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Nel mondo la ricchezza è distribuita in modo ineguale

attualita



Tema:

Analizza e documenta la seguente affermazione facendo emergere con chiarezza la tua opinione motivata sull'argomento: nel mondo la ricchezza è distribuita in modo ineguale: da una parte le nazioni evolute e ricche con un benessere ed un tenore di vita costantemente alti, dall'altra parte i paesi sottosviluppati, poveri e privi di risorse, alla disperata ricerca della alimentazione minima. Questa sconvolgente contraddizione fra progresso e arretratezza deve trovare rapida soluzione. Ma la tragedia della fame nel mondo, non si elimina con lo sforzo generoso dei singoli individui o di organizzazioni caritatevoli. In realtà è necessario promuovere lo sviluppo culturale ed economico, 828e43i le capacità produttive e le risorse umane dei paesi del Terzo mondo attraverso l'utilizzazione della scienza e della tecnica offerte incondizionatamente dalle nazioni industrializzate. Solo così sarà possibile l'autogestione politica di quei paesi e l'autosufficienza di strutture adeguate ai loro bisogni fondamentali e indispensabili .


Svolgimento:
I 3 multimiliardari in dollari più ricchi del mondo possiedono patrimoni superiori della somma aritmetica del PNL (Prodotto Nazionale Lordo) di tutti i paesi a sviluppo minimo e dei loro 600 milioni di abitanti.
I 5 uomini più ricchi del mondo possiedono beni che superano il (PIL) Prodotto Interno Lordo di tutta l'Africa Subsahariana.
Il divario fra il reddito del quinto più ricco e del quinto più povero della popolazione mondiale dal '60 al '97 è passato da un rapporto di 30 a 1 a 74 a 1, più del doppio.
85 paesi hanno un reddito pro-capite inferiore a 10 anni fa.
Il 20% della popolazione mondiale che vive nelle nazioni a più alto reddito controlla l'86% del (PILM) Prodotto Interno Lordo Mondiale!
Il 32% della popolazione mondiale ed il 42% della popolazione africana sopravvive con meno di un dollaro al giorno. (dal rapporto Annuale '99 della UNDP - programma dell'Onu per lo Sviluppo)
Attualmente 800 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza (fonte FAO).
Ogni anno 7 milioni di bambini muoiono di fame e la cifra va aumentando vertiginosamente.



Credo che queste cifre parlino abbastanza chiaramente.

Nel mondo di oggi il sistema economico dominante è quello Occidentale, di tipo capitalistico. In un sistema di questo tipo vi è la possibilità per tutti di avviare un attività o di trovare dignità nel lavoro. Ma è proprio per tutti che esiste questa libertà? La prima riga di questo tema afferma che tre uomini sono più ricchi di 600 (seicento!) milioni di altri loro simili. Se ne aggiungiamo altri due superiamo tutta l'Africa Subsahariana.

Sembra che qualcosa non funzioni bene.

Cos'è che non funziona? Rispondere a questa domanda non è la cosa più semplice da fare. Qualcuno potrebbe avere il coraggio (o forse dovrei dire la sfrontatezza?) di dichiarare che in fondo nessuna possibilità è preclusa agli abitanti del Terzo mondo. Qualcuno potrebbe raccontarmi che in un sistema in aperta competizione è logico che qualcuno rimanga indietro più degli altri.

Queste posizioni avranno anche una loro logica, ma io non sono per nulla d'accordo. Viene da porsi tre domande: I Paesi sottosviluppati sono in grado di uscirne con le loro forze? Vogliamo davvero che il Terzo Mondo esca da questa situazione? C'è qualcosa di sbagliato nel sistema al giorno d'oggi?

E' chiaro che i paesi poveri non hanno la possibilità di risollevarsi con le loro sole forze, per una concorrenza di cause che non sono nemmeno troppo difficili da spiegare: le risorse naturali sono in mano a grandi aziende dei paesi più sviluppati, il debito ha proporzioni enormi e per pagarne gli interessi devono ricorrere ad altri finanziamenti e inoltre le profonde divisioni culturali, retaggio del colonialismo europeo degli inizi del secolo, spingono molto spesso questi paesi a scendere in guerra l'uno contro l'altro con il conseguente impoverimento della popolazione.

Per quanto concerne la seconda domanda la risposta è ambigua. A parole tutti i paesi industrializzati sono concordi nel sostenere la necessità di un miglioramento delle condizioni del Terzo Mondo. A parole. I fatti parlano diversamente. Sempre osservando i dati che ho riportato all'inizio del tema si nota che non si sta facendo nulla per migliorare la situazione di quell'80% di persone che non risiedono nei paesi economicamente avanzati. Qualche tempo fa si parlava di annullamento del debito dei Paesi poveri. L'Italia ne ha annullato una parte, nemmeno troppo consistente a esser sinceri, ma si trattava di debiti comunque inesigibili. Viene da pensare ad un'operazione volta maggiormente all'immagine piuttosto che all'utilità.

