare in empatia con lui/lei: se non so come presentare un argomento uso tutti e tre i canali, da visivo ad uditivo fino a cenestesico la complessità va in crescendo.

Le persone sono in grado di gestire contemporaneamente fino a 7 + 2 sensazioni, poi vanno in trance ipnotica, dissociati dal loro livello di attenzione quotidiano.

Gli sciatori spesso lavorano sul canale uditivo, sulla scansione musicale, il ritmo con cui affrontare le porte.

Così giocatori di alto livello nel tennis seguono la pallina, durante la fase del servizio (la battuta iniziale disponibile a turno per entrambi i giocatori), cogliendone la direzione a livello uditivo, data l'eccessiva velocità della pallina.

3 Organizzazione dl setting.

La psicologia lavora a vari livelli. Uno di questi è quello dell'area della persona, che non riguarda necessariamente la psicologia del profondo (sempre che si possa affermare l'esistenza di un profondo), ma si occupa delle modalità con cui le persone organizzano la loro vita quotidiana, ossia quell'ordine di cose che sviluppiamo per soddisfare i principi che ci guidano nel nostro quotidiano. Ognuno di noi segue dei principi "guida", delle credenze, sui quali basa il proprio agito. Le persone hanno degli obiettivi da raggiungere nel corso della loro giornata, impegni, coerenze, responsabilità, se questi riferimenti interni non concordano con la realtà che li circonda, con le volontà di altri, possono nascere dei conflitti, e se il blocco che scaturisce è dato da un ostacolo vissuto al proprio interno il conflitto si genera all'interno dell'individuo stesso.

Le persone sono composte da parti diverse, che si dedicano ad aspetti diversi della loro vita; in base ai diversi ruoli e contesti in cui si trovano a vivere e ad agire: come studenti, figli, professionisti. Non sempre queste parti sono in comunicazione tra loro, interagiscono e desiderano le stesse cose, nel momento che queste parti puntano in direzioni differenti ogni cosa si rallenta e in tal modo vengono e perdersi le sinergie.

Se il conflitto nasce nell'atleta succede una cosa molto particolare: la parte non disposta all'impegno e allo sforzo o si mette in disparte o fa lo "sgambetto", si oppone al raggiungimento del successo attraverso somatizzazioni, dimenticanze, errori...Una parte del corpo dell'atleta è in contrasto con altre...per esempio i muscoli agonisti si trovano ad essere frenati da quelli antagonisti (la gamba balza in avanti ma perde potenza e agilità durante il recupero, ritorno dell'arto) e ciò avviene in modo inconsapevole. E' una rigidità di movimento data da parti che si trovano in conflitto. Si crea freno ed inibizione al gesto, mancanza di fluidità, proprio perché manca sinergia. Questo non capita solo agli atleti, le somatizzazioni sono spesso messaggi del Sistema Nervoso Centrale (SNC) che si manifestano attraverso il corpo. Ad esempio mangio con rabbia e non digerisco, lo stress colpisce una persona che si sente posta di fronte ad una serie di stimoli vissuti come più pericolosi di quello che sono in realtà, per cui si prepara attraverso comportamenti esagerati, ed una attivazione sovradimensionata, non opportuna, che produce una serie di disturbi.

Ad ogni pensiero corrisponde una reazione/manifestazione fisica e noi non possiamo non pensare. Ogni cosa che pensiamo ha una proiezione, più o meno evidente, sul nostro corpo. Le reazioni sensoriali diventano emotive quando le ho elaborate e connotate di significato creando associazioni, dalle sensazioni arrivo ad avere emozioni solo quando le sensazioni vengono ad ancorarsi, attraverso i pensieri, alla mia identità (le sensazioni connotate emotivamente diventano idee connesse in un sistema di "coscienza", sistema di significati coerenti di cui ho consapevolezza).

Introduciamo ora il concetto di legame (ancora): le idee in noi sono sempre collegate e spesso vengono spiegate anche se sono ripetute poche volte. Per un comportamento ad un individuo bastano poche ripetizioni, poi si costituisce una regola. Negli animali ciò non accade così velocemente, il vantaggio per l'uomo è:

  • avere in tal modo una maggior sensibilità verso il mondo esterno
  • avere una capacità predittiva più sviluppata che ogni altra forma animale

Lo svantaggio è che l'uomo si arrocca dietro archetipi che sono poi duri da abbattere.

Un'idea di come siamo fatti psicologicamente è che la persona è fatta di diverse parti, diversi ruoli e diversi interessi che ci portano in molte direzioni. Quando si lavora sull'area della persona non si deve ficcare troppo il naso, si deve rimanere ad un livello più funzionale per organizzargli la giornata, e le risorse.

In una persona l'identità si forma come un puzzle, dove ogni pezzo ha un valore, un significato, ereditato da esperienze passate che hanno lasciato un segno, frutto di auto-convincimento o etero-convincimento , proprio per questa diversità presente integrare i diversi pezzi è difficile. Ogni persona arriva da proprie esperienze, diverse e composte di momenti di crescita come di evoluzione personale, di cambiamento. Le parti devono convivere supportandosi a vicenda, se ci sono troppe tempeste interiori ciò non è possibile.

Le diverse forze che agiscono si "fanno del male" reciprocamente, creando difficoltà a decidere, orientarsi, vivere, non riescono a legarsi creando una funzione vettoriale, tirano un po' da un lato e un po' dall'altro.

Funzione vettoriale e funzione della decisione umana:

Un atleta ha difficoltà a decidere. Spesso a questi problemi si interessano i medici e il modello medico è settoriale e specifico, non guarda alla globalità della persona, non ragiona sulla collaborazione tra parti, per cui ogni intervento porta ad un ulteriore peggioramento. Aiutare ad organizzare la vita ad un atleta non fa male; ci vogliono poche regole e chiare; si possono evocare le cose attraverso il dialogo con il quale definisco pensieri e ambiti di intervento e sviluppo. Nella testa ci sono solo le cose che rievoco, il resto è un tutto indefinito, per cui fino a che non parlo di me non esisto. Aiutare ad organizzare la vita serve a rendere presente il modo di ragionare, anche perché parlando con l'altro io mi disvelo. Tutto ciò che abbiamo dentro esiste nel momento in cui lo faccio emergere. Il nostro primo obiettivo è quello di formulare un obiettivo condiviso con l'atleta. Devo riuscire a fare integrare le esperienze sportive con quelle della sua vita quotidiana. Usare termini semplici e diretti per poi valutare e pesare energie ed impegni. La persona non ha nulla fino a che non ha fissato percorsi neurali (pensieri) su certi aspetti della vita. Se non esiste è perché non ne ho ancora parlato. Nasciamo con sensazioni vaghe non racchiuse e contenute nell'esperienza linguistica, è il linguaggio che mi fa decidere e divenire. La complessità neurologica è risolvibile psicologicamente se si creano legami tra i pensieri.

Educare significa legare e collegare certe idee nel fluire continuo dei pensieri.

I tre modi di apprendere:

Emulazione: copiare, si fanno le cose senza sapere il perché, e si arriva a provare sensazioni simili, il bambino, che possiede unicamente il pensiero concreto, copia smorfie copia anche emozioni.

Esperienze: vivere, attraverso le esperienze che subiamo, che vivo, a volte riesco a cambiare, altre no.

Meditazione: pensare, durante la vita adulta, attraverso il pensiero astratto, é possibile farlo solo se si possiede un certo linguaggio, un costrutto interno.

Ogni atleta ha le tre esperienze a disposizione, si immedesima con l'allenatore e vive determinate esperienze durante l'allenamento ma può aumentare la percezione di queste attraverso la meditazione del pensiero, aumenta in tal modo le sue potenzialità; se non medito sui fatti della mia vita rischio di non avere ben chiaro cosa faccio, e come lo faccio, come voglio vivere ed andare aventi. Posso parlare ma posso anche scrivere per avere una esperienza molto interiore, un dialogo interno, esperienza che non è sostitutiva, ma comparativa se messa al confronto con l'esperienza presente al di fuori di me.

Lo psicologo dello sport è una figura che aiuta le persone ad organizzarsi e ad organizzare la propria vita. E' un consulente che aiuta ad organizzarsi. Lo psicologo è una figura ancora poco chiara per l'immaginario collettivo, dal medico è più facile andare, il medico inocula parti estranee ma anche lo psicologo "inocula" nella mente. Per esempio è opportuno organizzare all'atleta le cose che ha già presenti nella sua mente facendo attenzione a non aggiungerne altre: solo organizzare le esistenti, per non complicare il sistema di riferimento. La persona deve esprimere quello che ha (e magari non sa di avere) ed è necessario porre attenzione al fatto che anche se non si vuole si influenza l'altra persona: la comunicazione è di principio manipolativa dal momento che perturba ci orienta.

Tutti col dialogo hanno la possibilità di introdurre idee e concetti, anche gli allenatori; non esiste modo di essere neutrali, per cui tanto vale dichiarare la parte che si tiene. Il cervello lavora per stabilizzare, e la stabilizzazione è il mio modello interno di riferimento, è personale e culturale al contempo.

Si rende indispensabile quindi condividere l'obiettivo: dalla qualità dell'allenamento alla sua idea stabilizzata di vittoria, che arriva a cambiare la fisiologia del corpo. La sinergia interna, tra le parti di un individuo, porta alla perfezione. In questo modello l'oggetto stabile è quello dentro di me, se il sogno non è stabilizzato in non concludo nulla.

Un esempio di non stabilità dell'oggetto interno si ha col riso, si ride quando c'è l'inatteso, l'inaspettato.

Anche il tempo non esiste di per se, è un'esperienza dentro di noi. Si interpreta sempre, è dal modo che io guardo e vivo un oggetto che questi cambia, non siamo replicatori.

Le persone sono organismi particolari, che possiamo definire di terz'ordine, considerando il pensiero di Heinz von Foerster, noi computiamo gli elementi stessi della nostra computazione.

Noi siamo quel pensiero che produce quell'idea che produce quel pensiero che ci produce.

L'atleta interpreta diversamente le risorse e le difficoltà che incontra sul cammino (il grande campione sfrutta, a suo vantaggio, ciò che per gli altri costituisce un limite). Si vede solo ciò che si conosce, e di conseguenza a questo la conoscenza ci obbliga.

Interessante è ad esempio il fatto che si muore più per sentito dire, che per cause oggettive, dal momento che l'oggettività è dichiarata di principio e non possiede una legittimazione trans-umana, oggi ad esempio si fa strada anche nel contesto della medicina ufficiale, l'idea dell'origine psicosomatica del cancro, in almeno un 30-40% di casi. La medicina stabilizza irreversibilmente un processo, le medicine trasformano l'organismo, e da ciò risulta difficile, alle volte impossibile, intervenire con altre metodiche, ogni percorso di "guarigione" promuove delle potenzialità, all'interno di un individuo, limitandone o proibendone altre. Ad esempio certi guru della medicina alternativa, salvano dal cancro agendo su un cambiamento totale della persona, solo così si possono ottenere dei risultati, facendo si che la persona cambi il proprio modo di stare al mondo, ma se l'individuo ha già intrapreso il percorso di medicina ufficiale non intervengono, non ci provano.

Il seguente schema riassuntivo non ha la pretesa di costituire materiale della dispensa, è unicamente un riferimento linguistico che riprende i temi del costruttivismo radicale e definisce il contesto di riferimento per l'individuo.

Ogni sistema (uomo) è necessitato, in merito della sua organizzazione interna (chiusura operazionale, autopoiesi), ad elaborare (computare) il prodotto delle proprie aspettative, il suo modo di anticipare gli eventi (auto-profezie), rimanendo legato (ancorato) al suo sistema di riferimento interiore (credenze, valori, missione); è inoltre impossibilitato a prescindere dalla conoscenza posseduta (la conoscenza obbliga), legata come si trova alla propria auto-organizzazione interna, e non ha la possibilità di ricevere dall'esterno informazioni intese nel modo classico input-output (interazione istruttiva impossibile), può unicamente riorganizzare le proprie conoscenze interiori (auto-organizzazione costruttiva).

Il contesto di riferimento percettivo di una persona è la realtà condivisa con gli altri (realtà=comunità) da un lato, e la propria percezione dall'altro, costantemente riformulata in funzione dell'esperienza e dell'organizzazione cognitiva.

III L'ALLENAMENTO MENTALE DELL'ATLETA

L'atleta è un uomo normale a cui sono da aggiungere particolari necessità e volontà dovute alla sua vita sportiva. Si deve migliorare ed approfondire la propria sensibilità.

Ognuno di fronte ad un atleta dovrà trovare le sue modalità di lavoro, queste possono essere le tracce di partenza.

