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Hobbes, Thomas (Westport, Malmesbury 1588 - Hardwick 1679), filosofo e pensatore politico inglese.

storia



Hobbes, Thomas (Westport, Malmesbury 1588 - Hardwick 1679), filosofo e pensatore politico inglese.


Gli interessi principali di questo pensatore non sono tanto metafisici , quanto politici . D' altronde la sua filosofia matura nel contesto della guerra civile inglese degli anni 40 del Seicento . Ebbe una vita particolarmente lunga ( circa novant' anni ) che coprì l' intero XVII secolo . La distinzione tra Hobbes e l' altro grande filosofo politico inglese del 1600 ( Locke ) deriva soprattutto dal diverso periodo storico in cui sono vissuti . Nell' Inghilterra , infatti , nel 1600 ci sono state ben due rivoluzioni , quella degli anni 40 ( é l' epoca in cui scrive Hobbes ) e quella degli anni 80 , detta " gloriosa " ( é l' epoca in cui vive Locke ) : mentre la prima é una vera e propria guerra civile , una vicenda traumatica , la seconda rivoluzione ( la " gloriosa " ) é considerata un fatto altamente positivo , l' atto con cui l' intera società inglese si é sbarazzata di una monarchia oppressiva e ha dato vita ad una monarchia costituzionale . Il fatto stesso che Hobbes abbia maturato le sue idee e i suoi scritti nel corso della prima rivoluzione e Locke nella seconda , é significativo per capire le differenze tra i due . Per Hobbes la cosa che va evitata più di ogni altra é la guerra civile , per Locke la perdita della libertà . Hobbes mira alla sicurezza , Locke alla libertà . La prima opera importante di Hobbes é una traduzione inglese della Guerra del Peloponneso di Tucidide ; il che dimostra due cose : in primo luogo il suo interesse prettamente antropologico , storico e politico . In secondo luogo dobbiamo tener conto che Tucidide non era uno storico qualunque : era fortemente pessimista e si curava di una storia attenta al diritto del più forte : Hobbes sarà molto influenzato da questa concezione della storia . Nella guerra civile Hobbes resta sempre legato alla monarchia e segue perfino la corte di Carlo II in esilio in Francia dopo la decapitazione di Carlo I . Hobbes é sì fortemente legato alla monarchia ( dalla quale , dopo il rientro in Inghilterra , riceverà la pensione che veniva data ai " fedeli " , con la quale potevano vivere senza lavorare ) , tuttavia da essa non sarà mai visto con troppa simpatia : egli é sì uno dei grandi teorici dello stato assoluto , ma non necessariamente della monarchia assoluta , verso la quale , comunque , Hobbes nutre grandi simpatie .



La posizione di Hobbes é meno tradizionale rispetto a quella di Giacomo I ed é fondata in maniera laica : nello stato assoluto secondo Hobbes Dio non c'entra niente , il potere non deriva dall' alto , ma dal basso : gli uomini guidati dalla loro ragione decidono di associarsi e di rinunciare a porzioni della propria libertà in favore di un' istanza superiore ( il sovrano ) . Con Hobbes concorderanno Locke , Spinoza e Rousseau : le differenziazioni tra questi pensatori nasceranno poi su come concepiranno l' idea di stare insieme . Tuttavia concorderanno tutti pienamente con Hobbes che non é Dio ad attribuire il potere al sovrano , ma é il popolo stesso guidato dalla propria ragione . Si tratta quindi di uno stato assoluto il cui fondamento primo é il consenso : esso é la base del potere anche quando si arriva a stati assoluti : é l' idea dominante per tutto il 1600 . Hobbes ha una concezione tipicamente riduzionistica : le scienze possono essere ridotte ad una sola ( la fisica ) : tutto ( la politica , l' etica , ecc ) può essere spiegato secondo le leggi della fis 656c24g ica matematizzata . Per Hobbes tutto ciò che esiste é materiale e anche quello che ci sembra spirituale ( la coscienza , la memoria , il dolore ) non é altro che una manifestazione della res extensa : la coscienza e il sentimento non sono altro che epifenomeni , ossia manifestazioni oggettive , appendici : é la materia che dà la parvenza di essere coscienza .

