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L'AMBIENTE E IL SUO SPAZIO

storia



L'AMBIENTE E IL SUO SPAZIO


Prima di affrontare il nodo centrale della ricerca, dobbiamo considerare il modo in cui i giapponesi hanno sfruttato la natura ed organizzato l'estensione del loro arcipelago per garantirsi la sussistenza.

Il Giappone è da sempre un paese che manca di spazio e questo aspetto influisce notevolmente, determinando una forte pressione a livello demografico. Da ciò, secondo molti, deriverebbe la miniaturizzaz 737c21h ione dei giardini e, indirettamente, la gentilezza e la riservatezza, che imporrebbero a tutti gli individui la necessità di diminuire le frizioni interne di una società così densa.

Alla base del problema sta il fatto che gran parte del territorio giapponese (circa il 70%) è costituito da montagne. Con tali caratteristiche, su una superficie totale vasta all'incirca quanto l'Italia e l'Austria messe insieme, vivono più di centoventi milioni di individui. La montagna diventa così un fattore essenziale nello sviluppo della complessa realtà culturale del paese, anche se buona parte dei rilievi giapponesi resta ancora oggi isolata e poco accessibile.



Nelle credenze popolari la montagna, dominio degli dei, è protetta da un certo numero di guardie, dall'aspetto più o meno terrificante. Alcune si identificano con degli animali, messaggieri degli yama-no kami (divinità della montagna), come ad esempio il lupo o la scimmia, altri sono più autonomi come i tengu, dall'aspetto umano e dal lungo naso; infine, tutto un mondo di spiriti, di spettri, di mostri crudeli o benigni, i kappa (un po' simili ai nostri gnomi) che frequentano le rocce, gli alberi, i torrenti. Un'occasione in più per capire questo mondo così misterioso ci è offerta dalla figura degli antichi nomadi, i matagi, delle regioni montagnose del nord del Giappone, che hanno continuato a mantenere i loro usi e costumi fino agli anni '50. Questi avevano conservato l'usanza di partire durante l'inverno per cacciare in territori lontani e si esprimevano in un dialetto particolare: la yama-kotoba (lingua delle montagne).

Una netta demarcazione separava la vita basata sulla caccia da quella del villaggio dove, durante alla bella stagione, gli abitanti praticavano l'agricoltura. Questa alternanza presenta un grande interesse, essendo una delle migliori indicazioni che si hanno sull'intensa differenzazione manifestata dalla cultura giapponese tra il mondo del profano, del quotidiano, della donna e dell'agricoltura, in breve del mondo umanizzato del sato, il villaggio, da una parte e quello invece del sacro, della festa, dell'uomo e della caccia, in breve il mondo selvaggio e boscoso del mori, il bosco, la foresta o della yama, la montagna, dell'altra.

La risaia ha qualificato lo spazio giapponese. Allo stesso modo ancora oggi, in questa società ultra-industriale ed urbana in cui si è trasformato il Giappone, la fissazione del prezzo del riso (beika) occupa in primavera la prima pagina di tutti i giornali i quali durante l'estate danno regolarmente notizie dettagliate sullo stato delle messi (sakugara), ed in autunno fanno il resoconto, dipartimento per dipartimento, delle quantità raccolte, dell'estensione delle coltivazioni, dei rendimenti, così come dello scarto in rapporto alla media ed agli obiettivi prefissati.

Questa posizione di privilegio assunta dalla coltivazione del riso, ha avuto come conseguenza quella di marginalizzare tutte le atre colture, ritenute secondarie, sia nello spazio, regalandole ai terreni più elevati e quindi più scomodi, sia nel tempo, degradandole al rango di colture invernali. Conseguenza ultima di questa situazione è stata quella di una progressiva concentrazione dell'ecumene giapponese, già notevolmente ridotto a causa della configurazione montagnosa del paese. Tra gli altri fattori poi, che concorrono a spiegare una tale organizzazione ambientale, c'è quello, assai importante, della necessità di una politica di preservazione del patrimonio forestale. Il diffuso uso del legno durante la civilizzazione giapponese, portò le autorità, già dal VIII secolo, a prendere misure protettive nei riguardi del manto boschivo del paese.

Il discorso è più complesso di quanto non si creda. Infatti, per spiegare la sollecitudine che le autorità hanno sempre avuto per proteggere la foresta, bisogna tener conto delle condizioni naturali dell'ambiente: con un rilievo ed un clima tali come quelli del Giappone, il disboscamento della montagna produsse immediatamente effetti di erosione/accumulazione, catastrofici nelle pianure risicole. La concentrazione dell'impresa umana e la preservazione della foresta e delle alture sono quindi i due principali imperativi del processo di organizzazione dello spazio ambientale.

I famosi giardini in scatola, hakoniwa o bonsai, rappresentano, come si sa, un paesaggio in scatola. Paesaggio la cui apparente libertà, così come quella di un giardino giapponese reale, deve evocare la natura. Siano essi a dimensione naturale o ricreati in un vaso, questi giardini sono di fatto la natura stessa, e rispondono come tali ad un'esigenza profonda dell'anima giapponese. Una raffigurazione summa dei principi e delle regole per la ricostruzione della natura è il giardino Zen, che ai nostri occhi appare astratto , ma che niente ha a che vedere con l'astrazione (di uso prettamente occidentale) dato che si tratta, al contrario di uno sfoltimento di dettagli inutili.




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