  • Gioco delle parti
  • Il tempo
  • Modulare la percezione

1 GIOCO DELLE PARTI

Quando c'è una persona c'è un'identità, per cui un sistema costituito come da parti di un puzzle; noi tendiamo a costruire insieme ad un altro una realtà condivisa. L'idea di costruzione è un punto forte, per relazionarsi si deve condividere una realtà e la condivisione avviene tramite l'uso del linguaggio, attraverso la sensibilità e l'uso dei 5 sensi, con il setting.

Il linguaggio è un elemento importante con il quale si costruisce la realtà e senza questo elemento non ci può essere condivisione in quanto mancherebbe la comprensione, poiché non ci si troverebbe nello stesso stato mentale. Noi siamo nella dimensione partecipativa, nella realtà comparativa io e l'altro: "con" fare le cose insieme.

Le tre posizioni possibili attraverso le quali costruire collaborazione sono:

Fare qualcosa ed imporlo all'altro, posizione "SU"

Fare qualcosa ed offrirlo all'altro in cambio di, posizione "PER"

Fare qualcosa assieme all'altro collaborazione, posizione "CON"

L'atleta ha già una sua realtà ed io devo supportarlo tutte le volte che mi trovo a condividere devo entrare in uno stato mentale in cui l'altro fa parte della mia realtà

STATO MENTALE = PENSIRI + SENSAZIONI

linguaggio percezioni

STATO MENTALE = REALTÀ

Gli stati mentali possono essere diversi ma tutto è costruito su un circuito del quale Io sono almeno uno dei due elementi. Io devo vivere quel momento li come l'unico possibile. Se ho uno stato mentale creo un elemento di conoscenza, l'Ipnosi crea uno stato mentale condiviso tra due soggetti che è costruito ex-novo da uno di essi. La dipendenza è una condizione sine qua non per accettare l'altro. E' fondamentale creare empatia, feeling, spazio in cui entrambi i soggetti sono sensibili e condividono uno stato mentale.

Cultura

Pensieri

Sensazioni

Sogg. A Sogg. B

Pensieri Pensieri

Sensazioni Sensazioni

I due soggetti hanno due realtà diverse e non condivise se non la parte dovuta al retaggio culturale (costruttura, senso percettivo di riferimento). La dimensione personale della comunicazione con l'altro è diversa. Se i due soggetti si incontrano c'è integrazione delle sensazioni e delle percezioni di entrambi e si crea un terreno comune che permette ai due soggetti di comprendersi.

E' necessario allontanarsi dalle realtà personali per concentrarsi e creare qualche cosa di nuovo. Lo spazio condiviso è la novità ed è direttamente proporzionale a quanto io condivido o no, ciò che mi accomuna nella relazione con l'altro. Con l'ipnosi lo spazio condiviso può essere quasi totale e maggiormente coinvolgente. Si impara più velocemente se si ha fiducia dell'altro se c'è un buon feeling con il maestro.

2 Come fare per intensificare una buona relazione?

  • Veniamo da due realtà diverse, dobbiamo allontanarci da cose passate
  • Lo spazio tratteggiato ha bisogno di un nuovo linguaggio
  • Gioco delle parti: suddividere e dare un nome alle cose per farle esistere
  • Io (terapeute, consulente, allenatore, preparatore atletico) sono quello che devo proporre il nuovo linguaggio da condividere
  • Le fasi preliminari sono più generiche, sono legate all'avvicinamento
  • Creare lo spazio con le cose che servono ad avere tale spazio

Il gioco delle parti è un elemento nuovo da introdurre per avvicinarsi al mondo dell'altro; creo lo spazio nuovo con elementi che mi interessano e che servono di più.




A



PREDISPOSIZIONE AL SI

Definire positivamente la relazione con l'altro. Si deve cominciare dalle cose più ovvie (che sicuramente appartengono allo spazio condiviso) e poi si aggiungono elementi che fanno dire "SI". Pensieri positivi di avvicinamento, accettazione.

B

PREDISPOSIZIONE AL BENESSERE, ALLO STAR BENE

Sulle sensazioni, invece è opportuno lavorare in modo che le sensazioni si orientino allo stato di tranquillità, di benessere.

C

LINGUAGGIO

Ora inizio a prepararmi il terreno al linguaggio cominciando ad orientarmi verso lo specifico. offrendo contenuti che voglio analizzare.

D

soluzione

Creare un contesto solutivo

e



CONTRATTO

L'analisi dell'invio, delle aspettative, la definizione degli obiettivi, le illusioni, la costruzione del setting, dei confini, la definizione dei contenuti e dei contesti, la conoscenza. Inizio a sviluppare una identità condivisa che si avvia verso una soluzione.

Nella fase della costruzione del contratto è necessario esprimere e chiarire tutti gli elementi: ciò che non è utile è da smontare in funzione di un contesto condiviso che comprende A-B-C e che sia un contesto il meno problematico possibile e possa predisporre alla SOLUZIONE. Ma perchè ciò avvenga devo esserne convinto io. Il mio stato mentale si deve basare sulla convinzione che ciò che faccio serve e raggiunge lo scopo.

Il tutto è basato sulla completa sospensione di giudizio.

Gestire le diverse parti significa mappare la realtà circostante del soggetto cioè come interagiscono, come collaborano, come si scartano le diverse parti.

Gli atleti sono degli adolescenti, per cui si può lavorare sulla crescita e sull'orientamento futuro.

Si fanno domande per sapere e per conoscere, i curiosi sono avvantaggiati.

Lavorare con le parti è definire gli obiettivi per le diverse parti. Si organizza per sondare intenzioni e volontà, si capisce cosa amano trattare, si mappa la realtà circostanziale al presente della persona

3 Gestione del tempo: TIME LINE

Passato Presente Futuro

Stato Qui Sarà

Nel comune retaggio culturale il passato influenza il futuro e attraverso la rielaborazione degli eventi lungo la linea del tempo si può lavorare anche su questa credenza. La time-line è una passeggiata nel personale tempo di vita.

Es. concentratevi su tre fatti positivi del passato e pensate che il vostro passato sia composto e rappresentato da questi tre eventi: il vostro passato cambia. E' importante dare gli occhiali giusti per vedere e ri-vedere il proprio passato e poter cambiare qualche cosa del presente. Si fornisce possibilità solo se condivide. Ci vogliono curiosità e sospensione di giudizio.

Si deve "invadere" l'altro nei tempi più brevi possibili e proporre elementi di soluzioni positivi. Introdurre nel soggetto uno stato mentale favorevole. L'atleta deve viversi come proiettato nel futuro.

APPRENDIMENTO AVUTO COLPE SENTITE

DECISIONI PRESE TRAUMI SUBITI FOBIE POSSEDUTE

PAURE SENTITE SCOPI E FINI

ANSIA DA PRESTAZIONE (NEGATIVA)

ANSIA COGNITIVA(POSITIVA)

OBIETTIVI DIREZIONE

4 GESTIONE DELLA PERCEZIONE DEL SE'

Le persone, oltre ad avere idee sulla propria identità, sulle prospettive di riuscita nel tempo hanno organi sensoriali a loro disposizione. Tutto aiuta a guardare diversamente gli eventi e ad aumentare e differenziare la percezione. Come elaboratori di terz'ordine il prodotto dei nostri pensieri modifica lil nostro apparato percettivo. Attraverso le esperienze io coltivo la mia identità e questo lo faccio utilizzando:

  • SIGNIFICATI che metto in gioco continuamente
  • CONSAPEVLEZZA dei tempi e loro orgnizzazione
  • COERENZA con cui ho fatto tutto ciò

E il tutto lo porto avanti attraverso:

  • RELAZIONE che ho mantenuto coem costante
  • CONTENUTI coi quali ho tessuto il dialogo
  • CONTESTI di riferimento figura/sfondo

Sono proposte operative da considerare quando si è in uno spazio condiviso. Ho strutturato un'idea che per un'identità ci vuole equilibrio tra pensieri e sensazioni, ossia il raggiungimento di una stato mentale.



5 OPERATIVAMENTE IL GIOCO DELLE PARTI

Due sedie, meglio se una di fronte all'altra.

"Sulle due sedie ci sono due parti di Te (es. atleta - famiglia) (ribelle - posato)

Siediti dove vuoi e immedesimati totalmente nella parte scelta: la sedia ti permette di essere totalmente una tua parte.

Dai un nome alla tua parte..." - (dare un nome è definire, significare)

Stesso lavoro sull'altra sedia. Nel momento in cui cambia parte ed entra nello spazio neutro tra le due sedie si riprende la situazione normale e condivisa di UNITA' delle parti e lo si accompagna verso l'altra sedia. Quando è rientrato nella parte gli si fanno domande per capire come è e che rapporti ha con l'altra parte e con il soggetto nella sua totalità.

- cosa fai di bene per Pallino

- cosa fai di utile per...

- cosa fai di importante per...

- cosa potresti fare per aiutare l'altra parte...

- cosa potrebbe fare l'altra parte per venirti incontro...

- hai qualche suggerimento per l'altra parte...

- quanto sei integrato socialmente...

- che problematiche hai...

- che linguaggio usi...

"quando hai parlato sufficientemente e ti senti pronto a riprendere il tuo stato ... cambi la sedia e passi ad immedesimarti immediatamente nell'altra parte."

- hai ascoltato l'altra parte...

- come ti sei sentito...

- cosa vorresti dire..

- cosa pensi di rispondere...

Più è intenso il confronto e maggiore è l'identificazione nelle due parti.

Bisogna ristabilire una sorta di equilibrio attraverso le proposte che arrivano da entrambe le parti che possono essere più di due e sono diverse da ogni soggetto: per iniziare si può scegliere di utilizzare le parti che sicuramente ci sono in tutti, che sono ovvie (come la parte ribelle e la convenzionale). Si usa un IO AUSILIARIO che usa anche il linguaggio del corpo.

Non lasciare la parte sulla sedia: le parti vanno reintegrate nel soggetto.

Portare in un contesto di soluzione ma non dare soluzione, prima li faccio scontrare poi recupero per mandarlo ha casa con un incontro tra le parti

6 TIME-LINE

Ricostruzione della vita dell'atleta. Ricostruzione di un passato "più utile" soprattutto se scarno o debole. La dimensione del risultato ha fatto perdere di vista l'importanza del processo umano di relazione che è ciò che permette di vivere e di vincere.

Riprendere i temi della propria adolescenza e del proprio passato permette di capirsi meglio.

C'è un momento "migliore" per fare le cose.

La time-line lavora sulla concezione del tempo e sulla consuetudine della percezione.

Da dove arrivo passato avuto

Dove sono presente ho

Dove vado futuro avrò

E' necessario VISUALIZZARE la linea del proprio tempo.

Prima di far salire fisicamente il soggetto sulla linea che rappresenta il suo tempo lo si fa stare lontano ad immaginare il suo ORA. Si definisce l'inizio (nascita) e la fine (non necessariamente la fine della vita, magari il termine della vita sportiva) e gli si fa scegliere deve mettere il segno del presente. Il punto di riferimento lo deve mettere la persona. Sulla linea del tempo si fa passare prima la persona e poi l'atleta. Fisicamente il soggetto si posa sul suo presente.

"rivolgiti al tuo passato e costruisci punti di riferimento importanti e positivi. " andando verso il punto della tua nascita. Non si fa raccontare mentre si concentra ma dopo. Quando è arrivato all'inizio lo si fa raccontare questi eventi dal di dentro (sulla linea) e da osservatore (da fuori).

TRE LIVELLI che posso far raccontare a voce alta oppure no

QUELLO CHE PUOI SENTIRE(quando eri bambina)

pupille verso il basse = sente emozioni

pupille a livello = si dice delle cose

QUELLO CHE C'E' INTORNO A TE

pupille verso l'alto = sta costruendo o ricordando

COME TI SENTI


Le emozioni positive sono da aumentare come sensazioni per poter costruire un ancoraggio in modo da legare sensazioni a significati. "Potrai rifare questo particolare gesto ogni volta che vorrai rivivere sensazioni così intense e piacevoli". Far localizzare le emozioni a livello fisico (dove le senti...)

"quando sarai pronta potrai fare un passo verso il tuo presente".

Il bagaglio delle esperienze positive carica per il futuro. Il negativo è da rielaborare positivamente.

Per quanto riguarda il futuro si attrezza il soggetto ad immaginarsi nel 20...

"come ti vedi, cosa proverai, cosa vorrai, cosa sentirai..."

FAR SOGNARE IL SOGGETTO!!!

