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L'UNITA' D'ITALIA - L'ITALIA DOPO IL 1848, IL PIEMONTE DI VITTORIO EMANUELE II

storia



L'UNITA' D'ITALIA

L'ITALIA DOPO IL 1848

UNA NUOVA RESTAURAZIONE

Il decennio 1850-60 si aprì in Italia con una dura reazione, poiché sui vari stati ci fù un'andata repressiva e l'Austria riaffermò sempre la sua egemonia.Il Regno delle due Sicilie aveva il primato di arretratezza economica,politica e culturale;mentre a 131f59b Roma con il ritorno di Pio IX ci un regime teocratico ed autoritario.Nel lombardo veneto ci fù un regime di occupazione austriaca sotto il controllo di Radetzky.

IL PIEMONTE DI VITTORIO EMANUELE II

L'unico stato che aveva ancora un ordinamento costituzionale,era il Regno di Sardegna che dopo il trattato di Milano con l'Austria,s'impegnava a versare una pesante indennità di guerra.Però la maggioranza democratica della Camera si oppose alla firma.Ma il nuovo re Vittorio Emanuele II appellandosi al corpo elettorale,sciolse la Camera e indetto nuove consultazioni conclusesi con la vittoria dei moderati.Così in tutto il regno ci fù un periodo di riforme;come l'approvazione delle leggi Siccardi che limitavano l'influenza esercitata dal potere ecclesiastico.




L'ASCESA AL POTERE DI CAVOUR E LE RIFORME DEL REGNO SABAUDO

CAVOUR AL GOVERNO

Uno dei principali artefici della popolarità raggiunta dallo Stato Sabaudo fu il conte Camillo Benso di Cavour,esponente dell'aristocrazia piemontese.Fu chiamato al governo nel 1850, dal nuovo presidente del consiglio Massimo D'Azeglio,come ministro per l'agricoltura.Subito promosse un'accordo  tra l'ala progressista della maggioranza moderata(da esso rappresentata) e i democratici moderati riuniti attorno a Urbano Rattazzi .L'accordo Cavour-Rattazzi riuscì a relegare ai margini della vita politica sia la corrente clerical-conservatrice,sia gli estremisti democratici,fornendo all'esecutivo una salda maggioranza parlamentare su cui fare affidamento.

LA NUOVA INTERPRETAZIONE DELLO STATUTO

Nel 1852 dopo le dimissioni di D'Azeglio,salì al governo Cavour che rilanciò l'economia del regno.Durante il suo governo ci fù un'interpretazione più elastica dello Statuto che rafforzò i poteri dell'assemblea parlamentare, la quale ora aveva il diritto di approvare o respingere il bilancio dello Stato.

LA POLITICA ECONOMICA

In campo economico,Cavour,favorì il commercio tra Piemonte e gli altri stati europei.Negli anni 50 ci furono molti accordi economici fra varie nazioni europee,che portarono all'abbattimento del dazio sul grano.Ci furono poi progressi  sulla coltivazione dei bachi da seta e nell'industria tessile dove vi erano ancora metodi produttivi artigianali.Il denaro pubblico fu impiegato per la costruzione di una rete di trasporti efficiente,come l'ampliamento della rete ferroviaria che favorì lo sviluppo di industrie meccaniche e siderurgiche.Ma la politica economica di Cavour era costosa e il governo dovette aumentare le imposte ai danni delle masse popolari.


NUVE INIZIATIVE MAZZINIANE,LORO FALLIMENTO E CRISI DEL MOVIMENTO DEMOCRATICO

LA RIPRESA DELL'ATTIVITA' MAZZINIANA

Sul fronte democratico Giuseppe Mazzini puntò sulla strategia insurrezionale per realizzare il progetto di un'Italia unita e repubblicana.Nel 1850 a Londra diede vita ad un Comitato nazionale italiano incaricato di raccogliere fondi tramite il lancio di un prestito nazionale garantito dal futuro governo italiano.

TENTATIVI DI INSURREZIONE IN LOMBARDIA

I piani de rivoluzionari che prevedevano moti insurrezionali nel Lombardo-Veneto furono scoperti dalla polizia austriaca e tra il 1851 alcune organizzazioni mazziniane furono smantellate.Nel 1853 scoppia un'insurrezione a Milano che si concluse con un ennesimo fallimento e con arresti e condanne.Ancora una volta veniva alla luce la fragilità strutturale del movimento democratico,incapace di avere un legame solido con le masse popolari e con i borghesi(che si erano schierati con i moderati.

