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GAGARIN

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GAGARIN

GAGARIN


Cresciuto in un'azienda collettiva di quelle create in Russia dopo la Rivoluzione, in cui il padre faceva il falegname, fece in tempo a vivere la tremenda esperienza dell'invasione del suo Paese da parte della Germania. Il padre di Yuri, per contrastare l'avanzata dei nazisti, si arruolò nell'esercito, mentre la madre cercò di portare lui e suo fratello maggiore, con l'intento di proteggerli, il più lontano possibile dai conflitti e dalle battaglie.

In seguito, nel suo percorso scolastico, attirato dalle materie scientifiche, decide di specializzarsi in qualche settore tecnico, inscrivendosi appunto ad una scuola di stampo professionale in Mosca. Gli anni di studio sogno segnato da difficoltà economiche di vario tipo, tanto che più volte è costretto ad abbandonare la scuola per intraprendere qualche lavoro di tipo manuale e poco qualificato. Mentre era studente comincia però ad interessarsi ag 545d38f li aerei e a tutto ciò che è in grado si solcare il cielo, iscrivendosi dopo poco alla locale scuola di volo. Ben presto, si accorge, e per primi suoi insegnanti, che è dotato di un vero e proprio talento in questo campo e, una volta diplomato nel 1955, entra nell'aviazone sovietica. Anche in mezzo a provetti piloti, appare chiaro che le doti del giovane asso sono fuori dal normale, tanto che viene sottoposto a test che esulano dai normali standard o a prove altamente specializzate. Non solo, l'aviazione lo sceglie anche per testare nuovi sistemi e apparecchiature di volo. Il passo da lì al desiderare di volare "più in alto" è breve. Si offre infatti volontario per diventare astronauta.

Non molto tempo dopo, un volo intorno alla Terra di 108 minuti consegnava alla storia come primo uomo nello spazio uno sconosciuto ufficiale di 27 anni dell'aviazione sovietica e, vent'anni esatti dopo il volo della navicella Vostok-1 di Gagarin, decollava da Cape Canaveral il primo shuttle.

Gagarin insomma fu il primo astronauta della storia, il primo uomo che portò a compimento un volo spaziale attorno alla Terra. La sua missione, non preannunciata come la maggior parte delle imprese spaziali sovietiche, fu realizzata il 12 aprile 1961. Venne lanciato alle 9,07 ora di Mosca dal cosmodromo di Baikonur all'interno dell'astonave "Vostok 1" , del peso di 4,7 t. Entrò regolarmente in orbita compiendo un giro attorno alla Terra e raggiungendo una distanza massima di 344km (apogeo) e minima di 190 km (perigeo). Fu il primo uomo a sperimentare lo stato di imponderabilità e ad effettuare osservazioni del nostro pianeta dallo spazio esterno.

Dopo 78 minuti di volo accese i retrorazzi che frenarono la corsa della "Vostok" e la portarono sulla traiettoria del rientro. I sovietici sostennero che l'astronauta rimase all'interno della capsula, la quale scese dolcemente per mezzo di paracadute sulla terra ferma; secondo fonti americane, invece, l'astronauta fu catapultato a sette mila metri di altezza e discese con un proprio paracadute. L'atterraggio avvenne alle ore 10,55. L'impresa di Gagarin fu fondamentale, perché dimostrò che l'uomo può resistere alle tremende sollecitazioni della partenza e del rientro all'ambiente ostile dello spazio extraterrestre.

L'exploit di Gagarin fu un trionfo per l'Urss. L'America peraltro avrebbe recuperato ampiamente il terreno che la separava dai sovietici, arrivando sulla Luna solo otto anni più tardi. Ma il volo nello spazio è stato segnato indelebilmente dalla guerra fredda, e ogni lancio era l'occasione - per una superpotenza o per l'altra - di piantare la propria bandiera. Oggi i giorni del confronto spaziale tra superpotenze sono finiti, e Russia e Stati Uniti lavorano insieme a costruire la stazione spaziale Alpha.

