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Jacques- Louis David - L'età giacobina e napoleonica (1796- 1814)

storia dell arte














1748- 1825











Di fronte agli sviluppi della Rivoluzione francese, tutti gli Stati italiani abbandonarono ogni velleità riformatrice e si unirono al fronte antifrancese; nelle popolazioni, vario era lo stato d''animo di fronte agli avvenimenti francesi: parte delle masse contadine, per lo meno inizialmente, non vi fu ostile, vedendo realizzate in Francia le proprie aspirazioni antifeudali; ma le campagne furono ben presto guadagnate dalla fortissima propaganda antirivoluzionaria e clericale. Una parte del ceto dirigente illuminista, di fronte all'affossamento delle riforme, si distaccò dai governi, abbracciando posizioni co 151d36b stituzionali moderate che ne prepararono l'adesione ai governi repubblicani. Si formarono, infine, minoranze "patriote" e giacobine, in parte derivate dalla massoneria, che iniziarono una vivace attività cospirativa accompagnata da repressioni poliziesche ed esecuzioni capitali.

Nominato comandante dell'armata d''Italia il 2 marzo 1796, Napoleone Bonaparte varcò le Alpi e, occupato il Piemonte, concluse l'armistizio di Cherasco (28 aprile) e la pace di Parigi (15 maggio), garantendo ai Francesi l'occupazione delle principali fortezze del paese e dando la possibilità a Napoleone di fare proprio l'Italia la base del proprio potere personale mediante la creazione di repubbliche "sorelle" strettamente dipendenti dalla Francia.


Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, Bonaparte, primo console, intraprese una seconda trionfale campagna d'Italia (1800), e con la battaglia di Marengo (14 giugno 1800) riportò sotto il dominio francese tutta l'Italia settentrionale.


Divenuto imperatore nel maggio 1804, Napoleone assunse (18 marzo 1805) il titolo di re d'Italia, trasformando in Regno Italico la Repubblica Italiana; la Repubblica Ligure divenne un dipartimento dell'Impero francese nel giugno 1805, Lucca con Piombino fu trasformata in principato per la sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte Baciocchi. Dopo la pace di Presburgo (26 dicembre 1805) l'Austria cedette il Veneto, l'Istria e la Dalmazia, che vennero aggregati al Regno Italico; la politica del blocco continentale indusse infine Bonaparte a completare il controllo delle coste italiane: nel febbraio 1806 venne occupato il regno di Napoli, assegnato dapprima a Giuseppe Bonaparte, e, dopo il suo passaggio al trono di Spagna (1808), a Gioacchino Murat. Nel dicembre 1807 venne abolito il regno d'Etruria, e la Toscana (dove nel 1809 sarebbe stata insediata come governatrice, col titolo di granduchessa, Elisa Bonaparte) fu annessa all'Impero francese; nel novembre 1807 Napoleone fece occupare le Marche, aggregate nell'aprile 1808 al Regno Italico; nel febbraio 1808 fu occupata anche Roma con tutto il Lazio e l'Umbria, trasformati in dipartimento francese, mentre Pio 7° (luglio 1809) veniva arrestato e tradotto in Francia (1812). Per tutto il periodo napoleonico rimasero infine sotto protezione inglese la Sicilia e la Sardegna, dove si mantennero le case di Borbone e di Savoia. Dopo i tredici mesi di occupazione austriaca, disastrosi sia dal punto di vista politico sia finanziario, la seconda Cisalpina (proclamata il 5 giugno 1800) si trovò a dover affrontare, in una situazione di estrema provvisorietà, problemi forse ancora più gravi di quelli del triennio; mentre il comitato di governo, accusato di malversazioni e di estremismo, cadeva ben presto in discredito, si creava così lo stato d'animo favorevole alla riorganizzazione decisa da Bonaparte nel 1801 in senso conservatore, e attuata con la convocazione della consulta (o comizi) di Lione (dicembre 1801), che approvarono la creazione di un regime di "notabili", alla cui testa era un presidente. Eletto Bonaparte a quest'ultima carica, la nuova Repubblica Italiana ebbe alla vicepresidenza Francesco Melzi d'Eril, che, approdato dall'Illuminismo a posizioni moderato-costituzionali, garantiva, insieme con l'eliminazione di ogni superstite giacobinismo, l'attuazione di una vasta politica di riforme, ma anche il consolidamento del predominio delle classi agiate e del ceto dei proprietari terrieri. La proclamazione del Regno Italico (1805), il cui governo effettivo venne affidato al viceré Eugenio di Beauharnais, segnò un'ulteriore involuzione conservatrice sia per la soppressione delle ultime parvenze di rappresentatività e di autonomie locali, sia per la subordinazione sempre più spiccata del ceto dirigente alla volontà di Napoleone.











