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Com'è cambiata l'Italia

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Com'è cambiata l'Italia


Più volte mi è capitatodi pensare all' Italia come ad una terra di contrasti,un paese abbastanza piccolo in cui è germogliato ilpiù grande impero di tutti i tempi,dove una matrice linguistica antichissima accomuna l'intera Europa,mentre oggigiorno l'italiano è sconosciuto in ambito internazionale.Una terra ricolma di gloria millenaria,ma arretrata e di 636d31g sorganizzata quel tanto che basta da aver costretto ,alla fine dell'800,milioni di contadini ed operai ad un vero e proprio esodo verso terre lontane in cerca di migliori condizioni di vita,una speranza non sempre soddisfatta e che fece,del movimento migratorio,uno dei maggiori fenomeni socialmente rilevanti con cui il Paese dovette fare i conti.Ma la contraddizione continua.

Oggi infatti,in capo a mutamenti economico-sociali di rilevanza mondiale,il fenomeno suona sempre allo stesso modo eccetto le due lettere iniziali chr hanno mutato il termine emigrazione in immigrazione.Una rumorosa inversione di flusso,un suono che eccheggia ormai frequentemente attraverso i media e oggetto di interminabili e controverse discussioni dove sembra emergere la pretesa che da semplici parole si possa risolvere un fenomeno che nemmeno il mare e i pregiudizi riescono a fermare.

L'inversione del flusso sta probabilmente alla base di uno stravolgimento dell'assetto politico-economico del Paese avvenuto nell'ultimo secolo.Come dice Cicciotti le cause che portarono all'esplosione del fenomeno emigrazione furono molte; all'epoca infatti la nostra penisola godeva di una unità politica,ma non ancora economica in quanto nel settentrione fiorivano le industrie mentre nel mezzogiorno la situazione si aggravava a causa di una gestione di tipo feudale della terra ,dall'uso di strumenti di coltivazione arcaici,per esosi tributi che i contadini dovevano pagare alla monarchia.



E' quindi pienamente comprensibile l'ondata migratoria che portò molti italiani a spingersi verso l'ignoto,o meglio,verso il Paradiso ma una volta arrivati vicino non ci pensavano neppure ad entrare (Levi) poiché l'esasperazione non arriva mai alla rinuncia identitaria anche se talvolta è difficileda portare quell'identità,identità di immigrato!Di fronte alla possibilità di rifarsi una vita,forti dei guadagni ottenuti,non esitavano a tornare in patria tuffandosi nuovamente in quel circolo vizioso che li aveva spinti alla partenza anni prima.

Con la fine della II° guerra mondiale però,il boom economico,permise al meridione di tornare a sperare in una maggiore emancipazione economica e sociale ma,come il mare prima della tempesta,tale movimento di svolta fu seguito ,a partire dagli anni '80 dall'inversione del flusso migratorio che trasformò l'Italia,nota fino ad allora come uno dei massimi Paesi esportatori di forza lavoro,in un Paese di accoglienza.La nostra penisola era infatti in grado di fornire lavoro in quanto aveva raggiunto una situazione di totale occupazione nel Nord mentre nel meridione si erano accantonate le occupazioni più misere e dequalificate che cominciavano ad essere svolte da extracomunitari appartenenti a gruppi etnici orientali ed asiatici.A loro fu concesso di trattenersi legalmente nel Paese attraverso la legge Martelli che aveva disciplinato l'ingresso e la regolarizzazione degli extracomunitari fornendo loro il permessodi soggiorno.

Nonostante questi provvedimenti,l'apertura della frontiera italiana per ragioni turistiche,ha favorito il fenomeno dell'immigrazione clandestina,un problema di grande attualità contro il quale non si riescono a stabilire misure di prudenza per motivi di carattere etico-morale

Di conseguenza le ondate migratorie hanno continuato a procedere inesorabilmente,infrangendo non solo le onde del mare,ma anche l'assetto politico-sociale del nostro Paese diventato ormai un insieme multietnico e policulturale di individui.

In ragione di ciò penso che il concetto di multietnicità sia da estendere a tutta l'Europa diventata ormai un palese esempio di meticciato culturale favorito a lungo andare dall'accordo di Shengen e dalla libera circolazione delle persone all'interno della comunità europea

È ,quindi vero che di inestimabile valore è lo scambio culturale che scaturisce dall'incontro con altre genti,ma è altrettanto vero che ci si preoccupa poco della posta in gioco del futuro italiano che comincia a tremare di fronte all'odierna presa disposizione di molti extracomunitari che reclamano maggiori diritti e si ribellano ad un razzismo celato e strisciante con evidenti insurrezioni(Parigi).

A mio parere i generici allarmismi senza dubbio non servono ma,nemmeno banalizzazioni e minimizzazioni.

Ad un interrogativo della storia come questo si dovrebbe rispondere senza panico e senza superficialità.

Andrebbero studiate le cause ed indagata l'origine di tali accadimenti,ma nemmeno ci si può attardare troppo nella ricerca e nell'analisi,senza mai arrivare a qualche provvedimento mirato e,per quel che è possibile,efficace.

Penso infatti che i turbamenti e le sofferenze derivanti dall'immigrazione siano già in atto.




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