Poi c'è la tappa della costruzione del futuro sognato dal presente attuale. Ricostruire le tappe di passaggio in modo retroattivo.

"Riprendi il tuo tempo e ritorna al presente"

Si fanno raccogliere al soggetto gli oggetti che segnavano le tappe del presente -passato -futuro.

Sistemi rappresentazionali

Possibilità di cambiamento dei sistemi rappresentazionali negativi dal bianco-nero ai colori.

Es. se alla voce interna che rende agitati o spaventa si da la voce di Paperino questa farà meno paura. Sdrammatizzo il problema.

Do' voce autorevole al positivo.

Se lavoro con una squadra è importante costruire riti di iniziazione che creano significato e suggestione. Per poter costruire una realtà che non c'è. Devo capire e smontare i riti strutturati in modo inconsapevole dall'allenatore o da qualche membro della stessa squadra...

Lavoro a zone

Ruoli diversi in base al risultato (chi fa goal)

Incontro 15-5-1999 dott. G. Vercelli

I test

L'argomento è vastissimo, i test sono molti e non tutti sempre utili e validi alla stessa maniera. Il test per eccellenza è il Rorschach che però è molto complesso ed è utilizzabile solo da psicologi opportunamente formati. Noi prenderemo in esame alcuni test più semplici e soprattutto utilizzabili anche da chi non è psicologo.

L'esempio di psicologia applicata allo sport farà riferimento ad un pilota di motociclismo che è attualmente seguito dal Dipartimento.

Prima di iniziare a parlare dei test vorrei chiarire che, prima di decidere quali test somministrare all'atleta che fa richiesta di un intervento di psicologia dello sport, è necessario conoscere il soggetto e cercare di capire come è più opportuno muoversi. Le fasi che costituiscono l'intervento sono:

  1. Screening psico-diagnostico
  2. Pensiero positivo - goal setting
  3. Addestramento al Trainig Propriocettivo
  4. Concentrazione
  5. Rilassamento
  6. Visualizzazione
  7. Self Talk
  8. Allenamento Ideo-motorio
  9. Autonomizzazione strategica
  10. Valutazione

Per quanto riguarda lo Screening psico-diagnostico ne parleremo tra poco in quanto è l'argomento della mattinata.

Il pensiero positivo è necessario per dare all'atleta obiettivi positivi collocati nel tempo, cioè a breve, medio e lungo termine in modo che egli stesso sia in grado di auto-valutare i risultati raggiunti.

L' Addestramento al Trainig Propriocettivo è importante in quanto permette di acuire e di migliorare la propriocezione nei confronti, ad esempio, del mezzo che si utilizza in gara. Amplificare le sensazioni che si provano stando seduto e correndo con la moto permette di aumentare la conoscenza e anticipare le proprie reazioni e sensazioni. Questo passaggio è ancora più importante quando non è possibile usare il mezzo fino a pochi giorni prima della gara e il pilota deve limitarsi a "ricordare".

La concentrazione, il rilassamento e la visualizzazione sono tre passaggi fondamentali nella preparazione psicologica dell'atleta. La concentrazione suggerisce una serie di tecniche per eliminare gli elementi di distrazione, il rilassamento aiuta a utilizzare al meglio le preparazione e le risorse personali (si parla di tecniche conosciute quali il T.A di Schultz o il rilassamento progressivo di Jacobson) e la visualizzazione permette di allenarsi mentalmente: se si visualizza un muscolo che mentre compie un movimento, il muscolo effettua da un 2% ad un 5% di movimento reale. La visualizzazione serve anche alla concentrazione e a migliorare la compressione dei tempi di reazione. Pensiamo al nostro esempio di pilota: alla partenza, il semaforo segnala il via con il passaggio dal rosso al verde. Per non partire in ritardo è necessario concentrarsi sullo spegnimento del rosso e non sull'apparizione del verde, altrimenti si parte già in ritardo.

Il Self Talk è il dialogo interno. Il parlarsi aiuta a essere positivi e a mantenere la concentrazione. Si possono utilizzare parole stimolo (nel nostro esempio "braccia forti" ) o gli ancoraggi (derivanti dall'ipnosi).

L'allenamento ideo-motorio serve, ad esempio, a memorizzare il circuito su cui il pilota andrà a correre (come se lo avesse già percorso più volte). Se durante la visualizzazione ci si fa dire dal pilota quando passa attraverso il traguardo abbiamo un elemento per capire se è su un piano di realtà oppure no: più il tempo reale si avvicina a quello della visualizzazione e più il pilota è concentrato e vive internamente il circuito.

L'autonomizzazione strategica riguarda tutto il lavoro che si fa al fine di permettere all'atleta di essere indipendente e autonomo in modo che possa continuare a vivere la psicologia senza il supporto del tecnico.

La valutazione è dei risultati in relazione agli obiettivi definiti in precedenza.

La concentrazione, il rilassamento, la visualizzazione e il Self Talk sono tutte tecniche che permettono di potenziare l'attività cognitiva dell'atleta e lo Screening psico-diagnostico ha una funzione valutativa delle capacità cognitive su cui si andrà ad operare. Non ci interessa inserire l'atleta in una categoria nosografica in quanto il nostro obiettivo non è la psicoterapia: l'interesse è riferito agli obiettivi che ci si pone in campo sportivo.

I test possono essere di livello (misurano qualche cosa: l'intelligenza, il grado di ansia, fattori di personalità) oppure proiettivi. I test di livello ci interessano marginalmente in quanto sono utilizzabili esclusivamente dagli psicologi, mentre quelli proiettivi sono alla portata di tutti. Definiamo il significato di "proiettivo": il meccanismo proiettivo è stato identificato da Freud nella paranoia. La paranoia è la paura di essere attaccati, la convinzione di avere tutti contro e secondo Freud ha una base omosessuale.

Il meccanismo schematico è il seguente:

Io (uomo) AMO Lui

La coscienza non accetta questo sentimento e lo trasforma in

Io ODIO Lui

Ma anche questo sentimento aggressivo non viene accettato dal Super Io e si trasforma in

Lui ODIA Me


Paranoia e Meccanismo Proiettivo

I test proiettivi stimolano la produzione di materiale inconscio.

Test della firma

E' importante creare un clima di collaborazione e di fiducia prima della somministrazione e proporla come un gioco. Può essere utile segnare il tempo per confrontare eventualmente diverse somministrazioni.

Consegna: è una specie di gioco. Ciò che dovrai fare è apporre una serie di firme sul foglio che di darò. Parti dalla riga 1 e firma nei sette spazi bianchi. Firma 4 volte dentro al cerchio 8. Quando il soggetto ha firmato gli si dice che, se vuole, può aggiungere altre firme, quante ne vuole. Poi deve apporre una firma dentro al binario 9 e una dentro al binario 10, una nel rettangolo 11, una nel 12 e una nel 13. Questo test misura:

  • La capacità di adattamento
  • La resistenza alla frustrazione
  • La consapevolezza di sé nei confronti dell'ambiente
  • Il segno di Antonelli-Donadio o predisposizione all'incidente.

E' un test molto usato nell'aeronautica per i piloti.

Misura le caratteristiche della struttura di personalità e non quali sono i bisogni.

ANALISI

La firma rappresenta l'Io (il nome) e l'autorità (il cognome). I sette spazi bianchi rappresentano lo spazio in cui ci si può muovere e la posizione della firma è la personale posizione nello spazio. Lo spazio 4 è una emergenza, un pericolo, una soluzione da risolvere, la necessità di utilizzare strategie e creatività per assolvere al compito dato (OK alla sigla o al cambio di posizione o direzione per far stare la firma = adattamento). Lo spazio 5 è il momento successivo all'emergenza: più la firma è simile alla 3 e più l'emergenza è stata risolta con successo, più è diversa e più c'è stato un trauma. Così per la 6 e la 7. La 7 deve essere uguale alla 1: massimo equilibrio. Se le firme diminuiscono di grandezza o di lunghezza dall'1 al 7 c'è equilibrio ma non c'è la capacità di sfruttare al pieno le risorse disponibili.

Il cerchio 8 si analizza dalle prime 4 firme: se sono in colonna la persona è rigida, se sono sparse è creativa. La persona equilibrata aggiunge al max 1 firma, se i soggetti ne aggiungono di più sono persone egocentriche ed esibizioniste, non danno spazio agli altri. Lo spazio sociale deve essere per Sé e per gli altri. Troppe firme = invadente e possessivo. I binari 9 e 10 rispecchiano la capacità di auto-valutazione del soggetto. Se parte della firma è inserita nella zona del binario che sale (o che scende) ciò è sinonimo di una auto-valutazione equilibrata; la maggior parte della firma in sù o in giù dimostra tendenza alla depressione o alla stra-valutazione. Se la firma è molto fuori dai binari (la consegna era chiara: "dentro ai binari") il soggetto presenta tratti anticonformisti e contrari alle regole: potrebbe essere un soggetto difficile da inquadrare.

Il quadrato 11 rappresenta un momento di espressione nei confronti dell'ambiente, come ci posizioniamo nei confronti dell'ambiente. Centrale = equilibrio - sinistra = introversione, riservatezza, legati al passato - destra = estroversione, pensiero rivolto al futuro. Nella parte bassa = caratteristiche legate all'inconscio, soggetto legato alle sensazioni interne, inconsce, alle emozioni primordiali. Nella parte alta = ambizione e, a volte, misticismo. Se la firma tende all'alto = ambizione; se tende al basso = depressione.

Il quadrato 12 è una occasione, uno spazio più grande di noi, come noi ci poniamo nei confronti dell'occasione inaspettata, come si reagisce alle grandi opportunità della vita. Firma ingigantita = i soggetti si sentono grandi e probabilmente sono menzonieri, non sanno autovalutarsi. Il quadrato 13 è l'emergenza dopo la grande occasione, l'adattamento in negativo ed è paragonabile al numero 4. Se la firma nel 13 è migliore va bene, se peggiora non si riescono ad affrontare correttamente le emergenze. L'ultima caratteristica misurata del test è la "tendenza all'infortunio" o segno di Antonelli-Donadio che riguarda la correlazione tra la firma "tagliata" in parte o tutta da una riga della penna e la tendenza con cui gli atleti si infortunano. Questo è un elemento che deve essere preso in considerazione anche dalle rispetto ai benefici conseguenti all'infortunio (assicurazione, incapacità a progredire, attenzioni particolari.). A questo proposito è bene ricordare che il 90% degli incidenti ad aerei non dovuti a guasti meccanici sono conseguenti ad una sottovalutazione del rischio umano.

I test devono essere degli strumenti che possono aiutare e facilitare, non rendere pregiudiziali o prevenuti.

Test come questo può essere quello dell'Albero, della Figura Umana.

Oltre a questo Test si potrebbero somministrare lo Z - Test e il Rorschac (lavoro di equipe).

E' importante ricordare l'importanza del setting (relazione e rapporto di fiducia) e della restituzione (si spiega all'atleta solo ciò che può aiutarlo a migliorare).

Viene anche usata una Scala Individuale di Autovalutazione per capire se il soggetto riesce a valutare il proprio stile personale di vita rispetto ai rischi che quotidianamente corre: viene proposta una scala di misura graduata da un esempio di rischio nullo ad un esempio di rischio massimo e si chiede al soggetto di pensare alla propria vita e di collocarsi sul continuum. Dal risultato emerge il grado di realtà del soggetto.

Altro test è il PO.M.S. che viene usato per caratterizzare la situazione emozionale del soggetto nelle ultime 5 settimane.

Come si struttura un intervento su un pilota di motociclismo?

E' fondamentale lavorare sul potenziamento cognitivo (punti 4 - 7); la visualizzazione è basilare e con l'utilizzo di particolari apparecchi è possibile capire se l'atleta è capace o è abituato a visualizzare e a concentrarsi.

Semplice test per capire se si è in grado di visualizzare: ad occhi chiusi si tiene in mano un oggetto e lo si deve disegnare, anche cercando di indovinare il colore.

Altro gioco può essere: ritagliare pezzi di carta a forma di orme e provare a afre il percorso per 5 volte. Poi chiudere gli occhi e cercare di rifarlo, visualizzando. Visualizzazione = concentrazione.