Nell'età Napoleonica si sviluppa, in particolare in Francia ed in Italia, un vasto movimento di cultura e di pensiero che si oppone per molti aspetti all'Illuminismo e si configura come un deciso orientamento verso la tradizione classica, verso l'eleganza e il decoro, verso il recupero dei valori patriottici e della cultura nazionale.

Dalla polemica contro l'Illuminismo e dalla ricerca dell'equilibrio ha origine, nell'ambito della nuova spiritualità, da una parte un vivo interesse per la cultura, dall'altra un arricchimento nel campo letterario, testimoniato, ad esempio, dal genere storiografico, coltivato da letterati come Vincenzo Cuoco, Francesco Lomonaco, Pietro Colletta.

In questo campo è significativo il Saggio del Cuoco nel quale, accanto alla polemica contro l'aspetto più teorico, contro l'astrattismo e le utopie dell'Illuminismo, si nota il modo concreto di valutare gli eventi ed il ruolo in essi svolto dalle necessità e dai bisogni del popolo.



Il ritorno alla cultura classica, determinato anche da fenomeni storici come il cesarismo napoleonico, influisce sulla mentalità e sul gusto del tempo ed anche sulla moda; gli effetti principali si riscontrano nella poesia e nelle arti figurative, che si affermano all'interno della corrente culturale del Neoclassicismo.

G. Winckelmann, precursore del movimento, autore, tra l'altro, di una Storia dell'arte degli antichi (1764), prospetta una nuova visione del mondo classico, caratterizzato dalla presenza del bello, come superamento dei problemi e delle angosce umane, nonché come qualcosa di sereno e di imperturbabile.

L'Ellade, dove si è realizzato, durante l'età classica, questo ideale, appare, di conseguenza, come una terra privilegiata, un mondo di equilibrio e di perfezione. In Francia, Andrea Chénier riassume l'orientamento neoclassico nella formula "Su pensieri nuovi facciamo versi antichi", che concilia l'esigenza di bellezza e di decoro formale propria del nuovo gusto con quella di immediatezza e di attualità, ugualmente sentita in quegli anni così movimentati. Un esempio importante, in Italia, è il Monti, che sceglie come argomento delle sue opere i fatti sensazionali del suo tempo, trattandoli con eleganza spesso ostentata, specialmente nei continui riferimenti mitologici. Il Neoclassicismo, in effetti, non concilia il passato con il presente, recuperando ed attualizzando il messaggio dei classici, ma si limita a conferire al mondo presente una patina di antichità; i suoi pregi concreti consistono nell'interesse di cui è oggetto in vari autori l'antichità, nella cura con cui essa viene studiata, non nei risultati immediati in cui tale studio si traduce. All'esigenza di decoro si deve la nasci­ta della prosa artistica, profondamente elaborata, il cui principale esponente fu Pietro Giordani. Esigenze di decoro formale e prime aspirazioni al recupero di valori nazionali sono alla base, inoltre, del rifiorire degli studi intorno alla lingua italiana. I letterati sono particolarmente inclini a sottolineare l'originalità e la ricchezza della nostra lingua, nonché al recupero della tradizione. Da una parte i puristi, guidati dal Cesari, auspicano come modelli della lingua i grandi del Trecento; dall'altra, il Monti e il Perticari propongono, sviluppando concezioni già espresse in parte dal Cesarotti, come esempi di vera lingua italiana, oltre che i grandi del Trecento i principali autori delle epoche successive.

Alla letteratura neoclassica appartiene, oltre che al Preromanticismo, Ippolito Pindemonte, autore delle Poesie campestri, della tragedia Arminio, del poemetto I cimiteri e di una celebre traduzione dell'Odissea di Omero.







