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IL GUSTO - Aree del gusto sulla lingua

ricerche



>IL GUSTO<

Uno dei cinque sensi, deputato alla percezione dei sapori attraverso i recettori localizzati nelle papille gustative della lingua. Da solo, il senso del gusto è in grado di identificare solo quattro sapori fondamentali: il dolce, il salato, l'acido e l'amaro, a ciascuno dei quali corrisponde una specializzazione delle diverse papille gustative. Grazie, tuttavia, all'integrazione cerebrale di stimoli e informazioni di natura diversa, ad esempio sulla consistenza, la temperatura e l'odore, gli esseri umani sono in grado di distinguere una gamma di sapori molto più vasta e complessa dei quattro gusti fondamentali.

Le circa 10.000 papille gustative presenti nell'uomo sono distribuite in modo irregolare sulla superficie della lingua, creando chiazze, sensibili a classi specifiche di sostanze, che forniscono le sensazioni gustative. Di solito il dolce e il salato vengono percepiti in punta, l'acido ai bordi e l'amaro alla base della lingua.

Le sostanze presenti negli alimenti vengono prima sciolte dall'umidità della bocca; poi, attraverso i pori presenti sulla superficie della lingua, penetrano nelle papille gustative, dove entrano in contatto con le cellule sensoriali. Quando un recettore viene stimolato da una di queste sostanze, invia impulsi nervosi al cervello. La frequenza della ripetizione dell'impulso informa il cervello dell'intensità di un sapore; molto probabilmente i diversi tipi di sapore vengono anche memorizzati.



Aree del gusto sulla lingua

La lingua è ricoperta di circa 10.000 papille gustative, raggruppate in aree sensibili al dolce, all'acido, al salato e all'amaro.

I recettori presenti in ciascuna area, stimolati dalle sostanze contenute negli alimenti, trasmettono gli stimoli al cervello attraverso specifiche fibre nervose. L'olfatto contribuisce alla percezione dei diversi gusti con altre importanti informazioni.



Bocca Struttura anatomica presente nel corpo della maggior parte degli animali, costituita da una cavità aperta verso l'esterno e verso l'interno del corpo attraverso due orifizi. La bocca serve all'ingestione e ai primi processi di digestione del cibo, nonché allo sbocco della comunicazione sonora o vocale. Molti protozoi privi di bocca, come l'ameba, ingeriscono il cibo avvolgendosi intorno a esso, mentre altri, come il paramecio, sono dotati di orifizi ben visibili in cui vengono sospinti gli alimenti. Dal punto di vista evolutivo, la complessità della bocca si accresce di pari passo con lo sviluppo del canale alimentare. Gli invertebrati, ad esempio, non presentano fenomeni di digestione orale e quindi la loro bocca è poco più complessa di una fessura. La bocca dei vertebrati è, invece, caratterizzata da una cavità, limitata verso l'esterno dalle labbra, due pieghe carnose che formano la regione intorno all'orifizio. All'interno della bocca si trovano i denti, la lingua e i dotti delle ghiandole salivari. La volta della cavità orale è formata, nella parte anteriore, dal palato osseo duro e, nella parte posteriore, dal palato molle fibroso, che termina a livello della faringe in numerose pieghe membranose molli.

Bocca: struttura anatomica

La bocca contribuisce alla digestione degli alimenti meccanicamente, attraverso la masticazione, e chimicamente, con l'azione degli enzimi presenti nella saliva. Insieme alla lingua e alla cavità nasale ha anche un ruolo nella produzione del linguaggio, consistente nel modulare ed emettere le onde sonore provenienti dalla laringe. Infine svolge un'importante funzione respiratoria come via di transito dell'aria nelle fasi di inspirazione ed espirazione.



Denti Formazioni calcificate e resistenti, attaccate alle ossa mascellari superiore e inferiore dei vertebrati e di alcuni invertebrati, usate soprattutto per la masticazione (in alcuni animali, i denti servono anche per rosicchiare, scavare e lottare). Nel corso dell'evoluzione si sono sviluppate diverse forme di denti, che vanno dalle semplici file scalari di denti conici degli squali alle strutture più complesse presenti nei mammiferi.

Denti umani

Oltre alla masticazione, i denti dell'uomo svolgono altre importanti funzioni: sono, ad esempio, coinvolti nei processi di articolazione del linguaggio, in quanto costituiscono una barriera contro cui si appoggia la lingua per formare determinati suoni. I denti influenzano, inoltre, le dimensioni e l'espressione del viso, che possono essere sgradevolmente alterate dalla perdita di denti adiacenti o da irregolarità di crescita o di colorazione di queste formazioni.










Denti: struttura anatomica

I nervi sensoriali e i vasi sanguigni posti nel nucleo del dente sono protetti da più strati di tessuto, il più esterno dei quali (smalto) è costituito dalla sostanza più dura presente nell'organismo. Sotto lo smalto si trova uno strato di dentina, simile all'osso, che circonda la polpa dalla corona alla radice. Il cemento, un tessuto resistente, separa la radice dal legamento periodontale, che la mantiene in sede e protegge il dente da possibili urti contro la gengiva e la mascella.


Struttura dei denti

Nell'uomo i denti sono formati da una porzione esterna (corona), da una parte ricoperta dalla gengiva (colletto) e da una porzione più profonda (radice), impiantata in una cavità della mascella e della mandibola, chiamata alveolo dentario. I denti sono formati dalla dentina, una sostanza di colore giallastro, simile all'osso. A livello della corona la dentina è rivestita dallo smalto, un tessuto calcificato che rappresenta la sostanza più dura di tutto il corpo. A livello della radice, la dentina è, invece, ricoperta dal cemento, uno strato sottile di tessuto molto resistente. La radice viene mantenuta in sede da fibre elastiche che, nel loro insieme, formano la membrana periodontale; questa si estende dal cemento alla cosiddetta lamina dura: uno spesso strato osseo, presente all'interno della mascella.

La dentina della corona racchiude la cavità della polpa, che penetra nella radice formando il canale radicale. Polpa e canale radicale sono riempiti da tessuto connettivo e sono attraversati dai vasi sanguigni e dai nervi.