Per Hobbes la politica non é altro che una fisica particolarmente . La politica diventa allora una vera e propria fisica sociale . Tutto per Hobbes va investigato in termini fisici proprio perchè le uniche cose esistenti sono i corpi ( la materia , res extensa ) , la cui caratteristica é la misurabilità in termini matematici . Sia Hobbes sia Cartesio cominciano a scrivere nelle lingue nazionali ( in inglese Hobbes e in francese Cartesio ) per diffondere il loro sapere : il Leviatano , l'opera più importante di Hobbes , é in inglese . Stranamente Hobbes , per cominciare lo studio della realtà in generale , parte da una definizione dell' essere data a suo tempo da Platone nel Sofista : Platone diceva che si può dire che é tutto ciò che può agire o subire un' azione (con questa definizione dimostrava l' esistenza delle idee)

Per Hobbes esiste solamente la realtà corporea . La realtà non é altro che un insieme di corpi e di movimenti di corpi . In una polemica con un vescovo arriverà a sostenere che anche Dio é realtà corporea e che non potrebbe essere altrimenti : se non fosse corpo non esisterebbe perchè tutto ciò che esiste é corporeo ; ma Dio esiste , quindi é materiale . Su questa fisica radicalmente meccanicistica Hobbes costruisce tutto il suo pensiero , elaborando una dottrina delle sensazioni e delle attività " spirituali ".Per Hobbes La sensazione non é altro che un movimento impercettebile degli organi centrali del corpo . Se ho ricevuto una sensazione che é diventata ricordo , poi , si tratta , come dicevamo , di un moto che dura per un pò e che sa mettere in moto la catena in senso opposto : al centro perdura il moto del ricordo , viene trasmesso alla periferia e vado a trovare una persona che da dieci anni non vedevo . Tutto ciò che esiste é materia e le sensazioni stesse sono una forma di movimento microscopico . Per Hobbes esiste solo ciò che può fare o subire un' azione , quindi esiste solo la res extensa ; la nostra stessa coscienza é riconducibile a materia , a corpo e a movimento : movimenti che dal centro ( cuore o cervello ) vanno verso la periferia e viceversa . A questo punto interviene nel discorso di Hobbes l' etica , totalmente stravolta nella sua concezione di bene e male rispetto a tutte le filosofie precedenti . In tutte le filosofie il bene é sempre stato ciò verso cui si deve tendere e il male ciò verso cui non si deve tendere . Certo i filosofi hanno individuato in modi differenti il bene e il male cui si deve o non si deve aspirare : per Epicuro il bene era il piacere , per Aristotele la felicità , per gli stoici la virtù , per Platone il Bene in sè , e così via . Tutti in fondo facevano un ragionamento di questo tipo : il bene é questo , dunque si deve tendere a questo . Questi pensatori , in altri termini , vedevano il bene in termini teleologici , come il fine a cui tendere ; addirittura un materialista come Epicuro invitava i suoi discepoli a tendere al piacere , visto come sommo bene . Ora , in una filosofia meccanicistica e materialista quale é quella di Hobbes , il finalismo non può assolutamente essere accettato : non esistono cose buone ( stabilite a priori ) a cui aspirare . In base alle leggi meccaniche , ogni comportamento é legato ad azioni di tipo meccanicistico ( ricordiamoci che Hobbes é un riduzionista : tutto é riconducibile ai movimenti della materia e quindi tutto va spiegato in modo meccanicistico ) : a certi stimoli corrispondono determinate reazioni ; é come nelle macchine ( l' uomo stesso per Hobbes é una macchina ) in cui ad ogni imput corrisponde un output . L' uomo reagisce sempre in maniera tale da sopravvivere , da autoconservarsi : reagendo così sceglierà certe cose e non altre , in altre parole opterà per tutto ciò che gli consentirà di sopravvivere ( a volte commetterà errori e non ce la farà ad autoconservarsi ) .