Jacques- Louis David nacque il 30 agosto 1748 a Parigi da una famiglia della piccola borghesia e dimostrò presto una certa inclinazione alla pittura, forse dovuta alla discendenza da François Boucher, il primo pittore dell'epoca e un noto architetto, Desmaisons. Non fu mai un buono studente a scuola, tanto che, come egli stesso dice, stava sempre nascosto dietro la sedia dell'insegnante a disegnare per tutta la durata della lezione. A 16 anni entrò nell' Académie Royale sotto l'osservazione di J. M. Vien dove ricevette la prima formazione artistica che influenzerà il suo stile.

Contemporaneamente al primo periodo della sua attività di pittore, David creò anche dei disegni: essi non sono elaborati, ma si riscontra la chiarezza del segno, la purezza dell'immagine e la sua semplificazione per mezzo del contorno netto, della linearità. Nel "Giovane addormentato nelle braccia di un vecchio" la linea evidenzia i contorni mentre l'acquerello ombreggia lievemente. Questa tecnica ricalca bene l'effetto di un antico e classicheggiante bassorilievo. La "Donna dal turbante" è caratterizzata tratteggio incrociato e fitto determina il fondo scurissimo contro cui si staglia il volto della fanciulla, tecnica simile a quella dell'incisione con puntini che sfumano il passaggio dal tratteggio obliquo a quello verticale. Nello "Studio per una donna di profilo", che poi sarà la giovane donna del lato sinistro delle Sabine, l'interesse è rivolto al drappeggio mentre tutto il resto della figura è accennato solo da una doppia linea di contorno. In" Leonida alle Termopili" lo studio d'insieme presenta lo stadio quasi definitivo (nel quadro mancherà poi qualche personaggio); la linea fa da padrona contornando con vigore ogni corpo.

Al contesto delle sue prime opere va aggiunta oltre al maestro Vien l'influenza che ebbero su di lui Greuze e Boucher, arricchendo le sue opere di particolari dell'arte settecentesca (Greuze) e del Rococò (Boucher). Alcuni esempi di questi strascichi dell'arte delle epoche precedenti sono presenti nel "Combattimento di Minerva contro Marte" (1770, Louvre); "La morte di Seneca" (1773, Parigi, petit palais) e "L'Antioco e Stratonice" (1774, Parigi, Ecole des beaux arts).

Ma tra le figure che influenzarono il David vanno collocati anche Winckelmann e Mengs che pubblicarono dei trattati sul Neoclassicismo, e alcuni artisti come Batoni, Gavin Hamilton, Sergel, Piranesi e soprattutto Antonio Canova con cui dimostra diverse analogie. Entrambi, ad esempio, osservano Domenichino e i bolognesi e Raffaello, senza escludere che entrambi si rifanno alle opere classiche.

Seppure attratto dall'Antico, David ammira anche Caravaggio e il Valentin che gli dettero le basi per la creazione del "San Rocco e gli appestati".

Tra le prime opere del David vanno ricordate "Giove e Antiope" del 1767 e il "Combattimento di Minerva contro Marte" del 1770.

Un ruolo importante nella storia dell'arte di David è rivestito dal viaggio a Roma che il pittore fece nel 1775 in seguito al Prix de Rome, una borsa di studio grazie alla quale potè andare nell'antica città, presso l'Accademia di Francia ed entrare in contatto con i propulsori delle nuove correnti artistiche e le produzioni degli antichi Romani che imitarono l'arte greca che gli permisero di arricchire le sue opere di elementi Neoclassici. Qui avvenne la rottura definitiva con il Rococò e il maestro Boucher. I frutti di questa esperienza si vedono già al suo ritorno in Francia nel 1780 con la produzione di alcuni tra i ritratti più belli del secolo, come, ad esempio, quello del Conte Potocki.

La luce è calmissima e colpisce le pietre del muro, grosso e pesante; le tre figure che sono rappresentate nel quadro, il conte, il cavallo e il cane hanno dei caratteri dell'arte fiamminga: in particolare, David riprese da Rubens il cavallo da parata, da Snyders il cane che abbaia ai suoi piedi e a Van Dyck il cavaliere che saluta con fare nobile con il cappello in mano.



Ma il quadro che dette fama universale a David fu "Il giuramento degli Orazi", opera che venne dipinta in un secondo viaggio a Roma, dove l'artista si sentiva effettivamente a contatto con l'antico.