Sviluppo del dente

Nell'embrione umano lo sviluppo della gemma dentale ha inizio nel secondo mese a partire dal concepimento. La gemma è formata da un tessuto esterno, chiamato ectoderma, e da uno interno, detto mesoderma. L'ectoderma si calcifica formando i prismi dello smalto, che sviluppandosi vanno a ric 626j99g oprire la corona. Dopo la deposizione dello smalto, il mesoderma si differenzia nella porzione di dentina della corona e nella cavità della polpa. A mano a mano che l'embrione si sviluppa, la continua calcificazione provoca la formazione della radice e di un ampio canale radicale, attraverso cui i vasi sanguigni, i nervi e gli elementi del tessuto connettivo si estendono nella cavità della polpa. Quando la corona spunta dalla gengiva e la radice si allunga, la cavità della polpa e il canale dentale si riducono a causa della continua produzione di dentina da parte di particolari cellule della polpa. Via via che lo sviluppo del dente continua, la corona viene spinta in superficie, passando attraverso i tessuti della gengiva.

Denti decidui e denti permanenti

Nell'uomo viene inizialmente prodotta una serie di 20 denti, che vengono utilizzati nelle prime fasi di sviluppo della mascella; questi denti si chiamano denti decidui o, più comunemente, denti da latte. A mano a mano che la mascella matura, essi vengono sostituiti da una seconda serie di 32 denti permanenti, di dimensioni maggiori, che crescono negli spazi presenti tra le radici dei denti decidui. Queste, a causa della pressione dei denti permanenti che si stanno sviluppando, vengono riassorbite dai tessuti della mascella, lasciando solo le corone. Spuntando, il dente permanente fa cadere la corona del corrispondente dente deciduo.



Tipi di denti

Le corone dei denti permanenti possono essere di tre tipi, ciascuno caratteristico di un tipo di dente (incisivo, premolare e molare). Gli incisivi si trovano in posizione anteriore e hanno una forma a scalpello per facilitare lo sminuzzamento del cibo; in ogni quadrante della bocca si trovano un incisivo centrale e uno laterale. Dietro gli incisivi sono localizzati tre denti a cuspide, adatti a lacerare. Il primo, chiamato canino, è posto dietro all'incisivo laterale e ha una sola cuspide appuntita. I due successivi (premolari) sono chiamati bicuspidi perché hanno ciascuno due cuspidi. Dietro di essi si trovano il primo, il secondo e il terzo molare, o dente del giudizio; hanno una superficie di masticazione relativamente piatta, adatta a frantumare e a macinare il cibo. In genere il cibo viene tagliato dagli incisivi, ridotto in pezzi dai canini e dai premolari e frantumato dai molari in frammenti digeribili. Come tutte le strutture dei viventi, anche i denti dell'uomo sono soggette a pressione evolutiva; secondo la previsione di numerosi ricercatori, i denti del giudizio sarebbero un residuo evolutivo destinato a scomparire, dal momento che la mascella dell'uomo tende sempre più a restringersi e i cibi lavorati rendono sempre più superflua la funzione dei molari.

Allineamento dei denti

I denti si sviluppano secondo una sequenza ordinata e regolare; irregolarità occasionali possono, tuttavia, provocare un malallineamento di queste formazioni. In certi casi, ad esempio, non cade il dente deciduo oppure non spunta il successivo dente permanente. In altri casi, invece, il dente permanente può essere incuneato nell'osso e quindi non spuntare. Oppure possono esserci denti soprannumerari, cioè in più rispetto al numero usuale. Dato che la posizione di un dente nella mascella non è statica, un malallineamento dei denti o una malocclusione può verificarsi anche dopo la loro eruzione: la perdita di un dente permette, ad esempio, ai denti adiacenti di inclinarsi verso lo spazio vuoto.

Questi spostamenti sono possibili poiché il dente è attaccato alla mascella grazie alle corte fibre elastiche della membrana periodontale. I denti dell'uomo sono, inoltre, sottoposti a una vasta gamma di movimenti della mascella, consentiti dalle articolazioni a cerniera modificata di questa struttura ossea. Normalmente ogni dente è protetto da quello adiacente e da quello opposto, i quali equilibrano le forze di movimento della mascella e impediscono spostamenti di posizione. Nei casi di grave malocclusione, l'intervento di uno specialista in ortodonzia potrebbe riportare i denti al loro posto.


Denti permanenti

I 20 denti decidui, o da latte, del bambino vengono gradualmente sostituiti dalla serie dei 32 denti permanenti qui illustrata. Gli 8 incisivi (4 nella mascella superiore e 4 in quella inferiore) hanno un margine diritto e tagliente atto a mordere e recidere gli alimenti. I 4 canini appuntiti lacerano, mentre gli 8 premolari, assenti nella dentizione decidua, hanno superfici adatte a frantumare, come i 12 molari, più grossi. Tra parentesi è indicata l'età a cui spuntano i denti. I terzi molari, talvolta assenti, si chiamano denti del giudizio.

Carie

I denti sono estremamente suscettibili alla carie, una patologia causata da un processo di decadimento e di erosione batterica dei tessuti dentari. I batteri acidogeni, sempre presenti nella bocca, reagiscono con gli zuccheri di origine alimentare, formando acidi in grado di dissolvere lo smalto. La lesione nello smalto permette ad altri batteri di penetrare nella dentina e di produrre così un buco nel dente. L'estendersi della carie in profondità provoca l'infezione del tessuto della cavità della polpa, cui può seguire un ascesso che, se non viene curato, può infettare l'osso mascellare. Il processo di formazione della carie è accompagnato dalla formazione di gas di putrefazione che, se l'apertura nella polpa è ostruita, fanno aumentare la pressione della cavità della polpa, provocando un dolore intenso. In molti di questi casi il dente può essere sottoposto a una terapia canalare, che consiste nella rimozione del materiale infetto dal canale radicale; nei casi più gravi il dente deve essere estratto.

Dato che, a differenza della maggioranza degli altri organi, i denti non hanno una capacità di autoriparazione, per prevenire la comparsa di gravi complicazioni è necessario sottoporsi a un trattamento odontoiatrico tempestivo: il dente viene riparato asportando il materiale infetto e sostituendolo con una sostanza di riempimento inerte. Le otturazioni possono essere d'oro, d'amalgama d'argento, di porcellana, di cemento sintetico o di plastica. A volte i denti danneggiati o malati vengono incapsulati, cioè ricoperti con una nuova corona o un rivestimento di materiale idoneo.

