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tesina su"L'ironia di Flaubert in Madame Bovary"

lettere




Lavoro: tesina su"L'ironia di Flaubert in Madame Bovary"

Esame: lingua e letteratura francese

Studente: VILLANI DOMENICO

Corso di laurea: Lettere moderne

Matricola: 331/100395

Introduzione


Madame Bovary è un'opera complessa che non si lascia chiudere in definizioni univoche.Il racconto si presenta come un oggetto passibile di varie interpretazioni, senza che alcun elemento esplicito indirizzi di preferenza all'una o all'altra.

Flaubert, con la sua impersonalità, lascia che le cose parlino da se', ma proprio ciò determina un alto tasso di problematicità nell'interpretazione. In questo senso, è difficile anche definire la personalità del nostro autore, caratterizzata da un'esasperata sensibilità romantica, che in seguito mortificò con un rigoroso esercizio di stile teso a negare ogni lirismo effusivo, a favore di una fredda impersonalità senza mediazione da parte dello scrittore.



Ma l'ironia che "avvolge e che travolge" tutto il romanzo tradisce continuamente la sua presenza.

L'ironia di Flaubert - Bovary


Dall'analisi del romanzo si nota tutto lo spirito di sacrificio dello scrittore, che per amore dell'arte, si è calato nella vita più triste e talora più odiosa per lui. Letta in questa chiave, l'ironia che pervade l'opera, si configura come un mezzo attraverso il quale il nostro autore riscatta se stesso dalle sue fatiche letterarie; ma allo stesso tempo egli offre una satira della società borghese a lui contemporanea attraverso la "peinture" di comportamenti e modi di pensare. Quest'aspetto di condanna sociale dell'opera, deriva dalla particolare tendenza del romanticismo francese che, sulla scia dei principi della gran rivoluzione, ebbe un carattere unitario e sociale. Si può ora comprendere il linguaggio di Flaubert, che è 626c24g polemico ma soprattutto ironico. Tutto ciò che è detto deve essere inteso in maniera contraria, stabilendo una forte contrapposizione tra ciò che è detto e ciò che è.

Il punto culminante di quest'ironia "sociale"è nella tragica conclusione finale dell'opera, in quella condanna spietata delle vane brame, dei sogni irrequieti, dell'amara insoddisfazione che Flaubert, per primo, aveva sperimentato.

L'impressione che lascia il romanzo è triste, poiché è tutto permeato di pessimismo, che non ha scrupoli, talvolta, a trasformarsi in vittimismo romantico tanto caro a quella parte di Flaubert che potremmo definire romantica.

Prima di passare all'analisi dei personaggi e ai meccanismi che l'autore usa per creare l'ironia, ritengo necessario analizzare brevemente il quadro storico - sociale in cui egli si trova ad operare, per comprendere meglio le motivazioni che spingono l'autore a creare un certo tipo d'ironia e non un'altra.

All'Europa feudale del '700, socialmente chiusa e retriva, succedeva nell'800 un'Europa liberale e borghese, socialmente aperta e progressiva, caratterizzata dalla classe dominante della borghesia. Lo sviluppo sociale e commerciale, la formazione del grande capitalismo bancario e forme di vita politica più libere, avevano rafforzato questa classe, che era uscita vittoriosa dal marasma della rivoluzione, si era fatta le ossa sotto l'impero di Napoleone Bonaparte e aveva dominato la scena politica portando al potere Luigi Filippo.

La scena sociale vedeva però ergersi una, il quarto stato, costituito dal proletariato urbano e quello delle campagne, organizzato sotto la bandiera del socialismo per la rivendicazione dei suoi diritti.

Al tempo in cui Flaubert scrive Madame Bovary, sotto il secondo impero di Napoleone III, entrambe le classi sociali erano due realtà affermate nell'ambito sociale francese, e Flaubert, nella sua opera rende evidente, proprio le rivendicazioni sociali di questa nuova classe.Il romanzo contiene un inventario delle classi sociali del XIX secolo.

Al primo posto si trova la borghesia che si manifesta qui attraverso vari rappresentanti: Homais, Rodolphe, Leon, Charles, e la stessa madame Bovary.

Flaubert considera "borghese" qualsiasi individuo che pensa attraverso idee acquisite; già ai tempi del collegio aveva pensato ad una raccolta di sciocchezze che andava sotto il nome di "dizionario di idee comuni".

Si può, dunque, discernere nell'opera una rivolta di natura romantica contro l'ordine sociale dell'epoca; ma l'ironia della Francia borghese (che causerà all'autore un processo) è solo un aspetto di una più generale corruzione esistenziale.

Dunque, se da un lato questa polemica antiborghese, sfocia nel personaggio di Emma, dall'altro possiamo cercare di giustificare il suo atteggiamento.