Il David esprime l'ideale etico della sua epoca: l'uomo-eroe, che assume su di sé l'impegno di liberare la patria, con la sicurezza che gli proviene dalla coscienza della propria dignità umana e del dovere. Il quadro rappresenta appunto quest'ideale, proprio degli anni prerivoluzionari e rivoluzionari, ideale che si credeva realizzato dagli antichi eroi romani e trae ispirazione dalle Storie di Livio e per la rappresentazione scenica si rifà alle scene teatrali dell'Horace di Corneille. I tre fratelli Orazi, combattendo contro i Curiazi fino al limite estremo diedero la vittoria alla patria. La scena si svolge all'interno di un cortiletto che, rende più importante il fatto. Un portico a tre arcate divide lo spazio antistante in altrettante zone, ciascuno corrispondente ad un diverso momento psicologico: al centro la ferma volontà del vecchio padre, che esige prima di affidare ai figli le spade il giuramento: "vincere o morire", a sinistra l'adesione totale, senza rimpianti, dei tre giovani; a destra l'angoscia silenziosa delle donne, consce del dramma che, per la salvezza della patria, colpisce la loro famiglia. Non vi è posto per estranei, né per sentimenti intermedi: tutto è ristretto ai protagonisti, tutto è definito senza sfumature. La determinazione degli uomini è resa dal rigore geometrico delle linee rette, triangolari o parallele o intersecanti e l'impianto prospettico centralizzato che focalizza l'attenzione nel punto culminante, dove si incontrano gli sguardi e le mani. L'abbandono doloroso delle donne è reso dalla prevalenza di andamenti curveggianti e dalla disposizione obliqua così da interrompere la fuga prospettica della striscia pavimentale. Anche la luce ha una precisa funzione espressiva, proveniente lateralmente da statuarietà  ai corpi degli uomini, ne accentua l'evidenza con le ombre portate, colpisce il forte viso del padre, scivola sui corpi languidi delle donne.



Colma di entusiasmo e fiducia nelle qualità umane, che condurrà di lì a poco allo scoppio della rivoluzione Francese. David socio del club dei giacobini cercò con la rapidità del disegno di documentare fatti storici e con la pittura di eternare i grandi ideali della Rivoluzione. Questo quadro gli fu commissionato da Luigi XVI, ma divenne il simbolo della Rivoluzione dopo la sua esposizione nel 1785 al Salon de Paris.

Il quadro più compiuto e commosso del pittore è "A Marat", non "La morte di Marat", come è più noto. Esso non presenta l'azione omicida, ma le sue conseguenze, non narra un fatto, invita ad una meditazione sul sacrificio di chi è stato uomo superiore fino al momento supremo. Marat giace riverso nella vasca da bagno, dove era costretto a passare gran parte della giornata per curare con l'acqua calda una grave affezione cutanea, contratta nascondendosi in ambienti malsani perché perseguitato dai nemici della rivoluzione. Ciò esprime come la forza morale dell'uomo, che supera la sofferenza fisica, prosegua la sua opera a favore del popolo. Nella mano destra tiene ancora la penna, nella sinistra la supplica, mediante la quale, con l'inganno, l'assassina si è presentata. Il foglio è parzialmente macchiato di sangue del martire come il lenzuolo dentro la vasca. L'alto senso drammatico, il silenzio che segue l'azione e l'ineluttabilità dell'accaduto, sono raggiunti dal David con la massima semplificazione compositiva. Non vi è ambientazione scenica, ci sono solo elementi essenziali: la vasca con l'ucciso, il lenzuolo, il panno verde che ricopre l'asse adattato a scrittoio, il tavolinetto, il calamaio ed una penna, un foglio e l'arma omicida: il coltello insanguinato. Del delitto quindi rimane solo il sangue e la ferita sul petto; l'assassina è assente ma è rappresentata dal coltello insanguinato lasciato a terra vicino alla vasca, forse con questo David ha voluto simbolicamente dire che l'unica pena che le può essere inflitta è quella di non essere ricordata. Dall'opera emerge quindi il giudizio, e non il fatto in sé. Anche David come il Caravaggio nella "Deposizione" si servì della luce per sottolineare i contenuti e dello spazio sovrastante vuoto, scuro per ottenere un senso di tragicità. In questo modo, David riuscì a rappresentare molto efficacemente il senso della morte di una vittima che esalta sia l'abbandono e la pesantezza del corpo senza vita, ma anche allo stesso tempo la fragilità e l'impotenza di quello stato.