Un'adeguata igiene orale e un esame odontoiatrico periodico contribuiscono a prevenire l'insorgenza delle malattie dentali. Inoltre, una dieta equilibrata a basso tenore di zuccheri può favorire la riduzione delle infezioni dentali. Le misure più comuni di igiene orale consistono nel lavarsi i denti dopo i pasti per asportare i residui di cibo e nel passare tra i denti, una volta al giorno, il filo interdentale; per evitare irritazioni alle gengive, i denti vanno spazzolati nella direzione della crescita.


Lingua In anatomia, organo muscolare di forma allungata, contenuto nella cavità boccale, coinvolto nella sensibilità ai gusti, nell'articolazione del linguaggio e nella masticazione e deglutizione dei cibi. La lingua è rivestita da una membrana mucosa e si estende dall'osso ioide, nella parte posteriore della bocca, verso l'alto e in avanti fino alle labbra. È divisa in una porzione mobile, detta corpo, e in una immobile, chiamata radice. Il movimento della lingua avviene grazie a una serie di fibre muscolari interne.

In genere ha un colore rosso-rosato, che può essere modificato da numerose condizioni patologiche e, pertanto, costituisce un indice dello stato di salute dell'individuo. La superficie superiore è coperta da piccole sporgenze, chiamate papille gustative, che le conferiscono una consistenza ruvida e che permettono di percepire i sapori. Durante la masticazione la lingua spinge il cibo contro i denti, mentre nella deglutizione lo convoglia in direzione della faringe, contribuendo contemporaneamente alla chiusura dell'apertura tracheale. Insieme alle labbra, ai denti e al palato duro, la lingua viene, inoltre, utilizzata nella fonazione, cioè nell'articolazione dei suoni che formano le parole.







>L' UDITO<

Uno dei cinque sensi, deputato alla percezione dei suoni. Nei mammiferi l'organo principale dell'udito è l'orecchio, che viene generalmente suddiviso in tre parti (orecchio esterno, medio e interno).

L'orecchio esterno è la parte visibile, esterna dell'orecchio: raccoglie le onde sonore e le convoglia nel condotto uditivo esterno, verso la membrana timpanica che è tesa attraverso questo canale. Quando viene colpita dalle onde sonore, la membrana timpanica vibra e le sue vibrazioni sono amplificate e trasmesse, attraverso l'orecchio medio, dal movimento di una catena di tre piccole ossa, chiamate ossicini. Attraverso una seconda membrana, la finestra ovale, esse passano poi nell'orecchio interno.

L'orecchio interno è un complesso sistema di cavità e di condotti pieni di liquido, chiamati canali semicircolari. L'organo di base dell'udito, l'organo del Corti, si trova in un condotto a spirale, detto coclea o chiocciola. Il movimento della finestra ovale fa muovere il liquido presente nella coclea che, a sua volta, influenza l'organo del Corti. Così, le cellule ciliate localizzate alla finestra ovale vibrano e, attraverso il nervo acustico, inviano impulsi nervosi al cervello. Più forte è il suono e più intensa è la stimolazione nervosa. L'organizzazione spaziale delle cellule ciliate, da cui parte l'impulso, informa il cervello dell'altezza del suono.

Orecchio Organo dell'udito e dell'equilibrio. È formato da tre parti (orecchio esterno, medio e interno), perlopiù racchiuse nell'osso temporale.

Struttura

L'orecchio esterno è la parte dell'apparato uditivo posta esternamente al timpano o membrana timpanica. Comprende il padiglione auricolare (la parte esterna dell'orecchio), che continua con il condotto uditivo esterno, lungo circa 3 cm, il quale termina con la membrana timpanica. L'orecchio medio si trova dietro il timpano e contiene l'apparato per la conduzione delle onde sonore all'orecchio interno. È una cavità che si estende per circa 15 mm verso l'alto e orizzontalmente. Comunica direttamente con la faringe attraverso la tromba di Eustachio, la quale permette il libero passaggio dell'aria; in questo modo viene mantenuta la stessa pressione sulle due facce della membrana del timpano, che così può vibrare. L'orecchio medio è attraversato da tre ossicini articolati fra loro a formare una catena: il martello, l'incudine e la staffa, che collegano dal punto di vista uditivo il timpano all'orecchio interno, pieno di un liquido gelatinoso. L'orecchio interno è la sede degli organi dell'udito e dell'equilibrio, a cui sono distribuiti i rami del nervo acustico (Vedi Sistema nervoso). Separato dall'orecchio medio dalla finestra ovale, l'orecchio interno è formato da canali membranosi alloggiati nella piramide dell'osso temporale e comprende la chiocciola o coclea, il vestibolo e i tre canali semicircolari. Tutti i canali sono comunicanti e pieni di un liquido gelatinoso, detto endolinfa.

Orecchio: struttura anatomica

L'orecchio esterno è costituito dal padiglione auricolare, che convoglia i suoni, e dal condotto uditivo, che trasmette al timpano le onde sonore sotto forma di variazioni di pressione atmosferica e blocca le impurità intrappolandole nel cerume appositamente secreto. Il timpano separa l'orecchio esterno da quello medio, comprendente la tuba di Eustachio e tre ossicini vibranti (martello, incudine e staffa). L'orecchio interno è formato infine dalla coclea e dai canali semicircolari. Da qui, attraverso il nervo acustico, gli stimoli uditivi raggiungono il cervello.

Udito

Attraverso il condotto uditivo esterno, le onde sonore, che sono variazioni della pressione atmosferica, vengono convogliate al timpano e lo fanno vibrare. La catena degli ossicini dell'orecchio medio trasmette queste vibrazioni, attraverso la finestra ovale, al liquido presente nell'orecchio interno. Quando la chiocciola vibra, il movimento dell'endolinfa stimola un gruppo di sottili filamenti simili a peli, presenti sulla superficie di particolari cellule ciliate che fanno parte dell'organo di Corti. Le cellule ciliate trasmettono i segnali sonori al nervo acustico, il quale a sua volta porta le informazioni al cervello. Nel loro complesso, le risposte delle cellule ciliate alle vibrazioni della chiocciola codificano le informazioni relative al suono in modo che possano essere interpretate dai centri acustici cerebrali. Nell'uomo, l'ambito dell'udito comprende le frequenze sonore dell'intervallo 16-28.000 cicli al secondo circa. Il minimo mutamento di tonalità percepibile dall'orecchio è diverso a seconda del tono e dell'intensità.