In effetti, l'epopea napoleonica aveva prodotto un'accelerazione di entusiasmi che però sfocerà nella disillusione della Restaurazione. (la Rivoluzione francese si era conclusa con gli ideali illuministici di libertà, ma Napoleone in nome di quella libertà aveva ridotto in schiavitù gli stessi popoli.)

In questo periodo c'è una non rispondenza del mondo esterno con quello interiore e ciò provoca un contrasto tra mondo reale che spinge verso il basso e anima che slancia verso l'alto. Due sono gli atteggiamenti possibili che scaturiscono da questo sentimento: mostrare la meschinità della realtà, ironizzando su di lei e sull'uomo (atteggiamento che assume Flaubert), o rifugiarsi in un mondo ideale, reagendo alla realtà , opponendo ad essa il sogno (atteggiamento che assume Emma).

Da un lato, l'autore deve farci cogliere questa contraddizione, dall'altro il lettore deve essere in grado di comprendere questi diversi atteggiamenti e l'ironia che ne scaturisce.

In effetti, con l'impersonalità dell'opera, si ha la scomparsa del narratore onnisciente, che fungeva da guida al lettore, orientando reazioni e giudizi dinanzi ai fatti narrati, fornendo precisi criteri per l'interpretazione della vicenda; ciò causa un effetto di indeterminazione e di ambiguità. Non siamo mai certi che la prospettiva del personaggio, che presenta i fatti, sia del tutto attendibile e coincida con la visione del romanziere.

Dunque il lettore è messo in condizione di cogliere l'ironia, giacché è in grado di vedere più del personaggio stesso; ciò rientra in una precisa strategia narrativa di Flaubert che invita il lettore alla cooperazione, generando attese (specie quando il testo si chiede se Emma farà o meno una certa cosa, o quando cerca di trovare possibili soluzioni ai problemi che di volta in volta scaturiscono dalla narrazione) e invogliando a riflettere a riguardo.

Ma entriamo più vivamente nel discorso che ci interessa analizzando l'incontro/scontro tra le due realtà di Emma e Charles.

Senza dubbio legata all'epoca nella quale si situa il romanzo, Emma, satira del romanticismo femminile, è pervasa da tratti profondamente umani che Flaubert aveva studiato su se stesso. Quando scrive "la mia piccola Bovary soffre e piange in venti villaggi francesi contemporaneamente" si rende ben conto che attraverso un caso individuale sta trattando un'ironia di tipo universale.

Emma è soprattutto vittima delle illusioni che nutre e delle sue aspirazioni che poco s'accordano alla sua situazione di piccola borghese sentimentale; ciò comporta una continua ironia generata dal contrasto tra la realtà oggettiva e la sua spiccata sensibilità romantica, esasperata dai libri che infaticabilmente legge. I sogni di Emma si degradano in lei a livello della mediocrità piccolo-borghese e si irrigidiscono in luoghi comuni angusti e ridicoli; per cui, sia pur su un altro piano, Emma non è poi cosi' diversa dal campione di mediocrità borghese rappresentato, nel romanzo, dal farmacista Homais.

La figura di Emma è complessa perché con le sue aspirazioni ad una vita più intensa, fatta di bellezza e di sentimenti nobili, esprime una forma di contestazione alla grettezza e alla stupidità dell'ambiente borghese di provincia. I limitati orizzonti in cui vive sono il reagente che fa affiorare tutta l'intollerabile negatività di quel mondo senza luce, esprimendo il bisogno di un'alternativa ad esso, di qualcosa di più autentico.

Non può giovarle affatto l'aver sposato un medico, uomo di mediocre personalità. La vita coniugale, grigia e vuota, della cittadina di Tostes, prima, e di quella di Yonville, poi, contrasta in modo intollerabile con i suoi sogni di una vita lussuosa, aristocratica, segnata da sublimi e romanzesche passioni.

Dunque, Emma, strumento di analisi critica di tutta una società e mentalità, è al tempo stesso oggetto e vittima di questa analisi implacabile.

La stupidità borghese di Emma si radica in quella sorta di ingenuità che caratterizza la sua persona. Esempio di ciò può essere il suo ritorno dal convento a casa di papà Rouault; quella nuova vita non tarda ad annoiarla. Emma va quindi alla ricerca di un evasione e quando Charles le si presenta, egli diventa subito il simbolo dell'esterno, dell'altrove. Emma riversa subito su di lui tutte le sue illusioni e aspettative che non tarderanno a scontrarsi con la banalità del marito (tale gioco è reso stilisticamente da Flaubert attraverso una forte ironia del contrasto, e, a livello letterario, attraverso la differenziazione con tutta la letteratura dominante).

