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Thomas Hobbes - L'antropologia pessimistica di Hobbes

storia



Thomas Hobbes


L'antropologia pessimistica di Hobbes:

Per Hobbes l'esistenza umana non trova mai pace. L'uomo è assillato da un insaziabile desiderio di potere che si spegne solo con la morte. La felicità è allora un continuo passare del desiderio da un oggetto all'altro. Gli uomini hanno sostanzialmente gli stessi desideri, così che tutti possono pretendere di volere un determinato bene, che però può essere di uno solo. Così si crea una si 151d35b tuazione di belligeranza, il bellum omnium contra omnes, e qualunque espediente diventa lecito. In tempo di "guerra" si può confidare solamente nella propria forza e nell'ingegno, la vita umana a Hobbes appare solitaria, povera e corta.

Nello stato di natura vige lo jus in omnia, cioè non c'è altra legge oltre quella del più forte. Pertanto l'uomo fa pace non per amore dei suoi simili, ma per timore della morte e di perdere i beni necessari a sopravvivere.




Natura, legge e diritto

Per lex naturalis è ciò che, attraverso la ragione *, vieta all'uomo di danneggiare la propria vita. Per ius naturale si intende invece la libertà di usare il potere per conservare la vita. La differenza tra i due è che il primo vincola e determina, mentre il secondo conferisce prerogative.

* Per Hobbes la ragione è come un calcolo, un sillogismo (una sola legge: salvare la propria vita), mentre per la filosofia antica attraverso la ragione si possono scoprire le leggi di natura.

Max Horkheimer definisce la prima ragione strumentale, e la seconda ragione oggettiva.

La lex naturalis fa tendere alla pace, così l'uomo decide di deporre ogni diritto al possesso delle cose, se gli altri fanno altrettanto, accontentandosi di tenere per se la poca libertà che si lascia anche agli altri. La deposizione può avvenire tramite una semplice rinuncia o attraverso un trasferimento ad altri, e da questa decisione non si può + impedire che i beneficiari la esercitino, perché sarebbe una contraddizione e l'uomo tornerebbe allo stato di natura.


Contratto, patto e loro garanzie

Se un uomo cede un diritto volontariamente vuole ricevere un bene equivalente alla libertà ceduta. Esistono cmq dei diritti inalienabili, come il diritto alla vita, perché rinunciandoci non si avrebbe in cambio niente.

Si definisce dunque contratto lo scambio di diritti e patto la cessione di un diritto in cambio dell'impegno di uno nel concedere un futuro bene.

Nello stato di natura il patto non ha senso perché non c'è nessun potere che obbliga a rispettare i patti.

Nello stato civile i patti devono essere rispettati x' esiste un potere coercitivo in grado di farli osservare da tutti. Infatti l'uomo rispetta le leggi perché ha paura, solo con l'esistenza di un potere coercitivo può esistere la proprietà.


Società umane e società naturali

Società naturali (formiche o api): - non ci sono ambizioni; - il bene comune equivale al bene del singolo; - non vedono errori nell'organizzazione societaria.

Società umane - gli uomini sono in competizione per l'onore; - la felicità consiste nel ritenersi superiore agli altri; - alcuni uomini introducono turbamenti nell'ordine politico, pensando di essere + capaci di altri.


I fondamenti dello stato

- All'origine dello Stato c'è l'alienazione con cui conferisco tutto il potere ad un terzo (re o assemblea). Questo diventa titolare dei miei diritti e ciò che vorrò sarà quello che vuole lui. Questo è un un contratto (tutti rinunciano ai propri diritti). La moltitudine così riunita in una persona è la civitas, lo Stato.

La sovranità può essere acquisita tramite violenza (Stato per acquisizione), dove gli uomini si sottomettono per paura, o tramite il reciproco accordo dei contraenti per una sottomissione volontaria, dove gli uomini si sottomettono per paura reciproca.

Paura e libertà non si contraddicono [schiavo diventa tale per aver salva la vita, ma è libero di non farlo].

- Il potere, essendo conferito al sovrano tramite un patto concluso tra i sudditi e non tra i sudditi e sovrano, non può essere infranto dal re. Egli non avrebbe nemmeno potuto stipulare un patto con i sudditi perché essi costituiscono un'unità solo con il patto stesso esiste una comunità solo grazie all'alienazione totale [pactum unionis = pactum subiectionis].

- Il sovrano non potrà mai commettere un torto [contravvenzione a una legge fissata] poiché è lui che stabilisce le leggi, mentre può essere iniquo [può attuare leggi immorali]. Non c'è una tripartizione del potere in quanto equivarrebbe alla sua dissoluzione.

L'unica alternativa alla sovranità assoluta è la guerra civile, che per H. è la più orribile delle calamità.


Monarchia, aristocrazia e democrazia si differenziano per le modalità di conservazione della pace.


Monarchia

Democrazia / Aristocrazia

La forza del re aumenta con la ricchezza dei sudditi.

La forza può aumentare con guerre civili.

Il re può scegliere e consultare in segreto i consiglieri.

Bisogna ascoltare i suggerimenti di chi ha pubblicamente diritto.

Il re non può essere in disaccordo con sé stesso.

L'assemblea è soggetta a frequenti dissidi.

Il re può favorire un suddito e colpire un altro.

L'assemblea può favorire e svantaggiare molti sudditi

Nelle situazioni complicate un re può decidere rapidamente cosa fare (custodes liberatatis).

Con l'assemblea le leggi si emergenza e le decisioni sono molto lente e laboriose.

Per mantenere la pace bisogna conservare lo Stato e ciò avviene attraverso il diritto di successione.

Le assemblee variano e non c'è una successione continua


L'onnipotenza del sovrano non elimina la libertà del suddito:

- silentium legis = il suddito può fare tutto ciò di cui non parlano le leggi;

- il suddito ha delle libertà inalienabili [vita];

- quando il sovrano non può proteggere i sudditi gli di può disubbidire, niente gli è dovuto.


Hobbes era ossessionato dal pessimismo: si propose di salvare l'uomo dalla libertà, un nome diverso per indicare la sopraffazione, credendo che solo un'autorità come lo Stato autoritario avrebbe potuto farlo. Teorizzò una machina machinarum, lo Stato come automa, in grado di perfezionare la natura umana togliendo l'uguaglianza, cioè le guerre.




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