IL PARTITO D'AZIONE E LE CRITICHE A MAZZINI

Mazzini cercò di frenare la crisi dei democratici,dando vita al Partito d'azione,incaricato di riorganizzare l'attività cospirativa;e favorì la nascita di una serie di società di mutuo soccorso,che dovevano venire incontro ai reali problemi del proletariato.Ma questo non impedì una frattura all'interno del movimento

FERRARI E PISACANE

Gli esponenti dell'ultima corrente furono Ferrari e Pisacane, i quali volevano istaurare un collegamento tra rivoluzione politica e questione sociale. Questi però non erano d'accordo sulla strategia da adottare. Infatti uno giudicava inattuabile ogni piano insurrezionale, e l'altro riponeva fiducia nell'azione dei democratici. Pisacane, inoltre, voleva istaurare la reazione di una ristretta elite per suscitare un insurrezione popolare. Ed il Regno delle due Sicilie fu il terreno migliore per dare inizio a questa sollevazione a causa della propria arretratezza.

LA SPEDIZIONE DI SAPRI



Sbarcato a Sapri il 29 giugno 1857, Pisacane venne subito intercettato dalle forze borboniche. Pisacane per sfuggire alla condanna si finse morto. Intanto a Napoli falli il tentativo di insurrezione. Tale esito segno la fine del movimento democratico e molti suoi esponenti(tra cui Giuseppe Garibaldi) aderirono alla Società Nazionale, un associazione con un programma che metteva in primo piano il raggiungimento dell'indipendenza e in secondo la futura forma di governo.


LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA

L'ALLEANZA CON NAPOLEONE

La spedizione di Sapri aveva dimostrato la fragilità di ogni tentativo di Unità nazionale. Nel 1856 Cavour decise di chiedere aiuto alle potenze europee, senza ottenere niente. Intanto il governo piemontese ottenne dei contatti con NapoleoneIII , il quale accolse molto positivamente l'idea di un espansione francese ai danni dell'impero asburgico. In base ad un trattato di alleanza l'Italia sarebbe stata divisa in tre regni: uno settentrionale(Piemonte, Lombardia , Veneto ed Emilia Romagna) con a capo i Savoia; uno centrale (Toscana e Stato della Chiesa, esclusa Roma che sarebbero stati sotto il dominio pontificio) e uno meridionale che coincideva territorialmente con il regno delle due Sicilie. In cambio la Francia avrebbe avuto i territori di Nizza e Savoia, ma il vero obbiettivo di Napoleone era quello di porre a capo del regno centrale il proprio parente, il figlio Murat.

LA RIPRESA DELLA GUERRA

Cavour per aprire le ostilità con l'Austria ordinò un paio di manovre ai confini del Lombardo-Veneto. Cosi l'Austria inviò un ultimatum in cui chiedeva la smobilitazione bellica. Il rifiuto franco-piemontese diede inizio alle ostilità. L'esercito franco-piemontese sconfisse ripetutamente gli austriaci nelle battasi Magenta, solforino e San Martino, ma poi Napoleone decise di porre fine alla guerra per colpa degli alti osti umani e finanziari. Cosi Napoleone l'11 luglio firmo con gli austriaci l'armistizio di Villafranca, in base al quale l'Austria cedeva al Piemonte la Lombardia, ma restava in possesso delVeneto.


LA SPEDIZIONE DEI MILLE

La seconda guerra di Indipendenza, portò ad un ampliamento territoriale del Regno di Sardegna, ma il progetto di unità nazionale rimaneva incompiuto. Il Papa conservava la sovranità su Marche, Umbria e Lazio. Ci fu un iniziativa da parte dei Democratici Mazziniani, e questa volta la strategia insurrezionale si rivelò vincente. I piani, presero forma nell'Aprile 1860 in seguito allo scoppio di una rivolta popolare in Sicilia. La Direzione del moto insurrezionale venne assunta dal Mazziniano Rosolino Pilo, mentre un altro mazziniano Francesco Crispi, convinceva Garibaldi ad assumere il comando delle operazioni.

GARIBALDI E I MILLE

Male armati e mal equipaggiati, i garibaldini, riuscirono tuttavia a respingere le forze borboniche, e Garibaldi proclamò la fine del potere Borbonico in Sicilia. Ma il 20 Luglio presso Milazzo le forze Borboniche furono sconfitte.

Intanto in Sicilia cresceva la tensione sociale  nell'isola, e i contadini occupavano i grandi latifondi, e ci fu una grande delusione, quando i liberatori avviarono una serie di riforme, e ci furono delle ribellioni.

LO SBARCO IN CALABRIA E L’INTERVENTO PIEMONTESE

Il 20 Agosto Garibaldi sbarcava sulle coste della Calabria per affrontare l'esercito borbonico. L'11 settembre le forze Piemontesi entrarono in Umbria e nelle Marche e dopo aver battuto l'esercito pontificio continuarono a marciare verso sud, mentre Garibaldi infliggeva sconfitte alle truppe Borboniche nella battaglia del Volturno. Il 17 Marzo 1861, la prima assemblea nazionale proclamò Vittorio Emanuele II re d'Italia " per grazia di Dio e volontà della nazione".