Ma cosa sono cosa sono il bene e il male ? Per Hobbes il bene é ciò che l' uomo di fatto sceglie e il male é ciò che l' uomo di fatto evita : tutti gli uomini si comportano in una certa maniera e , di fatto , definiremo come bene ciò a cui essi tendono . Però il bene a cui essi tendono non é un qualcosa di stabilito a priori ( il bene cui si tende é la virtù , il piacere , la felicità , ecc. ) , ma é ciò a cui aspirano per inclinazione naturale . Per Hobbes l' uomo agisce così in modo meccanico e il modo in cui agisce , quello é il bene per l' uomo . Il male viene allora ridotto a ciò che l' uomo non fa . La definizione stessa di bene dipende da ciò che l' uomo decide di fare e non é un qualcosa a priori . In base alle leggi meccanicistiche l' uomo persegue le cose che gli garantiscono l' autoconservazione : proprio in esse é il bene . Nella società civile il bene e il male per natura cedono il passo al bene e al male per convenzione . Gli uomini , proprio perchè dotati di ragione , sono in grado di stabilire che cosa é più utile per la loro sopravvivenza ; la ragione stessa li porta a vedere cosa é più utile per l' autoconservazione sul lungo termine e non solo sul momento : certo sul momento per autoconservarmi mangiare andrà bene , ma non basta , bisogna vedere sul lungo termine . Ecco allora che gli uomini ragionano su che cosa garantisca loro l' autoconservazione al di là del presente . Ed é proprio quest' esigenza che li porta a far nascere lo Stato civile . In origine gli uomini , spiega Hobbes , vivevano nello stato di natura in cui vigeva una situazione nella quale ciascuno aveva diritto su ogni cosa : oggi ciascuno di noi ha diritto non su tutto , ma su qualcosa perchè così sanciscono le leggi in vigore nello Stato : é il diritto di proprietà . Ma nello stato di natura , in cui non c' é lo Stato civile e quindi non ci sono le leggi , tutti han diritto su tutto . Ciascuno può cioè fare ciò che desidera per procurarsi ciò che gli serve : si potrà allora rubare e uccidere per sopravvivere e , proprio perchè finalizzato all' autoconservazione , questo sarà un bene . Lo stato di natura quindi é uno stato di bellum omnium contra omnes , una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro dove ciascuno mira alla propria autoconservazione a discapito degli altri . Per Hobbes quindi l' uomo non é per natura incline ad essere socievole , come aveva sostenuto Aristotele a suo tempo definendo l' uomo come animale politico . A questo punto interviene la ragione , la quale suggerisce che la situazione di guerra di ciascuno contro tutti gli altri nata dall' esigenza di autoconservarsi porta ad un risultato opposto a quello per cui era nata : infatti nel momento in cui tutti mirano alla propria autoconservazione a discapito degli altri , la vita di ciascuno diventa altamente insicura e neanche il più forte può vivere sicuro perchè ci sarà sempre qualcuno più forte e comunque anche i più deboli potranno in qualche modo minacciare la sua vita . La ragione , di cui tutti gli uomini dispongono nella stessa misura , suggerisce allora di uscire dal precario stato di natura .In tutti gli autori ( Locke , Spinoza , Rousseau ) che ci ragioneranno sopra c' é l' idea di fondo che un reale stato di natura non sia mai effettivamente esistito nel corso della storia . Per quanto possano esserci state situazioni particolarmente retrograde e vicine allo stato di natura , un vero e proprio stato di natura non é mai esistito . Il ragionamento di questi autori é più che altro teorico : vogliono cioè far vedere non tanto quello che c' é stato prima dello Stato civile , quanto piuttosto quello che succederebbe se venisse meno lo Stato civile . Non a caso il vero stato di natura radicato nella mente di Hobbes non é quello appena descritto , bensì quello della guerra civile inglese degli anni '40 del Seicento ( da lui vissuta in prima persona ) . Nella guerra civile infatti non vi é più lo Stato come autorità suprema e la guerra comporta un ritorno provvisorio al retrogrado stato di natura di lotta di ciascuno contro ogni altro . Uscendo dallo stato di natura su incitamento della ragione si passa a quello civile , che é un superamento appunto dello stato di natura : all' interno dello Stato civile non ci sarà più la guerra di ciascuno contro ogni altro , ma essa perdurerà , secondo Hobbes , nei rapporti tra Stato e Stato : Hobbes non riconosce il diritto internazionale e vede il rapporto tra uno Stato e l' altro come quello tra uomo e uomo nello stato di natura . Secondo Hobbes si esce dallo stato di natura per approdare a quello civile nel momento in cui ciascun individuo autolimita i propri diritti . La vera differenza nelle concezioni politiche tra Hobbes e Locke sta proprio nel come essi intendano l' uscita dallo stato di natura ; é proprio il modo in cui se ne esce che determina lo Stato civile che verrà originato . Per Hobbes la cosa più importante che debba essere garantita ai cittadini é la sicurezza , per Locke la libertà . Secondo Hobbes il principio fondamentale é l' autoconservazione ( la sicurezza ) e tutto il resto é secondario tanto da poter essere sacrificato pur di ottenere la sicurezza . Ma in concreto che diritti devo sacrificare per garantirmi la sicurezza ? Secondo Hobbes qualsiasi diritto deve essere limitato proprio perchè la sicurezza é garantita dal fatto che si limitino fortemente tutti i diritti di tutti affidando un diritto coercitivo ad una sola persona che può decidere ciò che vuole . Ognuno si deve cioè privare dei suoi diritti in favore di un' istanza superiore che può tutto su chi si é tolto i diritti , tranne togliere il diritto di sicurezza : si é affidato il potere a questa persona proprio perchè lo garantisse . In altre parole , questa persona cui viene affidato il potere , deve essere investita di un tale potere da potere tutto tranne che togliere ai sudditi il diritto alla sicurezza . L' atto con cui si esce dallo stato di natura per entrare nello Stato civile é l' emanazione di un contratto sociale , idea tipica del 1600-1700 : vari possono essere i tipi di contratti e , per esempio , quello di Hobbes é radicalmente diverso rispetto a quello di Locke : secondo Hobbes , dal momento che ad un certo momento tutti i membri di un gruppo , guidati dalla loro ragione , si rendono conto che bisogna uscire dallo stato di natura per potersi garantire la sicurezza e l' autoconservazione , ciascuno di loro rinuncia a tutti i diritti , fatta eccezione per quello alla sicurezza ( che é l' obiettivo della limitazione degli altri diritti ) ; tutti gli altri diritti naturali vengono abbandonati per garantire la sicurezza individuale e vengono affidati , come si suol dire , ad un terzo , il quale si trova a detenere un potere illimitato ( può tutto tranne negare la sicurezza ai cittadini ) e può quindi garantire la pace perchè ha poteri così grandi da comandare su ogni cosa . Nel momento in cui questo personaggio viene investito del potere , stabilisce le leggi con le quali decreta cosa é bene e cosa é male : a differenza dello stato di natura in cui bene era ciò che garantiva a ciascuno l' autoconservazione , nello Stato civile bene e male dipendono totalmente da ciò che il sovrano vuole : tra tutti i diritti di cui egli gode vi é anche quello di decretare che cosa sia bene e che cosa sia male .