Il suo dramma prende forma dalla necessità d'incarnare su qualcuno, a tutti i costi, un ideale forgiato dai suoi sogni; si appoggia all'amore per Leon, ne scaturiscono illusioni e sogni che cederanno il posto al buio della sua partenza. Confida, allora nell'amore per Rodolphe; nuovi sogni e nuove illusioni si sovrappongono, e poi?.ancora il nulla, ancora un'improvvisa partenza (Rodolphe va in Italia), che getta Emma nella più totale desolazione, col conseguente abbandono dei doveri coniugali e materni.

Emma prova un'acuta insofferenza per l'ambiente provinciale e per la gente meschina e ottusa; per questo la nostra eroina tende a proiettare tutti i sogni sentimentali sul mondo che la circonda.

Ella cercherà, invano, di riscattare la figura di Charles, facendo pesare le conseguenze di ciò al povero Hippolyte che, da un difetto di strefopodia, arriverà a perdere una gamba.[2]

Charles, uomo ottuso e comune, rappresenta (all'inizio) un incompleto insuccesso.

Insuccesso professionale: egli non è neanche un medico a tutti gli effetti, ma solo un ufficiale sanitario ben consapevole dei suoi limiti, dal momento che prima di ogni visita si augura sempre malanni di lieve portata.

Non riesce ad affermarsi a Yonville dove un semplice farmacista gli porta via una gran parte di clientela.

Più importante è il suo insuccesso sentimentale: il matrimonio con Emma è un vero fallimento; non riesce a comprendere l'immaginario della donna, le sue illusioni e aspirazioni, e si limita ad amarla senza remore anche quando scopre le lettere che Emma riceveva da Rodolphe e Leon, prove tangibili del suo adulterio.

Grande ironia riverserà Flaubert su questo personaggio, dall'aspetto esteriore che non collima con la figura di uomo forte e sicuro quale dovrebbe essere un alleviatore di sofferenze identificato, nel romanzo, dal dottor Chanivet de Neufchalatel. [3]

Ma Charles mediocre all'inizio, per "ironia della sorte", subisce un processo di reversibilità, dopo la morte di Emma; lui che viveva soddisfatto di tutto, e appagato della vita quotidiana, diviene inquieto e insoddisfatto; tende ad assomigliare alla figura di Emma, adotta le sue predilezioni, le sue idee, incomincia ad amare il lusso, si lascia consumare dal dolore come una perfetta anima romantica.

Dall'incontro/scontro tra queste due realtà differenti, nasce la più feroce ironia, calata da Flaubert in quasi tutte le vicende della loro vita quotidiana.

La spiccata sensibilità di Emma si scaglia, in modo costante, contro la limitatezza di Charles; il suo immaginario è costituito da tutta una serie di "mondi possibili" che però non possono essere compresi da quest'ultimo.

Emma filtra la realtà attraverso dei parametri che riconosce adatti al suo modello d'intertestualità. Modello dal duplice aspetto.

Da una parte abbiamo la percezione del mondo attraverso la sua conoscenza libresca di esso, dall'altra, si ha una gran quantità di mondi possibili che generano in lei delle aspettative riguardo alla vita e all'amore.

Flaubert nel costruire la sua ironia gioca molto tra questi due poli, attraverso un continuo scontro tra la realtà oggettiva e le connotazioni dell'immaginario di Emma costituito da concetti quali: nobiltà, esotismo, devozione assoluta, amore cavalleresco, medievalismo ecc.

Della realtà che Emma ha di fronte vede solo ciò che risponde alle sue aspettative; ciò determina l'impossibilità di un approccio al mondo per quello che è, e una crescente incomunicabilità con gli altri; questa è la genesi dell'ironia nel romanzo.

Esempio di ciò è il ballo al castello della Vaubyessard. Lì tutto è perfetto; grandezza, splendore, armonia e altri termini della stessa area semantica, rientrano nel suo immaginario di mondo ideale nel quale, però, non c'è posto per la realtà in cui vive. Lo stesso Charles è contrario a quell'ideale di perfezione che Emma vorrebbe dalla vita.. (ma ritorneremo più avanti su questo passo del romanzo, con una migliore interpretazione).

La nostra eroina espierà crudelmente i suoi errori e le sue debolezze; ma a rendere più dolorosa l'agonia sarà il ricordo dei suoi crimini, evocati da quel cieco che, passando ora sotto casa sua, canta dei versi che lei conosce bene, tante volte lo aveva ascoltato per strada durante i suoi viaggi adulterini.

Entriamo ora nel vivo del discorso, esaminando da vicino i passi che presentano sul piano dell'ironia, maggiori possibilità di riflessione.



Flaubert organizza stilisticamente il piano dell'opera su tre livelli d'ironia.