Nella gamma compresa tra 500 e 8000 vibrazioni al secondo, l'orecchio umano più sensibile può percepire una variazione della frequenza della vibrazione (tono) corrispondente allo 0,03% circa della frequenza originale. L'orecchio è meno sensibile alle variazioni di frequenza per suoni di bassa frequenza o bassa intensità.

Anche la sensibilità dell'orecchio all'intensità di un suono varia con la frequenza. La sensibilità ai mutamenti di pressione sonora è massima tra 1000 e 3000 cicli al secondo, intervallo in cui è possibile rilevare una variazione di un decibel, e diminuisce quando la frequenza si riduce. Toni molto forti producono nell'orecchio la percezione di suoni completamente distorti rispetto ai toni originali.

Campo di udibilità negli animali

Diversi animali sono sensibili a frequenze sonore escluse dal campo di udibilità dell'orecchio umano. Ad esempio, i delfini e le balene comunicano per mezzo di segnali di frequenza minore della nostra soglia di udibilità e anche i pipistrelli sono in grado di produrre e percepire ultrasuoni per noi inaccessibili. La frequenza si misura in hertz ed è proporzionale all'altezza del suono.



Equilibrio

I canali semicircolari e il vestibolo sono gli organi deputati al mantenimento del senso dell'equilibrio. Le ciglia delle cellule presenti in questi canali, simili a quelle delle cellule che formano l'organo di Corti, rispondono alle variazioni di posizione della testa. I tre canali semicircolari si estendono dal vestibolo più o meno ad angolo retto uno rispetto all'altro e fanno registrare agli organi di senso i movimenti della testa in ciascuno dei tre piani spaziali: su e giù, avanti e indietro, a destra e a sinistra. Sopra le cellule ciliate del vestibolo sono disposti alcuni cristalli di carbonato di calcio, gli otoliti. Quando si inclina la testa, gli otoliti si spostano e le ciglia poste sotto di essi registrano il mutamento della pressione. Anche gli occhi e alcune cellule sensoriali della pelle e dei tessuti interni contribuiscono al mantenimento dell'equilibrio; tuttavia, una lesione o la distruzione del labirinto provoca sempre disturbi dell'equilibrio. A occhi chiusi, una persona affetta da una malattia o da un disturbo dell'orecchio interno talvolta non riesce a stare in piedi senza ondeggiare o cadere.


Orecchio interno

L'orecchio interno è un labirinto di canali a spirale pieni di liquido, deputati a funzioni uditive e di equilibrio. Le vibrazioni sonore, amplificate dalle ossa dell'orecchio medio, vi si propagano facendo vibrare microscopiche ciglia. Queste stimolano le fibre nervose collegate al nervo acustico, che infine trasporta gli stimoli uditivi al cervello. Posteriormente i canali semicircolari, sensibili alla gravità, all'accelerazione, al movimento e alla posizione della testa, sono responsabili del senso dell'equilibrio.


>IL TATTO<

Uno dei cinque sensi, che permette la percezione della pressione, del contatto, della temperatura (soprattutto delle sue variazioni), del dolore e del movimento dei peli.

Le terminazioni nervose della pelle che formano i recettori del tatto possono essere a estremità libera (nel derma e intorno ai follicoli piliferi) o incapsulate (ramificate o avvolte, racchiuse in una capsula). Esse rispondono a un tipo specifico di stimolo e non sono distribuite uniformemente nel corpo; la notevole sensibilità della punta delle dita è, ad esempio, legata alla presenza di un gran numero di recettori tattili.

Quando viene stimolato, un recettore invia impulsi nervosi al cervello, che localizza e identifica lo stimolo coinvolto e ne valuta l'importanza. Più intenso è lo stimolo, maggiore è la frequenza degli impulsi nervosi inviati.

Il sistema sensoriale della pelle è importante per segnalare al corpo i mutamenti che avvengono nell'ambiente esterno. Stimoli potenzialmente pericolosi possono causare dolore, che produce azioni protettive riflesse come lasciare cadere un oggetto molto caldo, o conservare il ricordo di una sensazione dolorosa, per evitare di compiere o subire nuovamente azioni simili a quella che l'ha generata. La percezione del dolore presenta la particolarità di venire influenzata dalle emozioni e dalle circostanze in cui si verifica.


Pelle In anatomia, struttura protettiva di rivestimento che ricopre la superficie esterna del corpo. In coincidenza delle aperture del corpo continua, senza soluzione di continuità, nelle membrane mucose del tubo digerente e di altri canali. La pelle forma una barriera protettiva contro l'azione degli agenti fisici, chimici e batterici sui tessuti più profondi dell'organismo; contiene le terminazioni nervose responsabili, ad esempio, della sensibilità tattile, termica e dolorosa. Attraverso l'attività delle ghiandole sudoripare e dei vasi sanguigni, la pelle contribuisce a mantenere costante la temperatura corporea. Quando questa aumenta, il calore viene, infatti, disperso grazie alla dilatazione dei vasi e all'aumento del flusso del sangue verso la superficie. Quando, invece, la temperatura si abbassa, i vasi sanguigni si contraggono, riducendo il flusso sanguigno e la conseguente dispersione di calore attraverso la pelle. Ogni centimetro quadrato di pelle contiene anche centinaia di ghiandole sudoripare, controllate dal centro termoregolatore cerebrale; il sudore che esse secernono, evaporando raffredda la superficie del corpo e contribuisce a mantenerne costante la temperatura.

La pelle è elastica e, tranne in alcune zone come le palme delle mani, le piante dei piedi e le orecchie, è fissata in modo morbido ai tessuti sottostanti. Solitamente, il colore della pelle varia in base alla quantità di pigmento depositata nelle cellule cutanee, che dipende da fattori ereditari e dall'esposizione alla luce solare.

Il colore della pelle può mutare anche in alcune malattie a causa di differenze di pigmentazione, come nel morbo di Addison, o della presenza di sostanze pigmentate che sono state portate alla pelle dal sangue, come nell'ittero. In alcuni punti del corpo, gli strati esterni della pelle si modificano trasformandosi in peli e unghie. La pelle ha uno spessore variabile da 0,5 mm sulle palpebre a 4 mm o più sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi.