IL COPLETAMENTO DELL’UNITA’ NAZIONALE

PRESENZA AUSTRIACA E “QUESTIONE ROMANA”

Alla morte di Cavour, due fondamentali problemi restavano:

la presenza Austriaca in regioni Italiane, come Veneto e Trentino;



la "questione Romana" ossia la permanenza dello Stato della Chiesa;

Quindi il completamento dell'Unità nazionale divenne, tanto per i Moderati quanto per i Democratici, il nuovo obbiettivo da realizzare. I moderati volevano risolvere il problema con una soluzione diplomatica, mentre i Democratici con a capo Garibaldi attraverso un programma insurrezionale. Garibaldi sbarcò con un corpo di volontari sulle coste della Calabria con l'intenzione di raggiungere Roma. Fu bloccato dall'esercito Regio e ferito ad una gamba venne arrestato. E il 15 Settembre il governo Italiano firmò la "Convenzione di Settembre" con Napoleone III. Questa Convenzione prevedeva l'integrità territoriale dello Stato della Chiesa in cambio del ritiro delle truppe Francesi. E il Regno d'Italia trasferì la Capitale da Torino a Firenze.

LA TERZA GUERRA D’INDIPENDENZA

Nel 1866 la Prussia mosse guerra all'Austria, invitando l'Italia a parteciparvi. Duramente battuti sulla terra e sul mare, gli Italiani ottennero solo qualche successo di modesta portata, grazie alle operazioni condotte in Trentino da Garibaldi. La vittoria fu ottenuta dalla Prussia, e grazie al trattato di pace ci fu l'annessione del Veneto, che l'Austria cedette al Governo Italiano anche grazie alla Francia.

IL NUOVO TENTATIVO DI GARIBALDI

All'interno del movimento Democratico si rafforzò la corrente Mazziniana, duramente critica verso i governanti d'Italia. L'idea dei Democratici era quella di compiere un'azione di forza contro lo Stato Pontificio e per portare a termine l'unificazione del paese, il piano prevedeva un'insurrezione popolare a Roma. Alla metà di Ottobre Garibaldi varcò i confini dello Stato della Chiesa. Napoleone III, denunciò la violazione della Convenzione di Settembre, e decise di inviare un corpo di spedizione, che affrontò i Garibaldini vittoriosamente a Mentana ( 3 Novembre 1867).

LA PRESA DI ROMA

Dopo il crollo dell'impero Francese nel 1870 i patrioti italiani entrarono a Roma il 20 Settembre 1870. Nel 1871 Roma divenne capitale d'Italia. In base alla legge delle Guarentigie che sancì la fine del potere dei papi. Pio IX rifiutò di riconoscere la legge e invitò i cattolici Italiani a non partecipare alla vita pubblica del paese.


LA COLLOCAZIONE POLITICA DELLA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA

GLI SCHIERAMENTI POLITICI DOPO L’UNITA’

Il nuovo Parlamento , del Regno d'Italia era composto da una camera elettiva e da un Senato di nomina Regia. Alla camera i deputati si dividevano in una Destra , composta prevalentemente da esponenti moderati e una Sinistra riunita attorno a Democratici. Se la Destra esprimeva gli interessi dei grandi proprietari terrieri ( Aristocratici e Borghesi), la Sinistra raccoglieva il consenso della Borghesia imprenditoriale e di parte degli operai e artigiani esclusi al voto.

LA DESTRA AL GOVERNO

I Governi che si succedettero tra il 1861 e 1876 furono tutti della Destra. Gli uomini della destra si impegnarono in un vasto programma di risanamento finanziario. Grazie al severo controllo della spesa pubblica e all'aumento della pressione fiscale, i governi della Destra riuscirono a raggiungere il sospirato pareggio del bilancio. Ci furono delle proteste, e grazie ad un famoso comizio da parte di Agostino Depretis, dove illustrò il programma della Sinistra come l'alleggerimento della pressione fiscale, l'avvio di politiche volte a favorire lo sviluppo del meridione e la destra pian piano perse l'originaria compattezza e nel 1876 i deputati toscani, contrari al progetto di nazionalizzazione delle ferrovie, avanzato dall'esecutivo, ritirarono la fiducia al governo determinando la caduta. Il Re incaricò allora Depretis di formare il nuovo ministero, che entrato in carica il 25 Marzo 1876 segnò l'inizio della lunga esperienza governativa della Sinistra Italiana. 











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