I test presenti ed utilizzabili (dagli psicologi) al Dipartimento sono:

  • B. F. Q. Misura i tratti di personalità identificabili in 5 categorie
  • M.M.P.I. 567 domande che indagano 12 categorie di caratteristiche di personalità
  • 16 P.F. 16 fattori di contrapposizione (esempio: nervoso - tranquillo) che fanno emergere un profilo
  • A.C.L. 300 aggettivi (a scelta) nei quali il soggetto si identifica. (Anche presente su Cd rom)
  • Wisdom Presente su CD rom - DA FARSI SOMMINISTRARE -
  • P.o.m.s. Valuta lo stato emotivo del soggetto nelle ultime 5 settimane
  • Luscher Test ( Test dei colori)
  • Z Test (è composto da 3 tavole e costituisce la forma ridotta del Rorschach) E' possibile somministrarlo anche in gruppo, tramite diapositive
  • Metodo delle nuvole di Stern (tre tavole da interpretare)

Qualche semplice informazione sul test per eccellenza: il Rorschach

Sono 10 tavole con macchie di inchiostro semi- strutturate. Le macchie sono uno stimolo per proiezioni inconsce che vengono verbalizzate dal soggetto. Il test prevede una fase di somministrazione, una di indagine, una di verifica e una di restituzione. Il materiale del soggetto viene prima siglato secondo un codice universale (i codici riconosciuti sono due) e poi analizzato. E' un lavoro molto lungo e complicato. Necessita di molta esperienza. Una diagnostica attraverso il Rorschac si può richiedere in momenti di crisi o per approfondimento diagnostico.

Incontro 12-6-1999 dott. G. Vercelli

Il Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson

Nella Psicologia dello Sport è molto importante l'utilizzo dei metodi di rilassamento sia perché la suggestione può "cambiare" l'agito delle persone sia perché per uno sportivo è importante apprendere un metodo "pratico" e avere prescrizioni da svolgere in modo autonomo. La fase di distensione non è caratterizzata solo da uno stato di rilassamento puro ma da uno stato di ri-equilibrio psico-fisico globale coinvolgendo anche gli organi interni. Il rilassamento può essere sia auto-indotto che etero-indotto.

Etero-indotta = IPNOSI

Auto-indotta = YOGA - MEDITAZIONE TRASCENDENTALE - T.A. di Schultz - Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson

Lo YOGA consiste in una serie di posizioni che sfruttano la forza di gravità per indurre rilassamento. Ogni posizione ha la caratteristica di stimolare o tendere alcuni gruppi di muscoli. Si inizia sempre con il "saluto al sole".

La MEDITAZIONE TRASCENDENTALE è stata portata in occidente tramite la scuola...Ha fondamentalmente due effetti: il rallentamento del metabolismo e la regolarizzazione della pressione sanguigna. Ciò avviene attraverso la ripetizione del MANTRA che va dall' "OM" a qualunque altro tipo di suono che sia evocativo di un particolare stato psicologico. Il mantra viene attribuito dal maestro all'allievo ed è personale. Il rito, che costituisce la "formula magica", è attribuito dallo YOGI in base alle caratteristiche personali del soggetto. Un altro tipo di meditazione trascendentale è caratterizzata dalla concentrazione sul respiro e dalla ripetizione, durante l'espirazione, di una formula: ripeto per 20 minuti di seguito. Il perché tutto ciò abbia un effetto trascende la conoscenza umana.

Effetto Carpenter ( pendolino)

Un altro metodo valido è la DESENSIBILIZZAZIONE SISTEMATICA di Wolpe che consiste nella desensibilizzazione delle fobie attraverso una scaletta ordinata in maniera decrescente da 1 a 10 in una situazione di profondo rilassamento: viene visualizzata la situazione al posto n° 10 della scaletta, la meno ansiogena, che man mano si normalizza, viene vissuta in maniera non più ansiogena. Poi si passa alla successiva e così via fino ad arrivare alla situazione n° 1 che costituisce la causa di maggior ansia. Gradualmente si gestiscono gli eventi che causano ansia. Ciò è molto utile per gli sportivi in quanto il fatto di dover verbalizzare e porre in ordine crescente le loro paure attenua già l'ansia che normalmente viene prodotta: la consapevolezza genera di per sé cambiamento.

Preliminarmente al T.A. è possibile applicare il Rilassamento Frazionato di Vogt: il soggetto, disteso, si concentra sulla voce dell'operatore e rilassa man mano piccole parti del proprio corpo fino a giungere ad un rilassamento psico-fisico globale (interno ed esterno). Si utilizza questo metodo prima di applicare il T.A. in quanto serve a capire se il soggetto è in grado di rilassarsi oppure no.

Ora introduciamo il discorso sul Trainig Autogeno ricordano che è un metodo validissimo ma che, per essere attuato, necessita di una specifica preparazione. Il Training Autogeno di Schultz (che era un medico psichiatra tedesco) deriva dall'ipnosi: Schultz aveva notato che nei soggetti ipnotizzati si realizzavano sempre sei caratteristiche: pesantezza, calore, regolarizzazione del respiro e del battito cardiaco, calore nella zona del Plesso solare e in molti soggetti, soprattutto in coloro che cadevano in profonda trance, la fronte fresca.

Il T.A. è importante nell'ambito sportivo tanto che fino a circa dieci anni fa costituiva tutta la psicologia sportiva. Ora le cose sono cambiate ma rimane sempre un metodo validissimo. Lindemann nel 1956 usò il T.A. nella traversata dell'Atlantico su battello dalla GB agli USA in 72 giorni.

Cominciamo con il commentare il nome:

Training "significa allenamento, cioè apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva, particolarmente studiati e concatenati, allo scopo di portare progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell'attività cardiaca e polmonare, dell'equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza" (Crosa, 1968) mentre Autogeno si riferisce al fatto che "si genera da sé": la tecnica è infatti tanto più efficace quanto più il soggetto si "allena" in maniera costante, senza il concorso della volontà personale; tutto deve avvenire spontaneamente soprattutto dal punto di vista neurofisiologico.

Il T.A. permette un "tuffo in se stessi". Sospendendo la concentrazione attiva, attivando quindi quella "passiva", si "entra" in uno stato definibile di "pre-sonno" nel quale vi sarebbe una riduzione dell'attività cerebrale che ri-equilibra l'alterazione determinata dagli "agenti di stress" tra il sistema simpatico (rivolto verso l'esterno e attivo nello stato di veglia) e quello parasimpatico (attivo nello stato di riposo). Il T.A. sembra quindi influenzare il sistema simpatico mettendolo a riposo e permettendo così la normalizzazione delle funzioni organiche eccessivamente attivate. La stessa presenza, soprattutto nei primi tempi, delle "scariche autogene", cioè dei deflussi motori (tremori, contrazioni involontarie), o vestibolari (senso di galleggiamento, di cambiamento dell'immagine corporea) sta ad indicare che lo stato autogeno favorisce la liberazione degli impulsi neuronali. Si possono definire, le scariche autogene, materiale accumulato che disturba il cervello. Si suppone che lo stato autogeno, cioè il lasciarsi andare, determini particolari condizioni psicofisiologiche che promuovono un'attività autoregolatrice. Possiamo riassumere il tutto dicendo che l'efficacia terapeutica del T.A. stia nella spontanea modificazione di quei meccanismi cerebrali che rendono le forze naturali capaci di recuperare la loro funzione di normalizzazione autoregolatrice: ecco perchè il T.A. è considerato un metodo che agisce a livello globale considerando l'uomo nella sua unità somatopsichica (funzioni corporee più funzioni mentali).

Il T.A. di Schultz, applicato allo Sport, permette di migliorare il riposo, di indurre la calma tramite lo smorzamento della risonanza emotiva della situazione, di autoregolare le funzioni corporee (anche quelle involontarie), di migliorare le prestazioni, di diminuire le sensazioni di dolore, di migliorare la autodeterminazione e la forza di volontà, di migliorare l'autocontrollo e la autoconsapevolezza. Gli accorgimenti iniziali sono molto semplici:

- l'ambiente che deve essere tranquillo;

- l'abbigliamento che non deve essere costrittivo;

- la postura che, a scelta, può essere di tre tipi: quella supina, quella "a poltrona" e quella del "cocchiere a cassetta".

Il T.A. è costituito da due livelli: livello di base (induzione tramite i sei esercizi) e livello superiore (autoipnosi, proponimenti per cambiare.)

Il T.A. di base inizia con la realizzazione dello "stato di calma" che è la condizione indispensabile per poter proseguire. Gli esercizi del T.A. sono: il peso, il calore, il cuore, il respiro, il plesso solare e la fronte fresca.

Prima di iniziare il T.A. con un individuo è opportuno fare una accurata anamnesi.

Il Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson differisce dal T.A. in quanto quest'ultimo è un metodo psicologico globale che agisce su tutto il corpo mentre il R.M.P. è un metodo fisiologico analitico che agisce su gruppi di muscoli del corpo attraverso due fasi: braccia, gambe, tronco, spalle e occhi, labbra, lingua, gola. E' limitato ai muscoli volontari e permette di distinguere lo stato di contrazione dallo stato di rilassamento. Si focalizza l'attenzione sulla contrazione e sul rilassamento del muscolo: amplificare e vivere le sensazoni prodotte da questi processi permette di raggiungere uno stato di rilassamento. Per gli sportivi è importante imparare a focalizzare l'attenzione sui gruppi di muscoli che servono maggiormente. Si conta da 1 a 6 aumentando gradualmente la contrazione e si conta da 6 a 1 rilassando gradualmente. Ogni numero fa riferimento ad uno stato.

Una delle problematiche che potrebbero emergere riguarda i tempi di attuazione che sono personali e quindi cambiano da soggetto a soggetto. Per coloro che attuano il T.A. non è opportuno applicare il R.M.P. in quanto è meno completo e non sarebbe ritenuto ugualmente valido.

SABATO 9 OTTOBRE

G. VERCELLI

IPNOSI

Ipnos significa sonno, ma l'ipnosi non è uno stato di sonno.

Non si sa ancora bene cosa sia, ma a mio avviso è bene prima imparare a farla e poi studiarla. La parola ipnotizzato è volutamente ambigua, e purtroppo le idee sull'ipnosi sono spesso erronee. Cominciamo a toglierci i dubbi di cosa l'ipnosi sia e non sia. Esercitazione di gruppo, ognuno dovrà proporre i seguenti punti:

  1. Definizione di ipnosi
  2. Caratteristiche e qualità dell'ipnotizzatore
  3. Rappresentazione di una fenomenologia (levitazione, anestesia, blocchi, catalessi)

L'ipnosi NON è uno stato alterato di coscienza, è uno stato alternativo dove l'Io è molto presente. Per alcuni autori c'è uno stato unico di ipnosi, per altri i livelli sono differenti, ed ogni persona ha uno suo particolare stato e può raggiungere solo quello. L'ipnosi è estrema concentrazione su noi stessi, solo mente.

Se l'ipnosi non funziona la "colpa" è dell'ipnotizzatore, ci vuole fantasia e creatività. Si deve fare attenzione a tutti i particolari. Ad esempio alcune ricerche dicono che se una persona parlando si tocca la parte bassa del viso significa che è interessata, se al contrario si tocca la parte alta probabilmente sta nascondendo qualcosa. Se mentre parliamo con qualcuno questo mette la mani a vagina, siamo certi che in quel momento è ottimamente ipnotizzabile.

Parlando di ipnosi si posso individuare quattro momenti storici, quattro fasi che hanno portato con se evoluzioni e cambiamenti.

  1. magico religiosa: connotazione mistica, i romani mandavano i malati a dormire sull'isola Tiberina "vai a dormire nel tempio di Esculapio e guarisci di tutto", esiste nelle civiltà primitive, basti pensare a stregoni e sciamani - autosuggestione
  2. magneto fluidica: Messner, credenza che esista un fluido magnetico che ha l'ipnotizzatore, diffusione a macchia d'olio
  3. psicologica: Freud, usata per curare le sindromi isteriche, quel tipo di persona ha la "capacità" di andare in ipnosi, teoria poi negata
  4. fisiologica: caratteristica della mente umana, dinamismo fisiologico alternativo

Nel 1996 con gli studi effettuati tramite la PET si conferma l'esistenza dell'ipnosi: nei soggetti a cui si comandava di pensare di essere a correre su un prato si attivavano i percorsi celebrali identici a quelli che si attivavano durante la corsa.

Definizione: manifestazione delle potenzialità dell'immagine mentale che si realizza tramite il monoideismo plastico.

È una modalità di stretta relazione in cui l'ipnotizzato si mette in condizione di accogliere informazioni mediante abbassamento della critica

C. Gulotta, fa un parallelismo tra innamoramento ed ipnosi:

  1. qual è la tecnica più adatta per .. ? Ognuno ha la sua
  2. quanto tempo ci vuole per ..qualcuno? Dipende dai dei soggetti
  3. tutti possono ...? Si
  4. tutti possono essere..? Si, a condizione che abbiano una struttura dell'Io normale
  5. è uno stato fisiologico o psicologico? Tutte e due
  6. si può ....qualcuno senza la sua volontà? Si
  7. si può ... qualcuno contro la sua volontà? Si
  8. si possono commettere dei crimini su una persona..o fargliene commettere? La risposta sarebbe possibile solo dopo averci provato







Distinguiamo tra suggestionabilità e ipnotizzabilità

Suggestionabillità

ipnotizzabilità

età

Bimbi anziani

Si ha massima suggestionabilità in bambini ed anziani, minima in età adulta. Per l'ipnosi è l'inverso, poiché vi è bisogno di un io strutturato.