Nel terzo caso è logico affermare che qualcosa che non funziona ci dev'essere se gli squilibri son così evidenti.

Ci sono 800 milioni di persone che soffrono la fame su circa sei miliardi. Il 13%. Questo vuol dire che, in caso di una distribuzione equa, nella mia classe ci sarebbero almeno due persone che soffrirebbero la fame. A me di persone che patiscono la fame non mi pare di trovarne nemmeno in tutta la città. Se il comune di cesena conta 90000 abitanti quelle 11700 persone che soffrono la fame dove sono? In un qualsiasi paese sottosviluppato ovviamente. La percentuale di prima quindi non rende bene l'idea. In realtà sono numerosissimi i paesi nei quali la stragrande maggioranza della popolazione non ha cibo e rischia di morire di fame ogni giorno.

Numerose organizzazioni umanitarie cercano di aiutare questi disperati fornendo loro cibo e generi di prima necessità. La traccia afferma che però il loro sforzo è inutile. Affermazione brutale, ma dimostrata dai fatti: il divario fra il reddito del quinto più ricco e del quinto più povero della popolazione mondiale dal '60 al '97 è passato da un rapporto di 30 a 1 a 74 a 1, più del doppio, 85 paesi hanno un reddito pro-capite inferiore a 10 anni fa.



Lo ripeto perché rimanga bene impresso nel lettore.

La soluzione proposta è quella di una culturalizzazione scientifica ed economica del terzo mondo. E' indubbio che questo è necessario, ma io credo che il punto sia se conviene. Evidentemente si pensa che questo non convenga, altrimenti si sarebbe già fatto.

I grandi del mondo hanno tutti gli interessi nell'esistenza di paesi economicamente arretrati, che possono essere sfruttati in diversi modi, sia dal punto di vista economico che politico. Questo processo è facilitato anche dalla frammentazione enorme dei paesi sottosviluppati. E' positivo che qualche tempo fa Gheddafi abbia riunito tutti i rappresentanti africani in Libia e gli abbia fatto firmare un documento nel quale si profila un'unione degli stati africani sul modello di quella europea. L'unione potrebbe dare maggiore peso politico all'Africa e risolverebbe il problema delle lotte tra i vari paesi del continente.

Il fatto però fa anche comprendere che gli stati africani stanno acquisendo una convinzione: Se non ci aiutiamo noi non ci aiuta nessuno. Possiamo smentirli? Io non credo.

Al momento mi ritorna in mente Hobbes: Homo homini lupus. E guardando il comportamento dell'Occidente si può dargli torto? Non ci stiamo forse approfittando del basso costo della manodopera e delle risorse naturali di quella parte del pianeta che non è in grado di sfruttarle? La mia visione potrà anche risultare eccessivamente pessimistica, ma sto cercando solo di guardare il mondo a occhi aperti. E' troppo facile rifugiarsi dietro la convinzione che tanto qualcuno che ci pensa ci sarà e che comunque il problema sarà risolto. Il problema non è SE il problema sarà risolto. Il problema è QUANDO sarà risolto. Quanto tempo bisogna aspettare? Quanti altri milioni di persone devono morire? Ci si augura che sia fatto il prima possibile, ma perché questo avvenga occorre l'impegno di tutte le persone e di una classe politica che sia in grado di accollarsene la responsabilità.

Al momento non si trovano né l'una né l'altra cosa.

La globalizzazione che è in corso è una gigantesca bufala. La "globalizzazione" interessa un miliardo di persone, al massimo. Agli altri cinque miliardi non può importare nulla della libera circolazione dei capitali e di tutti gli altri ammenicoli con cui si lustrano gli occhi i grandi signori del capitalismo. Gli altri cinque miliardi di persone mentre sto scrivendo questo tema probabilmente staranno cercando da mangiare. Una madre starà guardando suo figlio morirle in braccio e non avrà nemmeno il tempo di piangerlo se vorrà vivere. Un bambino starà sparando a un altro in una di quelle guerre senza senso che insanguinano il continente nero. Un uomo starà morendo di tubercolosi, una malattia che noi abbiamo debellato da tempo, ma la cui cura è troppo costosa per tutti gli stati arretrati. E qualcuno ci racconterà come al solito che tutto va bene, che le cose stanno migliorando, che si sta facendo qualcosa per loro, magari a una di quelle belle conferenze a cui la metà della gente arriva in limousine e perde metà del tempo nella sala del buffet. Mentre da qualche parte in Asia una bambina sta cucendo il pallone col quale si giocherà allo stadio tra qualche domenica, proviamo a pensare a quanto siamo stati fortunati a nascere dalla parte giusta del Mediterraneo.







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