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La crisi del 1929 e il New Deal - Le dinamiche economiche e sociali fra le due guerre

storia



La crisi del 1929 e il New Deal

Le dinamiche economiche e sociali fra le due guerre


Gli anni venti e trenta registrarono la completa affermazione della so­cietà industriale di massa. Nelle of­ficine si impose l'organizzazione scientifica del lavoro, basata sulla divisione rigida delle mansioni e sul lavoro seriale, reso possibile dalla catena di montaggio, utilizza­ta specialmente nell'industria dell'auto. Alla trasformazione del la­voro operaio si affiancò l'espansio­ne del ceto medio impiegatizio, i cosiddetti "colletti bianchi" .


La rottura dello sviluppo: la crisi del 1929



La Grande guerra segnò la fine dell'egemonia economica europea e la conquista del primato produttivo e finanziario da parte degli Stati Uniti. Il valore delle singole monete na­zionali non fu più solo rapportato alle riserve auree (Gold standard), ma anche alle scorte di sterline conservate dalle banche centrali.

La decadenza britannica rese que­sto meccanismo alquanto instabile. Il boom statunitense degli anni venti non mancò di generare acute con­traddizioni nel sistema economico. La crisi esplose violentemente nell'ottobre 1929 con il crollo della Bor­sa di Wall Street. Alla crisi di sovrap­produzione, causata dall'indeboli­mento della domanda conseguente al rapporto squilibrato tra crescita dei profitti e crescita dei salari, si unì un brusco ridimensionamento del settore agricolo, che si era rafforza­to durante la guerra e che ora era nuovamente costretto a fare i conti con la competizione europea. Accanto a problemi strettamente produttivi, si verificarono pericolosi fenomeni speculativi, nella convin­zione che la Borsa rappresentasse il modo più sicuro per accrescere i ca­pitali. Enormi risorse furono sot­tratte ai consumi e agli investimenti e destinate alla speculazione finan­ziaria. Quando la tendenza al rialzo dei titoli raggiunse il culmine e l'of­ferta superò la domanda, l'indice della Borsa cominciò a scendere, seminando il panico fra gli investi­tori. Iniziò allora la corsa alla vendi­ta di titoli sempre meno apprezzati. La crisi finanziaria investì tutto il sistema economico; in cinque anni gli Stati Uniti dimezzarono la pro­pria ricchezza nazionale. La crisi in breve divenne mondiale, colpendo soprattutto il mondo tedesco, la cui ricostruzione dipendeva stret­tamente dall'economia statuniten­se. Il ruolo dello stato in economia crebbe ulteriormente .


Una risposta democratica alla crisi: il New Deal

L'elezione di Roosevelt alla presi­denza (1933) segnò l'inizio di un "nuovo corso" nella storia statuni­tense. Il New Deal impose il nuo­vo ruolo dello stato in economia: la spesa pubblica doveva sostenere la domanda (opere pubbliche, salario minimo) e i prezzi, soprattutto agri­coli. Il rafforzamento della legisla­zione sociale, una nuova politica sindacale e un'intensa opera di pro­paganda fecero di Roosevelt il più amato e popolare presidente della storia degli Stati Uniti d'America.







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