Es di tecnica:

Si fanno unire i piedi al soggetto che si trova in piedi con la schiena rivolta verso l'ipnotista e gli si chiede di farsi cadere indietro tranquillizzandolo sul fatto che verrà sostenuto. Lo si fa provare e gli si chiede se si sente abbastanza sostenuto e tranquillo anche chiedendoglielo direttamente.

Si induce il rilassamento attraverso la respirazione, lavorando sui punti energetici ed instaurando un contatto fisico con il soggetto, soprattutto toccando le spalle e la schiena. Poi gli si chiede di immaginare che un grosso cavo d'acciaio che parte dal centro della sua schiena lo stia tirando all'indietro.

Per indurre una anestesia si fa raffreddare la mano e poi la stacchi

Per ritornare ad uno stato normale si conta fino a tre

Se si riesce a mantenere una sola immagine nella mente dell'ipnotizzato quella si realizza. Lo spirito si fa carne

Il segreto è qua, il problema è lavorare perché si crei l'immagine mentale. La capacità di visualizzare è allenabile e migliorabile (Es. immagina un ombrello. Lo sfondo più chiaro è segno di maggior capacità di visualizzare).

L'ipnosi è concentrazione estrema. La mente acquista la capacità di creare immagini potenti è positive.

Granone indica una parola che sottolinea il raggiungimento dello stato ipnotico: lecamoiasco

Le

Levitazione

Lavoro sull'immagine: palloncini colorati

Ca

Catalessi

Irrigidimento

Mo

Movimenti spontanei

Rotazione del braccio

I

Inibizione dei movimenti

Nei blocchi immagine a specchio

A

Anestesia

Mano fredda

S

Sanguinamento

Se pungo una mano con aghi non sanguina

Co

Comando post-ipnotico


Il corpo è sotto la volontà della mente, l'ipnotista si predispone in modo particolare, e per poter ipnotizare qualcuno devono essere rispettate alcune regole che vengono ricordate attraverso le iniziali della parola AMORE

A

Accettazione dell'obiettivo

Ho chiaro ciò che voglio fare

M

Mono-idea

Suggerire solo quell'idea

O

Attenzione mirata

Come si fa a mantenere l'attenzione sulla mono-idea

RE

Risposta evidente


Es del pendolino: Effetto Carpenter, io decido il movimento e lo fisso nella mente, il braccio, non mosso volontariamente, lo esegue. PENSANDO DI REALIZZARE IL MOVIMENTO QUESTO VIENE ESEGUITO E REALIZZATO.

L'ipnosi non aiuta ad essere più di quello che si è, ma aiuta ad ottimizzare le risorse.

Tutti sono ipnotizzabili, è facile andare un po' in trance, succede quando si è presi dalle cose, Può avvenire a livelli diversi e i coinvolgimenti emotivi variano.

Trance: condizione in cui siamo disposti ad accettare una informazione che si realizza mediante abbassamento della critica. E' uno stato non definito, più o meno coinvolgente in base alle diverse condizioni, e mutevole. Ci sono 4 stati:

STATI IPNOIDI

  • rilassamento
  • battito delle palpebre
  • chiusura occhi
  • rilassamento fisico globale

TRANS LEGGERA

  • catalessi oculare
  • catalessi degli arti
  • irrigidimento totale
  • anestesia

TRANS MEDIA

  • amnesia parziale
  • anestesia post ipnotica
  • cambiamento di personalità (la ragazza dai 100 nomi)
  • suggestioni post ipnotiche semplici
  • illusioni cinestesiche
  • amnesia totale

TRANS PROFONDA

  • capacità di apertura occhi senza modificare la trance
  • suggestioni post ipnotiche fantasiose
  • sonnambulismo completo *
  • allucinazioni visive positive post-ipnotiche
  • allucinazioni uditive positive
  • amnesia post ipnotiche (anche programmabile)
  • allucinazioni uditive negative - il sogg. non sente (PET - il cervello reagisce come in assenza di stimolo)
  • allucinazioni visive negative - il sogg. non vede ciò che c'è

*(con soggetti sonnambulici si lavora bene in psicoterapia)

Cosa sono i segnali post-ipnotici?

Sono gesti legati ed ancorati a situazioni o a sensazioni durante lo stato di trance che vengono riprese nello stato normale: durante lo stato di veglia il semplice gesto a cui è stato ancorato, ad esempio, lo stato ipnotico, fa in modo che il soggetto ritorni ad uno stato di trance automaticamente. Ci sono persone che lo fanno quotidianamente, senza accorgersene, e ciò avviene anche grazie all'uso di ancoraggi, ossia di elementi che ricordano altri e riportano in situazioni particolari ai quali siamo sottoposti inconsapevolmente

A cosa serve l'ipnosi?

  • Per lavorare sulle emozioni che provocano disagio: insicurezza, ansietà, nervosismo, irritabilità, rabbia, rossore
  • Per variare e modificare comportamenti e abitudini:

Smettere di fumare, eccessivo uso di sostanze, mangiarsi le unghie, disturbi dell'alimentazione, combattere tic, ritardi, difficoltà di concentrazione

  • Per risolvere problemi fisici: dolori, asma, allergie, pruriti, stress, insonnia, tachicardia
  • Per risolvere problematiche legate alla sfera sessuale: difficoltà di erezione, scarso impulso, poco desiderio, difficoltà orgasmiche nella donna
  • Nella psicologia dello sport

L'ipnosi ha un'elevata valenza spirituale in quanto è una nostra potenzialità.

Il sintomo è un segnale, l'espressione di un disagio. IL DOLORE HA UNA FUNZIONE SOCIALE.

Ad es. Cancro al seno: il prof. Tirone sostiene che per alcune donne è l'unica via d'uscita per tirarsi fuori da una situazione insostenibile. Si tratta di donne senza gratificazione e quando la situazione familiare migliora ci sono maggiori probabilità di guarigione. C'è la testimonianza di una donna che ha affermato che il giorno più bello della sua vita è stato quando ha saputo di avere il cancro.

Es: il soggetto è un paziente valdostano di 75 anni, soffre di "arto fantasma" e se il sintomo dovesse scomparire lui resterebbe solo, le persone non si occuperebbero più di lui; ecco che il vantaggio secondario della malattia è forte. Togliere il sintomo non sarebbe funzionale per cui è importante spiegare al soggetto che sarà possibile diminuire il dolore, lasciandogli cosi la sua "stampella mentale".

Si riesce a guarire le verruche (es. signora che lavorava al mercato ed era obbligata dal marito a fregare sul peso, si fa venire le verruche così non può più toccare gli alimenti)."Le verruche cadono come le foglie dagli alberi d'autunno"

L'ipnosi è creativa: devo capire chi ho davanti e creare la situazione ipnotica.

Regola aurea dell'ipnosi : il soggetto che è stato ipnotizzato dopo la seduta deve sempre aver qualcosa di più di prima.


LE TECNICHE

Il segreto dell'ipnosi è la relazione: c'è ipnosi quando c'è relazione

Si passa dal lobo sinistro (razionale-critico) per arrivare al destro (emotivo)

Dx Sx

Noi siamo l'insieme di tre "creature" e l'ipnosi lavora sul piano emotivo che risulta essere il maggiormente coinvolto.

uomo

Spirituale

Emotivo Emotivo

Fisico

Si deve vincere la critica dell'emisfero sinistro, bisogna crederci.

Diretta: so che vado in ipnosi

Ipnosi

Indiretta: si fa andare in ipnosi usando tecniche indirette che vincono le resistenze e la critica dell'Io


Padre: più forte e violenta

Ipnosi

Madre: più accogliente e contenitiva

Il primo ipnotista della storia è Dio.

Tecniche dell'ipnosi indiretta

1. Attenzione responsiva il terapeuta ha massima concentrazione nei confronti del soggetto, entra egli stesso in uno stato ipnotico tale da indurlo nel soggetto.

2. Truismo come nelle tecniche di vendita. Si induce una predisposizione al Si (con domande le cui risorse sono ovviamente positive), oppure si ripetono le stesse parole del soggetto. Ad es. i giochi dei bambini come il semaforo e l'asino vola.

3. Disseminazione o semina inizio con la storia della pianta che cresce, uso metafore e aggiungo man mano elementi sparsi nel discorso fino al raggiungimento dell'obiettivo.

4. Confusione inserisco tre negazioni nella stessa frase così da confondere il soggetto, destrutturare le sue difese e poter partire coinvolgendolo a livello attentivo su ciò che mi interessa.

5. Doppio legame tipica Eriksoniana, è molto pericolosa. La usano le zingare: tu hai una fattura, avrai un incidente, per cui devi farti fare una contro-fattura.

Es con un sintomo: exema, il tuo sintomo col tempo guarirà, se anche ciò non fosse è segnale comunque di una evoluzione della malattia

6. Implicazione evochiamo qualcosa per evocarne un'altra: es. ti faccio pensa ad una mela se voglio farti pensare all'albero o al colore rosso. Al paziente che dice di stare male sottolineiamo che ORA sta male.

7. Direttiva implicita anziché dire "tu non muoverai il braccio destro", posso dire "tu muoverai solo il braccio sinistro"

8. Suggestione a finale aperto propongo al soggetto tutte le ipotesi possibili così da non sbagliare (ti si muoverà il mignolo o forse il medio, probabilmente l'indice e forse l'anulare)

9. Segnalazione ideomotoria si usa per risparmiare energia e per parlare con l'inconscio. È l'inconscio a parlare per la persona che si trova in uno stato di rilassamento. Ad es si fa alzare l'indice della mano dx per affermare e quello della mano sx per negare e sarà l'inconscio del soggetto a rispondere tanto che ella non sarà consapevole delle risposte.

10. Analogia o metafora si usano immagini che siano familiari al paziente. Nel sogno guidato si usa la salita sul monte o la discesa in fondo agli abissi per lavorare con l'inconscio

11. Paradosso indurre nel soggetto qualcosa che non ha senso, Es. hai ragione ad avere paura, e le tue difese devono diventare grandi, grandi, grandi come una formica". Qualcuno usa tecniche visive come le immagini di Escher (?) Vedendo la figura paradossale il soggetto va in confusione e a questo punto si somministra l'immagine con l'idea che si vuole suggerire

Tutte queste tecniche si possono incontrare nel quotidiano

BIBLIOGRAFIA

  • L. Chertok

"L'Ipnosi"

Ed. Mediterranee 1984

  • Tirone

"Ipnositerapia"

  • Airaudi

"Corso di ipnosi in 13 lezioni"

  • Bander

"Ipnosi e trasformazione" Astrolabio

  • Gulotta

"Ipnosi" Giuffrè

  • Weiss

"Molte vite...un solo amore"

Il protocollo per la creatività del prof. Pacciolla fornisce il quadro delle immagini e dei canali del soggetto, come fa il test di Winsdom

RED: réve eveillé dirigé (sogno da sveglio guidato)

L'inconscio comunica per immagini da interpretare e al soggetto si suggeriscono stimoli non troppo strutturati:

  • rilassamento
  • scogliera
  • tuta da sommozzatore
  • induzione alla discesa
  • coltello per difesa
  • torcia

si interpreta (alla Jung) ciò che il soggetto trova nella grotta che è il suo inconscio quando compare una piovra (che rappresenta i problemi) lui deve difendersi, dopo la lotta trova un tesoro che rappresenta le sue risorse. Ogni immagine ha un significato particolare - ipnosi fantasmatica - che serve per capire come è strutturato il suo inconscio.

I fase: superamento conflittualità inconsce, soggetto con immagini ri-strutturate

Lotta col drago: aggressività e conflitti benessere

II fase: ristrutturazione dell'immagine di sé a partire da una nuova costruzione della sua realtà. Castello ben solido o radurasimbolo di consolidata sicurezza. Il soggetto descrive come si muove nel castello

III fase: espansività della coscienza e delle prospettive trans-personali, cioè quanto la persone è pronta, se ha coscienza delle sue risorse. Immagine della conchiglia: si può aprire o no e rivela significati.