La rivoluzione inglese nacque per questioni finanziarie : il re chiese ai contribuenti una tassa extra per poter fare una guerra . Venne allora coniato il motto nessuna tassa senza rappresentanza ( no taxation without rappresentation ) : sullo sfondo c' era l' idea che la proprietà privata dei cittadini non potesse venir toccata dal sovrano ; le tasse van bene solo se quando vengono stabilite noi sudditi possiamo essere rappresentati e dire la nostra . In altri termini , lo Stato non potrebbe metter le mani sulla proprietà privata . Hobbes si schiera a favore dello Stato e contro i cittadini che difendono l' intoccabilità della proprietà privata da parte dello Stato : potrei dire che lo Stato non ha diritto di confiscarmi la proprietà se essa fosse un diritto che sta a monte dello Stato civile ; ma nello stato di natura non c' é proprietà e tutti han diritto su tutto . Essa nasce nello Stato civile e si fonda non sul diritto naturale , ma su quello stabilito dallo Stato : é il sovrano che ha varato leggi che garantiscono il diritto di proprietà . Ma se é lo Stato stesso che stabilisce le leggi che garantiscono il diritto di proprietà , così come le ha stabilite , può anche abolirle e confiscare la proprietà ai cittadini . Certo non potrebbe se essa stesse a monte dello Stato civile , ma così non é . Il sovrano può tutto , tranne che toccare la mia esistenza , e di conseguenza così come ha elargito dei diritti ( quello alla proprietà ad esempio ) , può anche riprenderseli . Hobbes si schiera anche contro i diritti consuetudinari , di derivazione medioevale . Si tratta di quegli antichi diritti che non sono stati decretati dal sovrano , ma sono validi per tradizione . Tipico diritto consuetudinario é quello secondo il quale uno Stato che si annetta un territorio , deve rispettare le leggi che in esso vigono . Hobbes non nega che il sovrano possa decidere di mantenere in vigore le leggi in vigore per tradizione nel territorio annesso , tuttavia dice che se il sovrano vuole , può cambiarle : se il sovrano con una sua libera decisione stabilisce di mantenere le leggi tradizionali di quel Paese , comunque la loro validità non dipenderà dal fatto che sono antiche e che quindi pure il sovrano deve attenervisi , bensì dal fatto che é il sovrano che decide di sua iniziativa di mantenerle valide .