Il primo di questi presenta i personaggi in una stessa realtà, ma attraverso punti di vista contrastanti, che danno luogo ad enunciati e affermazioni, anch'esse, contrastanti.

In questo senso, il primo vero esempio compare nel romanzo quando si descrive l'incontro tra Emma e Charles.


"..quando Charles fece la sua prima apparizione ai Bertaux, lei si sentiva ormai totalmente delusa, pensava che non ci fosse più nulla che valesse la pena imparare, non ci fosse più nulla per cui valesse la pena commuoversi. Ma l'emozione della novità, l'eccitazione prodotta dalla presenza di quell'uomo, erano bastate a farle credere di essere finalmente posseduta da quella passione che sino ad allora si era librata come un grande uccello dalle piume rosa nel fulgore dei cieli poetici.".


Emma riversa da subito i suoi sogni su di lui, e l'ironia si presenta nel contrasto della reciproca visione; lui, capitato per caso ai Bertaux, non più giovane, è attratto dalla fanciulla nel fiore dell'età, lei, invece, vede nella sua apparizione un segno: può finalmente realizzare il suo ideale di amore cavalleresco, dove un principe saltato fuori dal nulla, carpisce la donna facendola sua per sempre.

Discorso simile vale per l'episodio di Charles offeso da un medico d'Yvetot al capezzale del suo stesso malato. Quando Emma viene a conoscenza dell'episodio, insorge violentemente contro quel collega, e Charles si commuove alla reazione della moglie; diversi sono i motivi di quella reazione: la donna si sentiva esasperata dalla vergogna, avrebbe voluto picchiare il marito per l'umiliazione che lui stesso aveva subito.

Analogamente nella parte dedicata alla fallita operazione di Hippolyte, Charles rientrando a casa si compiace di trovare la moglie seduta e assorta, ma..


".lei non divideva la sua umiliazione; ne pativa un'altra: come aveva fatto a immaginare che un simile ometto potesse valer qualcosa?.". [6]


L'ironia arriva puntuale anche nel passo della nascita di Berte (la figlia).Emma avrebbe voluto un maschio, grande e forte


"capace di passare attraverso passioni e ostacoli, e gustare le più remote felicità". [7]


In questo pensiero s'insinuava la rivincita della donna su tutte le sconfitte del passato. Alla notizia della nascita di una bambina, Emma, volta la testa e sviene; Charles attribuisce la causa di ciò ai travagli del parto.

Sicuramente l'episodio più significativo a riguardo è rappresentato dal ballo a Vaubyessard. Il passo acquista maggiore importanza poiché è indice del carattere superficiale e mediocre di Charles, che, ritornato alla propria abitazione, esclama soddisfatto: "Ma che piacere ritrovarsi a casa propria!" (in netta opposizione con Emma, ancora immersa nei pensieri di quella serata, sempre vivissimi nella sua mente.

Emma, al ballo, può finalmente penetrare in questo grande mondo che conosce solo attraverso i romanzi che legge. Al palazzo non perde un solo dettaglio delle conversazioni, dei piaceri, di questa serata.

Emma fabbrica il metodo del sogno lasciando vagabondare il suo pensiero su parole e oggetti che diventano trampolino di lancio per le sue passioni. Ciò che è avvenuto per caso diviene in lei fonte di sogni e d'aspettative prolungate nel tempo. Infatti, la casualità consiste nell'invito al ballo.[8]

Emma arriva ad illudersi di essere entrata a far parte di quel mondo; gli sguardi del visconte che balla con lei, sono per Emma carichi di significati, mentre per il visconte altro non sono che una figura di danza.

L'illusione raggiunge il culmine quando dai vetri rotti di una finestra, scorge visi di contadini che le ricordano i tempi in cui viveva alla fattoria del padre; ma la realtà presente era ben diversa da quei ricordi, la sua vita passata si annullava, svaniva e arrivò persino a dubitare d'averla mai vissuta.

Il secondo livello presenta il contrasto tra la realtà oggettiva e la visione del personaggio.

C'è una forte ironia tra l'aspetto reale della vicenda, e quello che il personaggio vi proietta. Esempio calzante è ciò che rappresenta per Emma la figura del duca di Laverdière, suocero del marchese d'Anderville


".a capotavola, solo uomo tra tutte le donne, chino sul suo piatto pieno, un vecchio mangiava, lasciandosi cader di bocca grosse gocce di salsa.aveva condotto una vita ardente di stravizi, gremita di duelli, scommesse, rapimenti di donne.".


Il contrasto è notevole: la realtà della scena presenta un uomo deturpato dall'età, incapace di mangiare in modo ordinato, ma gli occhi di Emma non vedevano altro che una figura straordinaria, un uomo che aveva vissuto a corte, che aveva dormito nel letto di molte regine, e probabile amante di Maria Antonietta di Francia.

