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IL DECLINO DELLA SPAGNA - L'impero di Filippo II

storia



IL DECLINO DELLA SPAGNA


L'impero di Filippo II

Filippo II, che aveva ereditato un impero vastissimo comprendente le corone spagnole, i Paesi Bassi, la maggior parte dell'Italia, le colonie nelle Americhe e nelle Filippine, si espanse maggiormente in seguito all'estinzione della dinastia portoghese.Oltre ad essere entrato in posseso di un grande impero Filippo ereditò anche la guerra contro la Francia, ma a causa della crisi economica del 1557 che lasciò prive di fondi entrambe le parti, si trovò costretta a dichiarare bancarotta per cancellare tutti i debiti. Intorno al 1559 il re spostò la sua residenza dai Paesi Bassi in Spagna e la capitale a Madrid, che aveva come unica caratteristica il fatto di trovarsi al centro della penisola Iberica.Se da una parte Filippo riuscì a mantenere il controllo sui possedimenti italiani dall'altra il governo dei Paesi Bassi si presentò assai complesso. Il primo problema era di natura religiosa, infatti, negli anni precedenti alla sua salita al trono il calvinismo qui si era diffuso con rapidità fra tutte le classi sociali soprattutto tra gli artigiani, operai e marinai.Il secondo problema era costituito dall'autonomia amministrativa e fiscale delle città fiamminghe. L'idea che il governo spagnolo potesse rompere questa autonomia e che perseguitasse le chi 313i88d ese calviniste introducendo nei Paesi Bassi l'Inquisizione spagnola portò verso il 1566 alla rivolta aperta dei calvinisti, i quali trovarono appoggio anche da parte di quei cattolici che avevano il timore di perdere i propri privilegi. Per far fronte a questa ribellione Filippo inviò, guidato dal duca d'Alba, un forte contingente di truppe spagnole pronto a stroncare con violenza questo movimento rivoluzionario. Così ci fu una repressione che portò alla morte di migliaia di persone, ma che ebbe anche l'effetto di rafforzare la coesione tra cattolici e calvinisti, infatti le diciassette province firmarono a Gand un documento nel quale richiedevano che la truppe spagnole fossero allontanate e che ai calvinisti fosse concessa la libertà di culto. Filippo II intorno al 1559, nonostante il fallimento della spedizione del 1541, minacciò nuovamente la città da Algeri, alleata dei turchi. L'impero cristiano dopo innumerevoli e sanguinose sconfitte riuscì ad ottenere, anche grazie alla lega santa antiturca, fondata da Pio V, il 7 ottobre 1571 a Lepanto, una vittoria schiacciante distruggendo quasi completamente la flotta turca.



La Guerra con l'Inghilterra


Alla fine del 1500 ogni Monarchia Europea aveva abbracciato una confessione diversa(a volte monarchie nazionali,come quella scelta dalla monarchia inglese),creando le premesse per conflitti sanguinosi e costituendo un valido premesso per i Re europei per attaccare gli Stati confinanti ed espandere i propri confini.


LA GUERRA SEGRETA


La Spagna aveva attentato più volte alla vita dei reali Inglesi, così come lo stesso Vaticano,mandando spie e assassini cattolici con varie missioni;il distacco dal Cattolicesimo dell'Inghilterra stava diventando fin troppo pericoloso per i Monarchi cattolici,così i loro "missionari",che oltre a fermare l'inarrestabile conquista dell'Inghilterra da parte dei protestanti, dovevano spargere il caos fomentando rivolte nella popolazione Inglese,e cercare di privarli del loro Capo di Stato.

Oltretutto la Spagna, oltre ai problemi che vedremo più avanti che già minavano pesantemente la sua economia,si vedeva affondare una dopo l'altra le sue caravelle colme d'oro e risorse di ritorno dalle Americhe,a causa della fastidiosissima pirateria Inglese,voluta e finanziata dalla stessa Elisabetta.