Dal punto di vista strutturale la pelle è formata da due strati distinti: l'epidermide e il derma. L'epidermide è a sua volta formata da uno strato superficiale di cellule morte (strato corneo); queste vengono continuamente eliminate dalla superficie della pelle e sostituite da uno strato di cellule basali, detto stratum germinativum o organo di Malpighi. Il derma, formato da una rete di collagene e di fibre elastiche, contiene vasi sanguigni, nervi, globuli di grasso e la base dei follicoli piliferi e delle ghiandole sudoripare. La superficie di contatto tra l'epidermide e il derma è molto irregolare ed è formata da una successione di sporgenze digitiformi (papille), più piccole dove la pelle è sottile e più lunghe sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi; qui le papille sono associate a creste epidermiche che costituiscono le impronte digitali. Ogni papilla contiene un'ansa capillare di vasi sanguigni o una terminazione nervosa specializzata. Le anse vascolari, che riforniscono l'epidermide delle necessarie sostanze nutritive, sono circa quattro volte più concentrate delle papille nervose.

Le ghiandole sudoripare che secernono il sudore si trovano in tutte le parti del corpo; sono più numerose sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi mentre sono relativamente più rade sulla pelle del dorso. Ogni ghiandola è formata da un tubulo convoluto, situato nel tessuto sottocutaneo, e da un dotto che sbocca sulla superficie esterna, dopo avere attraversato derma ed epidermide. Le ghiandole sebacee secernono sebo, che serve a lubrificare e ad ammorbidire la pelle; sboccano nei follicoli piliferi a breve distanza dalla superficie dell'epidermide.

Peli Sottili formazioni filiformi dell'epidermide dei mammiferi, dei quali formano il caratteristico mantello. Anche mammiferi apparentemente glabri come il rinoceronte, l'elefante e l'armadillo, sono in realtà dotati di peli, rispettivamente intorno al grugno, sulla punta della coda e dietro ogni scaglia, mentre la balena e il tricheco hanno peli solo nel periodo embrionale. Quando i peli sono sottili e fitti il mantello si chiama pelliccia, mentre quando sono morbidi, ondulati e intrecciati si chiama vello. I peli duri e ispidi prendono il nome di setole e di aculei quando sono anche appuntiti, come nel riccio e nell'istrice.

I peli sono formati principalmente da cheratina, una scleroproteina cornea, e non contengono né vasi sanguigni, né nervi. Solitamente sono pigmentati (tranne negli albini) e talvolta contengono anche bolle d'aria interstiziali che conferiscono loro un riflesso argenteo. Il fusto del pelo è formato da cellule epiteliali modificate, impilate le une sulle altre, disposte attorno a una midollare centrale e ricoperte da scaglie piatte e sottili.

La radice di ogni pelo è contenuta in una depressione tubulare dell'epidermide, chiamata follicolo pilifero. Il pelo cresce dalla base del follicolo e viene nutrito dai vasi sanguigni posti in una papilla che si estende dal follicolo alla radice del pelo.

A ogni follicolo pilifero è associato il muscolo erettore del pelo, che quando viene stimolato dal sistema nervoso autonomo, si contrae e lo fa raddrizzare. Molti mammiferi (ma non l'uomo) possiedono peli tattili, che generalmente crescono sul labbro superiore e sulle sopracciglia, e le cui radici si trovano a contatto con una fitta rete di nervi sensoriali.

Nell'uomo lo sviluppo dei peli inizia a livello embrionale e attorno al sesto mese il feto è coperto da una fine peluria. Nella prima infanzia la lanugine cade e viene sostituita sul cranio dai capelli, sulle sopracciglia da peli più spessi e sul resto del corpo da una peluria morbida e vellutata. Nella pubertà, in entrambi i sessi le ascelle e la regione del pube vengono ricoperte da peli più spessi e sul labbro superiore e sulla mascella inferiore dei maschi inizia a crescere la barba. La velocità di crescita dei peli varia a seconda dell'età dell'individuo e della lunghezza dei peli. Quando sono corti, la velocità di crescita è di circa 2 cm al mese, mentre si dimezza quando i peli raggiungono circa 30 cm; la massima velocità di crescita si osserva nelle donne tra 16 e 24 anni di età.

La struttura e la forma dei peli sono un carattere ereditario estremamente costante e distintivo delle diverse popolazioni. I peli quasi neri dei papuasi, dei melanesiani e degli africani crescono da un follicolo curvo, in sezione piatto o nastriforme, che conferisce loro una torsione a spirale. I peli di cinesi, giapponesi e indiani d'America sono diritti, grossi, lunghi e quasi sempre neri; crescono da un follicolo diritto, tondo in sezione e con una midollare facilmente visibile. I peli delle popolazioni ainu, europee, hindu e semitiche sono in genere ondulati, con una leggera tendenza ad arricciarsi; crescono da un follicolo diritto, ovale in sezione trasversale, e possono assumere una vasta gamma di colori, dal biondo chiaro al nero.

I disturbi del fusto o del follicolo pilifero possono provocare la crescita anomala o la caduta prematura di peli e capelli. I capelli opachi o secchi sono una conseguenza dell'azione di agenti chimici o fisici di varia natura e possono derivare dall'impiego troppo frequente di sostanze per permanenti, shampoo o lozioni. L'irsutismo (eccesso di peli), che nella maggior parte dei casi ha cause sconosciute, in alcune rare forme è stato attribuito a un tumore della corteccia surrenale o a disturbi dell'ipofisi, della tiroide o delle ovaie. La comparsa prematura di capelli grigi è stata a volte associata a stati d'ansia, a uno shock, a malattie carenziali e a fattori ereditari. L'alopecia è una forma di diradamento dei capelli, causata da atrofia del bulbo pilifero e dovuta a fattori di diversa natura, quali seborrea, infiammazione, disturbi nervosi o infezioni locali.


La calvizie, invece, colpisce maggiormente i maschi e ha componenti ereditarie; quasi nessuno tra i farmaci presenti sul mercato si è finora dimostrato efficace nella prevenzione della calvizie o nella stimolazione della ricrescita dei capelli. Tuttavia, un farmaco sperimentale, il minoxidil, ha recentemente conseguito alcuni successi.