Analogamente, la parola Parigi, che compare nel testo dal momento in cui Emma fa ritorno a casa dal ballo, genera in lei tutta una serie di riferimenti intertestuali


".acquistò una pianta di Parigi, e con la punta di un dito, compiva sulla carta le sue escursioni nella capitale...."


Della capitale, Emma non tralasciava nessuna nuova tendenza, era al corrente di mode, di corse, ricevimenti; non perdeva i resoconti delle prime all'Opéra, aveva gli indirizzi dei sarti migliori.

È chiaro dunque come nell'immagine idealizzata di Parigi non rientrino tutta una cospicua serie di problemi legati storicamente allo sviluppo di una grande metropoli qual era: sporcizia urbana, corruzione morale, miseria sociale; temi che avranno gran rilievo ne l' "Assommoir" di Zola.

In questo livello si situa anche il tema frequente della finestra, spazio rappresentativo della condizione di sogno, che è l'essenza del personaggio flaubertiano.

Emma, intenta al ricamo, sedeva sovente alla finestra, ma questa, lungi dall'essere il luogo topico di chi opera con ferri e uncinetto, diventa punto di slancio e insieme d'ostacolo tra lei e il mondo. Ironicamente la finestra acquista la funzione di struttura tematica portante; essa è luogo prediletto delle sue "reveries", poiché luogo di confine tra il mondo esterno, quello della vita sognata, e il luogo chiuso della non-vita, dove il suo animo è confinato.

Emma alla fine può abbandonarsi al vagabondare del pensiero senza mettere a repentaglio la sua esistenza. La finestra unisce l'illimitato e il circoscritto, per questo il personaggio flaubertiano fissa la sua esistenza su questo punto di confine dove si può fuggire restando fermi.

L'ultimo livello stilistico sul piano dell'ironia, comporta un contrasto tra le intenzioni del personaggio e ciò che ne consegue.

È sempre Charles che dà inizio a questo meccanismo, che dall'episodio del portasigari si protrarrà per tutto il romanzo. Charles mosso dal desiderio di far bene, compie tutta una serie d'azioni che puntualmente gli si ritorceranno contro.Ma entriamo nei particolari.

All'indomani del ballo, sulla strada del ritorno, Carles raccoglie un portasigari da terra, tra le gambe del suo cavallo. L'oggetto diviene per Emma punto di partenza dei suoi sogni. Quando Charles era assente, lei si precipitava nell'armadio dove il marito lo aveva riposto e cominciava ad ammirarlo, fantasticando su chi fosse stato colui che l'avesse perso


".a chi era appartenuto?" [11] prendeva a chiedersi.


L'ironia è nella totale inconsapevolezza di Charles nel raccogliere un semplice oggetto che segna, però, la tappa fondamentale della vicenda psicologica della donna; da qui prenderanno forma le sue idee di rivalsa che la spingeranno al primo adulterio.Proprio quest'ultimo è diretta conseguenza del comportamento di Charles: è lui che, spinto dal desiderio di dilettare Emma, invoglia la donna a fare dell'equitazione proprio con Rodolphe, maestro ideale, nobile perdigiorno, che all'ozio opponeva le lunghe cavalcate.

Presente è l'ironia in quel passo in cui Charles offre alla moglie un'albicocca presa nel cestino dove Rodolphe aveva deposto la lettera che sanciva il suo distacco da Emma; o quando Charles invita la donna in giardino a sedere su di una panchina, la stessa dove lei consumava gli amori segreti con l'amante, la quale, ora, è solo fonte d'amarezza.

Forte, è anche il contrasto intenzioni/conseguenze che porta ad un altro adulterio, quello con Leon.

La vicenda prende forma dal casuale incontro tra Leon e i due coniugi, alla rappresentazione teatrale di Lagardy, all'Opèra di Rouen.

Prima della fine del terzo atto i nostri personaggi escono dal teatro e cominciano a dialogare animatamente davanti ad un caffè. Giunta l'ora dei saluti, Charles, convince Emma a restare ancora qualche giorno, dandole la possibilità di vedere la fine della rappresentazione. Tutto ciò sarà solo l'inizio di un nuovo adulterio. [12]

Tutto ciò, però, non deve indurci a vincolare le manifestazioni dell'ironia flaubertiana, secondo schemi acquisiti; nel testo sono presenti altri tipi d'ironia che s'insinuano in modo sottile.

Ironica è la formazione di Emma al convento, che lungi dall'inculcarle sentimenti d'umiltà e devozione, sarà il luogo dove coverà le sue segrete passioni, e quei sentimenti di grandezza che saranno la causa principale della sua morte.