Dopo l'esecuzione capitale di Maria Stuart, regina cattolicissima, il conflitto era inevitabile: l'Invincibile Armada stava per attraversare la manica e la flotta Inglese stava per dimostrare ancora una volta la sua devastante efficienza


L'Invincibile Armada


Filippo II mobilitò un'enorme flotta, l'Invincibile Armada, per affrontare l'invincibile flotta Inglese:130 Navi,30.000 uomini,24.000 pezzi d'artiglieria oltre ai 30.000 soldati stanziati nei porti dei Paesi Bassi.

Ma nonostante l'impressionante mobilitazione di uomini e mezzi,sull'Invincibile Armada gravava un compito difficile: la Manica era un difficile tratto di mare a causa delle condizioni atmosferiche spesso inclementi,e se mai la flotta spagnola fosse riuscita ad attraversarla,avrebbe dovuto affrontare quella che rimarrà per molti secoli la flotta più potente d'Europa (tanto da respingere durante la seconda guerra mondiale perfino le forze congiunte della Luftwaffe e delle forze navali Tedesche), e le frastagliate coste Inglesi non erano certo l'ideale per combattere e sbarcare.


La Battaglia


Era lo scontro tra due mondi diversi: solo il nome inciso sugli scafi delle navi dei due schieramenti ne era un esempio; le navi Spagnole avevano nomi come Santa Maria delle Grazie,Nostra Signora del Rosario,mentre quelle Inglesi erano state chiamate Senza Paura,Toro,Tigre. Fu una delle più grandi battaglie navali che la Storia ricordi,e soprattutto la prima combattuta interamente con l'Artiglieria. Da una parte l'Armada: una flotta composta di enormi e lenti Galeoni,un'artiglieria dalla devastante potenza di fuoco ma efficace solo a corta gittata,utile solo per tattiche di arrembaggio e speronamento. Dall'altra le navi della Royal Fleet Of Britain:navi piccole,veloci,sfuggenti:vere e proprie navi fantasma,un incubo per i le Navi Spagnole;proprio sfruttando le loro doti di velocità e maneggevolezza,evitavano gli assalti e preferivano attaccare sulla lunga distanza.

Giunti faticosamente a distanza d'ingaggio,gli spagnoli si trovarono di fronte le navi inglesi,che affondarono l'una dopo l'altra i pesanti galeoni dell'Armada,troppo lontani e troppo lentiper riuscire ad assaltare gli inglesi.

La superiorità tattica degli Inglesi si dimostrò schiacciante:era incominciata una nuova era per le battaglie navali e la Royal Fleet l'aveva inaugurata trionfalmente.

La flotta spagnola,stremata,decimata e giù di morale,non potè sfruttare i porti nei paesi bassi e dovette ripiegare fino in Madrepatria aggirando da nord la Gran Bretagna,subendo ulteriori devastanti perdite durante l'Odissea che dovette affrontare per tornare in Spagna.


