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Il divieto di fumo

medicina



Il divieto di fumo

La legge restrittiva sul fumo, introdotta di recente in Italia, non è un provvedimento arbitrario, ma fondato su evidenze scientifiche.

Il fumo ha un ruolo riconosciuto nella genesi del tumore del polmone e dell'infarto del miocardio, contribuisce a incrementare sensibilmente i casi di BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), una patologia grave e potenzialmente mortale, porta a tutta una serie di disturbi respiratori e infettivi, che incidono negativamente sulla sa 848j95i lute e sulla qualità della vita dei cittadini.

Se il compito dello Stato è quello di utilizzare al meglio le risorse disponibili in vista della realizzazione del bene comune, ecco che una campagna di prevenzione delle malattie legate al fumo appare un intervento meritorio, ineccepibile sia dal punto di vista sanitario che economico.

Bar, ristoranti, pub, locali pubblici assomigliano spesso a camere a gas, dove le particelle nocive per la salute raggiungono concentrazioni pericolosissime. Era giusto che qualcuno intervenisse, non fosse altro che per difendere i diritti di chi , come il sottoscritto, non fuma e non ne può più da tempo della iattanza dei fumatori: cicche lanciate dai finestrini delle auto in corsa, conficcate nella sabbia, gettate dai balconi. Una maleducazione francamente insopportabile, che sta a testimoniare del degrado della civiltà e delle buone maniere in Italia.



Detto questo, trovo che non abbiano del tutto torto i fumatori quando paventano una spietata persecuzione nei loro confronti. Quando denunciano di sentirsi infantilizzati, stigmatizzati, limitati nella propria personale libertà. 
Certo, molti fumatori faticano a capire che la propria libertà finisce dove inizia quella degli altri, altrimenti non più di libertà si tratta, ma di licenza, sopruso, prevaricazione.
Però forse è vero che è forte l'impressione di stare assistendo all'inizio di una sorta di offensiva salutista e puritana, con lo Stato che assume sempre più le sembianze di un Grande Fratello occhiuto, capace di immischiarsi nella vita privata di ciascuno, controllarne i piccoli riti quotidiani, registrare i più piccoli vizi privati dei suoi cittadini. Si tratta di un incubo burocratico e di una possibile tirannia da cui è lecito guardarsi con apprensione

Mentre è in atto la campagna antifumo, già si preannunciano le prossime: quella contro l'alcol e quella contro il sovrappeso. Si rischia ormai che chiunque venga visto entrare in un Mc Donald's venga schedato come reprobo.

E' sempre una questione di equilibrio, di misura. Rendere coscienti le persone della nocività di certe abitudini acquisite è senz'altro una buona cosa; voler sostituirsi all'individuo e alle sue scelte, in maniera paternalistica e autoritaria, rappresenta a mio avviso un'invasione della libertà personale inaccettabile.

Inoltre la campagna antifumo, enfatizzando la responsabilità del singolo, non deve far stornare l'attenzione dai problemi collettivi, sociali, altrettanto gravi, legati a un particolare tipo di sviluppo: il problema dell'inquinamento atmosferico per esempio.
Di inquinamento da smog si muore, soprattutto nelle grandi città. I killer si chiamano ozono, biossido d'azoto, monossido di carbonio e le cosiddette polveri sottili.

Le società più sono evolute più hanno equilibri delicati e complessi. C'è quindi sempre più bisogno dell'impegno responsabile di tutti nello sviluppare abitudini di vita più sane e responsabili e nel promuovere uno sviluppo sostenibile, capace di creare ricchezza, benessere, libertà e non morte.





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