Ironica è la casualità di trovarsi con Leon, su quella barca dove Rodolphe aveva perso un nastro di seta rossa e che il barcaiolo non si esime dall'elogiare.

Interessante è notare come Flaubert carichi d'ironia un topos della letteratura francese, soprattutto in Sthendhal, quello dell'Italia paese romantico per eccellenza, terra di sogni e di splendore.

E che dire della diligenza "la rondine"? Questa avrebbe dovuto aiutare Emma a superare la crisi, trasferendosi da Tostes a Yonville, ma sarà poi il mezzo attraverso il quale porterà avanti il suo adulterio.

Importante è considerare l'ironia nei processi di analessi e prolessi, momenti in cui il romanzo fa, rispettivamente, un balzo indietro e viceversa. Ci sono momenti in cui analessi e prolessi sono unificate nel testo, come quando l'autore ci ricorda che l'usuraio Lereux aveva rovinato in passato altre persone, cosa che ci porta a considerare il seguito della vicenda. Ed è proprio uno di questi momenti che si carica d'ironia quando il farmacista Homais fa l'elogio della casa di Charles, una delle più confortevoli di Yonville, giacché ha a disposizione una porta sul retro


".che permette d'entrare e d'uscire senza essere visti.".


Ciò genera nella nostra mente un immediato riferimento ad Emma che userà quella porta per le sue fughe clandestine.

Sotto quest'aspetto, l'opera si propone ad una seconda lettura, ancora più interessante della prima: il lettore è ora capace di cogliere anche la più sottile ironia, nello sviluppo della vicenda.

Altro è il processo ironico di tipo introspettivo dell'opera. In effetti dalla lettura si può notare come le vicende esteriori del romanzo siano ridotte a ben poche.

Tutto ciò che accade è sito all'interno dei personaggi che Flaubert esamina attentamente attraverso un'analisi spietata. Lui stesso affermava: "Madame Bovary è un libro su niente, che si regge soltanto in virtù dello stile".

Detto ciò, è opportuno, ai fini di un discorso esauriente, analizzare a fondo il rapporto testo-autore, e l'interiorità dei personaggi, evidenziando l'ironia che Flaubert, in modo sotteso o palese, riversa su di loro.

Importanti sono personaggi come Homais le cui conversazioni sono un tessuto di luoghi comuni. La stessa madame Bovary con la parte convenzionale dei suoi sogni illustra il disegno di denuncia dell'autore.

In questo modo l'opera diventa un "pamphlet" contro la stupidità borghese e la bassezza della classe dominante. Ma avviciniamoci a loro..

Homais, il farmacista, accoglie in sé tutta la mediocrità dell'uomo accomodante, unicamente preoccupato del suo tornaconto materiale, disposto sempre a venire a patti con la propria coscienza e con le leggi. È senza dubbio la figura più odiata dall'autore e per la quale, nonostante gli sforzi di obiettività che s'impone, non riesce a celare del tutto la propria antipatia, riversando su di lui la più feroce ironia sociale.

La sua sete di dettare leggi è rivelatrice; Homais crede di essere un personaggio universale, e il suo egocentrismo si manifesta nella pretesa di situarsi sempre primo fra tutti. Le sue aspirazioni di ascesa sociale rivelano la stupidità del proprio ceto.

Flaubert inserisce la sua feroce ironia dando la possibilità a Homais di affermarsi divenendo il cittadino più importante del villaggio.

Non lontano da questi, sono Rodolphe e Leon, due personaggi secondari, ma di primissimo piano.

Rodolphe, incarnazione provvisoria dell'ideale di Emma, si serve del romanticismo per sedurla; egli ha saputo cogliere il punto debole della giovane donna e gioca da eroe romantico per il suo profitto di causa. Con discorsi sulla solitudine, sull'anima gemella, colpisce facilmente l'immaginario della nostra eroina. Lo sfoggio di grandi sentimenti è solo un mezzo per raggiungerla, e la fine brusca ed inaspettata di quest'amore sembra punire le aspirazioni di Emma, riportandola alla sua triste realtà.

L'ironia del personaggio è insita nella condizione sociale che rappresenta.

Leon è invece molto diverso; egli rappresenta il sogno tradito, la rassegnazione finale alla mediocrità. Il suo romanticismo è un atteggiamento che risente dei luoghi comuni e dei cliché alla moda.

Potremmo evidenziare qui una sorta di ironia parallela tra Charles e Leon; Charles, mediocre all'inizio, diviene un personaggio romantico, Leon dapprima un sognatore, rinuncia alle sue illusioni, ancorandosi ad una situazione sociale più stabile.