Più l'Io è presente ma non critico più materiale emerge. Hanno somministrato il Rorschac in stato ipnotico ed hanno visto che cambia il tempo di reazione ma non il numero e la qualità delle risposte, non vi è variazione di personalità.

AUTOIPNOSI

Il T.A. è una forma di autoipnosi, nel 2° livello si usano le immagini mentali

SCHEMA RIASSUNTIVO DI AUTOINDUZIONE IPNOTICA

  1. Ricordatevi di avere ben chiaro cosa volete e l'autosuggestione che utilizzerete (immagine, enunciato).
  2. Disponetevi comodamente, possibilmente in un ambiente tranquillo.
  3. Fissate un punto, del soffitto o della parete, e non spostate lo sguardo da esso
  4. Iniziate a contare lentamente a ritroso da trentatré, scalando una unità alla volta, mentre si intercalano tra un numero e l'altro suggestioni di pesantezza alle palpebre e di calma (trentatré... sono calmo e sereno...le mie palpebre sotto pesanti...pesanti...pesanti, trentadue palpebre pesanti... trentuno... palpebre ecc.).
  5. Quando avvertite le palpebre pesanti o stanche chiudetele pure, anche volontariamente e sospendete il conteggio.
  6. Con le palpebre abbassate ruotate gli occhi verso l'alto come se si volesse guardare il centro della propria fronte, avvertirete una tensione agli occhi.
  7. Mantenete la tensione dovuta alla rotazione degli occhi per qualche istante (15 o 20 secondi approssimativamente sono sufficienti) poi rilassate gli occhi, non spostateli volontariamente, lasciateli andare come vogliono.
  8. Si può passare al rilassamento del corpo (vi suggerisco di prendere questa abitudine, non guasta mai).
  9. Dedicatevi ora alla cosa che è il motivo della vostra autoipnosi rappresentandovi l'immagine e l'enunciato che avevate già preparato e deciso (l'enunciato sempre positivo lo ripeterete alcune volte mentre vi immaginate l'immagine).
  10. Quando avete finito, contate lentamente fino a cinque, al cinque interrompete la concentrazione autoipnotica e riaprite gli occhi.

Le frasi dell'induzione ipnotica devono sempre essere positive, affermative e compiute

IPNOSI E SPORT

Calciatori: aumento quantitativo del movimento ma non qualitativo

I nuotatori giapponesi che venivano indotti a credere di essere seguiti da squali dopo un po' avevano attacchi di panico, la prestazione migliorava ma aumentavano i traumi e le ansie.

Un ciclista seguito dal dipartimento usa i segnali post ipnotici, ma per far ciò si deve già essere arrivati ad un livello molto profondo. Non si devono comunque "gasare" troppo perché se perdono la cognizione poi rischiano le penne.

Uso: diminuire ansia pre-gara

Funziona molto di più per singoli atleti piuttosto che per squadre.

  • Dobbiamo sostituire la realtà oggettiva esterna che crea problemi con una realtà soggettiva interna.
  • Non è in grado di migliorare le attività fisico motorie, ma di controllarle meglio.
  • Regressione. Prova di gara con non soddisfazione, si fa rivivere pensieri e intervieni; se vinci usi per evidenziare gli aspetti positivi (va bene sia per le squadre che per i singoli)
  • La stanza dell'atleta: si deve avere un ambiente accogliente, con una poltrona, uno schermo bianco, una macchina per prendere energia, ed una lavagna bianca.
  • Es. un maratoneta che fa un percorso, si segna sulla lavagna i punti critici, e prende l'energia dalla macchina
  • Si possono dare dei segnali post ipnotici pratici, ad esempio un interruttore dove prendere energia.

Se costruisco l'interruttore sono in mono-idea per cui vado in ipnosi con facilità


Dott. Devoti

Che cos'è la micropsicoanalisi? E' una forma di psicoterapia che va nel profondo: "micro" si riferisce al fatto che si sminuzzano e ci si focalizza anche su piccolissimi particolari e tutto ciò può essere di grande utilità anche per la psicologia dello sport.

Iniziamo a definire "setting" sportivo.

Cosa vuole dire setting sportivo, a cosa serve?

E' importante che lo psicologo sportivo sappia sia qual è l'oggetto del suo sapere e del suo intervento, sia qual'è l'ambiente e il contesto di applicazione. Normalmente è il "paziente" che va dallo psicologo il quale lavora nel suo ambiente anche se le problematiche private sono di diverso genere; lo psicologo sportivo fa un processo contrario: è lui che si sposta nell'ambiente dell'atleta e ciò cambia completamente la situazione. A volte può succedere anche l'inverso, ma l'ottica cambia e la seconda ipotesi non è propria dello psicologo dello sport. Lo psicologo sportivo si muove, compie movimento, va verso l'esterno, verso l'ambiente sportivo. La richiesta di consulenza e di aiuto c'è sempre e arriva dall'esterno, non necessariamente parte sempre dell'atleta, ma la "partenza" vera e propria è competenza dello psicologo: è lui propone ed offre un tipo di intervento stimolato da una domanda.

Il setting dello psicologo in genere quindi è differente da quello dello psicologo sportivo.

Setting: parola inglese che assume significati differenti a seconda del contesto d'uso.

È un insieme di elementi e regole che caratterizzano e strutturano determinati dinamismi.

L'insieme è una dimensione fondamentale, è più importante degli stessi elementi che lo costituiscono (che siano oggetti inanimati, o persone.). E' una forma rappresentabile come un contenitore, una cornice di un quadro che fa parte del quadro stesso. In questo caso la cornice non si limita ad essere un elemento estetico che chiude il quadro. In questo contenuto si posizionano gli elementi che interagiscono tra loro secondo modalità fisse che seguono delle leggi, delle regole. Metaforicamente si può paragonare ad una molecola in cui gli atomi sono legati tra loro e formano campi di forze con una certa stabilità e permanenza. Il setting è una forma abbastanza rigida, fissa e qualunque cambiamento porta ad una serie di trasformazioni negli elementi che lo compongono: mutano i movimenti, le interazioni.

Gli ELEMENTI del setting sono:

  • Sfondo
  • Insieme
  • Regole

SFONDO

E' un elemento spaziale, una delimitazione dello spazio che ritaglia un ambito dentro lo spazio infinito; è ciò che permette un certo tipo di interazione e solo quel tipo tra certi e determinati elementi. Nell'inconscio non c'è la dimensione spazio-temporale, i processi sono al di fuori dello spazio e del tempo. Ma allora ci si può porre una domanda: che rilevanza ha lo spazio se non ha nessun rapporto con il mondo interno? Questa delimitazione spaziale è una forma, un disegno, una rappresentazione che ha rapporto con la realtà più profonda dell'uomo in quanto nell'inconscio ogni individuo ha delle tracce mnestiche, delle fotografie, delle memorie che sono cariche, energetiche e che mobilitano pensieri, azioni, affetti ed emozioni. Sono in realtà oggetti psichici (le forme), quasi atomi di psiche che sono il motore di azioni e comportamenti esteriori.

Ad esempio: il relatore porta ad esempio il ricordo della madre, 86enne, ex-olimpionica di lancio col disco, riguardo al periodo dell'attività agonistica: nella donna non è rimasto il ricordo delle gare, del rapporto con l'allenatore, della paura.ma è rimasta traccia della pista rossa. Di tutta la sua carriera è rimasta una forma caratterizzata da una forte intensità affettiva e di piacere: il ricordo della terra nella quale rimanevano impressi i suoi piedi le evoca ancora oggi sensazione di piacevolezza.

Ecco quale incidenza, anche a livello profondo, ha la forma sull'ambiente. Spesso si da' maggiore importanza ad elementi visibili ma ciò che ci fa scegliere sono gli elementi apparentemente secondari che vanno a legarsi a forme, tracce, rappresentazioni interne che sono cariche e che mobilitano movimenti, risposte, azioni da parte delle persone. Ecco che lo sfondo balza in primo piano. Lo spazio in seduta è fondamentale: ad esempio, l'individuo ossessivo rileva tutto, nei minimi particolari e si lamenta evidenziando cose che spesso il più adattato trascura. I tratti ossessivi sono fissazioni di azioni con valore magico, ripetizioni di forme comportamentali.

In seduta, ad esempio, tra i vari elementi dello spazio dobbiamo tenere conto della posizione della sedia rispetto alla porta, del divano, dei soprammobili, della posizione del paziente rispetto al terapeuta (il "vis a vis" o la posizione sdraiata sul lettino)...

Tra le diverse tecniche utilizzate in micropsicoanalisi c'è l'analisi delle fotografie del paziente che lo aiutano a ricostruire la storia della sua vita. Le foto calamitano le forme impresse. In esse si trovano oggetti e soggetti che hanno meritato di essere conservati, raccolti e ricordati. Attraverso questa analisi il paziente abbandona il lettino e si pone in più stretto contatto con il terapeuta e con gli oggetti del contesto: cambia postura, maneggia strumenti quali lenti d'ingrandimento, compie quindi un'azione e non solo una verbalizzazione. Cambiando il quadro arriva a produrre materiali diversi, elaborazioni psichiche ed emergenze anche profonde che stando solo sdraiato sul lettino non arriverebbe a produrre. È aiutato dalle immagini che sono più vicine alle forme che popolano l'inconscio e che più facilmente calamitano queste forme cariche, queste impressioni che sono rimaste dentro la psiche soprattutto nelle fasi iniziali della vita.

L'uso delle fotografie è utile allo psicologo sportivo, così come è utile filmare il gesto atletico che viene poi rivisto: a livello superficiale ciò serve per una questione di raffinatezza tecnica, per evidenziare gli errori nella realizzazione motoria, gli errori di acquisizione, di apprendimento, favorendo quindi l'apprendimento del movimento e delle strategie di gara ( vedi gli sciatori, i corridori.); ma a livello più profondo è utile per ri-vivere certe situazioni caratterizzate emotivamente.

Il primo livello è fondamentale in quanto poter riscontrare una disarmonia nell'esecuzione del movimento aiuta a passare da un apprendimento per imitazione di altri ad un apprendimento speculare che, ripetuto, diviene automatico.

A livello più profondo, non è tanto importante la specularità quanto l'evocazione di forme e di immagini interne che la vista di un determinato movimento può attivare e calamitare. Queste forme, a volte, possono essere disturbanti ed impedire o inceppare l'apprendimento o l'armonia nella sua esecuzione. Questa emergenza di forme cariche interne ha l'effetto di eliminare gli ingorghi che, a livello energetico, ne inceppano l'azione. Dopo aver notato gli errori tecnici l'atleta inizia ad individuare certi elementi di postura in determinati momenti della gara, inizia a stabilire rapporti con le figure degli avversari, descrive in minimi particolari il movimento, evoca il tempo e lo spazio in cui esso è avvenuto ed evoca gli elementi ansiogeni che si staccano dall'evento "gara" e vanno su altri livelli. Ovviamente nella psicologia dello sport non si lavora su nuclei profondi e destabilizzanti altrimenti si rischia di "perdere" l'atleta: si agisce solo su elementi che l'atleta stesso cerca ed esprime. L'intervento analitico non è per forza destrutturante e smembrante ma è ristrutturante: è un seguire fisiologico. La psicoanalisi porta alla psicosintesi cioè alla scomposizione di elementi che costituiscono.

Slegando e scomponendo in elementi "semplici" un nucleo che è all'origine di comportamenti più o meno anomali, gli elementi si struttureranno subito dando origine ad una forma nuova e quindi a nuove forme di comportamento. La vera destrutturazione si rischia quando l'analista introduce nel paziente elementi che non appartengono al suo sistema. La sconfitta dell'analisi si ha quando, al suo termine, il paziente abbandona le sue passioni. E' importante ricordare la capacità di autoguarigione della natura.

Noi non siamo fatti a compartimenti stagni: quando agiamo (ad esempio nello sport) ci portiamo dietro tutti i nostri problemi, i nostri sentimenti, i nostri vissuti che contribuiscono a costituire il gesto, il comportamento. Certo alcune tecniche possono aiutare a "buttare dietro alle spalle" i problemi ma andare più o meno in profondità dipende anche dal soggetto che si ha di fronte.

Ora partiamo dalla storia dello sport.