La rivoluzione inglese nasce nel momento in cui il parlamento rimprovera al sovrano di aver rinnegato alcuni diritti tradizionali : secondo il parlamento certi diritti neanche il sovrano poteva toccarli . Ma Hobbes si schiera dalla parte del sovrano sostenendo che egli possa tutto fuorchè mettere in pericolo lo Stato stesso e i cittadini : ma quando mette in pericolo lo Stato e i cittadini , la sovranità si disfa da sola proprio perchè non più in grado di garantire la sicurezza , obiettivo per cui era stata creata . Hobbes con le sue idee ha fondato il nucleo teorico dell' assolutismo affermando due cose : 1 ) che non esiste alcun diritto prima della costituzione dello stato civile : nello stato di natura , infatti , vige il diritto del più forte e ciascuno é nemico di tutti ( homo homini lupus , dice Hobbes riprendendo le parole di Plauto ) ; 2 ) Le modalità del contratto sociale previsto da Hobbes sono il fondamento stesso dello Stato assoluto : il fondamento dello Stato per Hobbes é il consenso ( e per questo egli non risultava troppo gradito alla monarchia ) ; ma il contratto per Hobbes non viene stipulato tra il futuro sovrano e tra i futuri sudditi , come dirà invece Locke : per Locke , essendo stipulato tra sovrano e sudditi , entrambi hanno dei doveri e nel momento in cui il sovrano o il popolo li trasgrediscono si devono prendere provvedimenti ( se li trasgredisce il sovrano il provvedimento é la guerra civile ) . Ma nella concezione hobbesiana , a stipulare il contratto sono solo i cittadini , che decidono di privarsi di tutti i diritti per garantirsi quello alla sicurezza : il futuro sovrano non stipula alcun contratto , egli si limita a raccogliere dei diritti abbandonati senza stipulare contratti ; non avendo stipulato un contratto , egli non deve sottostare ai dettami di tale contratto , ai quali invece debbono obbedire i sudditi che l' hanno stipulato . Ecco allora che il sovrano é assoluto ( dal latino absolvo ) , ossia slegato dagli obblighi che invece hanno i cittadini semplicemente per il fatto che lui non ha siglato alcun contratto , ma ha raccolto i diritti di cui il gruppo si é privato e gli ha ceduto affinchè lui , col suo potere smisurato , garantisca loro il diritto alla sicurezza : ed é l' unica cosa che il sovrano deve garantire , tutto il resto dipende dal suo arbitrio . Il fatto che il sovrano sia svincolato da ogni dovere porta Hobbes a proclamare il divieto di ribellione : il sovrano , proprio perchè non l' ha stipulato , non potrà mai rompere il contratto e ogni suo atto i sudditi devono considerarlo come se compiuto da loro stessi visto che essi hanno volontariamente delegato a lui i loro diritti . La ribellione sarebbe una contraddizione logica al pari di quando si manda qualcuno a rappresentarci in un' assemblea di condominio e noi ci opponiamo alle scelte da lui prese : gli abbiamo delegato il nostro potere e il suo volere é quindi il nostro volere . L' opera più famosa di Hobbes , in cui egli esprime tutte le sue teorie politiche é il Leviatano , che prende il nome da un mostro mitologico dell' Antico Testamento ; é interessante notare che oltre al Leviatano , Hobbes scrisse un' altra opera ( meno famosa ) , intitolata Behemoth : anche Behemoth é un mostro biblico , però , a differenza di Leviathan , é fortemente negativo e simboleggia la ribellione che , come detto , per Hobbes é una contraddizione logica : quindi Behemoth , la ribellione , é un mostro distruttivo , che va assolutamente vinto . Nel frontespizio della prima edizione dell' opera compare un curioso disegno : un grande uomo con la corona sul capo che é a sua volta composto da tanti piccoli omini ; lo Stato per Hobbes non é altro che un insieme di corpi e , poichè il corpo é spiegabile in termini meccanicistici , così deve essere spiegato anche lo Stato ( che é un insieme di corpi , un corpo gigante composto da corpi piccoli ) : ricordiamoci che Hobbes é riduzionista . Lo Stato viene presentato come un mostro positivo , come un " Dio in terra " : lo Stato é quella realtà , spiega Hobbes , dalla quale , subito dopo Dio , ci si devono aspettare i beni maggiori : é un vero e proprio Dio sulla terra . E' e rimane l' unico mezzo per non piombare nello stato di natura , dove vige il diritto del più forte . Questo spiega , tra l' altro , perchè Hobbes apprezzasse un "rivoluzionario" come Cromwell : ciò che conta é che ci sia un potere forte , non importa di qual natura : il potere valido é quello che c' é , purchè sia potente e purchè ci sia .


