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Gli Arabi e la matematica

storia



- Gli Arabi e la matematica -


(tratto da M. KLINE, Storia del pensiero matematico, tr. it. di A.Conte, Einaudi, Torino 1991, vol. 111, pp.223‑231).



Gli Arabi vibrarono un colpo mortale alla civiltà alessandrina: a meno di un secolo dalla morte di Maometto (632) 222d32c , avevano conquistato dei territori che si stendevano dall'India alla Spagna. Nel 755 l'impero arabo si spezzò in due regni indipendenti, uno ad oriente con capitale Baghdad e uno ad occidente con capitale Cordoba, in Spagna.

Una volta completate le loro conquiste, gli antichi nomadi si diedero a costruire una civiltà ed una cultura, e piuttosto rapidamente svilupparono un crescente interesse per le arti e le scienze. Con la fondazione di una biblioteca, di un osservatorio astronomico e di un'accademia, fu soprattutto Baghdad ad attrarre studiosi, favorendone il lavoro.

Le risorse culturali che gli Arabi avevano a disposizione erano considerevoli. Quando Giustiniano chiuse l'Accademia platonica nel 529 d.C., molti degli studiosi greci che ne facevano parte si trasferirono in Persia e la cultura greca che vi fiorì divenne parte, un secolo dopo, del mondo arabo. Gli Arabi stabilirono contatti anche con i Greci dell'impero bizantino indipendente: ad es. i Califfi arabi comprarono manoscritti greci dai Bizantini. Anche la cultura alessandrina sopravvissuta in Egitto divenne parte dell'attività scientifica dell'impero arabo.



Le scuole siriache di Antiochia, Emesa e Damasco e la scuola dei cristiani nestoriani di Edessa, principali depositarie delle opere greche in Medio Oriente dopo la distruzione di Alessandria nel 640, e i monasteri cristiani del Medio Oriente, che possedevano anch'essi queste opere, caddero tutti sotto il dominio arabo. Così gli Arabi avevano accesso, quando non li controllavano direttamente, agli uomini ed alla cultura dell'impero bizantino, dell'Egitto, della Siria, della Persia e dei territori che si estendevano più ad est, compresa l'India.

Si suole parlare di matematica araba, ma essa era araba essenzialmente soltanto di lingua. La maggior parte degli studiosi erano greci, cristiani, persiani ed ebrei. Bisogna tuttavia dare atto agli arabi della generosità con cui, dopo il periodo della conquista, contrassegnato dal fanatismo religioso, trattarono le altre popolazioni e le altre comunità religiose, tant'è vero che gli infedeli poterono lavorare liberamente.

Quella di cui gli Arabi entrarono in possesso era fondamentalmente la cultura greca reperibile direttamente nei manoscritti greci o in versioni siriache ed ebraiche. In questo modo divennero loro accessibili tutte le opere più importanti (Euclide, Tolomeo, Aristotele, Apollonio, Archimede, Erone, Diofanto e le opere più rilevanti degli Hindu).

Gli Arabi adottarono e migliorarono i simboli numerici hindu e l'idea della notazione posizionale... Adottarono le operazioni con gli irrazionali che erano state introdotte dagli hindu; nell'aritmetica fecero invece un passo indietro: sebbene i numeri negativi e le regole per operare con essi fossero loro familiari attraverso i testi hindu, essi li respinsero.... Gli Arabi non usavano simbolismo: la loro algebra è integralmente retorica e costituisce quindi un passo indietro rispetto a quella degli hindu e perfino a quella di Diofanto...

Lo sforzo scientifico arabo, per quanto non originale, fu molto vasto, ponendosi in continuità con le linee di ricerca che erano state inaugurate dai Greci. In astronomia, il pensiero arabo si pose sulla linea di sviluppo di quello di Tolomeo... Un'altra scienz:a studiata dagli Arabi fu l'ottica, argomento favorito perché si prestava a pensieri occulti e mistici; ciò nonostante, essi non portarono contributi originali importanti.

La matematica veniva studiata dagli Arabi soprattutto per far avanzare le scienze che essi coltivavano e non per se stessa. D'altra parte essi non studiavano neppure le scienze per se stesse. Essi non erano interessati, come i Greci, a capire il disegno matematico della natura né, come gli Europei medioevali, a capire le vie della divina provvidenza.

L'obiettivo arabo, nuovo nella storia della scienza, era quello di acquisire il dominio della natura. Essi pensavano di poter ottenere questo dominio mediante l'alchimia, la magia e l'astrologia che erano parti integranti del loro sforzo scientifico. Il loro obiettivo venne ripreso più tardi da menti più critiche che erano in grado di distinguere la vera scienza dalla pseudoscienza e che attuavano un approccio più profondo. Gli Arabi non compirono progressi significativi in matematica. Ciò che essi fecero fu di assorbire la matematica greca ed hindu, di conservarla e di trasmetterla, infine, all'Europa.




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