Gagarin invece morì prematuramente a soli trentaquattro anni. Erano passati solo sette anni dalla sua conquista dello spazio quando Yury Gagarin, il 27 marzo 1968 moriva a bordo di un caccia da addestramento. Il caccia, un Mig 15, aveva a bordo anche un pilota collaudatore molto esperto: per ordine del Cremlino Gagarin non poteva volare da solo (per questioni di sicurezza). Anzi sempre il Cremlino gli aveva impedito anche di ritornare nello spazio: un eroe non doveva morire per qualche incidente. Invece nella più banale delle situazioni Gagarin cadde. Ma il mistero è tutto fitto sulla sua fine. Varie sono le spiegazioni avanzate ufficiali e ufficiose. Ecco le principali:

1)Dopo l'incidente vennero avviate diverse inchieste le quali spiegarono che il Mig-15 di Gagarin era entrato nella scia di una altro caccia in volo. Il Mig perse il controllo è precipitò. Nella zona, non lontano da Mosca, c'era un fitta nebbia e i due jet non si erano visti.

2) Il controllo del traffico aereo militare era molto carente e autorizzò il volo del caccia nella zona dove volava Gagarin quando doveva invece impedirlo. Tenendo conto che i due jet non potevano volare a vista i controllori dovevano esercitare un controllo che invece non c'è stato.

3) Il servizio meteorologico nella zona di volo di Gagarin non aveva segnalata la presenza di dense nubi basse nelle quali invece si venne a trovare il Mig. Per un'avaria all'altimetro il caccia fece delle manovre troppo basse finendo al suolo.

4) C'è infine un'ipotesi fantasiosa. Quella dell'omicidio che sarebbe stato ordinato dal Cremlino dove allora comandava Breznev, per togliere di mezzo un personaggio che stava diventando ingombrante e poco gestibile. Ma il mistero rimane.

A Juri Gagarin è stato dedicato in Russia il centro di addestramento dove si preparano i cosmonauti prescelti per le varie missioni spaziali








Neil Alden Armstrong, nato il 5 agosto 1930 a Wapakoneta, in Ohio, prima di intraprendere quell'eccezionale carriera che lo ha portato ad essere il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna, si è laureato in ingegneria aeronautica alla Purdue University e ha conseguito il master in ingegneria aerospaziale all'Università della California del Sud. Dal 1949 al 1952 Armstrong è stato aviatore della Marina militare e, dopo aver lasciato la Marina, è diventato pilota collaudatore (fu collaudatore di molti nuovi aerei ad alta velocità, compreso l'X-15 capace di raggiungere i 7.000 km/h. Volò su 200 diversi modelli di veicoli aerei, compresi jet, razzi, elicotteri e alianti).

E' proprio durante lo svolgimento delle mansioni di pilota collaudatore che è stato scelto per diventare un membro del corpo degli astronauti.

Anche se fece parte dell'equipaggio di riserva in numerose missioni, il suo primo volo avvenne nel 1966 a bordo della Gemini 8. Durante quell'emozionante avvenimento, lui e il suo compagno David Scott portarono a termine con successo il primo aggancio di due navicelle nello spazio.

Nel luglio del 1969, il "passo" decisivo: ad Armstrong viene affidato il comando dell'Apollo 11, la prima navicella con equipaggio a posarsi sulla Luna e, il 20 luglio 1969, insieme al collega Edwin Aldrin, è il primo essere vivente che imprime la sua impronta sulla superficie lunare.

L'impresa di Armstrong, che ha comportato una grande preparazione, oltre che un'enorme coraggio, è straordinaria perchè la conquista della Luna è forse la più grande impresa scientifica di tutti i tempi, il risultato più eclatante dell'ingegno dell'Uomo.

Celeberrime le parole del comandante al momento della storica impresa quando, in preda all'emozione, scendendo la scaletta del modulo lunare, Armstrong disse: "Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l'Umanità".

Una volta atterrati, Armstrong e Edwin Aldrin esplorarono la superficie della Luna per due ore e mezzo. In seguito, tornato in patria con trepidante attesa da parte di media e autorità, celebrato come un eroe, Armstrong ricevette la medaglia della Libertà dal Presidente, in riconoscimento dei traguardi raggiunti e del suo contributo al programma spaziale.

Neil Armstrong lasciò la NASA nel 1971 per insegnare ingegneria aerospaziale all'Università di Cincinnati, dove rimase fino al 1979. Fece inoltre parte della Commissione Nazionale per lo Spazio dal 1985 al 1986. Nel 1986 fu vicepresidente della commissione d'inchiesta presidenziale che indagò sull'esplosione dello Space Shuttle Challenger.











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