David partecipò attivamente alla Rivoluzione francese, diventando tra l'altro un deputato e votando a favore dell'esecuzione di Luigi XVI. La sua posizione fu ribadita attraverso i suoi dipinti su questo tema: "A Marat", "La morte di Lepelentier", oggi conosciuto solo grazie a una stampa, "La morte di Bara".

Dopo la caduta di Robespierre l'artista fu imprigionato, ma fu rilasciato presto grazie all'intercessione di sua moglie, malgrado i due avessero divorziato a causa delle simpatie rivoluzionarie del pittore, mentre la moglie era una filo monarchica.

David dipinse "Le Sabine" nel periodo della prigionia in onore della moglie, con cui si  risposò nel 1796, e rappresenta l'amore che prevale sul conflitto. Questo dipinto ha avuto inoltre un'altra interpretazione, secondo cui David ha inteso mandare un messaggio alla popolazione francese per abbandonare le avversità e riconciliarsi. I Sabini, guidati da Tazio, tentano di riprendere le loro donne rapite dai Romani guidati da Romolo per popolare la neonata Roma. I due condottieri che stanno per sfidarsi a duello vengono bloccati dalle donne con i loro bambini che si interpongono tra di loro ponendo fine a tutto: l'amore coniugale ha la forza di evitare molte morti e di far sì che i due popoli si uniscano in una sola entità. La qualità artistica spicca con i nudi statuari di Tazio (a sinistra) e di Romolo (a destra) e con la bella Ersilia che si pianta a gambe larghe in mezzo ai due. Si vede lo studio dei modelli antichi e la traduzione del linguaggio scultoreo in quello pittorico. i contrasti luce-ombra e la violenza dei colori vennero attenuati; la luce illuminò uniformemente la scena e la linea, più che il chiaroscuro, definì i contorni delle figure, quasi volesse liberarsi e purificarsi dalle passioni troppo violente che avevano condotto lui e molti altri alla guerra civile.

Con quest'opera David potè ripristinare le sue fortune ed entrare nelle grazie di Napoleone che lo assunse come suo officiale pittore. David divenne presto un ardente sostenitore di Napoleone e mantenne sotto di lui la posizione sociale e artistica che aveva precedentemente abbracciato. Tra il 1802 e il 1807 David è stato autore di una serie di dipinti per glorificare le imprese dell'Imperatore, come, ad esempio, L' "Incoronazione di Napoleone e Giuseppina". Questi lavori dimostrano un cambiamento sia nella tecnica sia nei sentimenti rispetto ai lavori della prima età Repubblicana. I colori freddi e le severe composizioni dei dipinti eroici sono stati sostituiti da una nuova preferenza per il cerimoniale fastoso che ha qualcosa in comune con i dipinti romantici, anche se l'artista è sempre rimasto in opposizione con la scuola romantica.

L'"Incoronazione di Napoleone e Giuseppina" è caratterizzato da un grande rigore compositivo grazie alla divisione della scena in verticale, all'inserimento delle colonne marmoree sullo sfondo, e in orizzontale, attraverso la disposizione dei personaggi volti verso napoleone. E' opportuno mettere in risalto la resa dell'effetto circolare dell'abside ottenuto dall'introduzione a sinistra del gruppo marmoreo della Pietà e dell'altare, dipinto con delle pennellate un po' oblique in modo da aumentare la profondità del quadro. I personaggi rappresentati sono messi in risalto, in particolare ne sono evidenziati i sentimenti e gli stati d''animo grazie ai particolari tratti del viso; gli abiti e le acconciature sono ricche di richiami alla pittura olandese del Seicento, a lungo studiata e ammirata nelle sale del Louvre.

Accanto ad opere che dovevano esaltare le imprese passate, Napoleone invitò David ad eseguire dipinti che rievocassero i momenti della storia contemporanea che lo videro protagonista come strumento di propaganda politica: sono frequenti nei dipinti volti a questo fine scene di battaglia, di entrate vittoriose nelle città conquistate, di atti di clemenza nei confronti del nemico.



