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Arabi - Storia - La religione: cenni storici

storia





Arabi

Nome che viene dato a un insieme di popolazioni che hanno in comune il tipo fisico e la lingua (l'arabo), stanziate dall'Africa sett. all'Arabia, alla Siria, all'Iraq. Pur avendo una comune matrice culturale dovuta alla grande forza unificatrice della religione islamica, gli A. hanno oggi costumi diversi da gruppo a gruppo, in quanto hanno risentito dell'influsso delle genti con le quali sono venuti a contatto nel corso dei 121g65b secoli (Latini, Greci, Bizantini, Berberi, Persiani, Turchi, ecc.). Vi è sempre stata una netta differenza tra gli A. sedentari (hadar, cittadini, e fellahin, contadini) e nomadi (badawio !arab): i secondi hanno conservato più puri i caratteri culturali originari (v. Beduini), anche se oggi viene praticata una sorta di seminomadismo locale solo da alcuni gruppi stanziati nel deserto algerino-tunisino, nel Sudan, nella Giordania e nell'Arabia. I contadini hanno acquisito, soprattutto nelle città, costumi e modi di vita che in parte riecheggiano archetipi asiatici e in parte forme tipicamente europee. Nei villaggi prevale un modo di vita patriarcale; molto forte è l'influsso della morale islamica e spesso la posizione della donna è ancora arcaica, condizionata dalle leggi musulmane, anche se sono scomparse l'antica poliginia e la schiavitù domestica. I villaggi sono raggruppati, spesso, intorno a una moschea e sono costituiti dalle tipiche case a pianta quadrangolare, con tetto piatto, fatte di blocchi di pietra non squadrati; tra i nomadi si usa ancora la tenda poligonale.




Storia

L'Arabia fu probabilmente la regione da cui mosse, all'inizio del IV millennio a.C., la popolazione dei semiti per raggiungere la Mesopotamia e la Palestina

Storia antica

Nel I millennio a.C. il regno mineo comprendeva la capitale Karna (l'attuale Sadah, nello Yemen), la regione dell'Asir e i territori a sud dell'Higiaz, lungo le coste del Mar Rosso. Dopo che i minei, popolazione di nomadi e mercanti che detenne il monopolio del commercio dell'incenso per quasi tutto il millennio, abbandonarono l'avamposto commerciale di Al-Ula nel I secolo a.C., i nabatei fecero di Medain Salih, a nord, il centro delle proprie attività mercantili. Oggetto delle mire espansionistiche prima di Alessandro il Grande, poi della dinastia egizia dei Tolomei, il paese fu in seguito annesso all'impero romano da Traiano (106 d.C.).

La religione: cenni storici

L'I. si sviluppò in stretta connessione con le vicende e attività personali del suo fondatore, diventando prima espressione culturale di una comunità politica, e poi, dopo aver fomentato la spettacolosa espansione araba, la religione di un'imponente massa di fedeli e una delle tre grandi religioni universalistiche moderne (le altre due sono il cristianesimo e il buddhismo). L'I. nasce nella prima metà del sec. VII. L'ambiente, l'Higiaz, era religiosamente caratterizzato da culti e credenze che l'I. stesso, sulla falsariga della polemica antipoliteistica ebraica e cristiana, definisce politeistiche. C'è da dubitare dell'esistenza di un politeismo vero e proprio, anche se vigeva un termine, allah, che in altre lingue semitiche significava "dio" (el, ilu, ecc.). D'altra parte non si possono neppure attribuire alla fase preislamica della cultura araba condizioni di tipo primitivo: il Paese confinava pur sempre con civiltà superiori, quali l'Impero romano d'Oriente e l'Impero persiano; e comunque si sa di una diffusione sia da parte ebraico-cristiana e sia da parte mazdea di un vago indirizzo monoteistico, al quale si adeguavano coloro che gli Arabi stessi chiamavano hanifin, praticanti, prima dell'I., una vita religiosa diversa dalle masse legate alle religioni tribali. In questo ambiente Maometto cominciò a predicare la nuova religione, che egli presentava come una rivelazione fattagli direttamente da Dio. In veste di profeta (rasul) Maometto conseguì successi nella sua città natale, La Mecca, ma trovò anche un'opposizione politica; perciò si trasferì nell'altro importante centro dell'Higiaz, Yatrib, che per gli islamici divenne la Città per antonomasia, ossia Medina. Il 622, l'anno del "distacco" (hijra, egira) dalla Mecca, segnò ufficialmente la nascita della nuova religione, secondo la tradizione islamica che da quell'anno fa decorrere la propria era, rinunciando alla cronologia cristiana

