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L'anarchismo - L'ANARCHISMO NELL'OTTOCENTO

storia



L'anarchismo


INTRODUZIONE 

Dottrina politica fondata sul principio dell'autonomia dell'individuo e sul progetto di una società senza stato basata sui principi del federalismo libertario; è antitetica a ogni forma di dominio o di autorità ideologica, politica, economica, sociale o giuridica, e ritiene la libertà d'espressione individuale l'unico strumento adeguato al raggiungimento dell'armonia sociale e di una società libera.

Nel corso della storia la dottrina a 939f54j narchica si è presentata sotto tre diverse forme: l'anarchismo filosofico, basato sulla critica del principio d'autorità e sull'analisi del suo impatto nella sfera politica e sociale; l'anarchismo comunista, secondo il quale una società libera può esser costruita solo per mezzo di una gestione comunitaria dei mezzi di produzione e dei prodotti, con un meccanismo distributivo egualitario e indipendente dal lavoro; l'anarchismo individualista, che si affida, in un quadro di libera associazione tra le comunità, al principio del libero mercato, depurato dall'appoggio statale, dal monopolio e dalla coercizione (Vedi Anarco-capitalismo).



L'ANARCHISMO NELL'OTTOCENTO Le idee anarchiche ebbero una prima espressione compiuta con William Godwin, il primo esponente della variante filosofica della dottrina, ed esercitarono grande influenza sulla formazione del movimento operaio in Inghilterra. In seguito le idee di Godwin furono riprese dall'americano Josiah Warren, secondo il quale la società anarchica sarebbe emersa in seguito alla libera associazione tra comunità libertarie autonome ed economicamente indipendenti, e dal francese Pierre-Joseph Proudhon, che sostenne la tesi dell'evoluzione pacifica verso l'anarchia attraverso la creazione di entità produttive autogestite dai lavoratori.

Le tesi di Proudhon esercitarono un notevole influsso sugli ambienti operai francesi, potenziando la versione comunista dell'anarchismo, che nella seconda metà dell'Ottocento giunse a giustificare l'azione politica organizzata. Al congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori, o Prima internazionale, tenutosi a Basilea nel 1869, tale impostazione - adottata dal rivoluzionario russo Michail Bakunin -, caratterizzata dalla critica delle posizione autoritarie e accentratrici del marxismo, fu messa in minoranza. Nel 1872 Bakunin e i suoi sostenitori furono così espulsi dall'organizzazione. Nei decenni successivi l'anarchismo divenne uno dei principi cui si ispirarono le lotte operaie. I teorici di maggior spessore di questo periodo furono i comunisti Pëtr Kropotkin ed Errico Malatesta e l'individualista Benjamin Tucker.

IL XX SECOLO Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento gli anarchici ebbero ruoli importanti nel movimento sindacalista e nelle sollevazioni operaie. Alcuni, convinti della necessità di una propaganda incisiva che potesse mobilitare le masse attraverso una serie di azioni dimostrative, abbracciarono idee terroriste. Tra le loro vittime, Umberto I, re d'Italia, William McKinley, presidente degli Stati Uniti, Giorgio I, re di Grecia, e il presidente francese Marie-François Sadi Carnot.

Nel corso del Novecento i militanti anarchici esercitarono una grande influenza nei momenti iniziali della Rivoluzione russa; in seguito subirono la repressione bolscevica e denunciarono la natura totalitaria dell'esperimento comunista nella nascente Unione Sovietica. Negli anni Trenta furono tra i principali protagonisti della guerra civile spagnola, fornendo un grosso contributo alla lotta contro le truppe di Francisco Franco e organizzando per breve tempo i territori sotto il loro diretto controllo - la Catalogna e altre zone meno rilevanti - secondo i principi del comunismo libertario.

IL DECLINO Nel secondo dopoguerra l'influenza dell'anarchismo sui movimenti di massa è andata considerevolmente scemando, mentre i suoi militanti hanno assunto ruoli sempre più marginali. Lo sviluppo della controcultura e l'esplosione delle lotte del Movimento studentesco alla fine degli anni Sessanta hanno ridato respiro alle teorie anarchiche, rilette soprattutto in chiave di critica del potere, dell'accentramento e della burocrazia.




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