Thomas Hobbes: il pensiero politico

Nello stato di natura non esistendo alcuna autorità che freni l' arbitrio individuale , l' uomo é indotto a ricercare il proprio vantaggio a danno di quello degli altri in parte per necessità , dal momento che egli deve contendere loro i pochi beni che la natura offre , in parte per sua propria volontà , visto che per natura egli é incline non alla socievolezza ma all' aggressività nei confronti del prossimo : ecco allora che Hobbes stravolge la concezione aristotelica dell' uomo come animale politico. Hobbes riprende quanto diceva già Plauto : homo homini lupus ; l' uomo é lupo all' uomo , non gli é amico ! Non a caso Hobbes dice : La condizione dell' uomo é una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro : lo stato di natura é quindi un perpetuo stato di guerra ( bellum omnium contra omnes ) nel quale , trovandosi nella necessità di difendere se stesso e i propri averi con il solo ausilio delle proprie forze , ciascun uomo detiene un diritto su tutte le cose ( ius in omnia ) che lo autorizza a compiere ogni azione e a servirsi di ogni mezzo che egli soggettivamente reputi opportuni per raggiungere quello scopo primario . Ed é proprio per questo che bisogna uscire dallo stato di natura , obbedendo alle leggi naturali medianti le quali la ragione calcolatrice indica all' uomo i mezzi necessari per conseguire il fine supremo dell' autoconservazione . La legge di natura fondamentale comanda di cercare e realizzare la pace , che é la prima condizione di ogni sicurezza personale . Ma la pace può essere ottenuta soltanto quando ciascun individuo stipuli con tutti gli altri un patto , nel quale ognuno rinuncia a gran parte del suo diritto naturale su tutto ( mantenendo solamente il diritto alla vita e all' integrità fisica ) e consente a una persona sola ( o a un' unica assemblea di persone ) di conservare il diritto naturale della sua interezza . La società che nasce da questo patto é una società politica o Stato ; coloro che rinunciano al diritto naturale diventano sudditi , mentre la persona o assemblea che lo conserva assume la funzione di sovrano . Di conseguenza quest' ultimo entra in possesso di una forza irresistibile , in grado di dominare tutte le altre con la sua incomparabile superiorità , rendendo impossibile quella guerra naturale che nasceva dall' equivalenza delle forze individuali e , quindi , dalla speranza di ognuno di poter sopraffare l' avversario . La volontà sovrana , che decide per tutti che cosa sia giusto o ingiusto. Nelle mani del sovrano é riposto un potere illimitato : e ciò non soltanto perchè il sovrano é l' unica persona a detenere , nello Stato , il diritto naturale su ogni cosa , ma anche perchè egli beneficia del contratto senza impegnarsi in esso : infatti , il patto é stipulato reciprocamente tra gli individui in favore del sovrano e non tra gli individui e il sovrano . Per questo il problema della forma di governo diventa secondario ,, in quanto il potere del sovrano é sempre assoluto , indipendentemente dal fatto che sia formalmente detenuto dal popolo , dall' aristocrazia o dal re , anche se ciò non impedisce a Hobbes di esternare la sua preferenza per la monarchia , nella quale l' unità della volontà politica coincide con l' unicità fisica della persona che governa . Il pensiero di Hobbes é pertanto generalmente considerato come il modello teorico dell' assolutismo politico , anche se una sua corretta interpretazione esige che esso venga inquadrato nella particolare situazione storica cui si é prima fatto cenno . Importantissima é poi la posizione assunta da Hobbes a riguardo dei rapporti tra Stato e Chiesa : se l' unicità e l' indivisibilità del potere sovrano é la condizione essenziale per garantire la pace all' interno dello Stato e impedire che la forza torni a frantumarsi in una molteplicità di fazioni in reciproco conflitto , lo Stato non può tollerare una Chiesa che gli si contrapponga come potere autonomo : é assurdo che i sudditi siano obbligati a riconoscersi sudditi dello Stato e della Chiesa allo stesso tempo : la Chiesa si configura agli occhi di Hobbes come contropotere rispetto allo Stato , come Stato dentro allo Stato . La Chiesa deve quindi far parte dello Stato e il capo di quest' ultimo eserciterà la sua autorità anche sulla gerarchia ecclesiastica . La filosofia di Thomas Hobbes rappresenta una risposta in senso assolutistico non solo alle forze economico-sociali che minavano l' integrità del potere regio , ma anche al movimento puritano che indeboliva la subordinazione della Chiesa anglicana al re : l' una e l' altra tendenza alla decentrazione del potere si traducevano necessariamente , secondo il calcolo razionale delle conseguenze , in un ritorno allo stato di natura e du guerra , come il conflitto civile avrebbe avuto modo di dimostrare .