Anche le infezioni del follicolo pilifero possono provocare varie malattie dei peli e dei capelli. La tigna, ad esempio, è un'affezione curabile del cuoio capelluto, di origine fungina.

Le parti pelose del corpo, soprattutto la testa e il pube, sono soggette a fastidiose infestazioni da parte di parassiti quali pulci, pidocchi e piattole.

Unghie Lamine protettive cornee, presenti sulla faccia dorsale dei segmenti esterni delle dita delle mani e dei piedi. Le unghie sono costituite da cellule morte contenenti una proteina fibrosa, chiamata cheratina. Ogni unghia è formata da tre parti: la radice, nascosta al di sotto della pelle, la lamina, esposta e attaccata alla superficie della pelle, e il margine, formato dall'estremità anteriore libera. Lo spesso strato di pelle che si trova localizzato al di sotto della radice della lamina viene chiamato matrice ungueale ed è ricoperto da papille molto vascolarizzate, per cui attraverso il tessuto corneo trasparente dell'unghia assume una colorazione rosa pallido; in prossimità della radice vi è una parte a forma di mezzaluna, chiamata lunula, che appare più bianca in quanto possiede papille più piccole e meno vascolarizzate. La crescita delle unghie è dovuta alla spinta delle nuove cellule, prodotte dalla radice e dalla lamina.

Negli animali si trovano strutture omologhe alle unghie, quali gli zoccoli dei cavalli e gli artigli degli uccelli.

Mano Organo prensile, formato dalla porzione terminale dell'arto toracico dell'uomo e di altri primati. Esternamente la mano appare formata da un ampio palmo, attaccato all'avambraccio attraverso l'articolazione del polso. Sul lato esterno del palmo si staccano le cinque dita. Nell'uomo la funzionalità della mano è dovuta essenzialmente a due caratteristiche: il pollice, articolato e opponibile, e le altre dita, che possono richiudersi contro il palmo, consentono di afferrare con forza oggetti anche di medie dimensioni. Il pollice opponibile è una peculiarità esclusiva della specie umana e non è presente negli altri primati.

Nell'uomo la mano è costituita da 27 ossa, divise in 3 gruppi (8 nel carpo, 5 nel metacarpo e 14 nelle falangi).

I movimenti della mano avvengono grazie alla presenza dei muscoli flessori, che piegano le dita, e di quelli estensori, che le raddrizzano. I muscoli flessori si trovano sul lato inferiore dell'avambraccio, mentre quelli estensori sono posti sul lato superiore; entrambi sono collegati alle falangi tramite tendini. Nel pollice umano sono, inoltre, presenti due muscoli flessori separati che permettono di opporre questo alle altre dita.

La complessità raggiunta nell'articolazione della mano rappresenta una tappa fondamentale dell'evoluzione della specie umana e ha consentito di sviluppare capacità interdette a quasi tutte le altre specie, quali l'uso di una grande varietà di strumenti e di attrezzi.








>L' OLFATTO<

Uno dei cinque sensi, con il quale vengono percepiti gli odori (Vedi Recettori sensoriali). Negli animali superiori il naso è l'organo specializzato nell'olfatto. Gli stimoli captati dai recettori presenti in quest'organo vengono trasmessi ai centri cerebrali specifici, tramite i nervi olfattivi, che sono, peraltro, responsabili anche delle sensazioni del gusto.

Benché le sensazioni odorose siano difficili da descrivere e classificare, a scopi pratici esse vengono suddivise in base alla composizione chimica delle sostanze odorose che vengono percepite. La ricerca ha, in particolare, evidenziato sette odori primari, che corrispondono ai sette tipi di recettori olfattivi presenti sui peli delle cellule olfattive. In base ad altri risultati sperimentali, sembra, inoltre, che le sostanze con odore simile siano costituite da molecole di forma simile e che la forma di queste molecole determini la natura del loro odore.

Naso Organo facciale, contenente i recettori olfattivi e la prima parte delle vie respiratorie. È suddiviso in una porzione visibile e sporgente (naso esterno) e in una porzione interna (naso interno), in cui si trovano due cavità principali, separate tra loro da un setto verticale. Sui lati di ciascuna di esse si trovano i cosiddetti cornetti o turbinati, lamine ossee spugnose che formano tre passaggi posti in comunicazione con i seni delle ossa etmoide, sfenoide, frontale e mascellare superiore.

Le cavità nasali, che formano la parte interna del naso, sono alte e profonde. Anteriormente sono aperte all'esterno attraverso le narici, mentre posteriormente terminano in una fessura verticale a lato della porzione superiore della faringe, sopra il palato molle e vicino agli orifizi delle trombe di Eustachio che portano alla cavità timpanica dell'orecchio. Sia le cavità nasali che le narici sono rivestite da mucosa e le seconde anche da peli duri, detti vibrisse. Sia la mucosa che le vibrisse impediscono il passaggio a sostanze estranee, quali la polvere o piccoli insetti, che altrimenti potrebbero penetrare nel naso insieme all'aria inspirata. Lo scheletro del naso è costituito in parte da ossa, che formano la sommità e i lati del dorso nasale, e in parte da cartilagini.

Nella regione del naso deputata alla percezione olfattiva, la mucosa è molto spessa e colorata da un pigmento bruno. Il nervo olfattivo si dirama nella cavità nasale con numerose piccole fibre che penetrano nella mucosa morbida e terminano in microscopiche strutture recettoriali sporgenti.

Naso: struttura anatomica

Il naso è la via di accesso dell'aria all'apparato respiratorio interno umano ed è anche la sede del senso dell'olfatto. Nelle cavità nasali l'aria inspirata viene inumidita, riscaldata e filtrata per mezzo del muco e dei peli da particelle estranee ed eventuali microrganismi in essa sospesi. L'illustrazione raffigura l'anatomia interna del naso umano.



>LA VISTA<

Senso che consente di percepire gli stimoli luminosi presenti nel mondo esterno. Gli organi della vista sono presenti in molte specie del regno animale, dagli organismi più semplici a quelli più evoluti. Le strutture più semplici sono costituite da recettori luminosi che permettono agli animali che li possiedono di percepire il movimento e le ombre. Per vista vera e propria si intende, tuttavia, la trasformazione degli stimoli luminosi in immagini cerebrali. Questo processo può essere compiuto quando nell'animale sono presenti degli organi come gli occhi, che sono in grado di recepire gli stimoli luminosi e di tradurli in impulsi nervosi destinati a raggiungere i centri della visione, localizzati nel cervello. Questo articolo tratta della vista nell'uomo e negli altri animali dotati di occhi di complessità paragonabile a quella dell'occhio umano.