Le cause interne della crisi spagnola


La fortuna politica ed economica di ogni società dipende, oltre che da fattori oggettivi (ricchezze naturali, posizione geografica, etc.) anche e forse principalmente dalla capacità delle oligarchie dominanti di adeguarsi ai mutamenti inevitabili delle situazioni storiche: tale capacità si realizza solo se le classi al potere sono strutturate in una società che ne garantisce un naturale ricambio: cioè solo le nazioni che garantiscono ai migliori di gestire a tutti i livelli le proprie fortune possono sperare di superare, con conseguenze meno devastanti, le inevitabili difficoltà che il corso della storia oppone al loro cammino. La società Spanola del XVII era dominata da una classe dirigente che, inebriata dalle ricchezze del nuovo mondo, aveva dimenticato le regole che sono alla base della vita sociale. La monarchia Spagnola con la sua politica imperialstica dissipava all'estero ricchezze che avrebbe dovuto impiegare all'interno: la sua classe dirigente, ormai fossilizzata in un distorto modo di concepire lo stato, non fu in grado di far fronte alle nuove emergenze e alle nuove condizioni storiche che venivano maturando. I commentatori Spagnoli del tempo erano ben consapevoli della situazione di crisi della propria nazione e, sia pure confusamente, ne evidenziavano talune cause sia pure mascherandole attraverso riferimenti ideologici e culturali non proprio perspicui. E' vero infatti che la corruzione dei costumi fosse un elemento significativo della società Spagnola, ma più che una causa era l'effetto di una condizione di inefficenza della classe dirigente dell'epoca. Anche la teoria polibiana, che vedeva lo stato come un gigantesco organismo soggetto ad un ivecchiamento ed alla morte, mostrava di individuare qualche elemento che potesse spiegare la decadenza della società Spagnola: in realtà l'organismo vivente (nazione) che muore è solo quell'entità sempre uguale a se stessa: una società per poter resistere alle sfide della storia; deve essere in grado di garantire un osmotico rinnovamento della propria oligarchia dominante.


Effetti involutivi della crisi spagnola in Italia


Dopo la pace di Cateau-Cambrésis, che nel 1559 segnò la fine del conflitto politico franco-asburgico, alla Spagna venne riconosciuta l'egemonia in Italia. Il controllo però esercitato sui propri domini, fece si che questi ultimi subissero gli effetti involutivi del declino che la penisola iberica al momento stava attraversando. Poiché essa confidava pienamente in un assetto economico stabile e imperituro, non sorse  il minimo dubbio riguardo l' affidabilità delle risorse minerarie americane, finché non accadde che queste non potessero più garantire alcuna sicurezza per le entrate dello stato. Trovatosi di fronte e a tali difficoltà, il governo spagnolo non poté far altro che cercare un appoggio nei territori a lui subordinati cosicché regni come quello di Napoli, di Sardegna, di Sicilia e il ducato di Milano subirono un eccessivo fiscalismo. Sebbene non si possa ricondurre a quest unico elemento la causa della decadenza italiana del '600, basti pensare infatti che ormai il Mediterraneo non aveva più un importanza così rilevante per quanto riguarda i commerci e che l' Olanda aveva nelle sue mani il monopolio del mercato internazionale, è necessario sottolineare che ormai l' Italia non era più in grado di occuparsi dellle spese che doveva affrontare anche perché da una parte si vedeva coinvolta nella crisi delle industrie tessili (dovuta sopratutto alla concorrenza di paesi come le Provincie Unite e l' Inghilterra) e dall' altra doveva sostenere, attraverso i banchieri, le finanze delle bancarotte delle guerre in cui la Spagna si inseriva senza tregua.

Tuttavia, un mutamento più profondo fu impresso alla vita politica dei due regni meridionali dal governo spagnolo. Durante il governo delle precedenti dinastie angioine e aragonesi, i baroni napoletani e siciliani avevano esercitato di fatto un potere molto forte; con agitazioni e congiure i baroni napoletani avevano spesso messo in difficoltà la nominale sovranità regia. Questo ceto, subì poi un profondo cambiamento a causa della confluenza della nobiltà cittadina e l' aristocrazia feudale , una volta nemiche; la nuova feudalità creatasi, aveva una posizione socialmente egemone, e proprio per questo motivo doveva mantenere un alto tenore di vita. Aveva  inoltre l' obbligo di radunarsi attorno al rappresentante dell' autorità del sovrano; a ciò si aggiunga la tendenza tipicamente feudale di sostenere il sovrano spagnolo nelle sue imprese militari. Il vecchio ceto aristocratico fu così mandato in rovina a causa dell' azione congiunta di necessità opposte (essere guerrieri e imprenditori, uomini di corte e sudditi fedeli) , lasciando ad altri, per lo più apppartenanti all' alta borghesia, la possibilità di acquistare ciò che veniva dismesso.




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