Maometto

(arabo Muhammad). Fondatore dell'islamismo (La Mecca ca. 570-Medina 632). Di modesta famiglia, M. rimase orfano ancor giovane e fu educato dallo zio Abi Talib (padre di !Ali). Per la sua intelligenza e onestà fu scelto come agente d'affari da Khadigiah, ricca vedova, che poi lo sposò e visse con lui ventitré anni dandogli sette figli. Poco colto (non è sicuro che sapesse leggere e scrivere), conoscitore superficiale delle religioni ebraica e cristiana, M. era tuttavia, sin da giovane, incline al misticismo: amava la solitudine, la meditazione, le pratiche ascetiche, tendeva l'orecchio a voci arcane. Verso i quarant'anni cominciò ad avere quelle "rivelazioni da Dio", che costituiranno poi il contenuto del Corano (Qur'an, messaggio). M. iniziò la sua predicazione fra le stesse pareti domestiche e primi a credere in lui furono la moglie Khadigiah, il cugino !Ali, il saggio mercante Abu Bakr. Presto la sua predicazione si fece pubblica: M. non si sentì più un privilegiato, che aveva rivelazioni da Dio, ma il "profeta". La sua predicazione si svolse in senso monoteistico e di superamento delle tradizioni tribali. Pertanto venne osteggiato dall'ambiente della Mecca, importante sede religiosa intertribale e in particolare dalla tribù dei Quraish (o coreisciti), che godeva in quell'ambiente di una posizione preponderante e a cui egli stesso apparteneva. M. trovò invece attendibilità nella vicina città di Yatrib; qui egli si trasferì nel 622 rompendo ogni relazione con la Mecca. Questo "distacco" (in arabo higra, egira) costituì un momento fondamentale per la nascita dell'islamismo, tanto che fu assunto come anno zero nella cronologia islamica. A Yatrib, che poi fu chiamata Medina (la "Città" per antonomasia), M. costituì una teocrazia di cui egli era il capo spirituale e temporale. Questo sviluppo, religioso e politico al tempo stesso, lo portò a concepire un popolo unito sotto di lui nella fede del Dio unico, e completamente svincolato dalle relazioni tribali. Questo popolo, dapprima composto dagli abitanti di Medina, si venne realizzando con spedizioni militari e razzie contro le altre comunità arabe. Il primo notevole scontro fu quello con i Quraish: la battaglia di Badr vinta dai musulmani (i muslim, cioè i "dediti" al Dio di M.) restò famosa nella tradizione islamica e da essa M. trasse motivo per definire la "guerra santa" (gihad) come un dovere religioso. La guerra si svolse con fasi alterne, ma alla fine nel 630 M. conquistò la Mecca. Da quel momento cessò ogni seria opposizione alla nuova religione e l'Islam fu praticamente accettato da tutte le tribù del deserto: ne fanno fede le disposizioni date da M. per il pellegrinaggio alla Mecca del 632, al quale non avrebbe partecipato "nessun arabo idolatra". Nel marzo 632 il profeta, quasi presago della sua prossima fine, rivolse ai fedeli il "discorso del commiato" proclamando la sacralità del territorio della Mecca, esortando le tribù all'unità e prevedendo la diffusione dell'Islam oltre i confini dell'Arabia. L'improvviso aggravarsi della malattia gli impedì di continuare a dirigere la preghiera e il compito fu affidato al fedelissimo Abu Bakr. L'8 giugno (secondo altri qualche giorno prima) M. moriva, lasciando dietro di sé uno "Stato" islamico sorretto da leggi  e da un'ideologia affermate, oltre che dal suo prestigio, dalla sua predicazione raccolta nel Corano. § La figura del fondatore dell'Islam servì da pretesto a Voltaire per la tragedia filosofica in 5 atti di Voltaire Mahomet ou le fanatisme (rappresentata a Lilla nel 1741 e alla Comédie-Française nel 1742), violento atto d'accusa contro ogni forma di fanatismo religioso. Nel 1800 l'opera fu tradotta in tedesco da Goethe per il teatro di Weimar (dove venne allestita da Schiller), anche se era in contraddizione con un suo giovanile frammento drammatico, Mahomet (ca. 1772), sul dualismo tragico tra l'individuo e le circostanze in cui deve agire.