Principi fondamentali

Attraverso la vista vengono percepiti il colore, la forma, l'estensione tridimensionale, il movimento degli oggetti e le distanze esistenti tra essi. Il processo della visione inizia quando le onde luminose comprese in un determinato intervallo di lunghezze d'onda colpiscono le cellule fotosensibili della retina. Oltre che dalla lunghezza d'onda delle onde luminose emesse dall'oggetto stesso, la percezione visiva dipende anche da caratteristiche specifiche dell'occhio.

In base ai principi dell'ottica, un punto posto al di sopra della linea della visione viene messo a fuoco sulla retina in un punto posto al di sotto del suo centro e viceversa. Sulla retina si forma, cioè, un'immagine capovolta degli oggetti. Un aumento delle dimensioni dell'immagine retinica è generalmente associato all'avvicinarsi di un oggetto; lo stesso effetto può essere, tuttavia, ottenuto con l'uso di una lente, anche se la distanza reale tra l'occhio e l'oggetto rimane invariata o addirittura aumenta.

Visione stereoscopica

L'uomo e gli altri animali in grado di mettere a fuoco un oggetto con entrambi gli occhi sono dotati di visione stereoscopica, la quale permette di percepire la profondità del campo visivo. Il principio della visione stereoscopica può essere descritto come il processo visivo che si effettua con l'uso dello stereoscopio, uno strumento che presenta un'immagine ripresa da due angoli visivi leggermente diversi, in modo che gli occhi possano fonderla in una singola immagine tridimensionale.





Occhio Organo della vista, sensibile alla luce e presente in molte specie animali. A seconda del livello evolutivo raggiunto in ciascuna specie, gli occhi possono essere semplici strutture, in grado di distinguere solo la luce dal buio, oppure organi complessi (come nell'uomo e in altri mammiferi) capaci di distinguere anche piccole variazioni di forma, colore, luminosità e distanza. La funzione dell'occhio è quella di tradurre le vibrazioni elettromagnetiche della luce in impulsi nervosi che vengono trasmessi al cervello.

Struttura dell'occhio umano

L'occhio, o bulbo oculare, è una struttura sferoidale del diametro di circa 2,5 cm, con una sporgenza pronunciata sulla sua superficie anteriore. La parte esterna è formata da tre strati di tessuto: il più esterno è la sclera, un rivestimento protettivo che ricopre circa cinque sesti della superficie oculare e che, nella parte anteriore, si continua con la cornea, trasparente e sporgente. Lo strato intermedio è la coroide, molto ricca di vasi sanguigni, che riveste i tre quinti posteriori del bulbo oculare e si continua con il corpo ciliare e con l'iride che si trova nella parte anteriore dell'occhio. Infine, all'interno si trova la retina, sensibile alla luce.

La cornea è una membrana trasparente, convessa in avanti, costituita da cinque strati, attraverso la quale la luce penetra all'interno dell'occhio. Dietro la cornea c'è una cavità (camera anteriore) che contiene un liquido trasparente e acquoso, l'umor acqueo, che separa la cornea dal cristallino o "lente" dell'occhio. Il cristallino è una sfera appiattita formata da un gran numero di fibre trasparenti disposte in strati; è circondato dal muscolo ciliare, di forma pressoché circolare, a cui è collegato da alcuni legamenti. Insieme ai tessuti circostanti, il muscolo ciliare forma il corpo ciliare che, appiattendo il cristallino o arrotondandolo, ne modifica la lunghezza focale.

L'iride è una formazione circolare, pigmentata, appesa dietro la cornea e davanti al cristallino, che presenta un'apertura circolare al centro, la pupilla, le cui dimensioni sono controllate da un muscolo posto sul suo margine. Contraendosi e rilassandosi, questo muscolo fa allargare o rimpicciolire la pupilla, controllando la quantità di luce che penetra nell'occhio.

Dietro il cristallino, il bulbo oculare contiene una sostanza gelatinosa trasparente, l'umor vitreo, racchiusa da un sacco sottile, la membrana ialoidea. La pressione dell'umor vitreo mantiene il bulbo oculare disteso. La retina è un tessuto complesso, composto in gran parte da cellule nervose. La sua superficie esterna è rivestita da cellule fotosensibili poste su uno strato di tessuto pigmentato. Queste cellule si distinguono, a seconda del loro aspetto e della loro funzione, in coni e bastoncelli e sono disposte l'una accanto all'altra come fiammiferi in una scatola.


In corrispondenza della pupilla si trova un puntino pigmentato giallo, la macula lutea, al cui centro c'è la fovea centralis, la zona di massima acutezza visiva dell'occhio. Al centro della fovea, le cellule fotosensibili sono solo coni. Intorno alla fovea ci sono sia coni che bastoncelli; procedendo verso la periferia della zona sensibile, i coni si diradano e, all'estremità esterna, ci sono solo bastoncelli.

Nel punto in cui il nervo ottico penetra nel bulbo oculare, sotto la fovea e verso la sua parte interna, si trova una piccola zona rotonda di retina priva di cellule fotosensibili, la papilla ottica, che rappresenta il punto cieco dell'occhio.

Funzionamento dell'occhio

Gli occhi degli animali possono essere paragonati a semplici macchine fotografiche, in quanto il cristallino forma sulla retina fotosensibile, che corrisponde alla pellicola della macchina fotografica, un'immagine capovolta degli oggetti. Come accennato prima, nell'occhio la messa a fuoco viene ottenuta con l'appiattimento o l'arrotondamento del cristallino, attraverso un processo chiamato accomodazione. Nell'occhio sano l'accomodazione non è necessaria per vedere oggetti lontani. Il cristallino, appiattito dal legamento sospensore, mette a fuoco questi oggetti sulla retina. Per vedere oggetti più vicini, il cristallino viene progressivamente arrotondato dalla contrazione del corpo ciliare, che fa rilassare il legamento. Un bambino piccolo riesce a vedere chiaramente a una distanza di soli 6,3 cm, ma, con il passare degli anni, il cristallino gradualmente si indurisce, al punto che i limiti della visione da vicino sono circa 15 cm a 30 anni e 40 cm a 50 anni. Nella vecchiaia la maggior parte delle persone perde la capacità di adattare gli occhi a normali distanze di lettura o di lavoro da vicino. Questa condizione (presbiopia) può essere corretta con l'uso di lenti convesse per la visione da vicino. L'ipermetropia e la miopia sono, invece, provocate da differenze strutturali nelle dimensioni degli occhi.