Importante è anche la figura borghese del merciaio Lhereux, che si arricchisce alle spalle della famiglia Bovary. Il personaggio sta a simboleggiare una condizione sociale che implica un rapporto di ascesa/discesa: se qualcuno ascende, inevitabilmente qualche altro ne pagherà le conseguenze. Esempio di ciò è Nasthasie, vecchia serva di casa Bovary, licenziata da Emma per una cena mediocre che paga di persona le nuove illusioni della donna al ritorno dal ballo.

Nel personaggio di Lhereux possiamo cogliere una particolare ironia che questa volta l'autore inserisce a livello semantico. Lhereux simboleggia nel nome la felicità, ma sarà l'artefice ultimo del "malheur" di Emma.

Non sempre c'è dato di cogliere questo tipo d'ironia; a volte le parole, i segni scelti dall'autore per produrre ciò che vuole sono strettamente affini ad un determinato ambito semantico, storico e contestuale. Per esempio non c'è dato di cogliere tutto il procedimento che c'è dietro alla scelta del cognome Bovary di origine normanna, e soprattutto se esso sia portatore di un significato intertestuale più alto. [16]

Questo tipo di prospettiva rischierebbe, però, di portarci ad un più ampio discorso sugli aspetti semantici dell'opera, che ci allontanerebbero dalla finalità ultima della mia ricerca.

Utile al nostro discorso è anche il personaggio dell'abate Boursien: uomo mite e incline ad un'indulgenza universale, ma incapace di comprendere le aspirazioni mistiche di Emma. Notevole in chiave ironico-morale il dialogo tra l'abate e il farmacista durante la veglia funebre di Emma. Questo si configura come lo scontro tra ragione (Homais) e religione (Boursien) al cospetto della defunta che se avesse posseduto almeno un po' dell'una o dell'altra, sarebbe stata moglie fedele e madre scrupolosa.

Da notare, infine, il passo dove il reverendo Boursien rassicura Hyppolyte per la sua condizione, esortandolo a non rammaricarsi di ciò che gli sta accadendo, perché segno di una necessaria riconciliazione col cielo. Dal momento che Hippolyte rappresenta l'ironia delle aspirazioni di Emma, l'episodio può anche significare l'intento, del nostro autore, di esprimere una necessaria esigenza di riconciliazione di Emma con la fede.

Per concludere, spostiamo il discorso su un altro asse pragmatico che comprende l'aspetto strettamente letterario.

Flaubert, attraverso questi processi d'ironia vuole rappresentare se stesso, diviso tra due poli: romanticismo e realismo. Emma e Charles rappresentano la sua stessa contrapposizione morale tra questi due poli.

Il romanticismo dell'opera risiede nella particolare visione del mondo di Flaubert alla cui base c'è la vanità della condizione umana immersa nel fluire silenzioso del tempo; temi frequenti sono: l'io disgustato, l'utilizzazione sistematica del sogno per evadere la realtà, la conclusione di stile romantica.

"Madame Bovary c'est moi!" afferma Flaubert. Il grande romanziere è colui che attraverso un mimetismo interiore vive la vita dei suoi stessi personaggi e con una specie di osmosi fa passare attraverso di loro le sue aspirazioni più segrete. Per lui l'arte non è un'effusione ma la creazione di un mondo superiore nel quale trovare rifugio.

Madame Bovary prova orrore per il luogo meschino nel quale era costretta a vegetare, vola con il pensiero verso paesi lontani ed amori favolosi, costruisce un mondo illusorio a partire dalla sua personale percezione della realtà; ma Flaubert aveva fatto ciò prima di lei, non poteva rassegnarsi alla vita borghese e non poteva esimersi dal pensare che "..forse mai vedrò la Cina, mai mi addormenterò sotto il passo cadenzato dei cammelli..";da qui, i sogni di un viaggio in Oriente che si materializzeranno solo nel 1849.

Egli fa assumere alla sua eroina le sue illusioni e inversamente cercherà le sue sensazioni, arrivando a provare in bocca il gusto dell'arsenico.

Ironia e romanticismo si trovano fusi insieme, nel finale, in quella figura ormai riscattata di Charles; questi ordina per i funerali di Emma una cerimonia romanzesca. Esige che sia seppellita nel suo abito nuziale. Egli stesso acquista un carattere romantico: divenuto, dalla disperazione, una sorta di "morto vivente", si disinteressa di tutto, non segue più ciò che era importante per lui e morirà (in un quadro prettamente ironico) proprio nel giardino dove Emma riceveva Rodolphe, consumando il suo adulterio.  

Non è assente anche la parodia del romanticismo che permette la sintesi in un quadro unico di romanticismo e realismo.