Islam

Religione fondata all'inizio del VII secolo d.C. da Maometto (in arabo Muhammad) e praticata oggi da circa un miliardo di fedeli. Confessione diffusa in larghissima maggioranza non solo in tutti i paesi del Medio Oriente, a eccezione di Israele, ma anche in Africa centrosettentrionale (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauritania, Senegal, Mali, Niger, Ciad, Sudan, Somalia), in Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan e Asia centrale (Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan), oltre che in Bangladesh, Maldive, Malesia e Indonesia. In India costituisce una minoranza significativa; in Europa viene professata dal 70% della popolazione dell'Albania e da oltre il 40% degli abitanti della Bosnia-Erzegovina. In Italia i musulmani sono almeno 500.000, per gran parte immigrati dai paesi nordafricani e dal Senegal.

Islam è parola araba che indica il concetto di sottomissione assoluta all'onnipotenza di Allah, il Dio unico e invisibile: l'Islam si caratterizza infatti come espressione di un monoteismo radicale, fin dalla formula fondamentale - "Non vi è altro Dio all'infuori di Allah, e Maometto è il profeta di Allah" - recitata nel segno dell'appartenenza alla comunità degli adoratori dell'unico Dio. Il seguace dell'Islam viene definito in italiano musulmano, termine coniato sulla base del persiano musliman, forma equivalente all'arabo muslimun, plurale di muslim, la parola, che si ritrova nella lingua inglese, utilizzata per indicare appunto chi si considera sottomesso alla divinità unica e irraggiungibile nella sua dimensione trascendente. Questa concezione rigorosamente monoteistica viene considerata dalla stessa tradizione islamica in continuità con il credo dell'ebraismo e del cristianesimo, religioni che costituirebbero le tappe fondamentali della rivelazione divina. Quest'ultima culminerebbe nella predicazione di Maometto, il profeta per eccellenza e l'ultimo dei latori della rivelazione di Allah dopo Abramo (in arabo Ibrahim), Mosè (Musa) e lo stesso Gesù (Isa). A tal proposito occorre precisare che la tradizione musulmana, riferendosi a Gesù come al più venerabile fra i profeti vissuti prima di Maometto, considera esclusivamente la sua natura umana; Maometto stesso non si attribuì mai una natura sovrumana, presentandosi unicamente come il profeta al quale Allah avrebbe consegnato, per tramite dell'arcangelo Gabriele, la rivelazione divina destinata a essere custodita e venerata per sempre dai fedeli. Tale rivelazione è contenuta nel Corano, il libro sacro dettato da Dio all'umanità a completamento del messaggio parzialmente trasmesso dalla Bibbia ebraica e cristiana.

Affiancando a questa concezione teologica un corpus normativo che regolamenta con precisione la condotta dei fedeli interamente sottomessi al volere divino, l'Islam ambisce a identificare l'intera società con la comunità dei fedeli di Allah. A differenza del cristianesimo, il mondo musulmano non ha mai conosciuto un'autorità suprema ritenuta depositaria della verità in materia di fede e di etica. In assenza di una figura paragonabile a quella del papa nel cattolicesimo, la tradizione islamica assegna all'intera comunità dei fedeli il compito di custodire i precetti della religione e della retta condotta e accoglie con molte riserve il ruolo di custodi autorevoli dell'ortodossia attribuito in epoca moderna ai dotti dell'Università Al-Azhar del Cairo fra i sunniti, e alla gerarchia dei mullah iraniani fra gli sciiti







Sciiti

I seguaci della corrente dell'Islam che si distingue da quella dei sunniti per origini e concezioni teologiche. Originariamente il termine "sciiti" indicava i seguaci (in arabo shiah) del partito di Alì, cugino e genero di Maometto e quarto califfo dell'Islam, considerato come unico successore legittimo del Profeta alla guida della comunità: usurpatori sarebbero dunque i tre califfi precedenti, riconosciuti invece dai sunniti e, con essi, i fondatori della dinastia degli Omayyadi, anch'essi detentori del califfato. Storicamente, il primo gruppo dei seguaci di Alì (assassinato nel 661), che in seguito si separarono da lui, fu quello dei kharigiti

Sunniti

La maggioranza dei seguaci dell'Islam (circa l'83%, pari a 680 milioni di persone), caratterizzati da una tradizione rituale e dottrinale che si distingue da quella degli sciiti. Il nome deriva dal concetto di Sunna, la tradizione più antica di norme etiche e morali, stabilite sulla base dei detti e degli atti di Maometto noti come hadith e considerati, insieme col Corano, le fonti principali del diritto islamico.





"Sciiti," Enciclopedia Microsoft® Encarta® 99. © 1993-1998 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.


"Sunniti," Enciclopedia Microsoft® Encarta® 99. © 1993-1998 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.







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