Gli atleti, una volta, erano un corpo che qualcun altro allenava. Ora emerge il bisogno da parte degli sportivi di ri-impossessarsi della propria psiche. Lo psicologo può aiutare questo ri-impossessamento aiutando a verbalizzare il gesto motorio che spesso è chiuso nel silenzio dell'azione. Spesso gli atleti non trovano le parole, perché non trovano in realtà neppure i pensieri: c'è una sorta di scollamento tra l'azione in quanto tale e la rappresentazione del movimento. Non c'è l'abitudine a verbalizzare i processi sintomatici: verbalizzare, reduplicare il movimento permette il miglioramento della qualità del movimento. L'atleta acquisisce lo strumento della rappresentazione mentale che ha l'effetto del prodotto chimico (ad esempio la dieta.). La rappresentazione è una forma carica che può aiutare o inceppare il movimento. E' necessario acquisire un linguaggio: la capacità da parte dell'atleta di esprimere la propria corporeità funge da elemento allenante come una molecola chimica. Se l'atleta si esprime con la propria motricità penalizzando, anche se relativamente, la dimensione mentale, lo psicologo può diventare lo specchio del mentale dell'atleta. Il lavoro è psico-somatico per eccellenza. Inoltre chi abbiamo di fronte non usa il proprio corpo per esprimere un conflitto ma per esprimere tutte le sue potenzialità. E per giungere a ciò deve creare il vuoto, lo schermo bianco: le forme che occupano la mente non devono interferire.

INSIEME

Vale per qualunque tipo di forma con una certa rigidità, struttura un certo campo di forze. Ogni ambientazione particolare con una funzione particolare è un campo di forze (ad esempio: un luogo formativo è un luogo che predispone all'apprendimento). Il setting è quindi un ambiente particolare con finalità particolari. Le forze sono determinate dagli elementi che lo compongono ma anche dal setting stesso, dall'insieme in quanto tale. Nel setting psicologico e psicoterapico, a prescindere dai due personaggi principali, avvengono processi di trasformazione e l'incidenza dell'azione dello psicoterapeuta è da ridimensionare. Per converso è la situazione di setting in quanto tale che favorisce gli scambi, le interrelazioni che sono movimenti energetici (anche se sono parole). Le parole investono una serie di organi estremamente complessi e creano energia per cui agiscono profondamente sul corpo, anche in senso psico-somatico.

I processi riguardano la riattivazione di vissuti, di emergenze, di modalità espressive mentali ed emozionali che il soggetto che si rivolge allo psicologo ha in Sé. Anche lo psicologo ha elementi interni che si mobilitano e vengono in superficie attraverso la verbalizzazione (transfert). Tutte queste realtà sono composte da oggetti psichici, forme, rappresentazioni che emergono ed aleggiano in tutte le maniere. Caricano l'analista, la stanza, gli oggetti, anche le regole che sono preliminarmente pattuite tra il paziente e lo psicoterapeuta (orari, compenso...). Tutto è influenzato dagli elementi interni dei due attori che emergono sistematicamente.

Tutto ciò avviene anche nel setting sportivo: può cambiare lo sfondo, l'insieme, gli attori ma le interazioni e i processi che emergono sono gli stessi.

E' necessario distinguere il setting sportivo quando

  • è costituito dallo sport stesso ed è una forma con elementi di sfondo specifici dello sport.
  • quando c'è lo psicologo dello sport come oggetto, con una nuova variabile immessa all'interno del setting sportivo.

Il setting sportivo è una forma complessa con regole e dinamismi che caratterizzano la situazione. Lo sport non è stato inventato così come è adesso ma è una forma che si è creata nel corso del tempo per cristallizzazione di elementi che lo compongono. E' necessario cogliere il suo formarsi nel tempo per capirne la natura. Un approccio storico non è utile solo per una forma di cultura ma perché è solo attraverso una indagine su come si sono formati certi elementi qualificanti del setting sportivo che si può capire l'impatto dell'esperienza e la permanenza di quel setting che oggi è definito sport, con le reazioni che può indurre la forma sia in elementi interni che in quelli esterni (società).

Lo sport come sport è nato con l'uomo: come forma di agonismo strutturato con regole ben precise ed organizzato nel tempo.

Già in rappresentazioni antropomorfiche si trovano due individui legati tra loro che corrono e che danzano (diventati poi il simbolo della svastica).

Risalenti all'antico Egitto si trovano rappresentazioni di giocatori di calcio raffigurati sulle pareti delle tombe, e nelle tombe venivano raffigurate scene di vita quotidiana. Le rappresentazioni si inseriscono in un ambito mitico: quello del Mito di Apophis.

La connessione dello sport con un mito come intermediario di un rito. Lo sport è nato all'interno di un rito sociale o religioso che ripete attivamente un mito, un racconto verbale orale relativo ad esseri divini o intermedi ed è importante per le persone perché è cosmocomico, cioè

Nell'antico Egitto credevano nell'esistenza di due mondi, uno in terra ed uno sottoterra e tutti i processi vitali erano determinati da leggi che attivate dalle stesse divinità. Partendo dall'alternanza notte-giorno è nato il mito di Apophis.

Aphofis è il serpente cosmico che cerca di interrompere il ciclo vitale ed è distruttore di quell'ordine ciclico di tipo solare rappresentato da Osiride. Il mito rappresenta la lotta continua tra Osiride e Apophis ed è graficamente rappresentato da una forma circolare: il serpente che si morde la coda.

La lotta vede vincente Osiride che taglia la testa ad Apophis e questa diventa una palla che viene lanciata da una parte all'altra tra le forza disgreganti ed aggreganti. La testa del serpente (che è l'elemento distruttore e di squilibrio nel sistema del mondo dominato dall'armonia cosmica) è centrale. Le rappresentazioni di giochi di palla per gruppi contrapposti ripetono questa lotta cosmica nello sport. Il rito ripete attivamente in cerimonie di festa il mito originario attraverso individui scelti, ad esempio sacerdoti. Il gioco sport ne è parte. Sia il racconto mitico che l'attivazione rituale hanno efficacia reale. Il gioco, lo sport si inserisce nel rito ed è parte integrante ed attiva del racconto mitico originario. Sia il racconto mitico, sia il rito delle sequenze narrative mitologiche hanno efficacia reale cioè non sono solo puro gioco/divertimento e non sono solo una cornice della festa e della cerimonia. Nel gioco si svolgono azioni ordinate per regole che sono connesse all'azione mitica e che ottengono effetti sulla comunità nel suo complesso e sui partecipanti, effetto di tipo magico e psicosomatico.

La connessione dello sport col sacro e con il religioso, con una sfera umana così importante che tocca fibre affettive ed emozioni molto profonde, con una sfera delle credenze che vanno al di là di forme logiche, risponde ad urgenze, a problematiche e a conflitti che sono universali dando loro una organizzazione in grado di padroneggiarli.

Sono problematiche attinenti a fatti della vita quali la nascita, la morte, la colpevolezza, il conflitto tra tendenze opposte avvertito dentro l'individuo oppure dentro la stessa società. Nel mondo egizio le feste con i giochi sportivi erano connesse a cerimonie religiose o a festeggiamenti per vittorie belliche e in queste occasioni gli sconfitti diventavano rappresentanti di aphofis e ritualmente uccisi. Era una rappresentazione a esito predeterminato. Il rito permette la continuazione delle leggi che governano il mondo evidenziando le forze che lo mobilitano e che sono generalmente di ordine opposto. Il sacro è garanzia dell'ordine costituito: le leggi permettono la permanenza stessa del mondo. Nei poemi omerici troviamo gare di nobili di schiere differenti. In Grecia lo sport viene strutturato come gara ossia il suo esito non è pre-determinato e dello sport si trova traccia nell'ambito dei funerali. In questo caso vi è una forte connessione tra lo sport e l'elaborazione del lutto. Lo sport non è occasione di festa ma è utile per superare il dolore del lutto: si svolgevano giochi che riproponevano la forza dell'eroe che lotta per battere il nemico. In questo caso il rischio di morte era presente per entrambe le parti che entravano in gioco. Non c'era pre-determinazione. La connessione tra sport, morte e sacro è una costante storica. Facendo riferimento al Cristianesimo, nelle lettere di S. Paolo una delle parole più ricorrenti è "agonistica". Lo sport era ormai consolidato e l'impegno cristiano era visto come lotta atletica. Il martire era un atleta.

C'è una grossa differenza tra gioco e sport perché nello sport il setting ha una grossa valenza emotiva. Il soggetto entra in una forma pre-costituita (setting). Per ogni singolo elemento che entra nel setting sportivo si può ripercorrere lo stesso tipo di storia per vedere come si è cristallizzato, come è divenuto permanente e rigido. Da ciò la enorme difficoltà a cambiare anche solo una regola. L'elemento regola è differente dal gioco di regole, (sarebbe interessante capire quando è più opportuno per i bambini passare dal gioco di regole alla attività sportiva). Quando in certi atleti l'ansia raggiunge livelli così elevati da bloccare i gesti significa che si sono problematiche affettive. Quando si sceglie uno sport si entra in una forma pre-costituita e i movimenti sono determinati dal tipo di setting. Il setting di gara poi è diverso da quello dell'allenamento perché aumentano i rischi e si rende necessario l'utilizzo di elementi controfobici, difensivi per poterli superare. L'uso di talismani e di amuleti da parte di quasi tutti gli atleti dimostra l'esistenza di questa paura data o dalla percezione di essere in un campo minato oppure dal fatto che nell'atleta emergono problematiche che lo predispongono alla paura.

Retaggio filogenetico di difesa: si è tramandato il pericolo di vita, regole di tutela.

Esistenza individuale: la storia personale è scandita da tappe evolutive con problemi e situazioni conflittuali, risposte difensive che strutturano la personalità dello sportivo. Problema: che rapporto c'è tra il retaggio di difesa filogenetica e l'esistenza individuale; quanto il retaggio filogenetico può semplificare i vissuti personali riequilibrandoli; quanto possono compensare i vissuti che caratterizzano la storia personale dell'atleta; quanto questi vissuti personali possono cozzare contro il retaggio filogenetico e creare problematiche all'atleta.

Il vero campione sa attivarsi al momento giusto: né prima, né dopo.

Alcune forma d'ansia si possono sviluppare in fase evolutiva.

La religione mette in atto una serie di comportamenti (come il rito ed il mito), di idee, di pensieri e comportamenti che servono a organizzare il mondo interno degli individui. Ogni cosa ha il suo posto, anche l'aggressività o la colpa. Dalla chiesa si esce pacificati con se stessi come da un allenamento.

Pensiamo alle forme degli spazi dove si pratica sport: sono ellissi, cerchi, rettangoli, quadrati. Anche negli sport come la canoa si strutturano vie geometriche.

Il luogo dove nei tempi passati avvenivano i giochi era una zona sacra, sottoposta a tabù alla quale si poteva accedere solo se in possesso di certe condizioni e solo certi individui erano quindi autorizzati. La zona sacra era una zona delimitata dal resto dello spazio intorno che era profano. Al suo interno tutto era previsto, programmato ed organizzato. Tra il "dentro" e il "fuori" vi era la dicotomia : puro - impuro buono - cattivo

La sfera religiosa ha un grosso valore economico perché è fonte di riequilibrio.

REGOLE

Nella definizione di setting troviamo il termine "regole": la stessa parola fa subito pensare a trasgressione. Le regole sono poste in quanto segno perenne di trasgressione.

Vediamo l'esempio: il doping (definibile come aiuto non socialmente accettabile) è una forma di trasgressione di regole, ma nello sport professionista tutti si "dopano": la trasgressione diventa regola e i migliori sono quelli che riescono a trasgredire senza farsi beccare. Mito di EDIPO. Edipo viveva a Corinto convinto di essere figlio naturale dei genitori con i quali viveva. Al tempo di Edipo c'erano già le Olimpiche che erano feste religiose, e lui era bravo negli sport: era un discobolo bravo ma barava sul peso e sulla misurazione. Per questa sua caratteristica era odiato da altri sportivi nobili. In occasione dello svolgimento di una gara nella quale aveva barato gli viene rivelata la sua condizione di figlio adottivo. Ecco che Edipo va a Delfi a consultare l'oracolo per sapere la sua storia. ( ). Edipo trasgredisce le regole, ma con questo suo modo di essere salva Atene dalla persecuzione della sfinge e cerca di salvare Tebe dalla peste: lui è il colpevole, la causa della peste, ma è lui stesso la sua cura: è un farmaco. "Farmaco" ha due significati: veleno oppure antidoto, cura. Edipo, che trasgredisce le regole, va verso la auto-distruzione : la morte del padre, il suicidio della madre, l'auto accecamento. Nel setting sportivo ciò che tiene insieme i vari elementi sono le leggi che ne regolano la forza, cioè le regole. Trasgredendo si rompe il setting sportivo, si sfalda la forma caratteristica della sua realtà con gravi conseguenze per lo sport stesso e per gli individui che lo praticano, attori ed elementi di questa forma.