Con la caduta di Napoleone, David andò in esilio a Bruxelles, e le sue produzioni si sono indebolite con la possibilità di esercitare una influenza morale e sociale. Egli ha comunque continuato a essere un eminente ritrattista, pur non riuscendo a andare oltre il capolavoro di "Napoleone attraversa le Alpi" (1800), o il ritratto di Madame Récamier (1800). Molti critici moderni giudicano questi due ritratti i suoi lavori migliori specialmente perché sono liberi da messaggi morali e dell'artificiosa tecnica delle sue produzioni neoclassiche.








La Rivoluzione Francese impose agli intellettuali che vi parteciparono di assumere un ruolo comune nei confronti degli avvenimenti che si succedevano. David fu fra quelli che diedero il maggior contributo: nel ruolo di artista, propose nuove soluzioni, oltre che nell'ambito dell'immaginario pittorico, anche in quello della formazione delle nuove generazioni di artisti e sul senso e sul ruolo che l'arte doveva acquistare nella società così fortemente mutata. Le idee che proponeva non erano nuove, ma erano già state precedentemente proposte dai suoi contemporanei, ma c'era in lui la volontà di metterle in atto, progetto consentito dalla Rivoluzione. In primis si vide la creazione di un museo pubblico destinato alla formazione di nuovi artisti e alla sensibilizzazione dei nuovi cittadini: questo fu uno dei risultati più tangibili e più duraturi della collaborazione di un certo numero di intellettuali in quell'epoca. Inoltre vi era la necessità di trovare un luogo dove conservare tale patrimonio ed una motivazione ideologica, vista la possibilità che un patrimonio artistico straordinario fosse polverizzato dalla furia delle rivolte popolari e vista anche la disponibilità sostanziosa di oggetti di valore ottenuti con gli espropri. Ben presto si prese coscienza del mutamento di valore degli oggetti sradicati dal loro "habitat", portati via ai loro proprietari e persa la loro funzione originaria: bisognava bloccare l'iconoclastia. Bloccando la circolazione delle opere antiche, poiché l'arte del passato era un elemento indispensabile per la formazione dei nuovi artisti. David lottò con grande coinvolgimento per la costruzione di un museo che non raccogliesse solamente oggetti di lusso o frivolezze, atti a soddisfare la curiosità; il museo di David doveva essere una grande scuola, in cui gli allievi, condotti dai maestri, vedendo le produzioni del genio sentiranno nascere in loro una coscienza artistica. Il museo, inaugurato il 10 agosto del 1793 nei locali del Louvre, non era il primo museo pubblico d'Europa, ma divenne ben presto il più importante, il modello indiscusso di tutti i musei che lo succedettero nei due secoli seguenti: tutto questo per i criteri con cui venne istituito, una serie di coincidenze vantaggiose, nonché per l'attenzione che lo stesso napoleone gli dedicò successivamente. La base della struttura del museo era la ricerca di rappresentare scuole diverse e di secoli differenti, possibile grazie al recupero di alcune opere durante le campagne militari; bisognava inoltre tener conto dell'interesse di Napoleone per questa struttura, che garantì al museo una collezione dei maggiori capolavori dell'arte di tutte le epoche.

Il museo, in età rivoluzionaria, significò la possibilità di conferire all'arte quel ruolo primario che era assegnato alle immagini, perché le arti contribuissero a far avanzare il progresso dello spirito umano e ad essere testimonianza per i posteri degli ideali della Rivoluzione. Nel museo, comunque, doveva essere fatta una selezione delle opere d'arte che manifestavano l'arte prodotta dal genio e non quella concepita per compiacere i capricci dei potenti: David si mobilitò con determinazione per raggiungere tali scopi.












"100 maestri del colore" , Gruppo editoriale Fabbri;

"Art dossier" n° 37;

"Dal testo alla storia, dalla storia al testo volume 2";

"Dal testo alla storia, dalla storia al testo volume 3"

https://sunsite.icm.edu.pl/wm/paint/outh/david;

https://www.infobase.com/cgi-bin/david:

https://www.batguano.com/ggma/DnapoB.jpg;

https://www.artway.it/storico/biografie/david.html










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