Flaubert gioca molto ironicamente tra questi due poli passando continuamente dall'uno all'altro. Esempio è quando Rodolphe parla con Emma di cimiteri sotto la luna, ma improvvisamente arriva Lestiboudois il becchino, con i suoi grossi zoccoli, ad interrompere il quadro ossianico, o quando Emma e Rodolphe sono al comizio agricolo; il dialogo è inframmezzato dalle discussioni di piazza che offrono un aspetto reale della vicenda, dando l'impressione a chi legge di trovarsi nei fatti stessi.

A riguardo possiamo notare che anche la scelta per il soggetto di questo romanzo si rifà ad una storia reale, accaduta ad un vecchio alunno di suo padre "Eugene Delamare", medico di Ry, la cui moglie infedele aveva finito per avvelenarsi e lui stesso era morto di dolore.

Lo scrittore si è ispirato all'avventura reale con un'esattezza quasi scientifica. Sotto il nome di Yonville c'è la borgata di Ry che è decritta minuziosamente nella sua banalità. La farmacia, l'albergo del Lion d'or, la diligenza "l'Hirondelle", sono realmente esistite.

Stessa verità anche nei personaggi: Charles Bovary è il ritratto quasi esatto di Delamare e madame Bovary rassomiglia per alcuni tratti a madame Delamare.

Altri sono più compositi ma ugualmente molto reali. Si è dovuto rifare a molti farmacisti per comporre Homais. Infine il romanziere crea l'impressione del reale per mezzo di dettagli che lui stesso ha osservato. Egli ha assistito a delle scene simili al matrimonio contadino che ci ha descritto o all'inaugurazione del comizio agricolo. Il realismo di Flaubert appare bene, tanto nella descrizione di un interno lussuoso, tanto nell'evocazione degli ultimi momenti d'Emma torturata dal veleno.[18]

Il romanzo, nella parte finale, vede l'ultima grande satira sociale di Flaubert, che è, al tempo stesso, una magnifica sintesi di tutta l'ironia compresa nell'opera; la storia si chiude con il trionfo del farmacista Homais, perfetta immagine di stupidità borghese soddisfatta, che riceve la "legion d'onore".

Bibliografia


Storia della letteratura francese". Carlo Pellegrini.



"XIX siècle" . Collection littéraire Legarde & Michhard.

« Dal testo alla storia, dalla storia al testo » Il naturalismo francese. M. Baldi, S. Giusto,M. Rametti, G. Zaccaria.

"Madame Bovary" extraits, dai Nouveaux clasiques Larousse.

Storia della letteratura francese su cd rom. Gruppo Editoriale l'Espresso.

Sito internet https://www.italica.rai.it

Sito internet http.//www.bnf.fr   - www.franceweb.fr









Il titolo ha l'intento di mostrare un parallelo tra l'autore e il personaggio della sua opera nel quale si identifica. Flaubert è essenzialmente un romantico che comprende i limiti del romanticismo e aspira ad essere realista. Ciò, però, non gli impedisce di sognare con gli occhi d'Emma, e di questo era ben consapevole quando proclamava:"madame Bovary c'est moi!".In parallelo si situa anche la vita reale dello scrittore con la vita fittizia della sua eroina letteraria.

Questo personaggio è di notevole importanza, se si considera che egli rappresenta l'ironia materializzata; su di lui confluiscono le aspirazioni-illusioni di Emma, ma anche la mediocrità di Charles con tutti i suoi limiti.

Faubert per la costruzione di questo personaggio si ispira direttamente alla figura paterna

parte prima, cap.sesto

parte prima, cap nono

parte seconda, cap. undicesimo

parte seconda, cap. terzo

Il marchese d'Andervilliers viene casualmente guarito ,da Charles che con un colpo netto di bisturi elimina un ascesso nella bocca del nobile, e costui, per ringraziarlo, invita la coppia al ballo presso il suo palazzo.

Parte prima, cap. otto

parte prima, cap. nono

parte prima, cap. nono

Anche qui è Charles la causa dei suoi mali; è lui infatti che esorta Emma a prendere lezioni di piano a Rouen fornendo alla donna anche il pretesto per vedere l'amante ogni settimana.

L'Italia diviene qui causa di dolore per Emma, quando Rodolphe vi partirà senza portarla con lei.

Parte seconda, cap.secondo

In questo caso l'ascesa è ideale; un processo mentale di Emma

In questo senso risulta strano che l'autore nel titolo accosti la donna al cognome del marito dal momento che il romanzo è lo sviluppo della sua storia e la vicenda la vede come protagonista assoluta.

A livello morale potremmo vedervi un tentativo di denuncia sociale per tutte le categorie di donne che Emma, per certi aspetti, simboleggia.

Consulta, a riguardo, numerosi trattati di medicina al fine di descrivere l'agonia nella maniera più esatta possibile.






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