La ricerca della vittoria o del buon risultato a qualunque prezzo e con qualunque tipo di mezzo è autodistruttivo (in senso fisico, in senso psicologico e in senso sociale); fa pendere la bilancia di quella forma che è lo sport nella direzione di una delle due forze che lo sport stesso mette in gioco: quella aggressiva e distruttiva. Anche in questo caso è possibile fare un parallelo con la psicoanalisi e il concetto di pulsione di vita e pulsione di morte. Nello sportivo c'è la percezione e il desiderio di eternità. Ecco che ricompare il discorso religioso della vita dopo la morte.

Ormezzano sostiene che nel terzo millennio non esisterà più lo sport , e lui ha seguito ben 18 olimpiadi: lo sport è cambiato, si parla di mercificazione dello sport come se ci si muovesse in un'azienda e se lo sportivo accetta il gioco ne è anche lui responsabile.

Lo sport sembra essere sempre più staccato dalle sue radici e diventa una "scheggia che rischia di impazzire". Le regole sono e verranno cambiate nel corso del tempo e ciò spiazza gli attori del setting. La trasgressione e la manipolazione delle regole segue il mutamento globale del sistema dello sport.

Fino a che punto la trasgressione è tollerabile e quando passa il limite consentito?

Fino a che punto è fisiologica, è una forza che fa parte e regola il setting e quando, invece, rischia di far saltare tutto il sistema?

Sono le due facce del briccone (Trixer): possono essere gli elementi positivi che mutano il quadro del sistema e creano, oppure può essere il dissolutore, gli elementi che scompigliano l'equilibrio fino al punto di rovinare. Anche la trasgressione delle regole ha in Sé elementi positivi, permette di dare libero sfogo alla creatività.

Super io: più rigido o più vicino all'ideale permette scambi più sintonici nei confronti dell'ambiente.

La trasgressione delle regole evoca due realtà sociali antitetiche:

  • Aggregazione sociale mediante patto (ad esempio di sangue)
  • Aggregazione sociale mediante pattuizione (accordo e condivisione di regole)

Nella prima forma, aggregazione sociale mediante patto, inseriamo tutti i legami che sono pericolosi, estremi, che sono legati alla vita e alla morte: sono forme sociali tipiche, ad esempio, dei gitani, della mafia, dei massoni. Anche l'ebraismo è fondato su un patto di sangue. Questo lega talmente forte i membri che non esiste più altra regola ed esiste una identificazione totale da parte dei membri: per ogni cosa che facciano devono essere difesi. E' una brutta posizione perché si esce dalla realtà; sono gruppi chiusi e non riescono a legare ed a integrarsi con i gruppi diversi con i quali vengono in contatto. Tutto ciò si rivela pericoloso e distruttivo. Il gruppo si dispone a diventare capro espiatorio nei confronti della società perché si arrocca su di Sè e si pone come diverso dagli altri, appartenente ad una realtà che non è condivisa. Siamo in una dimensione pregenitale, in una fase fusionale caratteristica del primo anno di vita.

Le regole che regolano il setting sportivo distinguono bene i due poli all'interno delle relazioni. Il patto diventa pattuizione, cioè patto per trasmissione di regole. C'è scambio, varietà, interazione e distinzione tra i due poli; non c'è ricerca del potere assoluto privo di regole ma la ricerca di conquiste progressive nella relazione e nel rapporto. Nel setting sportivo la dimensione regole (accettazione e osservanza) è:

  • condivisione della forma che si chiama sport
  • riuscita del gesto sportivo
  • integrazione delle parti conflittuali che vengono messe in gioco nell'ambito sportivo e che fornisce un assetto ed un equilibrio alla persona.

Interpretare le regole significa viverle meglio ed introiettarle; ciò può essere interpretabile come trasgressione ma se "devo fare" è meglio che mi convinca che "voglio fare": il dovere implica sempre un peso maggiore del volere. Non si cambia la situazione ma si vive meglio.

Il "briccone" (Trixer) è un integratore, è quello che posso e voglio, è l'anti "devo".

Attenzione che non diventi un tiranno, il Farmaco, il doping.

Anche lo sport abbiamo detto subisce i tempi della società. L'atleta vive e sente i tempi dello sport che sono gli stessi di quelli della società. Le regole sono metafore che rappresentano i vissuti e si propongono nel campo delle metafore della vita. Possono essere condivise ma comunque difficili da attuare.

SABATO 25 SETTEMBRE


D. DEVOTI

L'ansia è una tematica centrale per qualsiasi attività.

Spesso si ripropone la dicotomia mente corpo, che si riporne anche nella scelta vado dal medico o dallo psicologo? È importante riproporre lo psicosoma dell'atleta senza trattini e divisioni, psicosomatico non nel senso di eziopatogenesi mentale con effetti corporei, ma nel senso in cui il soma è psichico, le cellule in quanto tali sono psicosomatiche, sia quello nervose che quelle dell'apparato osseo.

Il linguaggio stesso ha effetti sul piano fisico perché le emozioni possono essere elaborate, hanno effetti diretti sul piano somatico in quanto possono portare a blocchi e a disturbi fisici. Tutto ciò che è somatico è psichico, e tutto ciò che è psichico è somatico.

Ad esempio, attraverso la visualizzazione si ottiene un mutamento sul piano fisico, durante il sogno (fase REM) si esprimono e si realizzano determinati contenuti psichici inconsci che emergono concatenati abbassando globalmente lo stato di eccitazione, le conseguenze sono psichiche e fisiche.

L'eccitazione corre su un continuo che va dal Coma/sonno profondo alla frenesia/disturbi.

Nello sport l'eccitazione è tensione muscolare, scheletrica, nervosa, e tutto ciò prima delle gare predispone l'organismo alla prestazione. L'ansia d'attesa è un allarme che si attiva anche solo rappresentandomi la situazione. L'attivazione è psicosomatica perché ciò che attiva l'organismo può essere dipendente da situazioni o da oggetti.

  • Esterni (campo, gare,...)
  • Interni ( rappresentazione, anticipazione, visualizzazione,...)
  • Situazionale (contesto,...)
  • Oggettuale (allenatore, antagonista tifosi,..)

Gli oggetti mentali hanno una permanenza che permette uno stile di vita stabile e sufficientemente equilibrato (concetto di identificazione proiettiva - Klein), se così non fosse ci sarebbero crisi di personalità e di identità che possono portare fino alla morte. Gli automatismi come il respirare permettono la sopravvivenza, e per qualcuno la morte in culla è dovuta al non funzionamento di questi oggetti psichici introiettati per copia.

Un adolescente cerca un allenatore solido, che divenga la personificazione di un immagine , che è vitale, che nutre, difende e segue su tutti i livelli, non solo su quello sportivo.

Certe situazioni attivano il nostro organismo in modo squilibrato. Queste deviazioni del continuum provocano una messa in allarme dell'intero organismo che per padroneggiare e controllare lo squilibrio, attiva dei comportamenti che possono essere di attacco o di fuga. Non è la situazione che scatena l'istinto ma è l'eco interna che la attiva e che, a sua volta, attiva il corpo che è il motore. La benzina è psichica e ogni cellula riconosce la situazione di pericolo e risponde in maniera autonoma. Ogni cellula ha memoria di esperienze di possibile squilibrio e reagisce di fronte ad esperienze simili quelle memorizzate a livello cellulare. Per esempio il sistema immunitario reagisce e lavora attraverso un processo di riconoscimento e scarica una serie di difese che contrastano il pericolo estraneo (legge del simile cerca simile). Il principio di riconoscimento è il principio fondamentale della psiche che ha caratteristiche di duplicazione e rappresentazione quelli che sono i processi somatici e il corpo stesso. La rappresentazione è l'elemento psichico per eccellenza, fotografare e tenere.

L'attivazione è psichica nel senso che il nostro corpo si rappresenta delle situazioni ansiogene o di pericolose che attivano l'organismo. L'attivazione è globale / organica ed è attivata dalla psiche. Si può abbassare l'eccitazione con dei pensieri, il desiderio è psichico, è un aspetto qualitativo della pulsione, il bisogno è più fisico. La soddisfazione o meno della pulsione si imprime nelle cellule così come l'attivazione, rimangono tutte tracce mnestiche impresse nell'apparato psicosomatico della persona.

ANSIA DI TRATTO

Predisposizione stabile, tendenza a reagire in modo ansioso con stato di allerta, tensione, inquietudine, a situazioni vissute come pericolose. Questo tipo di ansia è simile alla nevrosi fobica.

Siamo noi a leggere e interpretare. Le risposte delle persone sono varie. Si può intervenire per correggere e limare, ma prima si deve distinguere se sono ansie copiate o trasmesse. Molti conflitti quotidiani derivano da identificazioni con figure primarie che realmente possiedono la qualità che noi abbiamo appreso e fatto "nostra". La qualità (o negatività) se trasmessa può fissarsi lungo le generazioni e divenire stabile (come certe malattie organiche che si ripetono per generazioni).

Come si interviene allora su una situazione trans-generazionale di ansia strutturale? Si dice che non si può, ma qualcosa si fa con la psicoterapia. Si possono attenuare tecniche di rilassamento o comportamentali (mental training) ossia tecniche che mirano a sostituire delle formule a delle rappresentazioni interne della persona di una certa colorazione negativa con altre connotate positivamente. Possono essere utili anche perché non vanno in profondità. Nell'ansia di tratto qualunque situazione ansiogena di oggi è esattamente identica strutturalmente ad altre situazioni ansiogene passate. Ciò che vivo oggi è ciò che vivevo quando avevo 5 anni e quando il mio nonno si trovava nella stessa situazione. Un allenamento alla descrizione sempre più complessa della situazione ansiogena porta alla scomposizione e all'analisi della situazione e della risposta ansiosa. Si scompone la situazione e la risposta in elementi elementari che possono non aver nulla a che fare, e poi si passa alla confrontazione degli elementi nella stessa persona e nella famiglia. L'effetto è una notevole presa di coscienza, apporta nuova conoscenza. Negli sportivi legate a queste ansie si possono trovare aspetti esibizionistici con una forte colorazione sessuale

ANSIA DI STATO

E' una manifestazione ansiosa di timore, incertezza, irrequietezza sul piano psichico e di agitazione psicosomotoria che sopravviene in determinate situazioni. Non è strutturale quindi non è costante, ma estemporanea è variabile all'interno della vita ed è connessa con l'importanza rivestita dalle situazioni. Si assimila ad una nevrosi ossessiva oppure ad una intermedia (fobico- ossessiva)

Qui è forte l'elemento soggettivo, ci sono però situazioni che sono di per se ansiogene. Nel calcio l'ultima di campionato è una situazione eccezionale e fortemente ansiogena mentre per un calciatore può essere fortemente ansiogena la prima partita in casa. L'attivazione può essere la stessa dell'ansia di tratto, e qui vanno molto bene le tecniche comportamentali.

Vi sono diversi tipi di ansia:

  • ansia cognitiva: aspetto più propriamente psichico emotivo delle manifestazioni di ansia che interessa pensieri, emozioni, stima di sé;
  • ansia somatica : manifestazione fisica ad es. tachicardia, sudore, tremore.

Operativamente la distinzione è utile perché la risposta può essere a prevalenza cognitiva o somatica e ciò permette di mirare ulteriormente l'intervento.

  • ansia cognitiva: visualizzazione e training ideomotorio, riorganizzazione strategiche di ciò che facciamo abitualmente, anticipazioni, ri-memorizzazioni;
  • ansia somatica : rilassamento, e un po' di aiuto cognitivo.

Ripetere mentalmente è fondamentale per qualunque forma di ansia, si deve imparare a memoria e rivedere tutti i particolari con una modalità quasi ossessiva. La tendenza ossessiva è assai presente nel mondo sportivo.

Nella visualizzazione si possono scegliere diverse modalità. Io che mi vedo, io pubblico che vedo il gesto che faccio. Si usano le cassette dei campioni preferiti per studiare il gesto e per ripeterlo mentalmente. Si può rappresentare lo stesso risultato in un sogno.

L'individuo cresce e si costruisce con l'autorappresentazione, con l'attivazione del sistema visivo e percettivo. Per correggersi è molto utile vedere se stessi, poiché si va a correggere il percorso neurale. È facile correggere con la visualizzazione poiché uso situazioni e ricordi, esperienza positive e negative. Cambio le formule i verbi gli aggettivi per padroneggiare meglio l'ansia nelle gare successive.

L'ansia non è necessariamente qualcosa di negativo.

Ragionamento della U inversa: che varia da individuo a d individuo

ansia bassa bassa attivazione bassa performance

ansia alta alta attivazione alta performance

sotto un certo livello se no se supera la soglia la performance si abbassa.





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