A causa della struttura nervosa della retina, l'occhio vede con la massima chiarezza solo nella regione della fovea. I coni permettono di distinguere dettagli fini, in quanto sono collegati singolarmente alle fibre nervose e pertanto gli stimoli diretti a ciascuno di essi vengono riprodotti in modo preciso. I bastoncelli sono, invece, collegati alle fibre nervose a gruppi; quindi sono in grado di rispondere a stimoli ridotti, ma diffusi, mentre non hanno la capacità di distinguere piccoli dettagli dell'immagine visiva. A causa di queste differenze, sia strutturali che funzionali, il campo visivo dell'occhio è formato da una piccola zona centrale di grande nitidezza, circondata da una zona di nitidezza minore, in cui però la sensibilità alla luce è maggiore. Di conseguenza, gli oggetti scuri sono visibili di notte nella parte periferica della retina, mentre sono invisibili in quella centrale. I coni sono responsabili della visione diurna, mentre i bastoncelli presiedono alla visione notturna.

Il meccanismo della visione comporta la sensibilizzazione delle cellule della retina da parte di un pigmento fotosensibile, che nei bastoncelli prende il nome di rodopsina, mentre nei coni si chiama iodopsina.

Per la produzione della rodopsina è necessaria la vitamina A e una carenza alimentare di questa vitamina può provocare problemi per la visione notturna (emeralopia). La rodopsina viene inattivata per azione della luce e deve essere riformata dai bastoncelli in condizioni di oscurità; quindi, l'effetto che si avverte passando dalla luce del sole a una stanza buia, quando non si riesce a vedere nulla, è dovuto al fatto che le nuove molecole di rodopsina non sono ancora disponibili. Quando il pigmento si è formato e gli occhi sono diventati sensibili a bassi livelli di illuminazione, si dice che la vista si è adattata all'oscurità.

Un pigmento brunastro presente nello strato esterno della retina protegge i coni da un'eccessiva esposizione alla luce. Se una luce intensa colpisce la retina, i granuli di questo pigmento marrone migrano negli spazi intorno ai coni, rivestendoli e formando uno schermo protettivo contro la luce e adattando, così, l'occhio all'intensa luminosità. Una persona non si rende conto che il suo campo visivo è formato da una zona centrale nitida circondata da una zona di sfocatura crescente, perché gli occhi sono in costante movimento e portano nella regione della fovea prima una parte del campo visivo e poi un'altra, spostando l'attenzione da un oggetto all'altro. Questi movimenti vengono prodotti da sei muscoli che spostano il bulbo oculare in alto, in basso, a sinistra, a destra e in senso obliquo. I movimenti dei muscoli oculari sono molto precisi: è stato stimato che gli occhi possono essere mossi per mettere a fuoco non meno di 100.000 punti distinti del campo visivo. I muscoli oculari, lavorando insieme, hanno anche l'importante funzione di far convergere gli occhi su un punto, in modo che le immagini percepite dai due occhi coincidano. Quando la convergenza è difettosa o assente si verifica una diplopia, cioè l'immagine appare sdoppiata. Il movimento degli occhi e la fusione delle immagini svolgono un ruolo anche nella valutazione visiva delle dimensioni e della distanza.

Strutture protettive

L'occhio viene protetto da numerose strutture, presenti esternamente al bulbo oculare. La più importante è costituita dalle palpebre, una superiore e una inferiore, che sono formate da due pieghe di pelle all'esterno e di mucosa verso l'interno; possono essere chiuse per azione dei muscoli, in modo da coprire il bulbo oculare e da proteggerlo dall'eccesso di luce o dalle lesioni meccaniche. Le ciglia, una frangia di corti peli che crescono sul margine delle palpebre, fungono da schermo, tenendo lontane le particelle di polvere e gli insetti quando le palpebre sono parzialmente chiuse. All'interno delle palpebre si trova la congiuntiva, una sottile membrana protettiva che si raddoppia coprendo la parte visibile della sclera.

Ciascun occhio è dotato anche di un organo della lacrimazione, la ghiandola lacrimale, posto al suo angolo esterno. La secrezione salina di queste ghiandole lubrifica la parte anteriore del bulbo oculare quando le palpebre sono chiuse, eliminando eventuali particelle di polvere o altre sostanze estranee presenti sulla superficie dell'occhio.Normalmente, nell'uomo, le palpebre si chiudono per azione riflessa ogni sei secondi circa; tuttavia, se la polvere raggiunge la superficie dell'occhio e non viene lavata via, le palpebre si chiudono più spesso, producendo più lacrime. Sul bordo delle palpebre si trovano, inoltre, numerose piccole ghiandole, dette di Meibomio o tarsali, che producono una secrezione untuosa che lubrifica le palpebre e le ciglia. Le sopracciglia, poste una sopra ciascun occhio, hanno la funzione di assorbire o deviare il sudore o la pioggia e di impedire che l'umidità finisca negli occhi.

La cavità del cranio in cui si trova l'occhio si chiama orbita: i suoi margini ossei, l'osso frontale e l'osso zigomatico, proteggono l'occhio da eventuali lesioni provocate da colpi o collisioni.

Occhio: struttura anatomica

La quantità di luce che entra nell'occhio è controllata dalla dilatazione e dalla contrazione della pupilla. L'immagine luminosa, messa a fuoco sulla retina da cornea e cristallino, viene trasformata dai recettori della retina in impulsi nervosi diretti al cervello. La coroide, costituita da una rete di sottili vasi sanguigni, fornisce alla retina ossigeno e zuccheri. Le ghiandole lacrimali secernono una soluzione acquosa che elimina i corpi estranei dall'occhio e inumidisce la cornea. Il battito delle palpebre comprime e rilascia il sacco lacrimale, producendo un effetto di aspirazione che ne elimina l'eccesso.






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