Guerra civile inglese Conflitto combattuto tra il 1642 e il 1649, che vide su opposti fronti i sostenitori del re Carlo I (Cavaliers) e quelli del Parlamento (Roundheads): si concluse con l'abolizione della monarchia e l'instaurazione della repubblica guidata da Oliver Cromwell.


L'OPPOSIZIONE PARLAMENTARE AL RE


Le cause del conflitto possono essere rintracciate nella crisi sociale, economica, costituzionale e religiosa che durava in Inghilterra da più di dieci anni. Nel 1637, il tentativo di Carlo I di imporre la liturgia anglicana ai presbiteriani scozzesi spinse questi ultimi a ribellarsi: dopo aver organizzato un esercito, nel 1640 occuparono le contee inglesi settentrionali. Carlo I convocò per la quinta volta il Parlamento (il cosiddetto Parlamento Lungo) il 3 novembre 1640 con lo scopo di raccogliere il denaro necessario per combattere gli scozzesi; in cambio, il Parlamento richiese il consenso del sovrano ad alcune importanti riforme e mise sotto accusa Thomas Wentworth Strafford, principale consigliere del re, insieme a tutti i sostenitori dell'assolutismo che, condannati per tradimento, furono giustiziati.


LA GUERRA CIVILE


Nell'agosto del 1642 Carlo riunì l'esercito a Nottingham. Una prima battaglia, svoltasi a Edgehill il 23 ottobre, non diede esiti decisivi: il re controllava le regioni nordorientali, i suoi avversari le regioni sudorientali, compresa Londra. Nel 1643 il Parlamento si assicurò il sostegno dell'esercito scozzese con la promessa che le Chiese d'Irlanda, di Scozia e d'Inghilterra avrebbero seguito i principi della Chiesa riformata. Intanto, Cromwell organizzava un corpo di cavalleria, con la quale sconfisse i realisti guidati dal principe Rupert il 2 luglio 1644, nella battaglia di Marston Moor. Nel 1647 si concluse la prima fase della guerra civile con la consegna di Carlo I al Parlamento. Rifiutando le condizioni imposte da questo per il suo ritorno al trono, Carlo I fuggì sull'isola di Wight e concluse un patto con gli scozzesi promettendo loro che, una volta riconquistato il trono, avrebbe instaurato il presbiterianesimo quale religione ufficiale dei regni inglese e scozzese.


LA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA


Questo accordo segnò l'inizio della seconda fase del conflitto (1648) che vide l'esercito parlamentarista combattere contro la Scozia e contro Carlo I. L'esercito scozzese, entrato in Inghilterra, fu sconfitto a Preston; Cromwell espulse i presbiteriani dal Parlamento dando vita al cosiddetto Rump Parliament, che istituì una commissione per giudicare il re per l'accusa di tradimento. Nel dicembre 1653, Cromwell acquisì il titolo di Lord Protettore attribuendosi un potere pressoché assoluto.







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