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Leon Battista Alberti (1404 Genova / 1472 Roma) - Le arti si fanno parola scritta

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Leon Battista Alberti (1404 Genova / 1472 Roma)

Le arti si fanno parola scritta


A Leon battista Alberti è riconosciuto il merito di aver dato sistemazione teorica alle scoperte, alle innovazioni e agli ideali artistici dei primi anni del Quatt 222f58c rocento. Egli nacque a Genova nel 1404 da una ricca famiglia fiorentina in esilio, si trasferì prima a Venezia e poi a Padova. Solo nel 1428 poté vedere Firenze per la prima volta,, e nel 1432 cominciò il suo soggiorno romano, a Roma morirà nel 1472. Alberti fu uno dei massimi esponenti della cultura umanistica: letterato, filosofo, architetto e teorico d'arte. Per lui l'antichità era fonte di insegnamento: il passato che giustifica il presente, egli si appropriò delle forme letterarie degli antichi e le attualizzò. Compose i primi tre grandi trattati dell'età moderna sulla pittura e sulla scultura. Il trattato sulla pittura enuncia i principi della prospettiva brunelleschiana e ne studia gli sviluppi, da la definizione di disegno e dell'importanza della composizione, e la relazione tra luce e colore. Il disegno per l'Alberti è circoscrizione, linea di contorno. Rifacendosi al pensiero degli antichi e a Vitruvio, l'architetto afferma che la bellezza è armonia delle proporzioni, accordo e armonia in relazione al risultato complessivo dell'opera d'arte, e la collocazione che si darà alla stessa. Secondo l'artista solo la bellezza ha la facoltà di preservare le opere d'arte dalla violenza distruttrice degli uomini. Nel trattato sulla scultura l'artista si inoltra in una minuziosa descrizione circa la realizzazione e l'impiego di uno strumento usato dagli scultori per riprodurre la copia perfetta di una statua. Nel trattato sull'architettura le conoscenze tecniche e letterarie dell'Alberti si fondono in una trattazione completa dell'arte di edificare. Alla sua redazione influirono la visione delle architetture antiche, il loro rilievo ed il loro studio. Il trattato prende come esempio quello di Virtruvio, e precisa le differenze tra l'operare del Brunelleschi e le concezioni dell'alberti in relazione agli ordini architettonici. La sua prima opera è la trasformazione della Chiesa di san Francesco a Rimini nel "Tempio Malatestiano", secondo la volontà del signore della città, essa sarebbe dovuta diventare un monumento celebrativo. L'opera dell'Alberti si riduce alla facciata incompiuta ed al fianco, incontestabile è il riferimento alla tipologia classica: la facciata è ispirata ad un arco trionfale, nei fianchi le grandi arcate a tutto sesto sorrette da pilastri ricordano gli antichi acquedotti, l'alto basamento che sorregge i pilastri e le semicolonne dei capitelli, somiglia ad un podio. La facciata nella porzione inferiore è ripartita in tre parti, quella centrale accoglie il portale all'interno di un'ampia e profonda arcata, le arcate laterali sono cieche, quando invece avrebbero dovuto essere profonde per accogliere i sarcofagi dei coniugi Malatesta. L'artista ritiene che l'attività dell'architetto debba essere solo teorica "mentale" egli infatti non si preoccupa personalmente della direzione dei lavori. L'esecuzione dell'opera fu affidata a Matteo di Pasti l'opera rimase incompiuta. L'artista intende lo spazio come una realtà fisica, come la luce, penombra, atmosfera, colore. E' il primo architetto che valuti il trapasso emozionale della luminosità e della concretezza volumetrica dall'esterno alla penombra e alla cavità dell'interno, e che faccia comunicare visivamente esterno e interno attraverso gli archi profondi della facciata e del fianco. Modella gli elementi che compongono l'edificio in modo che reagiscono più vivacemente alla luce,. Nel "Palazzo Ruccellai" a Firenze , l'architetto offre lo schema per un rinnovato palazzo urbano basato sulla sovrapposizione degli ordini caratteristica dell'antica architettura romana. Ad eseguire i lavori su disegno dell'Alberti è Bernardo Rossellino. Per lo stesso committente l'architetto progettò la facciata per la chiesa gotica di Santa Maria Novella, che era già parzialmente realizzata nella porzione inferiore in stile gotico. Egli fu costretto ad armonizzare il vecchio con il nuovo, limitando il suo intervento nella parte inferiore al portale centrale che inserì all'interno di un arco a tutto sesto incorniciato da due semicolonne corinzie. Alberti elabora il tema romanico seguendo i principi di Vitruvio, della composizione modulare, assumendo come modulo il quadrato. Per Mantova l'artista progetta la "Chiesa di san Sebastiano" e la "Chiesa di Sant'Andrea", quest'ultima ha una composizione modulare che prende come modulo il quadrato, ed è evidente nella facciata la fusione tra il tema dell'arco e di trionfo e quello del fronte di un tempio classico. La struttura è impostata sull'antitesi diretta di volumi squadrati pieni e vuoti. La chiesa di San Sebastiano è una croce greca con cinque aperture nella facciata, quella centrale è sormontata da un ornato architrave. La facciata è ispirata ad un tempio. Per l'alberti l'architettura rappresenta una concezione dello spazio, l'edificio è un oggetto che esprime una concezione del mondo e l'edificio ideale è il monumento come forma espressiva di valori ideologici e storici.






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